Wednesday, June 3, 2015

Romanticismo economico

Andrey Yakovlev & Lili Aleeva
"Non si butta mai via un libro!" mi stavi dicendo mentre sconsolata guardavi la montagna degli stessi che ingombrava il corrodoio. "E' stato pressoché inutile comperare una libreria di undici metri per tre, se siamo allo stesso punto di prima!"

"Scusa ma mi sembra che questo sia il risultato della passione di entrambi e non solo mia!" ho risposto un po' seccato. Guardavo nel frattempo tra gli scatoloni di libri che erano stati lasciati, alla ricerca di qualche titolo interessante.

Anglada Camarasa - Retrato de Sonia Klemery, Condesa de Pradère
"In fondo, non sono solo libri nostri. Ci sono quelli di tuo fratello Tonino, qualcosa di tuo Padre e libri anche di mia mamma", ho voluto precisare mentre lo sguardo scorreva sui primi titoli che emergevano dal cartone.

Ah, la fonte del don Orione è stata grande! Centinaia di libri bellissimi e ormai introvabili facevano l'occhiolino dal fondo dello scatolone davanti. Uno dei settanta scatoloni che ci avevano seguiti nel trasloco, sotto lo sguardo sconsolato dei traslocatori.

Erik Madigan - Heck 3
Infatti, quelli non avevano neppure immaginato quante cose contenesse la nostra piccola casa. Uno scricciolo di alcune decine di metri quadri, giusta per due, che non sembrava certo vuota ma neppure così piena. In fondo, solo 23 anni di vita!

"Hei, ma ti sembra logico che ci abbiano fatto pagare un supplemento per il trasloco, solo perché abbiamo riempito quasi 180 scatoloni oltre ai mobili?" Ricordo la frase che mi avevi detto ma ricordavo anche lo sconcerto degli uomini che continuavano a caricare e poi caricare e caricare ancora ...

Erik Madigan Heck - Guinevere Van Seenus - 2013
"Adesso, ci rendiamo conto di quanto avessimo 'accumulato' negli anni. Basta pensare alle centinaia di vestiti e alle migliaia di libri! Sembrano pochi ma, se li conti, ci stupiscono anche ora. Eppure non so se rinunceremmo a qualcosa. Per liberarcene dovremmo buttare senza guardare. I libri, poi!"

Mi hai guardato affacciandoti dalla tua stanza, anch'essa piena di scatoloni. "E adesso, dove metto tutta questa roba. Ci vorrebbe anche uno sgabuzzino!" Ti ho quindi ricordato che avevamo aggiunto alla casa una cantina di oltre venti metri quadri da usare come ripostiglio, e non era bastata.

Hermenegildo Anglada Camarasa- La Gata Rosa
"Sai che ci sono circa 30 scatole di libri ancora, giù nella cantina grande? Un giorno dovrò cominciare a trascorrere i dopo cena, giù in cantina, per fare la cernita. Quali tenere e quali da regalare al Don Orione." Era un argomento detto e stradetto in ormai decine e decine di occasioni. Non l'avremmo mai fatto o almeno non ancora ad oggi. A un anno e mezzo dal trasloco.

"Ah, le case senza libri! Quanto sono ordinate!" hai esclamato. Ed io, con un tono irridente "Già, ma anche le case senza centinaia di vestiti e scarpe e borse e golf e pantaloni e ..." Sei riapparsa dalla tua stanza "mi vuoi forse vestita sempre uguale e con scarpe vecchie e rovinate o borse sfiancate?"

Breaking the Waves - Lars von Trier - 1996
"No certamente. Vai benissimo così. Il fatuo per il fatuo. Vanitas vanitatum et omnia vanitas, dicevano i latini. E così sia. A volte non sopporto più il 'casino' ma si tratta di momentanee insofferenze e forse anche nevrosi." ho prontamente replicato alla tua squisita provocazione.

Ecco, ecco, guarda un po' cosa è saltato fuori! Collana 'Le Idee', Editori Riuniti, 1972. Copertina bianca con un disco rosso sopra. "Il Romanticismo Economico. Sembra un paradosso che questo sia il titolo di un'opera di Lenin. Un paradosso che si parli di romanticismo e non di ferreo razionalismo.
Ma, tant'è, i tempi erano quelli e forse si manteneva una dimensione "umana" a tutti i costi."

"Ascolta un po' e dimmi cosa ne pensi" ho esclamato mente sentivo che qualcosa era caduto per terra nella tua stanza. Avevi appena gridato "Nooooo!" e poi era seguito un silenzio borbottante. Forse non avresti neppure inteso le frasi che ti stavo leggendo.

"Il calzolaio di campagna,
che è allo stesso tempo commerciante, fabbricante e lavoratore,
non produce un solo paio di scarpe senza averne ricevuto l'ordinazione,
mentre la manifattura capitalistica,
non conoscendo la domanda, è soggetta a crisi."

Invece, uscendo dalla stanza con addosso un vestito  che non ricordavo di averti mai visto prima, hai detto "Carino perché sembra banale ma il segreto sta in questo. Nella dignità e nella lungimirante umiltà del singolo che compie un'opera nel momento giusto, sfruttando le risorse nella misura in cui è necessario e nella misura di una visione essenziale dei propri bisogni."

Spiazzato da tanta risposta, ti ho guardata in silenzio ma un momento di troppo, perdendo l'occasione di replicare. "Ti piace questo vestito? Sai, l'ho comperto quando ero ancora studentessa ed era costato una follia ma è ancora bello. Schiaparelli. Come mi sta?" hai subito aggiunto.

"Bellissimo, un sogno e tu sei una meraviglia. Perché non ti ho conosciuta prima?" non potevo fare a meno di dire. "Il riferimento della frase che ti ho letta è alle teorie di un certo Simonde de Sismondi. Lenin ne era stato colpito. 'La piccola produzione è preferita perché garantisce l'indipendenza del produttore e rimuove le contraddizioni del capitalismo.' - ho concluso - mica Alberoni e le sue argute ovvietà."


Ecco, sparita di nuovo. Nella tua stanza a frugare nelle scatole. I gatti si inseguono felici tra i cartoni. Agguato dopo agguato, loro si stanno divertendo di questo perdurante disordine. Percorso ad ostacoli lo chiamo, sopratutto la sera quando, nel semibuio, inciampi e dai colpi a destra e a manca.

Pablo Picasso - Fase blu - Ragazzo
"Dimmi pure, continua a leggere qualcosa del tuo noioso e vecchio libro!" hai gridato da dentro l'armadio. Così, autorizzato, ho proseguito " E nel considerare la logica e le valenze del nuovo rapporto che si struttura tra le parti attive (lavoratori, padrone, cliente, produttore), il libro continua sottolineando che 'Il capitalismo non rappresenta una forma superiore di organizzazione. Rappresenta solo una forma diversa di organizzazione perché distrugge i rapporti medioevali dell'obscina, della corporazione, dell'artel e li sostituisce con altri.' Cosa ne dici?"

"Ti dico che non mi meraviglia se la prima edizione di questo libro è rimasta anche l'unica. Direi noiosetto e basta. Forse ci troverai anche qualcosa ma devi essere appassionato di Lenin per 'digerirlo' per bene. Leggilo tu e poi fammi sapere se vale la pena. Adesso preferisco 'Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve' di Jonas Jonasson. Lo finisco e poi te lo passo ma a patto che tu passi a me qualcosa di buono e non di noioso!"

Patty Pravo - 1966
Era quasi sera. L'aria di una primavera ormai verso l'estate entrava piacevole dalle finestre. Ventilava la casa e portava via un po' della polvere dei libri. Qualche sternuto di meno. Mi sono alzato e sono andato agli scaffali della narrativa ed ho estratto 'Le due città' di Soldati. Una prima edizione del 1964. "Scommetto che questo non l'hai mai letto! Se non me lo distruggi te lo passo da leggere. E' molto bello."

"Grazie!" Sei sgusciata fuori da una pigna di scatoloni e avevi un paio di pantaloni a quadretti piccoli bianchi e neri e sopra una maglietta con l'immagine di Twitty. "Ti ricordi questa dove l'abbiamo presa?"  Ti ho passato il prezioso libro e ti ho risposto " A Miami, nel 1990, nel negozio della Warner Bros che avevamo visto per la prima volta nella nostra vita. Certo che mi ricordo, solo che la maglietta non l'avevi mai indossata prima."

Det sjunde inseglet - Ingmar Bergman 1956
Mi hai sorriso e scappando dietro un portavestiti di cartone hai detto "E' vero, non sapevo più dove fosse. Ora è saltata fuori. A questo servono i traslochi!"

Soundtrack: Jon Gomm - Ain't Nobody


Sunday, May 31, 2015

I was only 19 (a walk in the light green)

I WAS ONLY NINETEEN (A WALK IN THE LIGHT GREEN)
(John Schumann, Redgum)

Mum and Dad and Denny saw the passing-out parade at Puckapunyal.
It was a long march from cadets.
The Sixth Battalion was the next to tour, and it was me who drew the card.
We did Canungra, Shoalwater before we left.


Townsville lined the footpaths as we marched down to the quay.
This clipping from the paper shows us young and strong and clean.
An' there's me in me slouch hat with me SLR and greens.
God help me, I was only nineteen.


From Vung Tau, riding Chinooks, to the dust at Nui Dat.
I'd been in and out of choppers now for months.
But we made our tents a home, VB and pinups on the lockers.
An' an Agent Orange sunset through the scrub.


An' can you tell me, doctor, why I still can't get to sleep?
An' night-time's just a jungle dark and a barking M16?
An' what's this rash that comes and goes -- can you tell me what it means?
God help me, I was only nineteen.


A four week operation when each step could mean your last one on two legs.
It was a war within yourself.
But you wouldn't let your mates down 'til they had you dusted off.
So, you closed your eyes and thought about something else.


An' then someone yelled out, "Contact!" and the bloke behind me swore.
We hooked in there for hours, then a Godalmighty roar.
Frankie kicked a mine the day that mankind kicked the moon,
God help me, he was going home in June.


An' I can still see Frankie, drinking tinnies in the Grand Hotel
On a thirty-six hour rec leave in Vung Tau
An' I can still hear Frankie, lying screaming in the jungle
'Til the morphine came and killed the bloody row.


An' the ANZAC legends didn't mention mud and blood and tears.
An' the stories that my father told me never seemed quite real.
I caught some pieces in my back that I didn't even feel.
God help me, I was only nineteen.


An' can you tell me, doctor, why I still can't get to sleep?
An' why the Channel Seven chopper chills me to my feet?
An' what's this rash that comes and goes -- can you tell me what it means?
God help me, I was only nineteen.


NOTE
Puckapunyal: a recruit training center
Cunungra: a Jungle Warfare training center
Shoalwater: a place that the Army used for Military exercises
SLR: the personal weapon mostly used in Vietnam
Vung Tau & Nui Dat: Aussie bases in Vietnam
V B = Victorian Bitter: a very popular Aussie beer
ANZAC: the acronym for the Australian New Zealand Army Corps ("And the Band Played Waltzing Matilda - ANZAC Legend Begins")
Rec: Recreation leave


Soundtrack: I was only nineteen - Redgum

Friday, May 29, 2015

Erich Mühsam, le pulsazioni della vita


 

« Il gran male di cui l'umanità va liberata è la tendenza a compiacersi delle formule consacrate, che equivale poi alla mancanza di fiducia nella propria coscienza. Una volta emancipata dalla credenza cieca e passiva nelle formule, la sapienza dell'uomo potrà manifestarsi liberamente. Ma allora essa lotterà ancora per innalzarsi dalla scienza imparaticcia alla saggezza animata dalle pulsazioni della vita. » (Erich Mühsam)

 Soundtrack: Vietnam War Music 

 

Wednesday, May 27, 2015

Il ripudio del collettivismo

L'altra sera, mentre rientravo a casa, ho allungato il giro e sono passato in Via Conte Rosso dove non ero più tornato da almeno 40 anni. In un negozio, trasformato in Circolo Culturale si tenevano, negli anni settanta, le riunioni di una cellula di Lotta Comunista.

Ora non esiste più nulla. Forse era dove adesso c'è l'insegna di un Forno che all'epoca era stato okkupato. "Di', ti ricordi che c'era il vezzo di scrivere la Kappa al posto della lettera C? Ricordi che scrivevano Kossiga con la lettera S trasformata nel logo delle SS naziste? Era il ministo degli interni, allora."

Mi sono fermato. Così, perché c'era un capannello di persone davanti ad un'osteria. Basco, sigaro, barba e giornale sotto il braccio ... "Dove sono?" mi sono domandato. "Sono tornato indietro nel tempo?" Ho posteggiato lo scooter e mi sono avvicinato a loro. Un che di familiare. Uno di loro, in particolare.

Entro nel bar-osteria e mi trovo negli anni sessanta. Bancone in legno scuro, sedie tradizionali da osteria, tavoli usati da decenni e le bottiglie alle spalle del barista con uno specchio dietro. Azzarderei "un barolo chinato, per favore" ma non vedo la bottiglia. Era un aperitivo che si usava al bar di via Torricelli, nella zona dei Navigli.

Allora, scendo a più banali scelte e chiedo un "bianco spruzzato" che poi era il progenitore dello spritz, sperando che il giovane conosca la cosa. La conosce e versa. Ah, fresco e pungente e dolce al tempo stesso. Una vita fa, educato da qualche anziano al piacere del bianco con un pizzico di bitter campari.

Il tipo con barba, giornale in mano e basco entra nell'osteria e continua a parlare. Di politica, di cose sociali, di diritti calpestati e di coscienza dei propri bisogni che è scomparsa. La voce, profonda ma gentile. Gli occhi dietro le spesse lenti, un viso che è un'icona del "compagno di sinistra degli anni settanta".

Poi, ecco, un'espressione dialettale, con una chiara inflessione lombarda. Nulla di trascendente ma ben detta, ben pronunciata e sentita nel cuore. Carlo! Doveva essere Carlo. Il Carlo che avevo conosciuto al liceo Carducci. Con la barba, il basco, gli occhiali e la pigna di giornali da distribuire. Con 17 anni, allora, mentre ora ne doveva avere sessanta.

"Scusa, ma tu ti chiami Carlo?" non ho potuto fare a meno, mentre tenevo il bicchiere "duraflex, france" in mano. "Si, perché?", uno sguardo serio. "Perché io mi chiamo Alessandro e facevo il Carducci come te negli anni settanta. Eri di Lotta Comunista e mi avevi convinto a venire a qualche vostra riunione. Proprio qui, in via Conte Rosso".

"Porco boia, è vero. Ma, tu eri della sezione C. Mi ricordo di te. Bugs Bunny sulla giacca di jeans Levi's e la stella rossa sul basco!". Un sorriso, quarant'anni volati via. Due adolescenti di nuovo. "Porco boia, ma cosa fai da queste parti? Abiti qui adesso? Da poco! Si, perché io sono nato qui e vivo qui e non ti ho mai visto da queste parti prima."

Mi sono sentito di abbracciarlo. La puzza di sigaro sulla spalla della sua giacca e l'ispido della barba che una volta era stata nerissima ed ora virava al bianco. "Carlo, Carlo, come stai, cosa fai?" Avrei voluto avere ore ed ore ma sapevo di dovere rientrare a breve. Ricordo che, all'epoca, era l'unico rappresentante di Lotta Comunista, dei Marxisti-Leninisti, mentre i più, tra i compagni, erano di Lotta Continua.

"Eri l'unico a portare avanti le tue idee. Fuori dal gruppo. Unico" ho detto. "Forse, eri anche l'unico, vero proletario in mezzo a noi "figli di papà" che facevamo i "liceali di sinistra" con la bella casa e i golfini alla moda e il sabato da trascorrere con la fidanzatina in centro, a Milano."

Tu eri l'unico che veniva da case popolari e avevi il padre operaio e ti vestivi con indumenti semplici, ruvidi e dai colori seri (nero, blu, marrone, verde scuro, azzurro strano), ho convenuto tra me e me. "Ed ora? Il Circolo?" Mi hai sorriso, "te lo ricordi dunque. Non c'è più, ma Lotta Comunista esiste ancora. C'è un giornale, ci sono dei libri e ci troviamo. Vuoi riprendere, forse?"

Ho abbassato lo sguardo, poi ti ho fissato negli occhi e ti ho detto "Nella vita vorrei fare tutto ma non mi è dato il tempo di poterlo fare. A nessuno è concesso di andare in tutte le direzioni e dobbiamo quindi scegliere. E non sempre vorremmo farlo. Vorremmo riservarci la possibilità di tornare indietro e prendere un'altra via, indipendentemente dal fatto di essere contenti o meno della prima scelta. Così, tanto per provare altro. Ritornando indietro non solo sui nostri passi ma anche nel tempo, per vivere la cosa con lo stesso spirito."

Gli ho stretto il braccio e c'era della profonda stima per la sua grande coerenza ed affetto per la persona. "No, non riuscirei a farlo. Non voglio cominciare di nuovo qualcosa che poi non riesco a portare avanti. Non riuscirei a mantenere l'impegno. Con il cuore e con la testa, si. Ma con il tempo, no. Mi riservo di mantenere nel cuore l'idea e di comportarmi di conseguenza. Nel lavoro, nei rapporti, nella solidarietà e nella politica."

Aveva riacceso il sigaro, portandomi fuori del locale, sul marciapiede, per fumare. Hai aspirato e poi hai soffiato fuori una nuvola azzurrina. "Anche tu sei sempre stato un solitario. Individualista con il desiderio di imparare, di sbagliare e di continuare. Con le tue idee, i tuoi dubbi ma anche con i timori di un'educazione borghese. Troppo poco motivato dalla necessità e dal bisogno reale per sentire l'obbligo di lottare fino in fondo."

"Hai ragione. Lo penso anch'io. Troppo poco sporco di fango o di grasso di officina e troppo al caldo per desiderare di conquistare una posizione. Per questo ho più filosofeggiato che agito. Ecco, più teorico che pratico. Ma sono felice di essere così. La vita scorre fluida anche se il rimpianto della non azione, del non vivere pesantemente, esiste. Eccome se esiste."

Carlo. Un nome. Una figura, un confronto. Ieri come oggi e, forse, anche domani. Coerente nel modo di crescere e di essere e di proiettarsi nel futuro. O forse, più realisticamente, introiettato nel proprio mondo in una sorta di attaccamento al passato. Ad un mondo che ora non esiste più. Quello del collettivismo a tutti i costi.

"Carlo, vorrei proseguire il dialogo anche domani e dopo ancora e mantenerlo perché è un dialogo con il passato e con me stesso. Con ciò che ero e che continuo ad essere. Perché non ho mai rinnegato il collettivismo. L'idea della comune di vita, dell'avere tutto senza possedere alcunché. Del vivere insieme nel rispetto, nell'amicizia e nella solidarietà. In una visione utopistica e meravigliosamente affascinante."

Guardavo l'osteria e non vedevo più Carlo. Cercavo la panetteria e non sentivo più il profumo del suo sigaro. Mi sono girato e la strada era vuota. Con chi avevo parlato? Chi avevo abbracciato? Carlo era morto di overdose quando facevo la prima liceo al Carducci. Carlo ...

Soundtrack: INTI ILLIMANI - PAPEL DE PLATA

Monday, May 25, 2015

Per cambiare ciò che ci circonda ...

"Come fare a cambiare ciò che ci circonda?"
Mi hai fatto questa domanda mentre stavi preparando la cena.
"Bisogna aspettare i tempi maturi o bisogna intervenire sulla società?"
Intanto tagliavi zucchine e peperoni.
"Non sono sicura che basti lavorare sulle persone ..."
La verdura cadeva tagliata nella cesta che stava sotto il getto di acqua.
"Anzi, penso che sia importante iniziare a livello politico."
Era la volta dei cipollotti che cadevano in pezzetti nella padella.
"Vuoi il gomasio oppure preferisci pomodorini e peperoncino?"
Ti guardavo mentre cercavi determinata lo spicchio di aglio che avevi pelato.
"Sono di fatto convinta che si debba agire a livello politico, dicevo ..."
"Non sono sicuro", ti ho risposto.
"In che senso non sei sicuro? Da dove bisogna cominciare, allora?"
Mi sono preso una pausa, ho versato del vino rosso in due bicchieri e te ne ho passato uno.
"Nel senso che se non iniziamo a cambiare noi per primi, non può cambiare il resto."
La verdura lavata e scolata era finita in padella dove si stava dorando l'aglio.
"Vuoi dire?" e avevi iniziato a sorseggiare un poco di vino.
"Voglio dire che ... per cambiare ciò che ci circonda dobbiamo per primi cambiare noi."
Avevi iniziato a girare il mestolo nella padella e avevi abbassato la fiamma sotto.
"Si, forse hai ragione. Se non cambiamo noi, cosa possiamo pretendere ..."
Ti ho sorriso mentre pregustavo la cena.
"Non sono parole mie. Le disse Occhetto in occasione della svolta della Bolognina.
Le disse lui e le ripeteva Vittorio Foà. Solo che nessuno le ha seguite.
E il partito si è sfasciato.
Nuovo indirizzo politico e rinnovamento culturale in un modello organizzativo vecchio.
Fatto di uomini che non volevano per primi cambiare loro stessi. E tutto è finito."
Mi hai guardato incuriosita e poi hai servito la cena nei piatti.
"Buon appetito, mio irrinunciabile filosofo-politico"
"Buon appetito, mia cara."
Soundtrack: Ella Fitzgerald ft Buddy Bregman Orchestra - Bewitched, Bothered & Bewildered (Verve Records 1956)

Friday, May 22, 2015

Si J'etais Un Homme - Si les hommes n'étaient pas si pressés

Talvolta non si hanno parole.
Talvola si è così stanchi da affidare i propri pensieri
ad una melodia che piace e talora si scopre
che oltre alla musica esiste un testo gradevole che fa pensare.
 
Si J'etais Un Homme (Diane Tell)
 
Moi, si j'étais un homme, je serais capitaine
D'un bateau vert et blanc,
D'une élégance rare et plus fort que l'ébène
Pour les trop mauvais temps.


Je t'emmènerais en voyage
Voir les plus beaux pays du monde.
J' te ferais l'amour sur la plage
En savourant chaque seconde
Où mon corps engourdi s'enflamme
Jusqu'à s'endormir dans tes bras,
Mais je suis femme et, quand on est femme,
On ne dit pas ces choses-là.


Je t'offrirais de beaux bijoux,
Des fleurs pour ton appartement,
Des parfums à vous rendre fou
Et, juste à côté de Milan,
Dans une ville qu'on appelle Bergame,
Je te ferais construire une villa,
Mais je suis femme et, quand on est femme,
On n'achète pas ces choses-là. 


Il faut dire que les temps ont changé.
De nos jours, c'est chacun pour soi.
Ces histoires d'amour démodées
N'arrivent qu'au cinéma.
On devient économe.
C'est dommage : moi j'aurais bien aimé
Un peu plus d'humour et de tendresse.
Si les hommes n'étaient pas si pressés
De prendre maîtresse...
Ah ! si j'étais un homme !


Je t'appellerais tous les jours
Rien que pour entendre ta voix.
Je t'appellerais "mon amour",
Insisterais pour qu'on se voie
Et t'inventerais un programme
À l'allure d'un soir de gala,
Mais je suis femme et, quand on est femme,
Ces choses-là ne se font pas.


Il faut dire que les temps ont changé.
De nos jours, c'est chacun pour soi.
Ces histoires d'amour démodées
N'arrivent qu'au cinéma.
On devient économe.


C'est dommage, moi j'aurais bien aimé
Un peu plus d'humour et de tendresse.
Si les hommes n'étaient pas si pressés
De prendre maîtresse...
Ah ! si j'étais un homme,
Je serais romantique... 


Soundtrack: Diane Tell - Si J'étais un Homme

Thursday, May 21, 2015

Angiolina alle sei di mattina s'intreccia i capelli con foglie d'ortica

Canzoni che ti piacciono per la gioia che trasmettono.
La gioia di un gioco di carte che si trasforma in gioco di vita.
E la musica che incalza felice.
E tu che hai voglia di ballare, girando e girando su te stesso.
Adolphe William Bouguereau - The Girls of Fouesnant
C'è una donna che semina il grano
volta la carta si vede il villano
il villano che zappa la terra
volta la carta viene la guerra
per la guerra non c'è più soldati
a piedi scalzi son tutti scappati

Angiolina cammina cammina sulle sue scarpette blu
carabiniere l'ha innamorata volta la carta e lui non c'è più
carabiniere l'ha innamorata volta la carta e lui non c'è più.

William Strang (1859 – 1921
C'è un bambino che sale un cancello
ruba ciliege e piume d'uccello
tira sassate non ha dolori
volta la carta c'è il fante di cuori.
 
Il fante di cuori che è un fuoco di paglia
volta la carta il gallo ti sveglia
 
William McGregor Paxton - Girl Combing Her Hair - 1909
Angiolina alle sei di mattina s'intreccia i capelli con foglie d'ortica
ha una collana di ossi di pesca la gira tre volte intorno alle dita
ha una collana di ossi di pesca la conta tre volte in mezzo alle dita.


Mia madre ha un mulino e un figlio infedele
gli inzucchera il naso di torta di mele

Mia madre e il mulino son nati ridendo
volta la carta c'è un pilota biondo

Pilota biondo camicie di seta
cappello di volpe sorriso da atleta

Estella Louisa Michaela Canziani (1887-1964) - Donna che legge
Angiolina seduta in cucina che piange, che mangia insalata di more.
Ragazzo straniero ha un disco d'orchestra che gira veloce che parla d'amore
Ragazzo straniero ha un disco d'orchestra che gira che gira che parla d'amore.

Madamadorè ha perso sei figlie
tra i bar del porto e le sue meraviglie
Madamadorè sa puzza di gatto
volta la carta e paga il riscatto
paga il riscatto con le borse degli occhi

Piene di foto di sogni interrotti
Angiolina ritaglia giornali si veste da sposa canta vittoria
chiama i ricordi col loro nome volta la carta e finisce in gloria
chiama i ricordi col loro nome volta la carta e finisce in gloria.
Georgia O'Keeffe

Tuesday, May 19, 2015

Ateo

Jean-Luc Godard -  Vivre sa vie.jpg
La giornata era stata piacevole e il fresco della sera la rendeva ancora più bella. Sedevamo, uno di fronte all'altro sul terrazzo di casa e percepivamo il profumo del gelsomino che impazzava con i fiori nel giardino della casa di fronte.


L'aperitivo era fresco e gradevole, ancorché semplice nella sua composizione e gustavo il sottile bordo di zucchero che avevi steso sul bichiere. La sera precedente avevamo assistito alla registrazione di un dibattito sulla "libera stampa" moderato da Paolo Flores d'Arcais e la frase quindi non giunse inattesa ... "Anassagora osa pretendere che a guidare il sole non è Apollo dall'alto di una quadriglia? Lo chiamano ateo, ed è costretto a fuggire."
Aleksandr Michajlovič Rodčenko (Александр Михайлович Родченко) - Dance - 1915
Non pretendevo di sapere da dove venisse la frase e quindi feci un cenno di domanda. "E' una citazione tratta dal "Dizionario filosofico" di Voltaire e induce una semplice domanda: secondo quale logica si può essere atei?" mi hai risposto, evidentemente preparata.
 
 
Avevi accavallato le tue gambe che mostravano un filo di abbronzatura grazie alla breve ma intensa vacanza in Grecia e, sorseggiando l'aperitovo avevi proseguito "Se oggi, uno di noi esprimesse lo stesso concetto di Anassagora, questo pensiero verrebbe considerato ovvio al punto da indurre - in risposta - un giudizio quantomeno di "eccentricità" e non certo di "ateismo"."

Aleksandra Ekster - Wine
Non potevo non replicare, anche se il mio pensiero era più attratto dal profumo di gelsomino e dal sole al tramonto, che da altro, "L'ateo è colui quindi che non crede al senso comune creduto. Giusto? E, di conseguenza, il concetto di ateo è puramente contingente."

La risposta doveva avere fatto centro se ti eri mossa sulla poltroncina, avvicinandoti a me. Gli occhi fissi e indagatori puntati contro i miei che volevano continuare a gustare il rosso del sole al tramonto. "Ateo è colui che non crede tout court! Non colui che non crede nel modo comune di credere!" avevi replicato.

Hermenegildo Anglada Camarasa - 1902
"Temo che questo non possa essere sostenuto perché chi è ateo crede nel non credere e quindi è partecipe di un credo. A suo modo, ma crede! La fede è in quello che si crede e che si sente di dovere sostenere. E' un'opinione fondante e quindi anche l'ateo, a suo modo, crede." Mi rifacevo ad un libro di un teologo che parlava di "senso religioso" anche nei confronti di una squadra di calcio (per il tifoso) o di un partito politico (per il cittadino), ecc ...

Ti eri alzata per versarti un altro sorso di aperitivo ma, questa volta, sul bordo del tuo bicchiere non c'era lo zucchero. "Si, è vero. Credere nel nulla è avere fede nel nulla e l'ateo crede nel fatto che non vi sia motivo di credere in un qualcosa che non possiamo capire o misurare o vedere. E questo non è contingente, bensì assoluto, che si tratti di Apollo, di Zeus o del nostro Dio cristiano, ecc ..."

Jack Potter - 1960
"Penso che credere sia bello e utile e comodo anche se induce necessariamente comportamenti che possono essere faticosi e non immediatamente naturali, spontanei", ti risposi. "Io credo e mi sento bene nel considerare che ci sia Qualcuno sopra di me che vuole il mio bene. Sto bene nel sentirmi 'oggetto di amore', 'amato'. Penso che chiunque possa sentire lo stesso piacere e mi domando perché si possa negare il fatto che Dio esista e si preferisca vivere in una realtà fatta da materia, dove tutto è materia che inizia e finisce e dove non esiste scopo se non la materia stessa." Mi stavo un po' scaldando perché non capivo il senso e la direzione del tuo parlare.

Avevi aperto un bellissimo sorriso che mi faceva capire quanto conoscessi il mio modo di vedere. "Non agitarti, la mia frase non era provocatoria. Solo che, tu sai come la vedo, mi faceva piacere pensare in senso astratto e, nello specifico, considerare che l'ateismo richieda un oggetto in cui non credere e che quindi, necessariamente, dovesse essere legato al credo comune. Solo questo, e mi sembra che in effetti sia così."

Oskar Schlemmer - the Triadic Ballet
"Hai ragione. Entrambi abbiamo ragione. Per non credere devi avere qualcosa da negare e questo 'qualcosa' può essere tanto contingente quanto trasversale. Meglio ancora se entrambe le cose. Come Dio, la cui fede non ha un inizio o una fine legata al periodo storico. Ateo verso Dio è perché, secondo me, l'uomo, in assoluto, ha bisogno di Dio." Il sole era tramontato e l'aria si era fatta più fresca e rientrai a prendere una maglietta più pesante.

Dalla cucina veniva un profumo di spezie e di pesce che invitata a rientrare del tutto ed a mettersi a tavola. Tu mi avevi preceduto e stavi già aiutando il nostro ragazzo che questa sera, aveva voluto lavorare ai fornelli. L'aperitivo, a digiuno, mi stava facendo girare la testa e la risposta che non avevo concluso stava sfumando. Ma, tanto, tu stavi già pensando ad altro e la cena era pronta.
 Soundtrack: Gnarls Barkley - Crazy