Sunday, February 7, 2016

Jana Palacha - 19 Gennaio 1969

 
« Poiché i nostri popoli sono sull'orlo della disperazione e della rassegnazione, abbiamo deciso di esprimere la nostra protesta e di scuotere la coscienza del popolo. Il nostro gruppo è costituito da volontari, pronti a bruciarsi per la nostra causa. 

Poiché ho avuto l'onore di estrarre il numero 1, è mio diritto scrivere la prima lettera ed essere la prima torcia umana. Noi esigiamo l'abolizione della censura e la proibizione di Zpravy

Se le nostre richieste non saranno esaudite entro cinque giorni, il 21 gennaio 1969, e se il nostro popolo non darà un sostegno sufficiente a quelle richieste, con uno sciopero generale e illimitato, una nuova torcia s'infiammerà »
 

Di antichi fasti la piazza vestita
grigia guardava la nuova sua vita
come ogni giorno la notte arrivava
frasi consuete sui muri di Praga.

Ma poi la piazza fermò la sua vita
e breve ebbe un grido la folla smarrita
quando la fiamma violenta ed atroce
spezzò gridando ogni suono di voce.

Son come falchi quei carri appostati
corron parole sui visi arrossati
corre il dolore bruciando ogni strada
e lancia grida ogni muro di Praga.

Quando la piazza fermò la sua vita
sudava sangue la folla ferita
quando la fiamma col suo fumo nero
lasciò la terra e si alzò verso il cielo.

Quando ciascuno ebbe tinta la mano
quando quel fumo si sparse lontano
Jan Hus di nuovo sul rogo bruciava
all'orizzonte del cielo di Praga.

Dimmi chi sono quegli uomini lenti
coi pugni stretti e con l'odio fra denti
dimmi chi sono quegli uomini stanchi
di chinar la testa e di tirare avanti

Dimmi chi era che il corpo portava
la città intera che lo accompagnava
la città intera che muta lanciava
una speranza nel cielo di Praga.


Soundtrack: Primavera Di Praga-Francesco Guccini e i Nomadi

Friday, February 5, 2016

Shoah - Oświęcim

Direi che mi sono dimenticato ...
Mi sono dimenticato che era il 27 gennaio.
Mi sono dimenticato perché non c'ero.
E non c'era neppure qualcuno che conoscevo.
Se si è colpiti direttamente ci si ricorda.
Non ci si dimentica se l ricordo fa parte di noi stessi.
Mi impegno a ricordare in futuro.
Insieme a tante altre date che riguardano altri popoli.
Palestinesi, curdi, polacchi, cambogiani, vietnamiti,
ecc ... ecc ... ecc ... ecc ... ecc ... ecc ... ecc ...



Wednesday, February 3, 2016

In morte di una lucertola

Frédéric Fiebig
Sentivo il sole sulle spalle mentre le ginocchia avvertivano il ruvido della sabbia. In un piccolo accumulo di sabbia contro un muretto sul fondo di una vigna curata ma mai assaggiata. Non mia.

Sentivo il rumore del pomeriggio estivo di sole che trascorrevo in compagnia di me stesso e delle mie illusioni di fantastico mondo di bimbo, solo e abbandonatamente felice. E guardo con attenzione il muretto su cui la lucertola era solita passare e correre e fermarsi e scattare via.
John Singer Sargent - Stringing Onions - 1882
Sei tu sempre la stessa oppure un'altra e un'altra ancora? E allora, il gesto rapido di catturarti e farti perdere la coda. Non un grido di dolore, non un'ombra di sangue ma solo il frastagliato contorno di una coda che si agitava da sola, ormai priva di te.

Ma non contento, ero ormai alla caccia della tua vita e aspettavo e cercavo con la determinazione di un assassino, inconsapevole del gesto scellerato di strapparti la vita. E, pronto nel gesto, ecco che colpivo o ti catturavo e cercavo nelle tue carni il segno della curiosità che mi faceva cercare.
Anne Francoise Ben-Or - Carmel
L'occhio in cui non sapevo leggere la paura mi fissava. E il terrore non intuivo, ma solo lo sguardo dell'essere diverso. E le branchie dietro l'occhio che si aprivano in sussulti che io non capivo. Cieco e sordo di fronte al rispetto di una vita che spezzavo e che colpivo e poi gettavo e mettevo su una fiamma, curioso della consistenza di gomma che prendeva il tuo corpo ormai morto.

E uccidevo, te, semplice lucertola e non piangevo come faccio ora dopo più di cinquant'anni dopo,. Lacrime e dolore nel ricordo della tua vita rubata per un nulla inconsapevole e distruente e stupido e sciocco di piccolo e crudele uomo, ancorché inconsapevole. Di te serbo il ricordo dello sguardo e dell'affanno e le mie lacrime tardive non possono ormai nulla.
Jules (Adolphe Aime Louis) Breton - Setting out for the Fields
A nulla ora serve il mio desiderio di darti la vita rinunciando un poco alla mia. Ormai è tardi. Ormai è tardi. Il gesto è fatto e compiuto. E non scatti più e non ti fermi più al sole del muretto. E a nulla può il mio rimpianto. Solo la disperata desolazione di averti uccisa. Per un nulla.

Soundtrack: Rory Gallagher - I Could've Had Religion

Monday, February 1, 2016

A love supreme

« Mi piacerebbe mostrare alla gente il divino usando un linguaggio musicale che trascenda le parole. Voglio parlare all'anima delle persone.» (John Coltrane)

L'album è strutturato come una suite in quattro parti. Viene inteso come un album spirituale, che rappresenta la personale lotta per la purezza dell'artista.

Sono quattro movimenti: Acknowledgement ("accettazione", "ammissione" ma anche "presa di coscienza"), Resolution ("risoluzione", "riconoscimento"), Pursuance ("conseguimento"), e Psalm ("salmo", "preghiera") dedicati a Dio con un'intensità profonda e un'ispirazione fortissima, dall'ammissione iniziale con la frase di sassofono che si tramuta in una vera e propria enunciazione verbale di questo "amore supremo" verso un'entità soprannaturale ispiratrice, al salmo finale, sorta di ringraziamento in forma di preghiera assoluta. La quarta traccia, Psalm, è anche la "lettura" con il sassofono di una poesia dello stesso Coltrane inclusa nelle note di copertina, un movimento improvvisato sulla base del contenuto sillabico della stessa.

La musica contenuta nell'album segue uno schema accuratamente elaborato. Le quattro sezioni della suite rimandano a una specie di cammino spirituale. Le quattro parti hanno una forte connotazione drammaturgica, ognuna di loro contribuisce a creare un climax di tensione per poi raggiungere una distensione finale: la parte 1, introdotta da una sorta di fanfara e dal celebre riff ostinato di basso in fa, è il preludio alla scoperta del divino, la tensione cresce nella parte 2 per raggiungere poi l'apice nella parte 3, la sezione più veloce.

Un lungo e melodico assolo di contrabbasso introduce l'ascoltatore alla quarta e ultima parte, il salmo finale di ringraziamento che si conclude ciclicamente con una fanfara simile a quella della parte 1 in modo da dare alla suite un andamento circolare e unitario che si riallaccia all'inizio della stessa.

Oltre ad una differenza di atmosfera le parti centrali si differenziano dal pre e dal postludio anche per la forma: la 2 e la 3 presentano una strutta più jazzistica, suddivisa in chorus, ventiquattro battute nella seconda parte e un blues di dodici nella terza. La prima e la quarta invece sono più libere e non ancorate ad una progressione di accordi ricorrente.

La prima composizione del disco, Acknowledgement, contiene il mantra «A Love Supreme» ("Un amore supremo") che dà il titolo all'album, ripetuto più volte dallo stesso Coltrane alla fine della traccia. Fondamentalmente tutto il concetto alla base dell'opera, esprime la profonda gratitudine provata dall'artista verso un'entità superiore che lo ispira nel suo cammino. L'artista ammette che il talento da lui posseduto è dono di un potere soprannaturale spirituale più elevato.


« Durante l'anno 1957 sperimentai, per grazia di Dio, un risveglio spirituale che doveva condurmi ad una vita più ricca, più piena, più produttiva. A quel tempo, per gratitudine, chiesi umilmente che mi venissero concessi i mezzi ed il privilegio di rendere felici gli altri attraverso la musica. Sento che ciò mi è stato accordato per Sua grazia. Ogni lode a Dio. »
(Dalle note di copertina scritte da John Coltrane per l'album A Love Supreme)
« Il mio obiettivo è vivere in modo veramente religioso ed esprimerlo con la musica. La mia musica è l'espressione spirituale di quello che sono: la mia fede, il mio sapere, la mia essenza.»
(John Coltrane)
Dopo aver completato i brani dell'album precedente, Crescent, che aveva segnato una svolta rispetto alle precedenti uscite su Impulse!, Coltrane era arrivato a concepire la sua musica come un'estensione del proprio sentimento religioso, che tendeva sempre più verso una specie di "religione universale" che inglobasse elementi un po' da tutte le religioni del mondo. L'artista voleva che l'album fosse una dichiarazione importante e perentoria. Scrisse lui stesso le note di copertina e vi incluse una sua poesia, scelse la foto di copertina, che lo ritrae di profilo con lo sguardo serio e pensieroso distolto dall'obiettivo.

L'elaborazione delle quattro parti che costituiscono la suite di A Love Supreme è essenzialmente da collocarsi in una pausa di cinque giorni che Coltrane si prese nella tarda estate del 1964. Ma la moglie di Coltrane, Alice Coltrane, ha dichiarato che l'idea di base dell'opera era molto più vecchia, e si basava su una visione che il musicista aveva avuto durante il servizio militare nel 1946 e che all'epoca non era riuscito ad interpretare. In principio la suite era costituita da un ensemble di nove pezzi, tra i quali anche una sezione destinata a percussioni e strumentazioni latinoamericane, ma anche l'esecuzione come quartetto e numerosi passaggi caratteristici della suite (come la "recitazione" della preghiera in Psalm) erano già presenti a questo stadio di avanzamento dell'opera.


Acknowledgement

Il primo suono udibile sull'album, un colpo di gong, indica istantaneamente che qualcosa è diversa dal solito. Subito dopo Coltrane suona con il sax una breve fanfara. Essa svolge la funzione di richiamare l'attenzione dell'ascoltatore, e anticipa l'importanza del messaggio seguente. Nel contesto di A Love Supreme, agisce come un dono spirituale di benvenuto, una benedizione. Dopo poco più di mezzo minuto, Garrison al contrabbasso inizia a suonare un ostinato in fa, un tema costituito sillaba per sillaba sulle cadenze del titolo dell'album. Questo famoso riff è una frase che appartiene agli elementi di base del blues e qui è un punto di riferimento inconfondibile. Mentre Garrison suona il tema, Jones lo accompagna in sottofondo al tamburo e ai piatti. Tyner si fa strada lentamente, suonando degli accordi di accompagnamento. Quindi Coltrane riprende di nuovo il comando suonando note al sax più ingombranti rispetto a prima, seguendo la struttura ritmica della linea di basso di Garrison. Dopo che la musica ha acquisito tratti meditativi, ecco giungere uno dei momenti più famosi e più intriganti dell'album: in una sequenza sistematica Coltrane suona il tema di quattro note per un totale di 37 volte, suonando una sequenza apparentemente casuale di tasti. Entra poi in scena la voce evocativa di Coltrane, che ripete come un mantra le parole: «A Love Supreme ... A Love Supreme» per 19 volte. Quella che si ascolta nella traccia è una sovraincisione della voce di Coltrane raddoppiata, registrata il giorno successivo e aggiunta in seguito. La dissolvenza graduale della linea di basso suonata da Garrison conduce alla parte successiva della suite.

Resolution

Se per Acknowledgement era bastata una sola take, per questa traccia ci vollero quattro tentativi abortiti e una versione non utilizzata, prima di arrivare alla versione finale al sesto tentativo. A differenza della prima parte della suite, la seconda parte torna a territori ed atmosfere più familiari agli ascoltatori di musica jazz. Con il suo preludio apparentemente sottomesso, Garrison accresce le aspettative per l'entrata fragorosa del sax di Coltrane. Il suono tempestoso del sax tenore conduce la band attraverso un brano jazz oscillante in tempo 4/4. Tyner suona un assolo di pianoforte di alta intensità e passione, divenuto in seguito un modello per molti pianisti. Tyner e Coltrane qui sono perfettamente coordinati. Alla fine del pezzo Coltrane lascia il campo al pianista prima che il brano termini con un rullo di tamburi e un colpo di piatti da parte di Jones.

Pursuance

La terza e la quarta parte della suite furono registrate in un'unica take. La loro lunghezza corrisponde esattamente alla durata dei nastri a 7 pollici utilizzati per la registrazione. L'introduzione di Pursuance è il momento clou di Elvin Jones sull'album. Il suo assolo di batteria è formato da diversi modelli ritmici per metà afro-cubani. Poi è la volta del secondo assolo personale di Tyner, che suona intonato in modo chiaro, conciso e veloce. La traccia si conclude con un assolo di contrabbasso, che verso la fine, è sempre meditativo e malinconico.

Psalm

Psalm è la conclusione malinconica di A Love Supreme. L'alterità del pezzo viene fuori più chiaramente se lo si confronta con quello precedente. È difficile identificare una struttura: metro e ritmo sono appena accennati. Tutto è giocato sull'emozione del pezzo. All'interno della copertina dell'album si trova una poesia scritta da Coltrane, che in seguito ricevette il titolo di A Love Supreme. Questa poesia determina il flusso del sax di Coltrane come un libretto d'opera.  Coltrane non lo indica nelle note di copertina dell'album, ma espresse ai suoi compagni di gruppo la propria volontà di suonare seguendo il testo della preghiera. La sua drammatica conclusione alla suite si esplica in un flusso ininterrotto di note prima delle dissolvenze finali e del ritorno alla fanfara iniziale.

Soundtrack: Charlie Parker - A love supreme

Saturday, January 30, 2016

Vorrei sapessi - Céline

Richard Burlet - ImpressioniArtistiche 11
Mi piacerebbe esserci mentre ti asciughi le guance,
mentre abbassi la testa
ed io sono lì,
in piedi,
ma non serve più

Mary Cassatt - Portrait of Mlle C. Lydia Cassatt - 1880
Per una volta nella vita assistere
a qualcosa di inutile,
qualcosa che dovrebbe essere crudele
per il piacere di esserlo

Xi Pan
Vorrei costringerti ad accorgerti di me
e vorrei sapessi che sono vivo e malgrado tutto,
che sarebbe bastato essere più umani
oppure nascondersi meglio.

Louis Ferdinand Celine

Louis Boudreault

Soundtrack: Albinoni : Adagio e decadenza


Thursday, January 28, 2016

Dentro questo corpo

 
Dentro questo corpo
respira l'essenza segreta.
Dentro questo corpo
batte il cuore dei Veda.

Dentro questo corpo
splende l'intero Universo,
così dicono i Santi.

Eremiti, Asceti, Casti
tutti si sono persi
cercando Lui
in una parvenza senza fine.

I veggenti e i saggi ripetono a perfezione
le scritture e i libri sacri
accecati dalla conoscenza.

Però il loro viaggiare,
i digiuni e il loro impegno, li ingannano.
Non la pratica di perfezione,
loro scoprono l'assenza di una destinazione.

Solo i Santi
che conoscono il cuore del corpo
hanno raggiunto il Sommo, O Tulsi.
Comprendi questo e avrai trovato la tua liberazione.

Invece i maestri, intrappolati nella tradizione,
conoscono solo il miraggio
dentro uno specchio.

Goswami Tulsidas
Paul Jenkins - Lotus - 195
Soundtrack:  Torsten Kanzler - Drawer (Flug Hypnotic Repaint)

Tuesday, January 26, 2016

La grandezza in un sorriso

Eugene de Blaas Portrait of a girl
Ti sei leggermante voltata e mi hai sorriso, sollevando le spalle in un rapido gesto di schernimento. E significava che avevi guardato alla vita e ad un gesto in modo ironicamente disincantato e benevolo. E questo mi era stato di profondo insegnamento. E questo insegnamento mi si era impresso nella vita. Fossi tu nel tuo ruolo reale o tu in una dimensione diversa, sarebbe stato lo stesso, tanto potente era la forza dell'insegnamento.

"Guarda il sole che abbassa lo sguardo al di sotto dell'orizzonte e rifletti sulla tua giornata che ha rappresentato uno spicchio della tua vita e che ora sta sfumando via, irrimediabilmente. Guarda e considera la levità dei tuoi gesti e l'irrilevanza delle tue azioni se non hanno portato almeno il sollievo di un secondo nel cuore altrui!" Non erano parole, bensì voce che mi giungeva dallo sguardo e che si scolpiva nel ventre del mio pensiero ed essere.
Frédéric Fiebig
"Grandezza divina, essenza di un pensiero che si staglia nella luce dell'anima e che si approfonda dento il mio vivere, guidando l'elemento del futuro in modo indelebile! Grazie!" E socchiudevo gli occhi di fronte ad un sole che abbagliava mentre moriva in un calore di atmosfera in questo insieme di ore che avevano composto un giorno.

Sentivo, anzi avvertivo il calore dei tuoi capelli mentre il brillìo della luce dorata li sfiorava ancorché sentissi la di loro secchezza di una perdita imminente. Grembo accogliente che viveva negli angoli di un pensiero che desiderava il ritorno ancorché conscio dell'impossibilità del gesto in sè e dell'illogicità e inaccettabilità dello stesso.
Ryan Pickart
Mi sono voltato ed ho sentito il persistere di quella smossa di spalle che considerava la propria azione con gesto di irrisione e scusa e modestia ed umiltà di pensiero verso se stessi. Mia cara, mi sono detto, quanto mi hai e mi stai insegnando con il solo sguardo al mondo e mentre pensavo e vivevo questo, l'importanza delle cose scemava nella miservole relatività delle stesse.

Oh, quanto ci crogioliamo nella dimensione di un'importanza e di una significatività di quanto viceversa è nulla e nella considerazione che si dipenda nella propria espressione da tutto questo che è solo fallacità di sentimento e di sensazione. Vanitas vanitatum et omnia vanitas.
Jeffrey T. Larson
Questo mi hai insegnato e mi hai impresso con la grandezza della semplicità di una cocente impressione che è valsa l'indicazione di una vita. Grazie della semplicità di un silenzio intrinseco al gesto che è valso la dimensione di una vita di esempio.

Sorridi e svanisci in uno sguardo di distesa gioia e di scusa per la semplicità del gesto. "Scusa, sono così semplice, così poco complicata e così di poco valore" mi hai fatto sentire in un silenzio di assenza di suono di parola e mi sono accorto che tutto era detto e tutto era fatto e che la mia vita non avrebbe potuto essere se non quella insegnatami dai silenzi e dalla umile essenza dettata dalla grandezza di un'intelligenza libera.
Richard Burlet - Impressioni Artistiche 41
"Chi ha detto che semplice è essere stupidi e che complicati è essere intelligenti?" La carezza è semplice. Il sorriso che si accompagna delicatamente ad una chiusura delle palpebre e ad un lieve sollevamento di spalle potrà essere molto poco considerato dalle regole dell'uomo, ma noi siamo quello che Dio ha creato. Dio è vita in semplicità che è libertà dalle pastoie imbastite dall'uomo.

E tu mi hai insegnato la libertà per la quale nulla esiste di alternativo. Libertà che è onestà e franchezza e semplicità e linearità ed umiltà. E per questo, scendo con te nelle buie stanze del silenzio e della luce che fa vedere sfumate presenze e considero che questo sia un altro enorme insegnamento. Insegnamento di quanto correvo bambino incosciente, creandomi un mondo di illusione. E ringrazio che dopo di te ho incontrato l'illusione in un'altra donna che ha saputo affiancarsi senza sovrapporsi ed essere senza essere oscurata dal passato.
William-Adolphe Bouguereau - The hard lesson
Grazie all'intelligenza di cu sono stato circondato e fatto oggetto e beneficio inconsapevolmente ma felice e grato. Grazie.

Soundtrack: Paul McCartney- Ram On

Friday, January 22, 2016

David Bowie

David Bowie - 1972
"Ho atteso qualche giorno dopo la notizia per portare i miei pensieri su di lui e sui ricordi che ho di lui. In realtà, i miei ricordi sono più legati al suo prediletto chitarrista dei primi anni, Mick Ronson, che avevo conosciuto a Londra, da adolescente (1972), in occasione del lancio di 'All the young dudes', e poi incontrato di nuovo in Italia nel 1987, quando aveva collaborato con Andrea Chimenti." Soffiavi lentamente il fumo dalle labbra e i vortici grigioazzurri avvolgevano la luce dell'abat-jour che illuminava fiocamente la stanza.

"Io invece non l'ho conosciuto se non attraverso i suoi dischi e, in particolare, un bellissimo bootleg registrato dal vivo a Montreal nel 1987. Prima mi diceva pochino, salvo All the Young Dudes che aveva scritto ma fatto suonare da Ian Hunter e dai Mott The Hoople, una canzone che ancora oggi mi fa venire i brividi. Il ricordo di un periodo stupendo!" Avrei voluto anch'io avere una sigaretta tra le dita e aspirare e soffiare il fumo sulla luce che ti illuminava.
Marc Bolan
"Non sono sicura che ti sarei piaciuta all'epoca di Londra. Ero molto diversa, molto sperimentale e disposta a tutto. Quasi una groupie, senza una dimensione del tempo che fosse diversa dal momento, dall'istante in cui vivevo. Una promiscuità che era amore collettivo e condivisione di tutto. Vestiti, baci, amore, sesso, pensiero e cibo e letto dove dormire. Nulla di proprio e momenti in cui maschi e femmine erano la stessa cosa. Indifferenziati in tutto, come i bambini, eppure già grandi. Ma, inconsapevoli." Ti osservavo e avevi ancora il vezzo di passarti le mani tra i capelli quando parlavi della tua intimità di vita, quasi volessi nasconderti agli sguardi.

"Non sono sicuro che ti sarei piaciuto perché a quel tempo ero ancora più confuso di quanto non sia ancora oggi. Confuso di fronte alla giusta direzione da prendere con un imprimatur materno doveristico e perbenista e conforme alla norma e una testa che tendeva alla autodistruzione ma che era incapace di affermarsi sull'altro 'io'. Ragazzino più silenzioso ed isolato che libero di condividere tutto con tutti in una logica comunitaria." E passavo la mano e l'avambraccio sulle labbra, inumidendo la pelle e respirando con avidità sottile il profumo che questa emanava quando era inumidita. Facevo così fin dall'asilo, quasi alla ricerca di una intimità ancestrale.
David Bowie - Mick Ronson
Mi hai guardato con un'intensità profonda che affondava nelle sensazioni di oltre quarant'anni di vita e mi hai mostrato il braccio dove le tue vene erano scure della chemioterapia che avevi fatto quasi dieci anni fa. "Vedi, quando ho dovuto sottopormi a tutte quelle flebo ho avuto il timore che le mie vene non fossero più buone. Nel 1972 avevo fatto uso di eroina e Mick Ronson una volta mi aveva aiutata ad iniettarmela. E mentre avvertivo quel tipo di timore, mi ricordo, realizzavo con me stessa che la mia vita aveva fatto il suo corso. Mi ero bucata da ragazza, ero rimasta incinta ed avevo abortito, poi mi sono sposata ed ho messo su una famiglia e poi mi sono ammalata e ho affrontato il cancro ed ora sto bene, in attesa della pensione e poi della morte." Due grosse lacrime ti facevano sbavare il mascara mentre la sigaretta si consumava da sola tra le tue dita.

"Anch'io realizzo il trascorso di una vita con l'adolescenza e la giovinezza che, unitamente all'infanzia, ti riempiono le passioni dei ricordi. E mi guardo alle spalle e vedo i miei passi di universitario sempre combattuti tra rivoluzione e conformismo mentre gli amici apparivano e sparivano e morivano. Carletto, dove sei? Ti ricordo sempre, morto di eroina e rimasto indissolubilmente legato a quegli anni." Sentivo bruciare la gola e non era il fumo di sigaretta a cui non sono abituato, era il dolore del ricordo.
Mott the Hoople
Mi sono alzato e sono venuto vicino a te. Mi sono seduto sul bracciolo della poltrona e ti ho stretta  me e ci siamo baciati. Non era amore, né la passione di un momento. Abbiamo entrambi famiglie e siamo felici con loro. Era un senso comune di esperienze vicine, eppure formalmente distanti. Con la mente ero stato anch'io un adolescente sperso nella Londra degli anni settanta, in mezzo a promiscuità (come la chiamerei ora) e a droga. E ci siamo stretti mentre le guance si bagnavano delle reciproche lacrime e i baci sulla bocca sentivano il sapore del nostro salato.

Il senso era di morte e di dolore e di rimpianto e di triste gioia. Come due vecchi amanti, come due fratello-sorella, amici e persone-che-sono-la-stessa-cosa. Uniti più che mai in queste emozioni adolescenziali che, benedetto Dio, non ti lasciano mai e poi mai e che ti porterai e mi porterò nella mente e nel cuore e dentro l'ultimo respiro che un giorno sfuggirà dai nostri polmoni e dalle nostre labba, restituendo quanto ci era stato un giorno regalato. La vita.
Roxy Music
Questo è David Bowie, Mick Ronson, Marc Bolan, Sweet, Slade, Gary Glitter, Roxy Music e poi New York Dolls, Stooges, Mott the Hoople e tanti altri. Questa è un'altra pagina che si volta e smette di essere per diventare profondamente intima e gelosamente conservata per emergere un giorno. Non sappiamo quando. Non so cosa faremo noi due questa sera. Ma, se accadrà, non sarà amore, né passione o trasporto fisico. Sarà o potrà essere, piuttosto, desiderio di sentirci avvolti nel ricordo di un modo di pensare e vivere che è troppo intimo per potere essere condiviso con chi non lo ha vissuto e/o sentito. E questa può essere una occasione per unirci nel passato.

Soundtrack: David Bowie, Mick Ronson, Queen, Ian Hunter: All The Young Dudes ~ Heroes (1992)

Wednesday, January 20, 2016

... mi è sfuggito ... Albert Camus

Capucine
L'homme est la seule créature qui refuse d'être ce qu'elle est !

"Luisella, questo concetto deriva dalla consapevolezza o da cosa? Mi viene spontaneo pensare che gli animali e i vegetali e le cose, come le pietre, accettino con elegante saggezza la propria condizione, con stupenda accettazione e non con semplice rassegnazione. Il pensiero del proprio ruolo diventa più importante delle proprie pulsioni e dei propri desideri." E ti guardavo mentre toglievi il soprabito che brillava di un verde smeraldo mentre lo maneggiavi con indosso ancora i guanti di pelle di un giallo intenso.

"L'absurde naît de la confrontation de l'appel humain avec le silence déraisonnable du monde ..."
mi hai risposto mentre appoggiavi i guanti e il cappello, anch'esso giallo, sulla sedia di velluto dell'ingresso. E ti guardavo, ammirando la semplicità con cui mi avevi risposto, con un'altra frase di Camus, questa volta da Le Mythe de Sisyphe. 
"Luisella, e allora cosa ne pensi del concetto, espresso sempre da Camus, secondo il quale ... la pensée d'un homme est avant tout sa nostalgie?" e osservavo che ti eri tolta le scarpe, due bellissime scarpe di Roger Vivier con la punta quadra e una grossa fibbia rettangolare che avevi acquistato in un negozio di Parigi lo scorso anno.


Saltavi sulle tue gambe lunghe e snelle, fasciate da calze a pois bianchi, e ti eri diretta in cucina. Hai aperto il frigorifero e ho sentito saltare il tappo di uno spumante. Sei apparsa con due calici e mi hai sorriso. "Anche io colleziono nostalgia e mi vesto come Catherine Deneuve, cercando di imitarla nello charme, come farebbe una bambina."
Ho pensato alle mie chitarre e ai miei dischi che a stento superano gli anni settanta. Fermo a quando avevo meno di vent'anni. All'epoca di Belle de Jour ... 1967 e delle tue scarpe di Roger Vivier.

C'est un beau roman, c'est une belle histoire
C'est une romance d'aujourd'hui
Il rentrait chez lui, là-haut vers le brouillard
Elle descendait dans le midi, le midi
Ils se sont trouvés au bord du chemin
Sur l'autoroute des vacances
C'était sans doute un jour de chance
Ils avaient le ciel à portée de main
Un cadeau de la providence
Alors pourquoi penser au lendemain

Ils se sont cachés dans un grand champ de blé
Se laissant porter par les courants
Se sont racontés leur vies qui commençaient
Ils n'étaient encore que des enfants, des enfants
Qui s'étaient trouvés au bord du chemin
Sur l'autoroute des vacances
C'était sans doute un jour de chance
Qui cueillir le ciel au creux de leurs mains
Comme on cueille la providence
Refusant de penser au lendemain

C'est un beau roman, c'est une belle histoire
C'est une romance d'aujourd'hui
Il rentrait chez lui, là-haut vers le brouillard
Elle descendait dans le midi, le midi
Ils se sont quittés au bord du matin
Sur l'autoroute des vacances
C'était fini le jour de chance
Ils reprirent alors chacun leur chemin
Saluèrent la providence en se faisant un signe de la main

Il rentra chez lui, là-haut vers le brouillard
Elle est descendu là-bas dans le midi

C'est un beau roman, c'est une belle histoire
C'est une romance d'aujourd'hui 


Soundtrack:  Michel Fugain - *Une belle histoire* (1972) 

Monday, January 18, 2016

Guarda la morte di spalle

Albert Herter - Le Départ des Poilus, Le 2 août 1914 - 1926
"Vincenzo, cosa facevi nella vita?", lo guardavo mentre si faceva visitare. "Facevo il ferroviere, il capotreno e poi sono andato negli uffici." Mi avevi risposto con un mezzo sorriso. "Dimmi, cosa ricordi della tua vita di ferroviere? Qual'è la cosa che più ti ha colpito?", avevo proseguito. "La morte ... " mi avevi detto, dopo qualche secondo di esitazione.

"In che senso, la morte?" Non riuscivo a capire ... e abbassavo gli occhi a terra. "Quelli che si buttavano sotto il treno. Che si suicidavano. Sono stati in tutto cinque." E mentre rispondevi i tuoi occhi guardavano a destra, poi a sinistra, poi in alto. Non mi guardavi. Sembrava che stessi cercando qualcosa nel ricordo o che volessi evitare qualcosa, sfuggire.
Jules-Adolphe Breton - The Song of the Lark - 1884
"Sa, è terribile. Quando devi scendere e accertarti che sono morti. All'inizio lo stomaco si rivoltava. Poi, resistevi ma non potevi farci l'abitudine", hai proseguito. "E quale, tra queste persone che si sono suicidate ti ha colpito di più?" Volevo sapere ancora e poi ancora. "La prima! Una donna giovane, con i suoi due bambini e pure il terzo che portava nella pancia!" Non so se era una suggestione ma mi sembrava che i tuoi occhi brillassero di una lacrima di commozione, nel ricordo.

"E quando è successo?" ti ho domandato. "Mah, una quarantina di anni fa. Nei primi anni settanta. Noi arrivavamo e lei era sui binari. Abbiamo fischiato e fischiato e lei coi bambini si è spostata togliendosi dai binari e così abbiamo pensato che prima non ci avesse visti. Non abbiamo frenato ma solo rallentato e poi, quando eravamo vicini, si è di nuovo messa sui binari e non abbiamo potuto fare nulla." Mi hai risposto e il tuo cuore batteva forte. Dopo quarant'anni.
Caspar David Friedrich - Moonrise by Sea - 1822
"E, dimmi, Vincenzo, come si mettono sui binari? Ti ricordi i loro occhi?" ro agitato e dentro di me sentivo una struggente, malinconica commozione. "No, si mettono con la schiena voltata. Aspettano guardando davanti e il treno arriva di spalle. Solo una, alla stazione, mentre transitavamo senza fermarci, si è tuffata sotto, sui binari. Era anziana. Gli altri, di spalle." hai concluso.

Di fronte al destino chiudiamo gli occhi, dunque? Anche se è quello che abbiamo scelto per noi? E tu, giovane donna che hai sacrificato la vita tua e dei tuoi figli e di quello o quella che doveva nascere, cosa hai pensato? Di fronte alla scelta del suicidio, perché il treno? E perché di spalle? Si dice che il suicidio è un gesto di vigliaccheria ma non è così. Il suicidio è un atto di disperato coraggio. La disperazione di non riuscire a cambiare più nulla di quanto che ci opprime. Senso immane di impotenza.
Vincent Van Gogh - Autoritratto che si disgrega
Mi sono guardato intorno e Vincenzo era già andato via. Ho chiesto a Selena che era entrata nella stanza, cosa pensasse del suicidio e mi ha guardato interrogativa. Le ho spiegato quanto mi aveva detto Vincenzo e la sua risposta è stata una sorpresa. "Il suicidio non è follia, la vita è follia!"

"Scusa, Selena, cosa intendi?" mi sono seduto perché mi aspettavo una risposta lunga. "Volevo dire esattamente quanto Giacomo Leopardi ha scritto sul suicidio. Sto aiutando mio fratello Riccardo nella tesi di laurea e quindi sono mesi che lavoro su Leopardi. E' una mezza citazione dallo 'Zibaldone' del 1820. E' interessante il rapporto tra suicidio che richiede la mancanza di follia e la vita che, per mantenere la speranza, richiede la presenza di follia!" E ti sei appoggiata alla libreria.
Nicos Kessanlis
Ho notato che le feste avevano fatto il loro effetto. Ti vedevo più corposa e la gonna ti tirava sui fianchi mentre il golfino tradiva il segno del reggiseno sulla schiena. Io non dovrei proprio parlare di corposità e di feste e cibo ma non posso fare a meno dell'osservazione estetica ... che mai è giudizio. 

Mi hai sorriso e hai proseguito "La speranza non abbandona mai l’uomo in quanto alla natura. Bensí in quanto alla ragione. Perciò parlano stoltamente quelli, cioè gli autori della Morale universelle, che dicono che il suicidio non possa seguire senza una specie di pazzia, essendo impossibile senza questa il rinunziare alla speranza."
Émile Bernard Breton - Women with Seaweed - 1822
Ascoltavo con piacere ma vedevo la giovane mamma voltare le spalle al treno e aspettare guardando in avanti e fissando nel proprio animo quelle immagini di binari e campagna e cielo e nuvole che l'avrebbero accompagnata e poi ... la spinta in avanti. Inesorabile e brutale e poi ... il buio con il dolore.

"Selena proseguiva "Anzi, tolti i sentimenti religiosi, è una felice e naturale, ma vera e continua pazzia, il seguitar sempre a sperare, e a vivere, ed è contrarissimo alla ragione, la quale ci mostra troppo chiaro che non v’è speranza nessuna per noi. Vedi, lo studio così tanto da saperlo a memoria ... questo Leopardi."
Herbert James Draper - Pot Pourri - 1897
"Leopardi e il suicidio, mi ricordo poco dalla scuola e molto di più dalla vita. Ricordo solo il concetto di dolore non come fatto occasionale, bensì come costante della vita e che la ragione è la distruttrice delle illusioni ... perché ha reso gli uomini deboli e consapevoli del "taedium vitae", creando una società basata sulla lotta sociale di tutti contro tutti. Questo ricordo, oltre alla sua fase cattolica secondo la quale ogni cosa è buona mentre lascia le mani del Creatore delle Cose e ogni cosa degenera nelle mani dell'uomo ..." avevo risposto.

Ecco, tu hai un nome. Giacomo. Ed anche un cognome, Leopardi. Ma lei come si chiamava? Ha atteso il treno di spalle. Perché lo aveva fatto? Vincenzo aveva accennato qualcosa circa un marito che la picchiava ... Che ti picchiava ... ed ora sei nel mio cuore, insieme alle tante persone di cui non sento più il suono della voce e che non vedo più ma che rivedrò un giorno. E ci sarai anche tu e mi sentirò di accarezzarti sulla guancia e di sorriderti.
Françoise de Felice - "Le Kimono Noir"

Sunday, January 10, 2016

La legge della filosofia pratica

DonHong-Oai  

大德之人讲习的学习道理,在于发扬人们天赋的善良美德;在于革除旧习,勉作新人;在于归宿到才德完善无缺的境界, 白话翻译

"La loi de la grande Étude, ou de la philosophie pratique, consiste à développer et remettre en lumière le principe lumineux de la raison que nous avons reçu du ciel ; à renouveler les hommes, et à placer sa destination définitive dans la perfection, ou le souverain bien." la dottoressa Gao stava insegnandoci alcuni passi del libro dei Grandi Insegnamenti attribuito a Confucio.

Ma Yuan
E lo faceva mentre, con agile maestria, cucinava per tutti un piatto a base di tagliatelle di riso e verdure saltate nella wok. In tutto, nell'ufficio di fianco a quello in cui avevamo da poco terminato una runione in cui avevamo discusso i risultati di una ricerca a cui tutti avevamo partecipato.

Una frase deopo l'altra, in un francese che fortunatamente era tanto elementare quanto comprensibile, Lei ci stava esponendo concetti di saggezza e di armonia che non ci facevano distrarre dalla velocità con cui faceva saltare la pasta e le verdure. Un profumo molto stimolante saliva dalla wok mentre su un altro fuoco bolliva l'acqua della pentola che sarebbe servita a preparare degli involtini di spaghetti di soia, insalata e gamberi.
 

Andrea aveva voluto bere in un colpo solo un mezzo bicchiere di vino perché aveva sete e l'effetto dell'alcool a digiuno si faceva sentire. Aveva uno sguardo morbido e si appoggiava delicatamente alla spalla di  Mei, un'altra dottoressa dell'Università di Pechino che stava frequentando un dottorato di ricerca da noi.

Paolo si era seduto al tavolo e si teneva la testa fra le mani mentre osservava Gao all'opera ed io le ero al fianco con la bottiglia di salsa di soia, pronto per passargliela quando me lo avesse chiesto. La stanchezza e l'appetito si facevano sentire e la serenità di lavorare bene insieme e con passione facevano da contorno all'atmosfera di tranquillità che seguiva una riunione focosa di confronto.
Art Deco - Chinese-Rug - XIX century

Fuori era freddo e le luci della sera brillavano nel buio. Il Natale era vicino e si stava bene. Principio di serenità e gioia.

Soundtrack:  Tine Thing Helseth & tango trio - Libertango by Piazzolla (live, 2009)

Friday, January 8, 2016

Gli oggetti e una parte di me

Paul Gaugin - Buongiorno Signor Gaugin - 1889
Chiudo la portiera dell'automobile e inserisco la radio nello slot e l'accendo. Un gesto quasi automatico. E la musica inizia prima ancora di avviare il motore. Una canzone oggettivamente banale, recente e senza nulla di più ma mi colpisce una frase "... ad ogni trasloco salutavo una parte di me, gli oggetti, gli effetti ... un cuore non si forma da sè".

 Il motore gira piano ma non mi sento di avviare subito la marcia e andare perché quella frase mi ha colpito. Gli oggetti e una parte di me. La relazione tra le cose e noi dentro. Qualcuno potrebbe dire che è un concetto banale, scontato e per questo, forse, non sufficiente a colpire più di tanto. Ma allora, mi domando quali siano le cose che veramente hanno il valore per colpire. Quelle nuove? Quelle inattese? Quelle contrarie al comune? O quelle che confermano il proprio modo di pensare?
Shelby McQuilkin - Stepping Away
E' vero, gli oggetti sono una parte di noi ed ecco il concetto di accumulo. E noi, oggi più che mai, accumuliamo all'inverosimile. Se prima era un solo orologio quasi per sempre, ecco che oggi si parla di un orologio per ogni ricorrenza. E così è per le scarpe, i vestiti, il telefono, i mobili, gli elettrodomestici, la televisione, l'impianto stereofonico, ecc, ecc ...

E allora quali sono le vere cose che, se perse, si portano via una parte di noi? Neppure le fotografie ormai. Sempre più virtuali e sempre meno fisiche. Una volta sbiadivano i colori, si ossidavano i neri e si accartocciavano o si frammentavano i bordi. Oggi, semplicemente si cancellano e fisicamente non riescono più a conquistare quella tangibilità che le faceva durare. Chi straccia più una fotografia?
Photomontage - The Lissitzk
Una volta stracciai la fotografia che ritraeva la mia compagna con il suo ex compagno. Volevo solo la parte di lei o volevo piuttosto sancire uno strappo tra lei e il suo passato? Ed oggi, invece, cosa si fa? Si disintegra digitalmente un mucchietto di bite, si cancella una memoria che non è fisica ma virtuale. O semplicemente si cambia nome e si rende l'immagine irreperibile o la si danneggia per renderla irrecuperabile.

Ma, come tante cose, dall'irrecuperabile può emergere qualcosa ed ecco che i file corrotti o cancellati serbano una traccia nella memoria digitale che li rende talora recuperabili o quantomeno ne serba una traccia di esistenza. Così è la nostra memoria dei momenti vissuti. Flebile traccia che spesso non ha più alcun rinforzo visivo. E noi? Siamo forse così anche noi? Una volta, i lontani parenti, dal punto di vista temporale, erano visibili alle generazioni future. Grandi baffoni e gonne lunghissime con pettinature femminili e cappelli oggi inusuali.
Thomas Saliot - The john's
Li potevi vedere, osservare e potevi cercare un che di riconoscibile. Un particolare che ricorreva anche nei discendenti. Ma oggi invece cosa abbiamo. Immagini nella memoria di un cellulare che poi spariscono appena questo si guasta o si cambia. Scattate, mai stampate ed effimere. E i ricordi sfuggono e una parte di noi sfugge, diviene meno palpabile. Sciacquati via.

E' vero. Gli oggetti sono una parte di noi e non solo perchè ci accompagnano nella vita ma anche perché fanno ricordare noi a quelli che ci seguono. Questo era di mio nonno e questo di mia madre. Le cose erano poche e quindi marcavano il senso di appartenenza. Ma ora, che le cose sono innumerevoli, anche il valore intrinseco si stempera. Cosa veramente porta il nostro segno?
Давид Давидович Бурлюк - Dawid Dawidowitsch Burljuk
Non amo che scattino le foto a me, sopratutto i miei familiari, perché temo che quella foto divenga il ricordo del mio volto. Su una fredda pietra. Fermo, immobile, a fissare senza parole o emozioni visibili chi mi guarda. Temo anche che quello che mi piace e di cui amo circondarmi divenga, nel futuro, non un ricordo ma semplice cosa che si può rivendere per ricavarci qualcosa. E allora cosa faccio? Come la tartaruga che si trascina dietro tutto? O come il pazzo che incendia la propria casa con dentro quanto di se stesso? O, più semplicemente, come fanno i più che vanno avanti senza porsi il problema?

Ecco, mi viene da pensare che il pensiero secondo il quale queste riflessioni sono inutili, perché banali, forse è il modo comune di anestetizzarsi di fronte ai problemi ed agli stimoli che ci provoca la vita. Non pensare, non soffermarsi e non riflettere ma gettarsi nell'operatività sfrenata ... così passa il tempo ... e accumulare sempre più oggetti che soddisfino il nostro momentaneo bisogno compulsivo o legato al pensiero comune.
Giusy Ferreri
Ho inserito la marcia e lasciato lentamente la frizione. L'automobile si è avviata e ho iniziato a percorrere la strada verso il lavoro. Non ho la percezione di come andrà la giornata e se questo modo di pensare proseguirà. Ma era necessario fissarlo per riprenderlo. In fondo, il filo del discorso che compone un'esistenza si può tessere a momenti per potere essere poi ripreso, anche quando meno ce lo si aspetta.

Perché venga fissato e reso recuperabile e non solo in modo virtuale, bensì fisico. Anzi, molto fisico come lo siamo noi stessi e il mondo che ci è intorno. Fragili, deteriorabili ma accarezzabili e realmente presenti.
Soundtrack: Baby K - Chiudo gli occhi e salto ft. Federica Abbate
                   Giusy Ferreri - Volevo te