Monday, September 8, 2014

Mauro Maulini pittore ... amico

Ciao. Ti ho conosciuto volutamente.
Parlavano di te come del "maestro".
Non l'unico qui, sul lago d'Orta.
C'era anche (e soprattutto) c'è Enrico. L'attore.
Grande personaggio che sta sfumando lentamente nel tempo.

Abbiamo iniziato a parlare.
Scambiarci idee e riflessioni.
Sul lago, sul posto, sulla gente.
Oppresso dalla noia, dal nulla e dalla mentalità pratica e limitata.
Malinconicamente allungato sulla potrona nel tuo salotto.

La bella casa. Il giardino elegante e curato.
Disegnato come un tuo quadro, che incornicia l'Isola di San Giulio.
Lasciato solo dalla tua compagna, scivolavi nella depressione.
Due figli. Lontani e, dicevi, non solo in chilometri.
Poco o nulla di loro nei tuoi discorsi.

Frasi convenzionali. Cosa fanno, con chi stanno e dove sono.
Con loro, condivisione dell'arte, nulla.Silenzio.
Saltavi direttamente ai nipoti che, all'estero, godevi ben poco.
Ma pensavi anche che il tuo destino non era di spegnersi così.
E ti davo ragione. Uno stimolo, quando potevo, verso la continuità.

Nel segno dell'arte. Sperimentatore di tecniche antiche e di altre azzardate.
Un tocco grafico elegante ed un gusto cromatico decisamente bello.
Ma si trattava, ormai da tempo, solo di paesaggi.
Senza figure umane. Strade, case, luci, ombre, sempre deserte.
Mi dicevi dei tuoi successi e ne convenivo.

Artista per caso. Ti eri ritrovato con il pennello in mano.
Ma anche con l'acquaforte e i colori all'albumina.
E il tuo torchio per le stampe d'arte.
Belli i tuoi progetti che la mano tremante limitava.
Eleganti. Ecco, decisamente eleganti.

Tremavi ma il tocco era deciso.
Nette le linee. Esperta la mano che tracciava.
Lo studio fitto di tele e colori e pupazzi e disegni.
Parlavi del tuo rapporto con Gianni Rodari.
Mai conosciuto eppure i tuoi disegni illustravano i suoi libri.

La morella era la tua casa. La morella era parte della tua arte.
Il tuo salotto accogliente in cui si chiaccherava.
Ti ho fatto conoscere le poesie Haiku.
Punto di partenza di un nostro progetto.
Poi, un'estate sei scappato via. Lontano.

La fine di un sogno. L'interruzione di una realtà.
Avevi ritrovato la vena umana nell'arte.
Ritratti di donna. I cappelli come tema.
Finalmente volti nei tuoi quadri. Un ritorno al passato.
Dopo tanti paesaggi nudi.

Si trattava di donne con cappelli di varia foggia.
Un discreto successo anche commerciale.
Eri felice, soddisfatto e dipingevi ogni giorno.
Donna dopo donna, queste si affollavano nel tuo studio.
Notavo una certa soddisfazione, orgoglio e una lieve superbia.

Ti staccavi dal resto della gente.
Creatore di una vena di successo.
Ero contento per te e dispiaciuto per lo spirito.
Trovavo una certa voluta ripetitività in una logica puramente estetica, grafica.
Ti stimolavo a moltiplicare i volti nei quadri.

L'idea era di uscire dal ritratto singolo con il cappello quale elemento principale
per focalizzarti sugli sguardi tra le persone.
Sempre con cappelli ma con sguardi che si intersecavano,
creando un dialogo, una storia.
La perfidia era un personaggio che ti ispirava ...

Sperimentatore di tecniche,
i tuoi quadri erano affreschi con i muri sulla tela,
Le tue tele erano elegante e geniale accostamento di colori e di linee.
Sperimentavi nuove tecniche di stampa,
con intelligente amore artistico cuocevi le porcellane.

Tecnica Raku, migliaia di gradi per creare arte anche con la ceramica.
E poi pupazzi, marionette. Ogni materiale era uno spunto.
Per questo nella morella uscivano manichini a metà
dai prati, lungo le scale che portavano allo studio.
Già, dov'è finito il tuo studio?

Dov'è finito? Caldo, accogliente, ricco di arte
con lo sguardo che poteva raggiungere quel lago d'Orta
che amavi e ti faceva stare male.
L'ambone di Orta San Giulio nella mostra sui particolari.
E i legni su cui provavano le frese degli scalpellini, trasformati in frammenti d'arte.

Si parlava anche delle edicole. Di cosa fare. Poi il vuoto.
Il dispiacere di non avere sentito una telefonata.
La notizia tardiva, quando le cose erano ormai fatte.
L'incontro con i tuoi figli. Freddo, formale, inutile.
Poi il nulla. Una piccola mostra. Un atto dovuto del figlio.

Poi il nulla.
Ora la morella è in ristrutturazione.
La sua storia non canta più.
Nessuno sa più nulla.
Da noi, c'è un artista di meno. Un caro amico di meno.

Soundtrack: Rachmaninoff: Piano-concerto no.2 op.18 - Anna Fedorova - Complete Live Concert

Saturday, September 6, 2014

Esuberi, Eufemismo e Sociatà

Una volta si parlava di "Licenziamenti", oggi si dice "Esuberi".
Il risultato è lo stesso, cambia l'espressione.
Esuberi è meno violento di Licenziati.
Fa meno male alle orecchie, inganna la mente
ma la realtà è drammaticamente uguale.

Oggi si preferisce così.
Connotare di un'esigenza oggettiva,
come l'obbligo di agire così per il bene dell'azienda,
un qualcosa che è dramma individuale e familiare e ... sociale.
Perché l'azienda è più importante dell'uomo!

Allo stesso modo, si vuole fare passare l'articolo 18
come un numero. Nulla di più.
Eppure decenni di lotte alla conquista dei diritti dei lavoratori
non possono essere ristretti ad un numero e basta.
L'articolo 18 è un simbolo.

Un simbolo che nasconde garanzie,
che frena il libero arbitrio volutamente mascherato da liberismo.
Come l'articolo 36 della Costituzione che recita
"Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa."

Non dimentichiamocene. Per nessun motivo.
La dignità dell'uomo è superiore all'interesse del singolo.
Bando agli eufemismi e chiamiamo le cose con il loro vero nome.
Basta Esuberi e sveliamo il significato di Licenziamento.
Operiamo sugli sprechi e non sui tagli più semplici.

Quelli su chi non può difendersi.

Soundtrack: Genesis - The Knife

Friday, September 5, 2014

Noi e la nostra percezione

Alice: "Io non voglio stare tra i matti!"

Gatto: "Oh, non puoi farci niente! Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta"

Alice "Come fai a sapere che io sono matta?"

Gatto "Devi esserlo, se sei qui."

Lewis Carroll - Alice nel paese delle meraviglie.

Realtà e sogno - Non sono sempre distinti e separati. Spesso si mischiano e viviamo due mondi ma non ne cogliamo la diversità. E' l'essenza del nostro vivere due realtà e della fallacità dei nostri sensi e del potere della nostra mente. Ciò che sembra può non essere e ciò che è può non sembrare.

Soundtrack: Genesis - The Musical Box

Thursday, September 4, 2014

A volte ci si imbatte in un maestro ispiratore ... anche se questo non è più

Il Foglio dell'Umanitaria - 3/2013
Oggi sono stato all'Umanitaria, a Milano. Per un fatto formale e utile. Ho aspettato e, non avendo alcun libro con me, ho dato una scorsa ad una rivista che la Società Umanitaria pubblica. Si trattava di un numero vecchio di un anno. Parlava del futuro anniversario dei 120 anni di storia dell'Umanitaria, del suo fondatore Prospero Moisé Loiria e delle figure che si sono avvicendate nel tempo alla sua guida. Tra queste, un personaggio di cui mai avevo sentito parlare. Augusto Osimo.

Chi mai era costui? L'articolo ne parlava assai bene. Un carattere schivo, lontano dalle pubbliche onorificenze, senza alcuna velleità di notorietà.In una foto, che riproduco, stava a lato, a destra, mentre al centro capeggiava un personaggio che sarebbe poi diventato sindaco di Milano. Ero colpito da questa foto. Lui, il protagonista, il fautore di tante cose dell'Umanitaria stava di lato. Con uno sguardo bellissimo, pieno di gioia, serenità ed umiltà. Pieno di grandezza, a differenza dello sguardo del politico accanto che rivelava soddisfazione personale. Al centro.

Anzi, credendo che il personaggio al centro fosse Augusto Osimo e rilevando invece che era quello a lato, ne sono rimasto ancora più colpito. Su internet non ci sono fotografie di Augusto Osimo. Dell'altro ce ne sono tante. Osimo "era uomo buono", era spirito altruista. Deciso, ancorché umile. Merita due righe di storia. Le storie dei grandi sono di "grande" stimolo, un pò come diceva il Foscolo nei Sepolcri.

A egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti ...

Soundtrack: Reinecke plays Mozart Piano Concertos 23 & 26 (Fragments) Roll recordings C.1905

Augusto Osimo nacque a Monticelli d’Ongina, in provincia di Piacenza, il 28 gennaio 1875. Studia a Piacenza e fin dalla prima giovinezza aderisce ai principi del socialismo come risposta a un’ansia morale di giustizia. Il suo socialismo era in primis capacità di riconoscere il dolore altrui e volontà di alleviarlo. Nel 1893 entra nel partito socialista dei lavoratori italiani e si impegna come propagandista e conferenziere. Collabora a La Stampa, all’Avanti! e ad Il Progresso. Nel 1898 viene arrestato a Piacenza insieme ad altri esponenti socialisti locali, a seguito dei moti popolari del 2 e 3 maggio. Processato, viene rilasciato per insufficienza di prove.

01.05.1898 - Barricate contro Bava Beccaris
Nel 1899 si trasferisce a Torino con la moglie Augusta Muggia che – scrittrice colta e poliglotta – è una riconosciuta traduttrice di Dostoevskij, Tolstoj, Turgenev, Daudet, Maupassant, Theuriet). Da lei, di lì a pochi anni, avrebbe avuto Elena, la sua unica figlia.

Nel 1899 scrive La Cassa di risparmio di Piacenza. Indagini e considerazioni in cui mette in pratica un metodo di ricerca empirico per esaminare la storia dell’istituto di credito piacentino nel più ampio contesto dell’economia locale.

A Torino, in attesa di trovare una condizione lavorativa soddisfacente, accetta diverse occupazioni modeste ma nel 1901, probabilmente con l’aiuto di Filippo Turati, ottiene il posto, da lui molto ambito, di segretario della neonata Università popolare di Milano.

Nel marzo 1902 Augusto Osimo approda alla Società umanitaria, ente filantropico milanese rinato alla fine del 1901 dopo lo scioglimento del 1898 (determinato dal sanguinario Bava Beccaris). L'anno successivo diventa segretario amministrativo addetto anche al coordinamento generale e alla vigilanza dell’ente e nel 1904 assume la carica di segretario generale, che avrebbe conservato fino alla morte.


"Integrando l’apporto del pensiero socialista con il liberalismo e la cultura cattolica, e procedendo oltre l’impostazione tradizionale degli istituti di beneficenza e della burocrazia statale, durante l’età giolittiana l’Umanitaria si configurò come un laboratorio in grado di sperimentare nuovi strumenti di assistenza nei confronti del disagio sociale."  dal Dizionario Biografico Treccani

In questo ruolo, Augusto Osimo indirizza l'Umanitaria verso l’assistenza ai disoccupati, il collocamento, l’istruzione professionale e la formazione degli operai, la tutela dei lavoratori e degli emigranti.

Il tema della disoccupazione era parte centrale dell’attività dell’ente, come testimoniano sia i saggi pubblicati (1906 - Il fenomeno della disoccupazione e la «Società Umanitaria», in Nuova Antologia, 16 settembre 1906, pp. 227-247) che le lezioni (Economia politica. Lezioni del Prof. A. O., Milano 1912).

Nel 1910 Augusto Osimo viene eletto rappresentante dell’Italia nel comitato permanente dell’Association internationale pour la lutte contre le chômage (disoccupazione).

Dopo il 1910 Osimo sviluppa progetti già ipotizzati negli anni passati, la casa del popolo, il museo sociale, il teatro del popolo, l’Unione italiana per l’educazione popolare. Quest’ultima inizia nel marzo del 1911 un periodico, La cultura popolare, dove sarebbero apparsi diversi suoi articoli dedicati al tema della formazione dei lavoratori.

Di fronte alle tensioni interne al Partito socialista italiano, sfociate nell’espulsione della corrente di Ivanoe Bonomi e Leonida Bissolati al congresso di Reggio Emilia del 1912, Osimo dichiarò a Turati le proprie titubanze sul piano politico. Quello stesso anno lasciò temporaneamente il partito (pur senza aderire al nuovo soggetto politico di Bonomi e Bissolati), per poi rientrarvi più tardi, nel 1914, in dissenso con le posizioni assunte dal Partito socialista riformista italiano. dal Dizionario Biografico Treccani

Incerto nelle posizioni di fronte alla necessità di una guerra che in parte giustificava, osimo di allontana dalle idee di Turati e nel 1919 assume la carica di DirettoreGenerale dell'Umanitaria e nel 1920 accetta un ruolo nella commissione ministeriale sull'insegnamento artistico mentre declina l'invito a fare parte del dicastero del Lavoro.

La malattia che aveva esordito e il clima di confusione politica e governativa e sciale limiteranno le attività successive di Augusto Osimo fino alla sua prematura scomparsa. Il 22 luglio 1923.
Soundtrack: Banda e coro di Salsomaggiore Terme - Il canto dei lavoratori

Wednesday, September 3, 2014

Il corpo, il resto del mondo e la nostra missione

Riporto un brano tratto dall'Upadesamrta, il nettare dell'istruzione,
La traduzione è:

Essendo situato nella sua posizione originale di coscienza di Krishna, il puro devoto non si identifica con corpo. Questo devoto non dovrebbe essere considerato da un punto di vista materiale. In realtà, non si deve considerare il fatto che il corpo di quel devoto sia nato in una famiglia inferiore o sia di carnagione sgradevole, che sia deforme, malato o infermo.

Secondo la visione ordinaria, queste imperfezioni possono anche apparire importanti nel corpo di un devoto, ma nonostante questi difetti apparenti, il corpo del puro devoto non può mai essere contaminato.

Accade proprio come nel caso delle acque del Gange che talvolta, durante la stagione delle piogge, si riempiono di bolle, di schiuma e di fango. Le acque del Gange non si contaminano mai e coloro che sono avanzati nella coscienza spirituale si bagneranno nel Gange senza alcuna considerazione per le condizioni dell'acqua.

Massimiliano Sticca - http://www.nikonschool.it/life/kumbhmela.php
Colpisce il parallelo con le acque del Gange che ci appaiono assai sporche e nelle quali milioni di devoti indiani fanno il bagno, indifferenti nei confronti di aspetti (per noi occidentali) di tipo sanitario.

Quando la forza del cuore, il movimento determinato dallo spirito, il muoversi guidati dal divino sono gli elementi-guida del nostro vivere, ecco che il contorno svanisce nelle sue essenze materiali. Se si tratta di aiutare qualcuno che amiamo, lo facciamo indipendentemente dal rischio che questi ci sporchi i vastiti o altro.

Ora, noi ragioniamo così quando siamo mossi da interessi personali. Un nostro familiare, una persona a cui teniamo in modo speciale (per affetto, interesse, importanza, ecc ...). E invece dovremmo comportarci così con chiunque.

Massimiliano Sticca - http://www.nikonschool.it/life/kumbhmela.php
Ognuno di noi è "in missione". Ha un compito preciso sopra ogni cosa ... e non è quello di conquistare soldi e potere e fama. Il compito non è materiale né tantomeno egoistico. Noi tutti abbiamo il compito di dare amore. Questo è l'unico modo per cambiare il mondo in meglio e per essere a nostra volta oggetto di amore dagli altri.

Alcune sere fa una persona mi chiedeva "ma fino a quanto/quando uno deve accettare e sopportare qualcosa che non gli va e che gli deriva da altri?" Rispondevo che non doveva esserci un limite. Che, anche noi, dobbiamo fare in modo che l'altro si stanchi di offenderci prima che noi ci si stanchi di perdonarlo.

Perché alla guerra non si deve mai rispondere con una guerra. Guardiamo al nostro passato. Guardiamo Hiroshima e Nagasaki. E guardiamo oggi. Siamo alle soglie di una guerra, di un'altra guerra. Questa volta in Ukraina. E ancora una volta si pensa che si debba rispondere sempre con le armi. Tanto, muoiono gli altri ...
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Video - track:  Atomic Bomb Test

Monday, September 1, 2014

Le finestre e noi

Camogli - Verswe
Dietro ogni finestra di qualsiasi casa, purché non ancora abitata, si può essere svolta una vita.
Ci può essere stata una nascita ed una morte.
Il primo sguardo al mondo ed anche l'ultimo.
Dietro ogni finestra ci possono essere stati momenti di gioia, di amore, di passione
ma anche momenti di rabbia, di tristezza e di pianto.
The fallen girls - Sevgi K
Dietro ogni finestra che osserviamo dalla strada
ci può essere una vita.
Occhi che non ci sono più possono avere guardato fuori.
Occhi che ci sono possono vedere il mondo.
E noi siamo spettatori involontari.
Ainsley Joseph
Basta immaginare tutto questo.
Vedere la poesia di un'esistenza dietro uno spazio vuoto.
Là, dietro quei vetri, ci può essere stata l'esperienza della prima volta.
caldi abbracci e delicati baci.
Dietro quella finestra ci può essere la storia della prima casa.
Sammo Sammo - Leanne James
E noi passiamo davanti troppo indaffarati.
Sordi a quei richiami di vita.
Ciechi al senso lento ed inesorabile delle cose.
Una finestra è una finestra come tante ...
... e invece è, sono, vite che si affacciano.
Soundtrack:

Sunday, August 31, 2014

Spirali logaritmiche e natura


La spirale di Archimede si sviluppa in modo che la distanza tra una spira e l'altra rimanga sempre uguale. Tipica spirale archimedea è la semplice ragnatela e rappresenta il metodo più rapido (il ragno tesse la tela tutte le mattine) e regolare (uguale distanza tra i bracci di spirale) di copertura.



La spirale logaritmica o equiangolare è invece stata studiata nel 1638 da Cartesio, si sviluppa allargandosi costantemente un giro dopo l'altro, come il guscio di una chiocciola, dell'ammanite e le corna dell'ariete.
 
Nel 1658 un'altro matematico, JacKob Bernoulli, scoprí  altre proprietà, e ne rimase talmente affascinato da identificarla nella frase latina "Eadem mutata resurgo" (Sebbene cambiata, rinasco identica).


Infatti, a differenza dalla spirale di Archimede, che ha un punto di inizio, la spirale logaritmica prosegue indefinitamente sia verso l'interno che verso l'esterno, mantenedo la sua forma al variare della scala di osservazione. La curva si avvicina al centro, il polo, si avvolge intorno ma mai lo raggiunge. Anche verso l'opposto del polo, la curva cointinua ad espandersi senza mai fine (come negge galassie)
 
E' interessante la relazione tra i numeri di Fibonacci e la spirale logaritmica  che si rivela se si costruisce una serie di quadrati in cui il lato di ognuno di questi è dato dalla somma delle misure dei lati dei due precedenti.
Se li disponiamo come in figura e tracciamo un arco di cerchio avente per raggio il lato del quadrato, la figura che si ottiene è una spirale logaritmica.


Quindi, la spirale logaritmica ha la proprietà di allargarsi man mano che ci si allontana dal centro e di conseguenza il volume aumenta, mentre quella archimedea non permette un allargamento dell’area in uscita, ma solo l’allungamento costante all’interno di un braccio di spirale.

La spirale logaritmica si collega al numero aureo, ai frattali, a mille cose in natura, quindi.
Il fascino di qualcosa che tende all'infinito più piccolo e all'infinito più grande, è enorme. Un continuo che è simile al gioco dei nostri pensieri. Mai finiti. Sempre in movimento verso il particolare e verso l'infinito. Siamo anche noi spirali logaritmiche ...

 Soundtrack: Entheogenic - Level One 

Saturday, August 30, 2014

Beat Generation e Poeti nell'Ombra

Oggi si scrive di idee degli altri.
Oggi si scrive di chi è stato ed è rimasto nell'ombra.
L'oscurità non è il ricettacolo dei fallimenti
e delle incapacità.
Il buio può essere la casa degli incompresi, degli anticipatori, dei delicati, degli umili,
dei silenziosi.
L'arte non è solo folgore alla futurista.
Può essere qualcosa che entra in punta di piedi e altrettanto silenziosamente se ne esce e va via.
Amo chi è discreto, umile e sensibile.
Per questo oggi parlo di una "minore" (possiamo dirlo?) della beat generation.



(senza titolo)
Al corso di recitazione
Il perfetto fiore di carta
Ci eclissa tutti quanti
(Elise Nada Cowen) 
It’s 1954, and a woman sits alone in front of a typewriter in a Brooklyn boarding house. There’s a half-finished bottle of cheap red wine next to her, and the only other furniture in the room is an unmade bed with dirty sheets. It’s the land lady’s responsibility to provide clean sheets, but it’s the woman’s responsibility to pay the rent on time, so she chooses her battles carefully. She’s surrounded by books stolen from libraries across the city (the only moral way to get books, she believes.) She takes a swig of wine before she leans forward to type. (Toast.net - 2014)

Elise Nada Cowen. Poetessa della Beat Generation. Morta suicida a 27 anni.
Un volo nel vuoto. Rifiutata dai familiari che distruggono quasi tutta la sua produzione.
La bruciano. La fanno morire per la seconda volta.

Someone I could kiss
Has left his, her
             tracks
             A memory
            Heavy as winter breathing
            in the snow


Più famosa per essere stata l'esperimento eterosessuale di Ginsberg e per avere trascritto la sua poesia "Kaddish". Ha vissuto all'ombra di Allen Ginsberg. Considerata "debole di mente". Le sue poesie però stracciano queste immagini. Le sue poesie la illuminano e superano gli ostacoli che le donne hanno incontrato nell'ambito della stessa Beat Generation.

Sitting with you in the kitchen
Talking of anything
Drinking tea
I love you
“The” is a beautiful, regal, perfect word
Oh I wish you body here
With or without bearded poems



La beat generation è infatti un fenomeno grandemente maschile dove la donna ha vestito ruoli di supporter, di amica, fidanzata, amante, cameriera, cuoca, domestica. Poche donne sono state riconosciute come artiste. 

Gregory Corso dice chiaramente che l'unica vera ragione per cui nella Beat generation si trovano poche rappresentanti del sesso femminile risiede nel fatto che "negli anni '50 se eri un maschio potevi diventare un ribelle ma se eri femmina la tua famiglia ti avrebbe rinchiuso (a casa o in un istituto)."

Elise Cowen venne coinvolta nella Beat generation quando era studentessa a Barnard. In contrapposizione con i desideri della sua famiglia, che auspicava di avviarla ad un'educazione di alto livello presso un instuto prestigioso, premessa alla rispettabilità di una vita della middle-class, Elise, pur dimostrandosi molto intelligente, non otteneva grandi risultati a scuola.

L'incontro a Barnard con alcuni artisti della controcultura americana (Joyuce Johnson e Leo Skir, nucleo dei East Coast Beats) risultò decisivo. 

Elise veniva chiamata Ellipse o Eclipse e il suo midle name Nada prese a significare per sè" Nothing and Nothingness".


Death I’m coming
Wait for me
I know you’ll be
at the subway station
loaded with galoshes, raincoat, umbrella, babushka
And your single simple answer
to every meaning
incorruptible institution


Leggeva molto, scriveva di nascosto e raramente frequentava la scuola. Il legame con un suo professore, così come quello con Allen Ginsberg, era dominato dall'ammirazione nei confronti dell'intelligenza del compagno che doveva quindi accudire. Con Ginsberg "her world was Allen". Sposava ogni cosa Allen decidesse o facesse o dicesse.

Ma la sua poesia appare libera da questi lacci.
Una poesia non di imitazione.
Autentica, originale.



“Tutto il mio lavoro è rivolto contro coloro che sono intenti, per stupidità o per programma, a fare saltare in aria il pianeta o a renderlo inabitabile.”
William Burroughs

Friday, August 29, 2014

Johnny ... be good!

Mezzago, 21 maggio 2014.
All'ultimo concerto in Italia è stato portato via in braccio.
Non ce la faceva da solo ad alzarsi ed a scendere ed uscire dal palco.
Faceva troppo caldo e Mr. Winter non ha concesso alcun bis.
Troppo stanco. Sfinito.
Pochi giorni più tardi ci ha lasciati.
Un'altra icona rock è uscita di scena per entrare nella leggenda.
Chi mai recupererà quel fraseggiare sulla tastiera?
Quel modo di sentire la musica da negro e da albino del sud.
Quel roco cantare la situazione dei neri, con gli occhi bianchi socchiusi.
Quel muovere le sottili braccia  dalla pelle chiarissima e dai complessi tatuaggi.
Capelli bianchi. Ciglia e sopracciglia bianche. Occhi bianchi.
Albino! Albino fuori, profondamente nero dentro.
Unico. Ed ora non più.
Soundtrack: Johnny Winter - Johnny B. Goode Live - Mezzago (MB) 21 maggio 2014

Thursday, August 28, 2014

Siamo dialettici o metafisici?

 Dan Ward - Roswell Ivory - Model
Secondo la dialettica, ogni cosa è correlata al contesto e non ha identità isolata.
Secondo la metafisica ogni cosa ha un significato intrinseco, a sè stante.

Secondo la dialettica la natura è in continuo mutevole divenire.
Secondo la metafisica, ogni cosa ha un valore, un'essenza e un significato statico, definito e definitivo.

Per dialettica, nel passato antico, si intendeva l'arte di raggiungere la verità, scoprendo e superando le contraddizioni racchiuse nel ragionamento dell'altro. In questo senso, la scoperta delle contraddizioni nel pensiero e il contrasto delle opposte opinioni rappresentano il mezzo migliore per scoprire la verità. 

Per metafisica si intende ciò che non è sperimentabile e che tratta quindi delle cause prime della realtà, della sua essenza medesima e intima, al di là da ciò che appare nell'esperienza, e quindi immutabile.
Micke Borg - Evil eye
Ora, noi cosa siamo?
La sensazione è che al di là della nostra qualità metafisica dell'essere, di fatto evolviamo in senso dialettico dimenticando la metafisica. In pratica, diveniamo in base alle contingenze, perdendo di vista la nostra essenza originaria.

Confondiamo forse l'evoluzione con il progresso?
Pensiamo forse che la crescita sia solo il passaggio da uno stato ad un altro?
Dubitiamo forse che la nostra essenza primordiale abbia meno valore dei nostri cambiamenti?

Come al solito tendiamo all'assoluto e al definitivo. Non consideriamo che la nostra essenza originaria, metafisica, rimane fissa come tale. Statica e fondamentale. Mentre l'evoluzione riguarda la nostra espressione formale che è in continuo cambiamento in quanto subisce gli stimoli e i freni delle contingenze.

Il fatto è che dobbiamo perdiodicamente (e spesso, direi) fare ritorno al nostro significato originario per non perdere di vista il nostro essere intrinseco. Per mantenere la coerenza con il nostro spirito.
Barry Delaney- English punks - Blackpool 2010
Soundtrack: ALICE COOPER - School's Out (1972 UK TV Top Of The Pops Performance)

Tuesday, August 26, 2014

Lezioni dal passato

Claudio Pettazzi - Market in Sapa - North Vietnam Hmong Gruppo di venditori di tappeti
"Quelli invece che si trovano nel bisogno, se nella loro povertà non compiono nulla di male e sopportano nobilmente il loro destino, col tempo possono anche acquistare fiducia e sperare in un miglioramento della sorte.
Che voglio dire? Che tu, anche se sei molto ricco, non devi farci troppo affidamento e non devi disprezzare noi che siamo dei poveracci. Per chi ti osserva, mostrati sempre degno della fortuna che hai."
Menandro - Il misantropo - 317 A.C.

Christian Lagat - Miao Ladies - Xijiang - Guizhou
Due messaggi giganteschi.
Il primo è che la nobiltà d'animo, unitamente all'umile accettazione, rappresenta la base per la rinascita dopo una sconfitta.

Bono homini nihil mala currunt. Contraria non miscentur, diceva Seneca, indicando che l'uomo positivo trova spunto per migliorare (in tutti i sensi) anche dalle disgrazie.

Come la "provvida sventura" di manzoniana memoria. Dalle cadute si impara il valore dello stare in piedi e correre e si capisce come migliorare. In questo modo, l'uomo non risulterà mai sconfitto.
La sua forza intrinseca trasformerà la sventura in una crescita.

Claudio Pettazzi - North Vietnam near Sapa - Hmog woman going back home
Il secondo è che non bisogna considerare le fortune eterne e considerarse se stessi superiori agli altri. Secondo Epitteto, l'uomo è folle perché affida la propria felicità alle cose che non dipendono da lui. E buona parte del cosiddetto destino non dipende da noi. E' frutto del caso.

Anche in questo caso si dovrà intendere il valore dell'umiltà che non significa nascondere la propria gioia o soddisfazione ma morigerare i propri costumi per non offendere gli altri.

E dimostrarci serenamente uguali a quello che si era prima, ringraziando il cielo delle fortune riservateci.

E considerare sempre l'opportuna necessità di condividere con altri o aiutare gli altri meno fortunati. Non regalando, bensì stimolando e indirizzando e agevolando.

Julia, ma teresa mi piace di pià
Soundtrack: Jazz-Suite for Vibraphone and Piano Composed and performed by Carlo Willems (Vibraphone) and Geert Callaert (Piano)

Saturday, August 23, 2014

Non mi dimenticare


Sirkku Talja
"Caro diario, sogno spesso la mamma:
mi sta davanti, è bella;
parla e gioca con me;
ride con i suoi denti perfetti.

Sono felice, ma mi sveglio di soprassalto.
La mamma non è accanto a me.
Pensa che non so nemmeno il suo indirizzo.

Un'oribile sensazione di vuoto.
Mi batte il cuore.
Sto così male."

Sirkku Talia - Non mi dimenticare - 1979
Giselle Dutch National Ballet - Anna Tsykankova
 Soundtrack:  Giselle Dutch National Ballet-Giselle:Anna Tsykankova