Thursday, October 15, 2015

Il Castello

Santa Teresa d'Avila è un riferimento per chiunque. Indipendentemente dal credo, dal modo di concepire la vita terrena e guardare a quella dopo la materia. Una grandezza che è sensibilità, coraggio, determinazione, amore e sacrificio e lucidità mentale e intellettuale.

Monday, October 12, 2015

Coming into Los Angeles

Gustav Klimt - a painting destroyed by fire - 1916 - 1917
Alberta è una carissima amica che vive tra Milano e Los Angeles. Suo fratello ha un'attività di import-export ad Orange County e Lei, che di professione fa l'architetto di interni, riesce ad approfittare della situazione. Un mese qui e un mese là. Una fusion continua di tendenze che sa mettere insieme molto bene per creare soluzioni architettoniche decisamente personali, uniche.

Qui, a Milano, spende la sua provenienza lavorativa di Los Angeles e a Los Angeles spende la sua attività professionale che svolge nella Milano della moda. Intelligente e scaltra. Diciamo che sa fare e sa vendersi bene. Ora è a Milano da almeno due settimane e tutti noi, i suoi amici da una vita, siamo felici di incontrarla per sentire i suoi racconti.
Jeffrey Nentrup
Alberta è alta almeno 180 centimetri e tiene moltissimo ai suoi capelli lunghi quasi fino ai fianchi. Originariamente di un bel colore mogano, si sono striati di fili bianchi perché, come tutti noi, gli anni sono passati. Al suo fianco talvolta troviamo Lorenzo, un classico della sua vita sentimentale. Uno che, dopo due matrimoni e tre figli, è felice di vivere non da single ma neppure da troppo impegnato. 

Si tratta di quelle situazioni di mutuo impegno/disimpegno  che connotano le persone che non vogliono vivere da sole ma neppure hanno intenzione di rimettere insieme una relazione che del quotidiano fa la sua essenza. Per Lorenzo, quest'alternanza mensile, più o meno, va bene. Lei è bella, lui anche e quindi stanno bene insieme. Li accomuna questo desiderio di unione/disunione. Soft ma fissa, costante.
Frederick Frieseke - Mahda - 1921
Roberta, una volta aveva detto che tutto questo le sembrava al pari di quelle situazioni in cui la convenienza la fa da padrone. Come quei pensionati che uniscono le pensioni e vivono insieme ad un livello migliore rispetto a quello che una sola pensione consentirebbe. O quei vedovi che condividono l'appartamento per non stare soli e sapere che, al bisogno, ci può essere l'altra che li aiuta.

Giulia, le aveva detto - mentre io stesso al pari annuivo - che questa considerazione era duramente realistica perché anche lei aveva notato una sostanziale assenza di passione. Amore c'era? Mah, chi lo poteva dire. Tutt'al più una condivisione di umori fisici e una soddisfazione di pulsioni corporee. Ma questo appariva a tutti sostanzialmente triste, anche se l'impressione era di intesa gioiosa ed energica.
Lin Jinfu
Eccoci qui, davanti al ristorante per l'appuntamento che ci eravamo fissati per incontrarci di nuovo. Ed eccoli arrivare. Mano nella mano in un'aura di coppia felice ed unita. D'altra parte, tutto quanto detto prima non escludeva minimamente che non vi fosse sincera felicità. Alberta ethe era già alta di suo, questa volta indossava due stivali texani tutti ricamati e con inserti in pelle di diverso colore. 

Sicuramente originali. Ricordo che qualche mese fa mi aveva detto, dopo almeno tre margarida a testa che sarebbe andata a trovare un amico, un certo Dave Wheeler per ordinargli un paio di "El dìa de los muertos". Stivali dal costo folle che però lei voleva e che le sarebbero serviti per la presentazione di un progetto ad un ricchissimo coltivatore-allevatore di Peralta Hills.
Andrey Remnev
I Boots accoglievano un paio di Jeans azzurri consumati e sfilacciati in alcuni rari punti. Le gambe lunghe le consentivano di portarli benissimo e sopra i jeans una camicia di daino con le frange alle braccia. Inserti indiani di pelle colorata rossa, gialla e verde e azzurra formavano un piccolo paesaggio tipicamente Tex-Mex e ai polsi, due grossi bracciali in argento e turchese uno e in argento e onice l'altro. Le lunghe dita delle mani, senza alcun anello. Solo la pelle abbronzata di sole.

Una copertina di Neil Young non avrebbe potuto essere più bella e giusta per i contenuti folk rock. Lorenzo invece era molto più europeo. Mocassini scuri, jeans semi-stinti e un golfino blu sopra una camicia bianca. Insieme condividevano i capelli neri con ormai abbondanti ciocche grigie. Un bell'orologio con la cassa dorata al polso e un cinturino particolare, in rettile verde chiaro. Il profumo speziato di lui era avvertibilissimo (forse se ne era dato in eccesso per l'occasione di Lei a Milano).
Ramon Casas i Carbó - Preparando el baño
Un abbraccio e un lieve bacio sulla guancia, come si fa con un'amica fedele negli anni. Il profumo che portava la sua pelle era di tenue crema per il corpo. Penso al mughetto ma non era ben chiaro in quanto molto, molto sfumata. Giustamente ho pensato (... per non sembrare una saponetta!). Ora eravamo seduti tutti ad un tavolo. Giulia, Antonella, Serena, Roberta, Paolo, Antonino, Francesco ed io. Loro due. Umbertino ci avrebbe raggiunti più tardi ma avevamo avuto il permesso di iniziare.

Lo sguardo distratto (solo in apparenza) al menù era inframmezzato da considerazioni sulle reciproche esistenze. "E tu, dimmi, cosa stai facendo?" La serata si stava inoltrando, inanellandosi di continue domande e risposte. Per ora, nessun parere, nessuna opinione. Solo un inseguirsi di comunicazioni. Io faccio questo, io faccio quello. In una logica di presentazione della propria vita ... sempre dipinta come interessantissima. 
Ann Gale
Alberta era più zitta del solito. Mi lanciava sguardi lungi che mi avevano fatto intendere che aveva una sopresa per tutti. E così era passata già un'ora circa. La cena era già a metà. Pesce, verdure, frutta, fusion e tradizionale rivisitata e ricomposta. In cucina c'era Giorgio, un amico personale di Roberta che aveva lavorato a lungo in Giamaica e poi ad Aix-en-Provence e che sapeva mischiare sacro e profano in cucina.

Il vino si apriva e finiva in modo assai allegro e quando Umbertino ci raggiunse, ormai gli umori erano decisamente sull'euforico. Ecco che poco dopo, Alberta aveva attirato l'attenzione di tutti alzandosi in piedi. "Vi ho voluto qui, tutti intorno ad un tavolo perché ho una cosa da dirvi che personalmente è una grande gioia." Non posso escludere che qualcuno sia rimasto privo di alcuna congettura a riguardo. Pressoché tutti abbiamo subito pensato 'Questa si sposa e si sposa con Lorenzo ... basta vita da vagabonda dei due continenti!'
Native American Art
"La notizia è che la mia vita sta per prendere una strada definitiva. Unica e ben precisa. Non so se ci rivedremo a breve. Forse passeranno anni. Forse non capiterà più di incontrarci. Forse ci scriveremo. Forse ci telefoneremo. Forse neppure quello. Eppure, non è un addio questo. Non deve essere un momento triste anche se così può sembrare ..." 

Lorenzo la guardava in modo strano. A questo punto, gli sguardi si incrociavano ed esprimevano solo due dubbi: 'Cosa diavolo è successo ... cosa sta per fare Alberta. Ed è evidente che Lorenzo non c'entra neppure lontanamente ... lo sapeva lui questo ....? Che figura, oltretutto.' Una pausa. Lorenzo si comportava bene. Rimaneva impassibile. Di stucco, senza neppure abbozzare un sorriso. Serena che è sempre stata più sfacciata di chiunque altro aveva avuto il coraggio di alzarsi e andare al fianco di Alberta.
Nacho Molina - Estefania
"Bene, cara, l'effetto l'hai ottenuto. Siamo tutti qui che pendiamo dalle tue labbra. Piantala di tenerci sospesi. Ti fai suora? Hai deciso di andare a vivere su un'isola deserta o di partire per un viaggio esistenziale intorno al mondo o di andare in India a meditare per sempre?" e mentre diceva questo, l'aveva abbracciata perché la voce, onestamente, non la reggeva più molto.

Alberta aveva posato il bicchiere di vino. Stava piangendo ma la voce era ferma lo stesso. Il mascara stava leggermente allargandosi sul contorno occhi e dava al suo sguardo un'espressione grave e sensualissima. "Allora, un anno fa ho incontrato Arlo Guthrie e ci siamo frequentati per diverse settimane. Mi ha portato in giro in motocicletta e siamo andati in una comune di hippies che era stata fondata oltre quartant'anni fa. Vi ricordate che tempo fa sono stata via alcuni mesi e non tornavo. Ecco, vivevo là, con quelli."
Lu Jian Jun
"Poi sono voluta tornare alla vita di tutti i giorni perché avevo dubbi. Non credevo che ci fossero soluzioni. Hippies e Hare Krshna in una vita in comune. In una comune come si usava negli anni sessanta-settanta. Poi ho cominciato ad andare avanti e indietro. Los Angeles e Milano. Ero indecisa." Sorseggiava il vino dal bicchiere e poi parlava. Gli occhi sempre più lucidi. E non solo i suoi. Increduli e dispiaciuti.

Ormai la vedevamo al sole del deserto californiano o del New Mexico ma Alberta doveva stupirci del tutto. Non l ... bensì qui, in Italia. "Poi ho letto della comunità degli Elfi. Dei selvatici del Pistoiese e sono andata là. Mi sono trovata e mi sono ritrovata. Ed ho deciso. Amici miei, vado a vivere nei boschi. Senza luce, senza corrente, senza acqua corrente, senza riscaldamento. Vivendo insieme ad altre persone in un percorso di comunità primordiale ma naturale. Naturale per la mia esistenza. E questo vino probabilmente sarà l'ultimo che bevo da una bottiglia preparata da altri. Il prossimo sarà frutto della terra e delle mie mani."
Lu Cong
La serata era conclusa. Non più parole. Alberta ci aveva abbracciati e baciati. Poi, accompagnata da Lorenzo, che non aveva aperto bocca e che manteneva un lieve sorriso indecifrabile, ci aveva lasciati. Era uscita dal ristorante ed era salita in automobile per poi allontanarsi, seguita da mille domande inespresse che affollavano le nostre menti. Alberta. Quale significato dare alla vita? Il destino è stabilito già fin d'ora? Siamo in balia di chi? Possiamo sederci e credere di potere immaginare cosa sarà di noi?
Coming into Los Angeles
Coming in from London from over the Pole
Flying in a big airliner
Chickens flying everywhere around the plane
Could we ever feel much finer?
Coming into Los Angeles
Bringing in a couple of keys
But don't touch my bags if you please
Mister Customs Man
There's a guy with a ticket to Mexico
No, he couldn't look much stranger
Walking in the hall with his things and all
Smiling, said he was the Lone Ranger
Coming into Los Angeles
Bringing in a couple of keys
But don't touch my bags if you please
Mister Customs Man
Hip woman walking on a moving floor
Tripping on the escalator
There's a man in the line and she's blowing his mind
Thinking that he's already made her
Coming into Los Angeles
Bringing in a couple of keys
But don't touch my bags if you please
Mister Customs Man
Arlo Guthrie
 

Saturday, October 10, 2015

Nasce oggi. E' nato qualcosa di più. Forse siamo nati tutti noi.

Nove ottobre. Nasce John Lennon.
Settantacinque anni fa.
Una data, un uomo, ma non solo.
Il simbolo di generazioni di persone.
Nate con lui, cresciute con lui e sopravvissute alla sua morte.
Ma con un vuoto dentro.
Con un qualcosa di irripetibile incollato in noi.
Perché oggi siamo nati anche noi.
Tutti quelli della mia generazione.
Cresciuti con le note delle sue canzoni.
Animati dalle parole delle sue composizioni.
Accompagnati da lui, da loro.
In una colonna sonora della vita, che prosegue all'infinito.


I'm losing You (John Lennon) 
Here in some stranger's room
Late in the afternoon
What am I doing here at all?
Ain't no doubt about it
I'm losing you
I'm losing you
Somehow the wires got crossed
Communication's lost
Can't even get you on the telephone
Just got to shout about it
I'm losing you
I'm losing you
Well, here in the valley of indecision
I don't know what to do
I feel you slipping away
I feel you slipping away
I'm losing you
I'm losing you
Well now, you say you're not getting enough
But I remind you of all that bad, bad, bad stuff
So what the hell am I supposed to do?
Just put a bandaid on it?
And stop the bleeding now
Stop the bleeding now
I'm losing you
I'm losing you
Well, well, well
I know I hurt you then
But hell, that was way back when
Well, do you still have to carry that cross? (drop it)
Don't want to hear about it
I'm losing you
I'm losing you
Don't want to lose you now
Welllllllll!
So long ago
Soundtrack: John Lennon - I'm losing you (Estudio Version)

Saturday, October 3, 2015

Anti Imperialistic Conference - 116° anniversario di una incoerenza

Dirk Dzimirsky - Deja-Vu - 2010
"Our country, right or wrong.
Wher right, to be kept right.
When wrong, to be put right."
Carl Schurz - Anti-Imperialistic Conference - Chicago, October 1899

Ben Hughes - Portraits
Il principio è che la propria patria non si rinnega, giusta o sbagliata e che ... se è giusta deve essere mantenuta tale mentre se sbaglia deve essere corretta. "Perfetto" stava sottolineando Giulio nei confronti dell'esposizione che stava tenendo Luigi. "E' perfettamente corretto, salvo la prima parte che è sibillina in quanto induce accettazione. E poi rimane il dubbio di dove sia il giusto e lo sbagliato che, come sappiamo, è funzione del punto di vista e quindi non può essere universale."

A questo punto, Caterina, che era entrata da circa dieci minuti sollevando una ventata di sguardi per la luce che era passata dalla porta spalancata, si era alzata per dire che l'inconguenza stava nella diversità di sviluppo del concetto alla base del movimento stesso. Caterina è una giornalista che si occupa di moda per alcune riviste di settore e generalista ma che ama molto la letteratura alternativa al punto da avere scritto lei stessa un romanzo punk nei cui riguardi diversi editori le dissero 'cara, il romanzo è eccezionale, ora riscrivilo.'

Sergio Lopez - Tuscany Superb
Caterina aveva continuato "La lega antiperialista americana, che era nata nel 1898 e che portava avanti gli ideali espressi nella stessa dichiarazione di independenza, perorava la causa dell'indipendenza dei paesi per quanto riguardava la scelta del proprio governo. L'idea di un governo basato sul consenso dei governati! E invece, già l'anno dopo alcuni politici avevano stravolto l'idea asserendo che la politica espansionistica americana era virtuosa perché intendeva portare la libertà di scelta negli altri Paesi."

Il suo modo di parlare era un po' diverso dal solito. Sembrava strascicato, annoiato, quasi stesse rispondendo con sufficienza ad una persona ritenuta incompetente. E invece Luigi era tutt'altro. Luigi si dedicava alla storia americana fin dai tempi della tesi di laurea ed era l'autore di alcuni libri, tra cui uno di testo universitario sull'argomento. O era fatta o c'era qualcosa.

Damian Chavez - Marta
"Hai ragione. Scusate, vi presento la dottoressa Rovelli, una nostra collega studiosa in scienze delle libertà di opinione e governo (?). Hai ragione, Caterina, dicevo. Il problema è stato quello di mascherare di liberismo quella che in realtà era mira espansionistica. Questo succedeva all'epoca con le Hawaii e poi con le Filippine e poi sarebbe andata avanti in Asia, in Africa, in America del Sud, eccetera eccetera. Sarebbe sfociata anche nella prima guerra mondiale e poi nelle frange della seconda e continua anche nei giorni d'oggi." Luigi rispondeva sorridendo.

 Non so se era solo una mia impressione o se la cosa fosse reale. Solo che mi stavo annoiando e temevo che questa risposta ne evocasse un'altra e che si finisse così in una diatriba sotto la quale, non mi tornavano i conti, mi sembrava ci fosse altro. Mi sono alzato dalla sedia ed ho fatto un cenno a Luigi per dirgli che ero in ritardo e che dovevo andare.

David Galchutt
Mentre Caterina stava replicando ... non ascoltavo e non volevo farlo, Luigi aveva lasciato il tavolo dei relatori, dicendo "Scusate un secondo" e mi aveva raggiunto rapidamente e, scusandosi della fretta, mi aveva messo in mano un libro ed era di nuovo tornato sul palco. Sentivo il tono della voce di Caterina farsi più freddo e acuto, segno del suo non gradimento del gesto di Luigi. Non ascoltavo e stavo andando verso l'uscita.

Capita di non volere sentire per non essere coinvolti e procedere in quello che si vuole fare. E così stavo facendo. Non mi interessava più nulla di quell'incontro. Avevo visto e sentito abbastanza e il resto sarebbe stata solo noia. Uscito in strada, in un sole bellissimo in un'aria settembrina colma di profumi autunnali, avevo dato uno sguardo al titolo del libro che Luigi mi aveva messo in mano.

Brancusi - Mademoiselle Pogany
La copertina recitava “Left-handed” by Jonathan Galassi. 2012. Un libro di poesie di un autore che non conoscevo. Dunque, americano, vivente, a capo di un colosso editoriale. Sfoglio il libro e, come faccio sempre, mi metto a leggere a caso. Per vedere se mi diceva qualcosa o no. Mi colpisce la particolare attualità sia espressiva che delle situazioni descritte o evocate.

Apro ad una pagina qualsiasi, scelgo una poesia e comincio a leggere a voce normale.

Bessie MacNicol - E. A. Hornel - 1896
Left-handed
My parents understood I was left-handed
and didn’t make me write against the grain
the way so many people their age had to.
Still, the western witch
barred the gate to the castle
where the enchanted chocolate cake
lay hidden: gooey, luscious,
pitch-black devil’s food with butter icing.
The cake went stale;
I never got to kiss it into life
and be Prince Charming
with a sheepish butter-and-sugar face.
And I got stale too
till you came along, cupcake,
and everything turned midnight satin.
Could my story have been otherwise?
If the drawbridge had been down
could a bright knight
have led me on a different crusade?
Could I have had a heroic
princely life before you,
full of tumultuous
left-handed love?

Jonathan Galassi

Jacqueline Lou Skaggs - Paintings on copper penny
Chiudo il libro ... mi sento chiamare. Mi giro e vedo Caterina che viene incontro. Mi prende sotto il braccio e mi tira verso destra, lungo la strada che costeggia il teatro. Ha un bellissimo cappottino leggero, tipicamente autunnale, di colore verde mela che illumina i suoi corti capelli rosso tiziano. Le sue mani sono inguantate di nero e cammina trascinandomi di fretta. Il passo veloce fa picchiettare le sue scarpe di vernice sull'asfalto del marciapiere. Sono nere come le sue calze mentre la gonna non sporge dal cappotto verde. 

Mi avvicina la testa e sento nelle orecchie la sua voce "Accompagnami via. Sono molto nervosa. Luigi ed io ci siamo lasciati l'altro ieri ed è difficile rompere un'abitudine. Sono venuta qui per farlo arrabbiare ma non si riesce con lui. Hai visto anche tu. Non accetta le provocazioni ma sfotte sottilmente e fa il dolce amico-compagno della vita. Non credere a lui più di tanto e non leggere questo libro. E' una pizza ed è superbo!"

Boris Kustodiev - Portrait of D.F. Bogoslovsky
Eravamo arrivati al Bar Daniela dove sapevo che servono bene buoni cocktail. Mi ha guardato. Mi ha dato un bacio sulla guancia e stringendosi contro mi ha guidato dentro. Non c'era nulla di diverso in tutto questo se non un'amicizia che aveva bisogno di un momento di confidenza per svuotare un sacco. E a me non dispiaceva esserle di aiuto. Intanto pensavo al libro-pizza e superbo. E Luigi cosa avrebbe detto?

Soundtrack: Calle 13 - La Vuelta al Mundo

Thursday, October 1, 2015

Aleksandr Blok - Il silenzio fiorisce

Тишина цветет  (Il silenzio fiorisce)

Qui il silenzio fiorisce movendo
il pesante vascello dell’anima,
e il vento, cane docile, lambisce
i giunchi appena incurvati.


Qui il desiderio in un’insenatura
vuota fa attraccare i suoi vascelli.
E in questa quiete è dolce non sapere
dei murmuri lontani della terra.

Meredit Frampton - Portrait of a Young Woman
Qui a lievi immagini, a lievi pensieri
io consacro i miei versi,
e con un languido fruscio li accolgono
le armoniose correnti del fiume.


Abbassando le ciglia con languore,
voi, fanciulle, nei versi avete letto
come le gru da una pagina all’altra
siano volate nella lontananza.

Damian Chavez_ - oluptuary I
Ed ogni suono era per voi allusione
e sonava ineffabile ogni verso.
Ed amavate nell’ampia largura
delle mie rime scorrevoli.


E ciascuna per sempre ha conosciuto
e non potrà dimenticare mai
come baciava, come s’avvinghiava,
come cantava l’acqua silenziosa.


Алекса́ндр Алекса́ндрович Блок (Aleksandr Blok)
Zhang Yibo
Soundtrack: Holly Cook performs 'Coltrane' by David Heath

Wednesday, September 30, 2015

Lo sguardo caldo

Damian  Chavez -Sybarisia
Inatteso, dopo avere lavorato di notte e stavo dolcemente godendomi la fine di un giorno di pace e serena solitudo, ecco che sei entrata nei miei spazi vitali e ti ho vista insofferente del fare nulla. Sdraiata sul letto con in mano un libro, stavi distrattamente aprendo e chiudendo le pagine. Poi l'avevi buttato di lato e ti eri alzata senza avere nulla in mente da fare.

Ti ho proposto di uscire per una passegiata. Hai fatto un breve giro su te stessa e poi ti sei avvicinata. Il tempo di un lieve bacio e poi ho fatto sbadatamente cadere un tuo vestito di chiffon per terra. Era appeso in modo molto approssimativo alla maniglia della porta ed era quasi inevitabile che accadesse questo. Ti sei infastidita e hai detto "No, non ho più voglia di uscire! Non vado neppure al cinema perché è troppo tardi e tornerei dopo le nove e voglio cenare con voi. Basta, resto a casa!"
Olga Suvorova- Annunciazione
L'ho fatto perché avevo voglia di uscire e perché sapevo che saresti diventata ancora più insoddisfatta se non fossimo andati fuori, almeno. Una giornata tutta dedicata a cose di routine non la sopporti, non l'hai mai fatto. Hai bisogno sempre di fare qualcosa per te. E per questo, ho insistino di nuovo, anzi ti ho detto "Dai, vestiti che usciamo. Sono pronto in cinque minuti. Un giro, magari andiamo in libreria, vediamo qualcosa e poi torniamo per cena. Tanto, è tutto già pronto!"

Ecco, dopo dieci minuti stavamo salutando Cham e Federica intenti a ripassare in sala le lezioni per i compiti di domani. I gatti dormivamo affranti dal viaggio di rientro dal lago. Si erano poi spaventati dell'irruenza di alcuni bambini che scendevano rumorosamente la scala mentre loro stavano entrando nell'ascensore. In casa avevano dovuto adattarsi a riprendere coraggio.
Robert Kipniss  - Springfield
Fuori! Il clima era buono. Né caldo, né freddo in questo fine settembre che non voleva lasciare l'estate. Il golf che portavo mi sembrava eccessivo ed avevo un po' caldo. A passo veloce stavamo raggiungendo la piazza dove c'era la grande libreria. Avevo voglia di un caffé, un po' per piacere e un po' per svegliarmi. Mi piace il caffé. Siamo entrati in un bar ma stavano pulendo per terra e l'odore del detersivo era pazzesco. Mai avrei potuto bere un caffé con quella puzza. Siamo usciti.

Nella strada c'erano le bancarelle. Era stata una di quelle giornate cosiddette di festa di quartiere. In realtà, si era trattato della solita iniziativa commerciale con i negozi aperti e gli espositori di cose banali, poco originali. Non artigiani, bensì rivenditori di gadget e altro. Abiti di tessuti non pregiati. Poliestere e viscosa. Prezzi bassi e qualità scadente ... Il quartiere era bello ma la merce e il tutto, decisamente brutti. Musica a volume alto ma piacevole, un tango. Bastava stare lontani per gustarla al volume giusto. Un caffé, ecco. Zip, dentro.
Poi abbiamo passeggiato nelle vie limitrofe, nel silenzio e sotto gli alberi con le foglie che ingiallivano e cominciavano a formare un tappeto colorato per terra. Passo dopo passo e parola dopo parola siamo arrivati alla libreria. Curiosi più che decisi ad acquistare. Consapevoli di avere già abbastanza libri in attesa di essere letti da venire facilmente dissuasi dal prenderne altri. Tu sfogliavi e io leggevo l'ultima di copertina.

Poi, una foro. Il Diario di Anna Frank. La sua foto. Quello sguardo che è lo sguardo di tante donne ebree. Caldo, profondo. Antico. Quasi leggermente umido. Uno sguardo che, pur non essendo ebrea, mi ricordava mia nonna paterna. Elsa, si chiamava e non serbavo di Lei grandi ricordi. Visite formali e nulla più. Ma aveva quello sguardo.
Miep and Jan Gies - Nascosero la famiglia Frank
Gli occhi con un contorno bruno della pelle che accentuavano l'intensità dello sguardo. Occhi bruni, profondi e con quell'intensità calda in cui ti è facile sprofondare in intime riflessioni e dolci segreti. Uno sgurdo che non sa essere altro se non buono, dolce oppure triste e colmo di pietà e umiltà. Questa è solo una sensazione, mi si può dire, ma in fondo, quando sentiamo qualcosa, la forza della sensazione sa essere molto più forte della razionalità.


 

Però è anche vero che esistono occhi freddi, sguardo severo, espressione cattiva negli occhi al pari di sguardo buono, che perdona, che accoglie. Ecco, quello sguardo è sguardo in cui ti trovi subito e pensi alla fragranza di un pane mangiato caldo insieme con una tazza di brodo o minestra fumante, in una stanza semplice ma accogliente e sicura ... mentre fuori dalla finestra soffia un vento freddo e magari nevica, illuminando di bianco le strade di notte.
Ecco. E' così e non ci si può fare nulla. Nulla più, ormai. Ciao Anna.

Soundtrack: Maurice Ravel : Gaspard de la nuit (1908) - Kun-Woo Paik

Sunday, September 27, 2015

Marketing sofisticato

Catrin Welz-Stein - Morning Dew Girl
L'altro giorno stava delicatamente piovigginando mentre uscivo dal lavoro ed ho intravisto Luisella trafficare sulla sua automobile con gesti decisamente nervosi. Si stava bagnando e l'auto non si apriva. Scherzi di autunno, quando improvvisamente può saltare fuori un guasto elettrico. Strano, mi sono detto, l'auto è abbastanza nuova e di marca affidabile. Ma su questi pensieri urgeva la decisione di aiutarla.

Ho acceso il motore dell'auto e mi sono avviato per raggiungerla al più presto. Fermatomi al suo fianco, ho abbassato il finestrino e l'ho chiamata. Lei si è voltata e una ciocca di capelli, bagnata e gocciolante, si è fermata a metà del suo viso. L'espressione era di collera. Mi ha visto ed ha capito subito, senza alcuna parola, che l'avrei aiutata. "Ciao, sono furibonda! L'auto non si apre e sono bagnata e già in ritardo all'appuntamento con il Rettore. Mi dai una mano?"
František Kupka - Orphic cubism
"Certamente, figurati! Monta su che andiamo, oltretutto faccio la stessa strada e passo dall'Università." ho detto al volo, aprendole la porta. "Scusa ma sono tutta bagnata. Guarda, anche la busta da consegnare al Prof. si è bagnata e temo che la presentazione del progetto faccia schifo ormai! Peggio di così non poteva andare! Dimmi tu cosa dovrei fare." mi diceva questo mentre si era lanciata sul sedile al mio fianco e alcune gocce di acqua mi erano schizzate addosso.

Poco male. Oltre allo schizzo d'acqua ero stato decisamente avvolto dal suo profumo. Molto dolce, forse troppo ... al punto che avevo aperto d'istinto un poco il mio finestrino per fare entrare un po' di acqua fresca. "Luisella, forse ti conviene chiamare il Prof. in studio e raccontargli l'accaduto. Sono cose che capitano e lui capirà, dandoti un altro appuntamento." Lei aveva tirato fuori dalla borsa un fazzoletto e si stava asciugando il viso e un poco anche i capelli. "Non è possibile perché abbiamo una scadenza che è domattina e se il progetto deve essere modificato ho solo stanotte per poterlo fare. Si tratta di un finanziamento vitale ... se riusciamo a farcelo attribuire!" e mentre mi diceva questo aveva sorriso in un modo bellissimo.
Graf n'Arq - Graphite Drawings
Luisella era molto bella. Ne era consapevole e sapeva scegliere i vastiti e il trucco in modo magistrale. Aveva una bocca stupenda con labbra delicatissime e denti perfetti. Oggi, aveva usato un rossetto rosso brillante che accendeva il suo sorriso come non mai. Luisella era fidanzata con Piero, un collega del dipartimento. Un tipo strano, taciturno ma anche lui molto carino e curato. "Prova lo stesso a chiamare il Rettore, magari proprio per l'urgenza accetta anche del materiale bagnato e formalmente eccepibile.!"

Non avevo finito ancora la frase che lei aveva estratto dalla borsa il cellulare e stava chiamando. Poche parole, brevi e dettagliate. Quanto successo e dove si trovava e cosa doveva fare. Era a disposizione. Aveva capito. Un saluto e poi stop. Fine della conversazione. "Il Prof. mi ha appena detto di mandargli il tutto via email e di sentirci dopo cena, magari con Skype per comprenderci meglio vedere insieme le figure nel testo del progetto."
Lita Cabellut - Dried Tear
"Ok, torniamo indietro. Però, promettimi che poi andiamo insieme a prenderci un aperitivo." Mi era venuta spontanea la frase. Ne ero meravigliato anche io. Molto disinvolto, mentre con chi mi piace ho sempre avuto un atteggiamento imbarazzato, al limite dell'impacciato e del goffo. "Va bene, anche perché sono molto pressata e distrarmi mi farà solo bene e tu sei la persona giusta ... Piero, ultimamente è altrettanto sotto stress e tendenzialmente è noioso ed opprimente ..." Uno sguardo d'intesa. Nulla di che. Nessuna promessa. Solo uno sguardo tra persone che sono simpatiche l'una all'altra.

Ecco, Luisella era sparita all'interno dell'istituto mentre io mi ero fermato fuori, restando in auto. Gli alberi della via erano ancora tutti verdi ma grosse gocce cadevano dalle foglie bagnate dalla recente pioggerellina. Di piovere, in sè, aveva smesso ma era rimasta quella pseudo-pioggia dalle foglie degli alberi. Il tempo passava e mi era uscito di bocca un "Ma quanto ci mette?" Nulla. Dovevo aspettare. 'Forse ho fatto male perché la cosa si prolunga oltre il previsto ... se poi ci aggiungiamo il tempo dell'aperitivo ... quanto mai ...' stavo pensando.
Nakamura Daizaburo (1898-1947) . Reading
'Ma guarda un po', adesso si desiderano le cose veloci, usa e getta. E allora, cosa sei diventato?' Era la vocina che mi parlava nel cervello mentre guardavo il portone dell'istituto. E mentre mi meravigliavo io stesso di questi pensieri, ecco Luisella uscire fuori e scendere veloce le scale. Le gambe lunghe avvolte in notevoli calze gialle che staccavano meravigliosamente sulla minigonna nera e le scarpe nere con il tacco giustamente elegante e non troppo alto. Portava un golfino dolcevita bianco, forse un po' troppo spesso e, sopra, il giacchino nero che faceva parte del tailleur. Un braccialetto d'oro a catena al polso. La borsa nera con inserti floreali ai fianchi. L'avevo riconosciuta .. era di Etro.

Di nuovo in macchina. "Dove vuoi andare? Sono le sette e mezza, dobbiamo sbrigarci ... A che ora devi rientrare per cena?" le stavo dicendo mentre, avviata l'auto, giravo il volante per immettermi nel traffico. E mentre guardavo fuori dal finestrino, lei mi aveva detto "Vai pure dove preferisci, tanto non ho impegni per la Cena. Piero si ferma al lavoro e quindi sono sola." Mi sono girato e l'ho guardata perché il tono della voce era improvvisamente diventato sinuoso e suadente. 'Ma guarda un po'', mi diceva la vocina.
Monica Shelton - First Light
Non avevo alcuna intenzione di fare alcunché. Mi ero comportato da persona gentile ed ora mi trovavo in una pseudo-situazione dalle tinte strane e inattese. "Ti dispiace se fumo? Ho ripreso a dispetto delle mie tendenze salutistiche ... ma proprio non ce la faccio. Troppo stress e troppo poco divertimento." La pioggerellina era ripresa e mi piaceva vedere e sentire il tergicristallo che ondeggiava a destra e sinistra sul parabrezza. Le persone e le cose, al di fuori del vetro pulito si spezzettavano nelle gocce di pioggia e l'effetto era piacevole. Il suo profumo, unito a quello della sigaretta, era interessante ora.

Arrivati! Il locale era affollato in modo giusto. Gente ben vestita e molto trendy. Hipsters e dandy in un misto di personaggi dal piglio bohemiene e pseudo-artistico. Le più sfavillanti erano le ragazze. Tacchi vertiginosi e sorrisi enormi. Profumo a gogò. Il positivo del locale era l'assenza di personaggi in caccia di avventure. Coppie, amici e gruppi di amici. Non single o coppie di single unisex in cerca di anime gemelle o di occasioni.
František Kupka - Woman from Triangles - 1909
Per questo, si poteva stare tranquilli senza rischiare di incontrare sguardi languidi o ... insinuanti. Cosa, poi? Tristezza noiosa. Neppure Luisella, nella sua splendida mise e nel fascino della sua bellezza era oggetto di sguardi maschili insistenti. Faceva eccezione lo sguardo di altre ragazze in una logica di naturale confronto e competizione. La musica era del genere Hip Hop Jazzato e il volume discreto, eppure avvolgente, in modo da creare l'atmosfera senza impedire la conversazione.

Già, la conversazione. Se mai avevo pensato di chiudermi in intimità dialettiche con Luisella facendo la parte dell'amico, dello pseudo-confessore delle sue disavventure e dei suoi stress e delle sue insoddisfazioni (uffa, questo preannunciava l'evoluzione noiosa! E non ne avevo voglia.), ecco che una voce sopra le altre aveva attratto la nostra attenzione. Un boscaiolo country era il proprietario della stessa. Bel tipo, alto, giustamente muscoloso in pantaloni di daino. Di daino? Ma da quanto tempo non ne vedevo di simili?
Olga Suvorova
"Buckskin" mi ha detto Luisella ad alta voce "si dice cos' di quei pantaloni stile anni sessanta-settanta." Forse aveva usato un volume così stranamente alto perché voleva attirare l'attenzione del 'country-boy'. Mi sono girato verso quello per guardarlo meglio e ... "John! John Sinclair! Cosa diavolo ci fai qui?" Diavolo, lo conoscevo e sapevo che era pure molto simpatico. Chiassoso ma elegantemente colto e piacevole da ascoltare. Faceva parte del mondo della comunicazione ma non era uno dei tanti manager della pubblicità stupidi, aggressivi e arroganti. Riconoscevi il suo tocco perché le proposte pubblicitarie che venivano da lui potevano essere lette in più modi, anche opposti tra loro, ma il risultato finale era preciso e unico. Ed efficace!

L'avevo conosciuto almeno dieci anni prima quando lavoravo anch'io nella comunicazione. Dopo il mio lavoro di professionista della salute, animato da curiosità e divertimento, anche se a volte era faticoso. L'avevo chiamato e Luisella mi si era avvicinata e aveva chiesto "Lo conosci? Chi è?" Avevo sentito il soffio del suo fiato nell'orecchio. Caldo e un profuno fresco e dolce che veniva da quello che stava bevendo e dal suo rossetto. "Si, lo conosco molto bene. Si chiama John Sinclair e lavora nella comunicazione. Potrei dire che è un art director ad alto livello. E' americano ma è colto e raffinato. Anche se il suo fisico da cowboy gli suggerisce pantaloni di daino e camice decisamente eccentriche. Vieni che te lo presento ... mi sembra di vedere un certo tuo interesse ..."
Kiyoshi Nakajima - Fragrant Breeze
Luisella chiuse velocemente le papebre in uno cenno estremamente femminile. 'Quanto è fesso Piero' mi diceva la vocine. E mentre John si agitava per salutarmi, io pilotavo Luisella verso di lui. Caspita, i loro occhi erano alla stessa altezza. 'Era fatta' mi sono detto ... 'Piero, mio caro Piero, addio ... coup de foudre!' "John, questa è Luisella, ricercatrice universitaria nell'ambito della comunicazione ... Luisella, questo è John, mago della comunicazione ... a voi due la parola!" e dicendo questo mi ero voltato a prendere uno spuntino dal bancone.

Li ho lasciati soli e sono andato ad ascoltare il musicista che suonava dal vivo (il sottofondo Hip Hop era finito e ora suonava un Jazz cantato). Il tempo di due canzoni e poi sono tornato indietro. Nel bicchiere il ghiaccio si era quasi sciolto e loro stavano già brillantemente conversando. Solo poche parole per comprendere l'intesa che iniziava dagli aspetti professionali.
Damian CHÁVEZ
"Young people had been raised - like no previous generation - on sophisticated marketing messages that urged them to find happiness through ever changing consumer opportunities. The door separating the traditional capitalist virtues of thrift and discipline and the new consumer values of instant gratification and sensual delight had been deliberately slammed open by some of America's most creative and best paid people." stava citando John con riferimento alla fine degli anni sessanta.

Lei annuiva e ribatteva in un buon inglese che era stato tutto traslato anche da noi. Il senso della gratificazione immediata e del piacere sensuale dato dall'acquisto basato su principi non di utilità e risparmio, bensì su aspetti emotivi, indotti, di tendenza e di simbolo. Il suo lavoro di ricercatrice verteva proprio su quello. Ero stato doppiamente utile. L'avevo salvata dalla pioggia e le avevo dato l'opportunità di conoscere un guru della pubblicità che le sarebbe stato di aiuto.
Catrin Welz-Stein  - Pure Nature
Forse, però, l'avevo aiutata tre volte. Nel senso che quella sera poteva essere l'inizio di qualcosa. Ho salutato, contento con me stesso, sono uscito e sono risalito in macchina. La pioggerellina continuava. Ho acceso il motore e azionato il tergicristalli. Ho deciso, questa sera sarei andato sul lago.

Soundtrack: Erina Saito - Menuet sur le nom d'Haydn, Jeux d'eau - Ravel

Monday, September 21, 2015

Il canto, lo sguardo e il battere le mani

Jarne Gissel
"Strano", mi sono detto mentre dirigevo lo scooter in via Monte Bianco. Cristina mi aveva detto "Vieni, c'è la festa del PIME. Io ci sono e ci sono altri amici che sarai felice di conoscere!" Cristina è una missionaria laica. Una persona coraggiosa che ha dedicato la propria vita agli altri. Da 15-20 anni lavora in Cambogia, in mezzo alla foresta, presso villaggi sperduti, prendendosi cura dei disabili. Bambini, sopratutto.
Bernard Lorjou (1908-1986)
Cristina è una persona coraggiosa! Come Valeria e Paola e tanti altri che lavorano dedicando la propria vita senza chiedere nulla per sè. Oggi, uno spirito così ha dell'incredibile. E dell'affascinante, mi dico in silenzio tra me e me. Ho posteggiato lo scooter e siamo entrati. Con me c'era Chamroeun, nostro figlio. Insieme siamo entrati ... ma con spirito diverso. Lui, tra il curioso e il timoroso. Io, tra l'entusiasta e l'affascinato. Mi accorgo che i sessantanni mi hanno portato una serenità di sguardo per cui vivo il piacere della vita, sentendomi libero di esprimere i miei pensieri.
Frida Kahlo - Still life with parrot - 1951
Entriamo e acquistiamo i biglietti per il pranzo (la gente era tanta e l'invito a procurarseli veniva reiterato da più parti). Poi, siamo subito stati attirati da una musica di gioia e di sogno. Un sogno che la vita dedicata riesce a fare diventare realtà quotidiana. Voci giovani e voci anziane. Tutti. Entriamo nell'aula magna e la troviamo piena zeppa. Ma ovunque era presente rispetto e un sorriso sui volti e negli occhi. Il canto era bellissimo e trasmetteva gioia e speranza ma una speranza concreta, fatta di generosità ed amore.
Nakamura Daizaburo - Takako Irie on Couch - 1930
Ogni età era presente. Ma mi colpiva una cosa in comune che era lo sgurdo. Quello sguardo! Nessuno sguardo diverso. In tutti si leggeva solo gioia, amore, serenità e generosità. Davanti a me un ragazzo vestiva una T-shirt su cui c'era scritto 'Chi ha paura muore tutti i giorni ... Chi non ha paura muore solo una volta'. E mi veniva in mente l'esortazione di Papa Woytila 'Non abbiate paura'. Ecco, in quegli sguardi si vedeva la determinazione nel gesto di amore verso gli altri, senza alcuna paura nei confronti di qualsivoglia ostacolo.
Ubaldo Bartolini - Dettaglio evento
Il canto accompagnava il momento della comunione (Chamroeun aveva definito quel momento come 'quello in cui si da quella roba tonda ...) ed era guidato e ritmato da una chitarra e poi c'era il suono di alcuni tamburi. Ma sopra ogni cosa era il battere delle mani che non era semplice trasporto nel ritmo e nella melodia ma aveva il significato, essendo un battere di tutti, all'unisono, di uno stringersi le mani e diventare una sola cosa. Nella gioia e nell'amore. La sensazione era di non vedere più alcun confine. Di non sentire più alcuna differenza. Di vivere in una comunità dove tutto esiste, salvo le diversità, le divisioni, l'interesse, l'egoismo, il sospetto e l'odio.
Jasper Johns
'Grandioso' mi sono detto. 'Esaltante, stupendo' e non c'era una cosa che valesse più delle altre. Ognuna era al massimo e il massimo. Quel cortile era il mondo intero. Ogni rappresentanza era presente e nessuno si sentiva diverso dall'altro. 'Perchè il mondo, al di fuori non è così?' mi sono detto uno, dieci, cento volte. "Cristina, perché non possiamo trasmettere a questa società di consumo il modo di sentire che viviamo qui dentro? ... e che voi vivete e fate vivere fuori, nei Paesi dove lavorate come missionari?"
Cristina si è voltata e mi ha risposto in modo pratico "Perché qui è tutto un casino e la gente non sa più cosa significa essere una persona." Padre Mario (non ricordo il nome giusto e quindi lo chiamerò così) si è voltato e, pur senza conoscermi, mi ha detto "Lo sai che in cambogiano non esiste il termine 'persona' ma solo quello di 'individuo'? E sai questo cosa vuole dire? Significa che sei un numero e non un soggetto che vive, sente, pensa, desidera e così via ... Questo popolo che è stato così martoriato dai Vietnamiti, dai Thailandesi, dai Francesi, da Pol Pot e dagli Americani che bombardavano la linea di confine con il VietNam, ha cancellato perfino il concetto di 'persona' dalla propria lingua."
Lita Cabellut - Dried Tear
L'ho guardato negli occhi, mentre lui si lisciava la barba bianca e grigia e nera, e gli ho detto "Anche qui da noi si sta evolvendo verso il concetto di individuo e di individualità ma orientati al consumo indotto e all'egoismo, Ci si è dimenticati del significato di 'persona' che è la valenza intrinseca dell'unicità dell'essere che esiste. Ci si è dimenticati e la si vuole fare dimenticare perché la persona è un essere pensante che vive, filtra e giudica ed esprime una propria idea che è unica quanto l'intrinseca unicità dell'ente, di colui che è."
Carlo-Maria-Mariani
Mi sono girato in cerca di Chamroeun ed ho visto che stava parlando con Ranon, un ragazzo cambogiano che sta frequentando l'accademia di Brera e che dipinge in modo sublime ma complicatissimo. "Un essere pensante è assai meno gestibile di un individuo condizionato a comportarsi in modo standardizzato e secondo stereotipi comuni. Questo è ciò che vuole la globalizzazione economica. Individui il più possibile simili tra loro, gestibili e comandabili in tutto. Eppure, siamo stati creati diversi, come diverse sono le piante e gli animali e gli insetti e i  minerali e la terra tutta."
Michael Carson
"Mi dispiace che viviamo in città diverse (Lui a Roma e io a Milano) e che avremo poche occasioni di incontrarci nei prossimi tre anni che devo trascorrere in Italia prima di rientrare in Cambogia. Vorrei avere occasioni ed occasioni per trovarci e parlare e magari riuscire a fare insieme qualcosa ... Poi tornerò là, dove già da adesso (e sono qui da un mese solamente) ho voglia di tornare per essere nuovamente attivo!" Padre Mario mi guardava con occhi azzurri ed un sorriso che non smetteva mai di essere presente.
Wassily Kandinsky - Black and Violet - 1923
Poi, si è avvicinato un signore anziano, con i capelli bianchi ed un abito borghese. Padre Mario me lo ha presentato "Ecco, lui è quello che ha iniziato la missione in Cambogia, venticinque anni fa!" Non ho potuto fare a meno di dirgli solo "Grazie" perché non era il complimento che volevo esternare ...  perché sentivo che questo signore anziano, molto anziano, aveva fatto tutto questo, non per sentirsi dire 'bravo' ma solo perché il suo gesto era l'unico gesto che doveva essere fatto per testimoniare il suo amore per gli altri. Un sorriso di risposta e poi mi ha detto che sarebbe rientrato in Cambogia a giorni. Si è allontanato con passo fermo ma da persona anziana.

Sosaku-ningyô  - Yama Uba and Kintarô - Hirata Gôyô II - 1948
Mi sono quindi avvicinato al mio ragazzo e gli ho detto "Vedi, mentre tutti vanno prima o poi in pensione, i sacerdoti, i missionari e tutti quelli che dedicano la propria vita agli altri non vanno mai in pensione perché l'amore per l'uomo è come il respiro. Non se ne può fare a meno." Chamroeun mi ha sorriso con un'espressione tra il perplesso e l'accondiscendente. Non so se abbia capito o meno. Mi bastava però averglielo detto perché penso che, al pari di quanto è successo a me con le parole dette dalla mia mamma quando ero bambino e poi adolescente, un giorno magari le ricorderà e, guardando anche alla mia testimonianza di amore per le persone, forse imposterà la propria vita facendone tesoro.

Soundtrack: Joe Cocker, Mad Dogs and Englishmen - The Letter(1970)