Saturday, January 28, 2017

Irrimediabile assenza

 
Ieri ho trovato Cristina in lacrime. L'ho intravista mentre cercava ovviamente di nascondersi alla vista dei più. In una banale strada che avrebbe ptuto essere qualsiasi strada e in un momento che avrebbe potuto essere un qualsiasi momento. Scossa da un pianto che aveva, del silenzio e nell'umido delle lacrime, l'essenza principale. Spalle ferme, non sussulti o singhiozzi. Un pianto per sè, esclusivo.

Per tutto questo ho volutamente cercato di non incontrare il suo sguardo. In una sorta di voluto comportamento che avesse più rispetto di Lei che non debolezza verso una mia naturale, affettuosa, curiosità personale. Non volevo cedere al desiderio gentile di sapere. Tenevo di più alla Sua riservatezza.
Nonostante questo, in un sottile gioco di sguardi obliqui e di opportine distrazioni verso altre cose, ho peccato di ingenuità nell'essere eccessivamente visibile o vicino, rendendo ovvio/inevitabile  l'incontro di due occhi. Per questo, non io, bensì tu, cara Cristina, ti sei fatta avanti. Verosimilmente  o forse bisognosa di condividere un qualcosa che stava sollecitando la tua anima e il tuo bello spirito,

"Ciao, Alessandro" e un veloce e leggero gesto del polso e della bella, sottile mano. Un guanto rosso che sporgeva da una manica viola tra il glicine e l'intenso di una prugna matura. Un gesto e una voce che, pur nella confusione di una strada di Milano, si erano resi visibili e udibilissimi. Ho finto di essere distratto e di avere bisogno di un'altro avviso. La tua voce rinnovata.
"Alessandro?!", e mi sono voltato. Ho rivisto, questa volta in modo diretto, le tue labbra rosse come i guanti e la tua acconciatura nera e spigliata come Louise Brooks. La rapidità del tuo sguardo contornata di rimmel e di eyeliner. Il tuo sguardo, profondo, indagatore e con una sfumatura sempre cos' seria, quasi triste, pur nella gioia di un'espressione spiritosa.

Questo ho sempre ammirato e forse amato di te. Questo e la tua sensibilità, anche se, negli anni, oppressa dalla banalità e dalla grossolanità della vita, ho visto avanzare una greve oggettività di pensiero. Più concreta che sognatrice. Più ragioniera che filosofa. Più operatrice che visionaria. Ed io, che vivo cercando di mantenere il bambino dentro che vive di sogni e illusioni e desideri e ingenuità!
Ecco, ti avevo vista piangere di un pianto privato, non pubblico pur in una strada affollata dove la gente scorre senza vedere ciò che gli scivola intorno. Eppure, scivolano donne e uomini, esseri viventi e vita! Ecco, tu avevi pianto per te stessa. Nessuno si era accorto. Ed ora, aspettavo una tua nuova parola. Come avresti reagito al mio incontro? Come avrei dovuto comportarmi?

Un abbraccio, con uno slancio forse maggiore del dovuto. Indicatore di un trasporto emotivo importante. Certo, avrei voluto baciarti sulle labbra. Ma non con il desiderio di un innamorato o con la passione di un sentimento. Con il piacere di ritrovare qualcosa di me stesso. In fondo, considero la tua bellezza come una sorta di esternazione, di oggettivizzazione di un mio vedere la bellezza, la sensibilità e l'eleganza unite insieme in una realtà tangibile.
il tuo profumo di donna. Delicato ma intenso e indimenticabile. perfino il profumo del tuo rossetto entrava nel mio respiro e nella mia mente. Non ci siamo allontanati di molto dall'abbraccio iniziale, socievole e formale. Stretti come in una sorta di comune intesa di quanto era successo poco prima. Consapevoli entrambi di un segreto che si era consumato tra le lacrime.

Non ho saputo e non ho voluto aspettare una tua seconda parola, sapendo che quelle formali avrebbero rotto la magia di una intesa spontanea ed irripetibile. "cos'è successo, perché piangevi? Mia cara." In queste due ultime parole avevo impresso tutta la mia volontà di darti la rassicurazione che volevo esserti di aiuto, che la mia curiosità era ... un nulla rispetto a te.
"Vedi, Alessandro, a volte si piange per qualcosa che nessun'altro considererebbe importante. Non ci sono problemi di salute o di cuore o di lavoro o di natira economica. Piango perché sto perdendo me stessa. Sfilacciata in un continuo trascorrere dei giorni senza alcuna memoria di me e di quanto mi accade, vivo e sento. Piango per il vuoto."

"Lo so, mia cara e bellissima amica. Lo so anche io e bene. Un mese è trascorso senza che fermassi sulla carta i miei pensieri su quanto accade e su quanto vivo. Perso in un tempo, in una dimensione che è solo pratica risposta alle sollecitazioni e, per questo, assenza di vita. E' un mese che non vivo. Direi che sono morto da un mese se non considerassi che la morte è l'assenza di respiro e battito."
Ti avevo risposto e continuavamo a rimanere stretti, pur essendoci allontanati per poterci guardare negli occhi. "Quello che noi stiamo avvertendo è il lancinante dolore del non esistere guardando alla vita in un modo consapevole che ci permetta di assumere giudizi sulle cose e sui fatti e di crescere. Ma quanto tempo si vive così? Il mosaico dell'esistenza si è temporaneamente interrotto."

"E di questo, si soffre!" mi hai risposto e non avevo visto la lacrima in se stessa ma solo la linea del maquillage che si spandeva leggermente, perdendo quella linearità che lo rendeva perfetto. "E di questo si soffre. Di questo soffriamo. Dell'essere macchine che forniscono risposte prima ancora di formulare pensieri, guidizi, opinioni e di crescere nell'esperienza e nel sapere assaporare le cose."
La mia risposta era stata immediata, semplice, lineare e forse banale. Il profondo del tuo sguardo mi aveva fermato. "Dimmi, allora, come fare?  Tu cosa fai?" mi avevi detto. Ora eravamo di fronte, luno all'altra, in modo normale. La giusta distanza. "Cosa faccio, amica mia? Mia cara, cosa faccio è dimenticarmi di me stesso per gli stessi lunghi momenti che mi stai dicendo."

"Fino a quando la cosa non mi è insopportabile! Fino a quando sento il bisogno di dire che sono me stesso e che devo riprendere la vita come è giusto che sia! A volte, come nell'ultimo mese, rimango muto e improduttivo. nel senso che non scrivo. Non dico nulla. Ho solo pensato e mi sono solo ripromesso di farlo, credendo di non avere avuto stimoli così forti per farlo!"
"Ecco, come il Diavolo insinua nella mente del credente che i peccati da lui commessi sono così gravi da non potere più meritare alcun perdono da parte di Dio - e questo serve solo per fargli credere di essersi allontanato troppo dal Signore - ecco che la realtà ti fa credere di essere stata così tanto priva di significato da non averti dato alcuno stimolo di riflessione e di crescita."

"E invece, così non è! Se non sentiamo è perché siamo sordi. Se crediamo che non ci siano stimoli, è perché ci si sta facendo dominare dal pensiero comune che vuole solo vederci come soldatini che fanno, agiscono ma senza pensiero autonomo e senza desiderio e senza giudizio." E mi accorgevo che queste parole erano risuonate tante volte nella mia mente in questo periodo.
Parole che erano servite e servivano a mantenere l'identità di me stesso in un frangente dove il senso materiale e l'oggettività del vivere sembravano avere preso il sopravvento sulla spiritualità e sulla visione dell'essenza del vivere. Mia cara amica, ti ho riabbracciato e mi è venuto spontaneo dirti "Tu sai che noi possiamo sempre contare l'uno sull'altro e quensto garantisce la nostra identità."

"E la nostra stupenda sensibilità! Anche se questo ci fa soffrire quando pensiamo di perdere il nostro modo umile e partecipe e consapevole di vivere l'esistenza." Aspettavo un altro abbraccio e mi sono accorto di avere desiderato un altro bacio. Ma ti sei allontanata con un saluto della tua mano e del tuo guanto rosso. La gente si è richiusa alle tue spalle impedendomi di vederti andare via.
Sparita in un soffio.

Soundtrack: Tubular Bells by the Brooklyn Organ Synth Orchestra

Wednesday, December 28, 2016

Irresistibile tentazione o naturale pulsione?

Paul Keysar - Moonrise Over the Marsh
Date che contano e date che non ci dicono nulla.
Ecco la relatività delle cose.
Quello che per me è indimenticabile, per te non lo è ... e, viceversa, quello che tu vivi come fondamentale per me può scorrere senza destare attenzione.
Albert Emile Kirchner - The Embrace
La vita è questo. Una relatività continua.
E non si sfugge da questo destino se non si ha il coraggio di ribaltare la nostra visione.
Ribaltarla da egocentria a policentrica.
Significa partire dagli altri e non da se stessi.
Mark English - Figures
Mi sembra di essere stato molto fortunato nell'essere educato da chi mi esternava la propria meraviglia verso gli insegnamenti che di continuo le cose del mondo le impartivano anche se di anni sulle spalle ne aveva accumulati tanti e tanti.
Kim English -  957
"Stupita meraviglia", "Umile accettazione".
E non mi stancherò mai di ripetermelo in ogni momento.
na sorta di mantra celestiale che evoca la gioia di vivere e di affrontare il mondo con amore e rispetto. Educato fortunato e forse intrinsecamente predisposto ... ma propendo più per il valore dell'educazione e dell'esempio.
Albert Lynch - Peruvian painter - A quiet read - 1851-1912
Per questo ti ringrazio e ricordo questa data con profondo amore e rispetto e gratitudine.

Soundtrack:  Un Gusto Superiore - O Sei Parte Del Problema O Sei Parte Della Soluzione

Tuesday, December 27, 2016

John Donne - No man is an Island

John William Godward  - Dolce Far Niente - 1861-1922
 No man is an Iland (Olde English Version)

No man is an Iland,
intire of itselfe;
 
every man is a peece of the Continent,
a part of the maine;
 
if a Clod bee washed away by the Sea,
Europe is the lesse,
as well as if a Promontorie were,
as well as if a Manor of thy friends
or of thine owne were;
any mans death diminishes me,
because I am involved in Mankinde; 
 
And therefore never send to know for whom
the bell tolls; It tolls for thee.

MEDITATION XVII - 1624
Devotions upon Emergent Occasions
John Donne 

Stefan Bakalowicz - Neighbours, Scene from Roman life - 1885
"Mmmmm, mmmm, mmmm, mmmm" stavi canticchiando tra te e te ma non riuscivo a capire quale motivetto fosse. Non sentivo bene e quindi mi stavo perdendo quei piccoli elementi che spesso servono ad avere la visione generale delle cose.

Ma chi ha mai detto che è dai grandi elementi che si può risalire alle cose intere? Chi è mai stato così stupido da pensare che solo dalla cose grosse deriva il mondo? Penso che l'abbia detto qualcuno che non si è mai stupito a guardare le formiche che, così piccole, fanno grandi cose.
Helen Allingham (née Helen Mary Elizabeth Paterson, 1848–1926) - Hanging the Washing
E non sto  parlando dei giganteschi formicai, bensì del livello di comunicazione e cooperazione che le formiche sanno insegnarci mentre noi, grandi, anzi grandissimi rispetto a lei, continuiamo ad essere convinti che l'individualismo sia un elemento di vantaggio e che comandare sia meglio di condividere.

Ecco, siamo così stupidi che, al confronto con le formiche, diventiamo miscroscopici. "Mmmmm, mmmm, mmmm, mmmm" adesso potevo canticchiare anch'io quello che intonavi tu. Avevo capito da alcune sfumatore di quale canzone si trattava e quindi potevo anche io farti l'accompagnamento.
Emile Samoilovich Villiers de l'Isle Adam - 1843-1889 - View of Constantinople

Sunday, December 25, 2016

Perché 40 anni dopo?

Ah Izian
Enrico si era presentato quella sera in modo non convenzionale. Un eskimo logoro di almeno 40 anni e la barba incolta. Noi, che lo vedevamo sempre tirato a lucido e persino leccato nei suoi blazer blu notte con pantaloni grigio fumo di Londra. E con scarpe inglesi, originali, forse della Grenson factory del Northamptonshire ... così una volta aveva detto. Ora indossava delle Clarks, le desert boot.

Enrico che appariva ora cespuglioso e incolto! Pulito, si ma decisamente old fashioned. Enrico nei suoi settant'anni o quasi che mostrava i segni della sua storia. Una storia di continui compromessi tra un cuore rivoluzionario ed una mente razionalmente opportunista. Tra un desiderio che affondava le radici nella storia delle conquiste della lotta di classe ed il perbenismo dell'establishment formale.
Ysa Perez
Enrico che chiedeva ora di avere cinque-dieci minuti per spiegarci alcune cose. Con un affanno che sembrava inconcepibile in questa atmosfera natalizia-consumistica-borghese. Nel nostro salotto caldo e confortevole, tra musiche di pregio e gatti tra l'assonnato e l'interessato. Enrico si era presentato così, a noi.  Noi, mollemente adagiati sul divano e con in corpo già qualche bicchiere di spumante.

Aveva un'ansia da disperazione. Un desiderio appassionato di comunicare qualcosa, con lo sguardo al quadrante dell'orologio su cui scorrevano le lancette. Ecco il nostro Enrico in pieno travaglio, si stava pensando. Cosa sarà successo? Perché così, sotto Natale? La risposta più logica era che fosse successo qualcosa sul lavoro. Una di quelle merge tra società in cui saltano teste di manager come lui.
Alessio Albi
"Permettetemi, cari amici, di leggere qualcosa che mi ha sconcertato e posto le basi per un cambiamento radicale. Un ritorno. L'occasione è un intervento di quarant'anni fa, anzi quarantuno. Nell'ambito di un dibattito sul 'Manifesto'. Ricordate? Il giornale esiste ancora oggi ma il fascino dei dibattiti è diverso da quello di allora. Il fascino dei confronti ... nella misura in cui, ricordate?

"Guardavo, come alla finestra, le persone che partecipavano ai dibattiti in prima persona. Io riuscivo solo a stare zitto e a non avere parole. Mi sentivo inadatto, immaturo, banale ed inespressivo. E stavo zitto, provando una certa ammirazione ed una invidia positiva per quelli che salivano sul palco e parlavano e strappavano consensi su consensi. Cosa dicevano di così bello? Era il tono che usavano?"
Jean-Michel Bihorel
Questo pensavo io in risposta alle sue parole. Ma non avevo avuto il tempo di dire nulla, perché Enrico aveva tirato fuori un paio di fogli ed aveva iniziato a leggere. "Dibattito del 1975 sul Manifesto. Intervento di un mio omonimo per nome, Enrico Bosio. Vi riporto solo alcune parti del suo intervento. 'il manifesto è nato insieme a lotte che non erano imbrigliabili in vecchi schemi politici; a lotte che dilagavano oltre i confini del sistema e che ponevano domande nuove; che in una fase di grande sviluppo del capitalismo - in cui era credibile il mito della società ricca ed opulenta dei consumi - hanno fatto toccare con mano la mostruosità di questo sistema, l'infelicità che generava nei rapporti tra gli uomini ... il manifesto aveva di se stesso un concetto diverso: povero ma onesto e libero.' "

La lettura correva via con amorevole, calda passione e noi avevamo ascoltato in silenzio e con scrupolosa ed anche rapita attenzione. Avevo abbassato il volume della musica per lasciare lo spazio alle parole che potessero scorrere ben udibili. "... 'quel che conta è che il giornale riusciva ad essere strumento di una linea e di una strategia che illuminavano i fatti con una nuova concezione della vita e dei rapporti tra gli uomini' ..."
Hula
"Certo, allora la vita era più facile, le lotte operaie e studentesche già mettevano in piedi frammenti di società nuova: l'assemblea che decideva tutto, il rifiuto della gerarchia e della delega, l'egualitarismo che era il connotato di ogni rivendicazione. Cari amici, si parlava di rifiuto del ricatto delle crisi usate come mossa per dare giustificata spiegazione al ribasso delle esigenze di vita e di rispetto."

Si era fermato ed aveva abbassato il capo mostrando l'incipiente calvizie che connotava di età la testa a dispetto dei capelli lunghi che apparentemente si liberavano. Si era fermato e sembrava averlo fatto per commozione e sfinimento. "Addio, articolo 18" ho esclamato e mi sono sentito gli occhi dei presenti, addosso. "Hai ragione", se ne era uscito Enrico con il capo ancora chino. E poi i nostri occhi si sono incontrati.
Sienna Kwami
Era il momento di bere qualcosa, fosse anche solo un dito di whisky o altro, purché dotato di vigore alcoolico. Era il momento di un lirismo politico tra fratelli di un'epoca che non esiste più se non nei cuori anziani che l'hanno vissuta con gusto e passione. Mi sono sentito una grande voglia di fare uscire lacrime dagli occhi per sfogare la disperata tristezza che avvertivo.

"Perchè quarant'anni dopo? Perché avere atteso tanto, incapaci di manifestare il proprio sentimento vitale? Quarant'anni per aprire la bocca? Io, alle storiche assemblee ascoltavo e basta. Ed ora, invece, mi alzerei subito per parlare. Ma le assemblee non esistono più se non come fantasmi di qualcosa che è sfilato via da decenni. Ora sono preso da un'incontenibile senso di dovere partecipare ed esprimere la mia idea, di perorare le cause 'perse', direbbe qualche bel razionalista, oggettivista borghese."
Gerard Mas
"Ora non sto più zitto, a costo di farmi dare del vecchio rincoglionito, passista e nostalgico. Si, certo, orgogliosamente nostalgico di un'epoca che è stata di desiderio e di alternativa. Forse solo ipotetica e mai reale. E' vero! Forse abbiamo distrutto un sogno con i nostri dibattiti e i nostri confronti. O forse abbiamo educato noi stessi ad un modo di esistere che è stato sopito negli anni ma che non è morto!"

"Addio articolo 18, uno stronzetto saputello e prepotente ti ha oggi cancellato. Ma noi, della guardia rivoluzionaria siamo pronti a rinascere. Figli di battaglie perse e di risultati magari inconcludenti ma certamente ... poveri, onesti e liberi. Ora più che mai, liberi di dire quello che si pensa. Per essere se stessi e per sperare di fare capire qualcosa a chi seguirà dopo di noi."
Ana Mercedes - Ben Giles
"Addio articolo 18, sei nei nostri cuori. Adesso sembra il momento adatto di riunirci e indossare di nuovo gli eskimo verdi con il finto pelo di agnello all'interno e di guardare con sfida di barricata l'establishment americano che un pazzo volgare di presidente e subdolo e ecero ha messo in piedi, ponendo direttamente al potere i rappresentanti del capitalismo privato."

"Addio articolo 18. Sei ora pronto a rinascere? E noi dobbiamo essere al fianco tuo, al fianco di un emblema di diritto che deve essere universalmente difeso. Il capitale è fine a se stesso. L'uomo è fine agli altri. Grazie Enrico. Hai fatto indossare di nuovo l'eskimo a me e forse anche a qualcun altro. Oggi, non è nato solo il nostro Santo Signore. Oggi, forse siamo rinati anche noi. Grazie."
Lydia Pang - Vins Baratta photographer
 Soundtrack: Ash Ra Tempel - 1974 Paris Downers

Thursday, December 22, 2016

Comme deux perles liquides au fond de ses yeux clairs

 
Questa è l'immagine che ho di Lei. Questa è l'emozione che mi è rimasta nella mente e nel cuore. Un giorno di inizio settembre. In Bretagna, sotto una pioggerellina finissima. Le nuvole nel cielo e il Calvaire de Tronoën en Saint Jean Trolimon alle sue spalle. A volte mi domando se un ricordo possa derivare da un'esperienza reale o anche da un'esperienza di fantasia ma fortemente voluta.
Il presente e il passato antico. La maestà di un sentimento sacro che trova espressione in un'opera di uomini antichi e i tuoi pensieri che trovano rinfresco nel vento di quella giornata di settembre in Bretagna. Tu ed io, il mondo del passato, della storia e della cultura. Il mondo che mi stavi insegnando.
Non ricordo parole e non ricordo contenuti ma solo sensazioni che erano e sono colme di amore per la cultura e per il rispetto dell'uomo per il Signore. Guardo nelle foto di vecchi libri le espressioni del personaggi del Calvaire e trovo l'uomo di sempre con le sue paure e le sue angosce. Con il dolore inespresso dalle parole e viceversa dimostrato dai gesti.
Diamante splendente nella notte dei ricordi che ormai risalgono a oltre quarant'anni fa. E' vero che costruiamo il tessuto della nostra esistenza come una tessitrice al suo telaio. Ogni filo è un ricordo e una sensazione. Perché non esistono ricordi senza sentimento. Anzi è la sensazione che conduce al ricordo. Ne siamo consci? Siamo consci di quante sensazioni perdiamo?
Ti vedo oppressa da contingenze quotidiane come vedevo Lei vivere nello stesso modo. Forse la gioia che da figlio riuscivo a darle - ma non ne ero conscente - stavano dando un senso diverso ma è certo che la gioia del rapporto tra lei è me è venuto fuori, si è manifestato anche a parole, solo più tardi. Di fronte e per mezzo di amorose confessioni di gioia nello stare insieme.
Da Lei, per avermi dato lo spirito di cogliere la bellezza della cultura e del rispetto per l'uomo e da me per il senso di gratitudine da figlio nei cofronti di una Madre colta e semplice e sensibile ed elegante. La gioia dei pensieri che si intrecciano in una melodia di affinità e di gusto per l'opera bella dell'uomo.
Ora guardo te. Lei nonc'è più e trovo per caso un libro dal titolo meraviglioso: Comme deux perles liquides au fond de ses yeux clairs. Libro forse scritto da qualcuno che ha il nome di un severo monaco trappista del cinque-seicento. Non so, non ho trovato ma l'ho acquistato. Mi è venuto in mente - non so - Jeanne d'Arc. Persona che adoro, bellissima e dona coraggiosa.
Lo riceverò e sarà un dono per il Santo Natale. Come quando Lei ed io ci si scambiava regali e si pranzava insieme. In due, come sempre. Ora guardo Te e vedo lo stesso colore degli occhi e sento il sentimento di gratitudine verso di te. Per quello che mi hai insegnato anche tu e per quello che mi dai. E il ricordo viaggia sulle sensazioni. Voglio condividere con te quello che ho condiviso con Lei.
Ora sei tu il mio presente. Ora sei tu il mio futuro ed è giusto che Lei abbia lasciato il passo per te. E' giusto che io viva nel suo ricordo e nel tuo presente. Non sovrapposizione. Non conflitto. Semplice traslazione di due fasi della vita. La prima e poi la definitiva. Il bozzolo si schiude e nasce la sencoda parte che è dominante ma non dimentica l'origine.
Soundtrack:  Candy Dulfer - Lily Was Here (Baloise Session 2015)

Friday, November 25, 2016

Repressi o ignorati .... l'illusione di libertà.

Praha
"Mi è difficile intervenire su questioni di ordine teoico-filosofico in un momento in cui in Unione Sovietica i contestatori sono allo sbaraglio: sono sotto fuoco e la conferenza di Belgrado è stata una mazzata per loro, tutte le forze di opposizione nazionali, religiose di ogni genere. Sono d'accordo con il compagno Karol che fino a quando i dissidenti non si saranno unificati attorno ad un movimento sociale con costituiranno una vera forza d'urto."

Chi parlava era Leonid Pliusc, un compagno ucraino, matematico che nel 1977 aveva 38 anni. Era stato rinchiuso per quattro anni in un manicomio criminale per avere espresso idee di opposizione. Nel 1976 era stato rilasciato su iniziativa di un comitato internazionale di matematici e si era quindi trasferito a Parigi. L'occasione, in quel lontano 1977 era un convegno su 'Potere ed Opposizione nelle società post-rivoluzionarie' promosso dal 'Manifesto'. Facoltà di Architettura, Università di Venezia. 11-13 novembre 1977.
Latvia
Oggi, le dissidenze possono parlare, deridere, insultare, fare ogni tipo di chiasso. Non vengono arrestate. Non vengono giudicate da un tribunale di Stato. E, tantomeno vengono imprigionate dopo una condanna a diversi anni. Manicomio criminale! Oggi è diverso, ma questo non significa che le dissidenze siano tollerate. Vengono semplicemente ignorate.

In prigione la dissidenza diventa più forte che mai e pronta a riemergere alla prima occasione. Una dissidenza che viene invece ignorata, semplicemente ignorata, muore sfaldandosi di fronte ad un auditorio vuoto. E allora? Cosa è meglio? Combattere da vivi oppure morire in libertà?
Budapest
Questo mi stavo domandando mentre sfogliavo un vecchio libro  edito da Alfani Editore. Uno dei "Quaderni del Manifesto". Gioco inutile di un vecchio di sinistra che legge vecchie cose, rileggendosi la vita trascorsa da spettatore di un dileguarsi nel nulla della libertà, attraverso l'avvicendarsi di governi che hanno sempre abusato di questo termine. Libertà, cosa sei? Cosa sei diventata? Slogan pubblicitario di un liberismo che non ha nulla da spartire con te.

Una volta conobbi una signora che di nome faceva "Certa". Ben strano mi ero detto ed avevo vinto ogni remora chiedendole da dove venisse quel suo strano nome. "Sa, mio padre era un vecchio socialista. Uno di quelli che venivano arrestati dai fascisti ogni volta che c'era in programma un qualcosa organizzato dal regime. Aveva avuto quattro femmine e forse le aveva proprio desiderate. Non maschi, bensì femmine."
Moskva
"E allora?" domandai sempre più incuriosito ... " Ricordo quegli occhi di un azzurro chiarissimo come solo certe persone anziane sanno avere. "Allora, lui aveva predisposto tutto. D'accordo con sua moglie, mia madre. E chiamò le sue figlie ... Folla, Unita, Libertà, Certa. Io ero l'ultima e mi venne dato il nome di 'Certa'. Il prete ovviamente si rifiutò di battezzarci così e abbiamo vissuto senza Chiesa. Anche i nostri matrimonio vennero poi celebrati in Comune. Con questi nomi, si figuri, in Chiesa!"

"E i suoi figli come li ha chiamati?" replicai. "Oh, nulla di simile. Nulla di così evidente ma il primo prese il nome di mio padre, Ottorino, il secondo quello di Carlo e il terzo ricevette un bel Palmiro. " era stata veloce a rispondere. "Forse loro non sapevano che Carlo era Marx e Palmiro era Togliatti. La figlia invece volli chiamarla Anna, non tanto per ricordare la madre della Madonna, quanto per un omaggio nei confronti di Anna Achmatova." Chiudeva gli occhi come a dondolare nel grembo un bambino. Ondeggiava in silenzio dopo avermi risposto.
Brno
"Anna Andreevna Achmatova è una poeta (non amava l'appellativo 'poetessa') che mi piace molto" Le confessai. 'Lascio la casa bianca e il muto giardino. Deserta e luminosa mi sarà la vita.' E sua figlia cosa dice di questa eredità così importante?" La guardavo dondolare e dondolarsi in un ricordo di oltre cinquant'anni fa.

"Oh, non dice nulla. Non ha mai detto nulla. Non ricordo neppure se mai mi ha chiesto il perché di quel nome. Probabilmente lo ignora anche adesso e il segreto è solo mio. E quando dico che è solo mio significa che neppure suo padre l'ha mai saputo. Rido dentro di me a questo segreto che finirà con la mia vita. Ah, già, dimenticavo ... ora lo sa anche lei. Forse ho sbagliato ma mi è venuto naturale parlarne!"
Cuba
"Non si preoccupi. La cosa finirà così." E così è stato. Adesso sono trascorsi almeno vent'anni da quel dialogo e la signora non esiste più. Non so più nulla. E non so neppure nulla dei suoi figli. Non li ho mai conosciuti. Il suo segreto è finito, così, nel suo silenzio, quando le sue labbra si sono dischiuse in un ultimo sospiro. Chissà se avrà pensato a suo padre e alle sue idee, anzi ai suoi ideali. Dissidente perseguitato. Oggi i dissidenti muoiono ignorati e questo è forse peggio del carcere.

Anche i nomi non seguono più gli ideali.

Soundtrack: Rudi Zygadlo - Missa Per Brevis

Wednesday, November 23, 2016

Solo gli stupidi giudicano

 
Nessuno, neppure Dio ci giudica mentre siamo. Nessuno che abbia un senso seppure minimo di intelligenza può sentirsi in diritto di giudicare. Possiamo tuttalpiù avere sensazioni, percezioni ed impressioni.

Mi stavi dicendo che cosa, secondo te, sono le impressioni. In una lastra fotografica sono momenti fissati e mai più riproducibili ma solo raccontabili con il gusto della memoria. In un pensiero sono attimi che evocano sensazioni ed emozioni. In una tela sono colpi di colore che vogliono ripetere la natura di un istante colto che ha colpìto. In musica si tratta di vibrazioni dell'anima e di pulsioni muscolari.
Darius Adrien - Camila Romero
Mi stavi parlando della tua esistenza che credevi si fosse sfilata senza ombre lasciate sulla tela dei tuoi pensieri. Credevi e dovevi ricrederti. Ti saresti ricreduta nel momento in cui, dal profondo del tuo intimo, si serebbero ripresentate alcune emozioni ingiustificate da quello che stavi vivendo nel reale.

Stavo ascoltando con gli occhi chiusi e respiravo lentamente ed a lungo e profondamente l'aria che mi giungeva, nel desiderio di avvertire il profumo, l'odore della tua pelle, meglio ancora se inumidita di saliva o di pioggia. Ecco, in parte ti ascoltavo e in parte tendevo a cercare di assaporarti nel desiderio che cresceva ascoltando la tua voce e il filo del tuo pensiero.
Stefan Trotman - Tatiana Varchola
Non era desiderio del corpo. Era un tendere a vivere un momento di caldo tepore umano con i sensi attivi in una esaltazione fluida e clada della temperatura della pelle. In una sorta di alcova immaginaria che avvolgeva tutto e tutti noi due. Con la musica delle tue parole e le vibrazioni dei tuoi pensieri.

A volte il desiderio di stringere e di sentire l'odore e il sapore della pelle diventa così forte da diventare una reale volontà di affondare sotto le coperte e di lasciarsi abbandonare nel sonno che è volontà di sognare e fissare il momento in un dipinto dai colori e dalle forme irreali.
Michael Giroux - Sidney & Giselle
Non giudicare mai perchè avresti solo la certezza di sbagliare, di perderti qualcosa, di non riuscire ad avere capito quello che di fronte ti si presenta. Cosa ne sai di quello che veramente passa nei pensieri di chi ti sta di fronte. Illusione di capire e certezza di ignorare.

Soundtrack: Katie Melua - The Walls Of The World