Wednesday, September 30, 2015

Lo sguardo caldo

Damian  Chavez -Sybarisia
Inatteso, dopo avere lavorato di notte e stavo dolcemente godendomi la fine di un giorno di pace e serena solitudo, ecco che sei entrata nei miei spazi vitali e ti ho vista insofferente del fare nulla. Sdraiata sul letto con in mano un libro, stavi distrattamente aprendo e chiudendo le pagine. Poi l'avevi buttato di lato e ti eri alzata senza avere nulla in mente da fare.

Ti ho proposto di uscire per una passegiata. Hai fatto un breve giro su te stessa e poi ti sei avvicinata. Il tempo di un lieve bacio e poi ho fatto sbadatamente cadere un tuo vestito di chiffon per terra. Era appeso in modo molto approssimativo alla maniglia della porta ed era quasi inevitabile che accadesse questo. Ti sei infastidita e hai detto "No, non ho più voglia di uscire! Non vado neppure al cinema perché è troppo tardi e tornerei dopo le nove e voglio cenare con voi. Basta, resto a casa!"
Olga Suvorova- Annunciazione
L'ho fatto perché avevo voglia di uscire e perché sapevo che saresti diventata ancora più insoddisfatta se non fossimo andati fuori, almeno. Una giornata tutta dedicata a cose di routine non la sopporti, non l'hai mai fatto. Hai bisogno sempre di fare qualcosa per te. E per questo, ho insistino di nuovo, anzi ti ho detto "Dai, vestiti che usciamo. Sono pronto in cinque minuti. Un giro, magari andiamo in libreria, vediamo qualcosa e poi torniamo per cena. Tanto, è tutto già pronto!"

Ecco, dopo dieci minuti stavamo salutando Cham e Federica intenti a ripassare in sala le lezioni per i compiti di domani. I gatti dormivamo affranti dal viaggio di rientro dal lago. Si erano poi spaventati dell'irruenza di alcuni bambini che scendevano rumorosamente la scala mentre loro stavano entrando nell'ascensore. In casa avevano dovuto adattarsi a riprendere coraggio.
Robert Kipniss  - Springfield
Fuori! Il clima era buono. Né caldo, né freddo in questo fine settembre che non voleva lasciare l'estate. Il golf che portavo mi sembrava eccessivo ed avevo un po' caldo. A passo veloce stavamo raggiungendo la piazza dove c'era la grande libreria. Avevo voglia di un caffé, un po' per piacere e un po' per svegliarmi. Mi piace il caffé. Siamo entrati in un bar ma stavano pulendo per terra e l'odore del detersivo era pazzesco. Mai avrei potuto bere un caffé con quella puzza. Siamo usciti.

Nella strada c'erano le bancarelle. Era stata una di quelle giornate cosiddette di festa di quartiere. In realtà, si era trattato della solita iniziativa commerciale con i negozi aperti e gli espositori di cose banali, poco originali. Non artigiani, bensì rivenditori di gadget e altro. Abiti di tessuti non pregiati. Poliestere e viscosa. Prezzi bassi e qualità scadente ... Il quartiere era bello ma la merce e il tutto, decisamente brutti. Musica a volume alto ma piacevole, un tango. Bastava stare lontani per gustarla al volume giusto. Un caffé, ecco. Zip, dentro.
Poi abbiamo passeggiato nelle vie limitrofe, nel silenzio e sotto gli alberi con le foglie che ingiallivano e cominciavano a formare un tappeto colorato per terra. Passo dopo passo e parola dopo parola siamo arrivati alla libreria. Curiosi più che decisi ad acquistare. Consapevoli di avere già abbastanza libri in attesa di essere letti da venire facilmente dissuasi dal prenderne altri. Tu sfogliavi e io leggevo l'ultima di copertina.

Poi, una foro. Il Diario di Anna Frank. La sua foto. Quello sguardo che è lo sguardo di tante donne ebree. Caldo, profondo. Antico. Quasi leggermente umido. Uno sguardo che, pur non essendo ebrea, mi ricordava mia nonna paterna. Elsa, si chiamava e non serbavo di Lei grandi ricordi. Visite formali e nulla più. Ma aveva quello sguardo.
Miep and Jan Gies - Nascosero la famiglia Frank
Gli occhi con un contorno bruno della pelle che accentuavano l'intensità dello sguardo. Occhi bruni, profondi e con quell'intensità calda in cui ti è facile sprofondare in intime riflessioni e dolci segreti. Uno sgurdo che non sa essere altro se non buono, dolce oppure triste e colmo di pietà e umiltà. Questa è solo una sensazione, mi si può dire, ma in fondo, quando sentiamo qualcosa, la forza della sensazione sa essere molto più forte della razionalità.


 

Però è anche vero che esistono occhi freddi, sguardo severo, espressione cattiva negli occhi al pari di sguardo buono, che perdona, che accoglie. Ecco, quello sguardo è sguardo in cui ti trovi subito e pensi alla fragranza di un pane mangiato caldo insieme con una tazza di brodo o minestra fumante, in una stanza semplice ma accogliente e sicura ... mentre fuori dalla finestra soffia un vento freddo e magari nevica, illuminando di bianco le strade di notte.
Ecco. E' così e non ci si può fare nulla. Nulla più, ormai. Ciao Anna.

Soundtrack: Maurice Ravel : Gaspard de la nuit (1908) - Kun-Woo Paik

Sunday, September 27, 2015

Marketing sofisticato

Catrin Welz-Stein - Morning Dew Girl
L'altro giorno stava delicatamente piovigginando mentre uscivo dal lavoro ed ho intravisto Luisella trafficare sulla sua automobile con gesti decisamente nervosi. Si stava bagnando e l'auto non si apriva. Scherzi di autunno, quando improvvisamente può saltare fuori un guasto elettrico. Strano, mi sono detto, l'auto è abbastanza nuova e di marca affidabile. Ma su questi pensieri urgeva la decisione di aiutarla.

Ho acceso il motore dell'auto e mi sono avviato per raggiungerla al più presto. Fermatomi al suo fianco, ho abbassato il finestrino e l'ho chiamata. Lei si è voltata e una ciocca di capelli, bagnata e gocciolante, si è fermata a metà del suo viso. L'espressione era di collera. Mi ha visto ed ha capito subito, senza alcuna parola, che l'avrei aiutata. "Ciao, sono furibonda! L'auto non si apre e sono bagnata e già in ritardo all'appuntamento con il Rettore. Mi dai una mano?"
František Kupka - Orphic cubism
"Certamente, figurati! Monta su che andiamo, oltretutto faccio la stessa strada e passo dall'Università." ho detto al volo, aprendole la porta. "Scusa ma sono tutta bagnata. Guarda, anche la busta da consegnare al Prof. si è bagnata e temo che la presentazione del progetto faccia schifo ormai! Peggio di così non poteva andare! Dimmi tu cosa dovrei fare." mi diceva questo mentre si era lanciata sul sedile al mio fianco e alcune gocce di acqua mi erano schizzate addosso.

Poco male. Oltre allo schizzo d'acqua ero stato decisamente avvolto dal suo profumo. Molto dolce, forse troppo ... al punto che avevo aperto d'istinto un poco il mio finestrino per fare entrare un po' di acqua fresca. "Luisella, forse ti conviene chiamare il Prof. in studio e raccontargli l'accaduto. Sono cose che capitano e lui capirà, dandoti un altro appuntamento." Lei aveva tirato fuori dalla borsa un fazzoletto e si stava asciugando il viso e un poco anche i capelli. "Non è possibile perché abbiamo una scadenza che è domattina e se il progetto deve essere modificato ho solo stanotte per poterlo fare. Si tratta di un finanziamento vitale ... se riusciamo a farcelo attribuire!" e mentre mi diceva questo aveva sorriso in un modo bellissimo.
Graf n'Arq - Graphite Drawings
Luisella era molto bella. Ne era consapevole e sapeva scegliere i vastiti e il trucco in modo magistrale. Aveva una bocca stupenda con labbra delicatissime e denti perfetti. Oggi, aveva usato un rossetto rosso brillante che accendeva il suo sorriso come non mai. Luisella era fidanzata con Piero, un collega del dipartimento. Un tipo strano, taciturno ma anche lui molto carino e curato. "Prova lo stesso a chiamare il Rettore, magari proprio per l'urgenza accetta anche del materiale bagnato e formalmente eccepibile.!"

Non avevo finito ancora la frase che lei aveva estratto dalla borsa il cellulare e stava chiamando. Poche parole, brevi e dettagliate. Quanto successo e dove si trovava e cosa doveva fare. Era a disposizione. Aveva capito. Un saluto e poi stop. Fine della conversazione. "Il Prof. mi ha appena detto di mandargli il tutto via email e di sentirci dopo cena, magari con Skype per comprenderci meglio vedere insieme le figure nel testo del progetto."
Lita Cabellut - Dried Tear
"Ok, torniamo indietro. Però, promettimi che poi andiamo insieme a prenderci un aperitivo." Mi era venuta spontanea la frase. Ne ero meravigliato anche io. Molto disinvolto, mentre con chi mi piace ho sempre avuto un atteggiamento imbarazzato, al limite dell'impacciato e del goffo. "Va bene, anche perché sono molto pressata e distrarmi mi farà solo bene e tu sei la persona giusta ... Piero, ultimamente è altrettanto sotto stress e tendenzialmente è noioso ed opprimente ..." Uno sguardo d'intesa. Nulla di che. Nessuna promessa. Solo uno sguardo tra persone che sono simpatiche l'una all'altra.

Ecco, Luisella era sparita all'interno dell'istituto mentre io mi ero fermato fuori, restando in auto. Gli alberi della via erano ancora tutti verdi ma grosse gocce cadevano dalle foglie bagnate dalla recente pioggerellina. Di piovere, in sè, aveva smesso ma era rimasta quella pseudo-pioggia dalle foglie degli alberi. Il tempo passava e mi era uscito di bocca un "Ma quanto ci mette?" Nulla. Dovevo aspettare. 'Forse ho fatto male perché la cosa si prolunga oltre il previsto ... se poi ci aggiungiamo il tempo dell'aperitivo ... quanto mai ...' stavo pensando.
Nakamura Daizaburo (1898-1947) . Reading
'Ma guarda un po', adesso si desiderano le cose veloci, usa e getta. E allora, cosa sei diventato?' Era la vocina che mi parlava nel cervello mentre guardavo il portone dell'istituto. E mentre mi meravigliavo io stesso di questi pensieri, ecco Luisella uscire fuori e scendere veloce le scale. Le gambe lunghe avvolte in notevoli calze gialle che staccavano meravigliosamente sulla minigonna nera e le scarpe nere con il tacco giustamente elegante e non troppo alto. Portava un golfino dolcevita bianco, forse un po' troppo spesso e, sopra, il giacchino nero che faceva parte del tailleur. Un braccialetto d'oro a catena al polso. La borsa nera con inserti floreali ai fianchi. L'avevo riconosciuta .. era di Etro.

Di nuovo in macchina. "Dove vuoi andare? Sono le sette e mezza, dobbiamo sbrigarci ... A che ora devi rientrare per cena?" le stavo dicendo mentre, avviata l'auto, giravo il volante per immettermi nel traffico. E mentre guardavo fuori dal finestrino, lei mi aveva detto "Vai pure dove preferisci, tanto non ho impegni per la Cena. Piero si ferma al lavoro e quindi sono sola." Mi sono girato e l'ho guardata perché il tono della voce era improvvisamente diventato sinuoso e suadente. 'Ma guarda un po'', mi diceva la vocina.
Monica Shelton - First Light
Non avevo alcuna intenzione di fare alcunché. Mi ero comportato da persona gentile ed ora mi trovavo in una pseudo-situazione dalle tinte strane e inattese. "Ti dispiace se fumo? Ho ripreso a dispetto delle mie tendenze salutistiche ... ma proprio non ce la faccio. Troppo stress e troppo poco divertimento." La pioggerellina era ripresa e mi piaceva vedere e sentire il tergicristallo che ondeggiava a destra e sinistra sul parabrezza. Le persone e le cose, al di fuori del vetro pulito si spezzettavano nelle gocce di pioggia e l'effetto era piacevole. Il suo profumo, unito a quello della sigaretta, era interessante ora.

Arrivati! Il locale era affollato in modo giusto. Gente ben vestita e molto trendy. Hipsters e dandy in un misto di personaggi dal piglio bohemiene e pseudo-artistico. Le più sfavillanti erano le ragazze. Tacchi vertiginosi e sorrisi enormi. Profumo a gogò. Il positivo del locale era l'assenza di personaggi in caccia di avventure. Coppie, amici e gruppi di amici. Non single o coppie di single unisex in cerca di anime gemelle o di occasioni.
František Kupka - Woman from Triangles - 1909
Per questo, si poteva stare tranquilli senza rischiare di incontrare sguardi languidi o ... insinuanti. Cosa, poi? Tristezza noiosa. Neppure Luisella, nella sua splendida mise e nel fascino della sua bellezza era oggetto di sguardi maschili insistenti. Faceva eccezione lo sguardo di altre ragazze in una logica di naturale confronto e competizione. La musica era del genere Hip Hop Jazzato e il volume discreto, eppure avvolgente, in modo da creare l'atmosfera senza impedire la conversazione.

Già, la conversazione. Se mai avevo pensato di chiudermi in intimità dialettiche con Luisella facendo la parte dell'amico, dello pseudo-confessore delle sue disavventure e dei suoi stress e delle sue insoddisfazioni (uffa, questo preannunciava l'evoluzione noiosa! E non ne avevo voglia.), ecco che una voce sopra le altre aveva attratto la nostra attenzione. Un boscaiolo country era il proprietario della stessa. Bel tipo, alto, giustamente muscoloso in pantaloni di daino. Di daino? Ma da quanto tempo non ne vedevo di simili?
Olga Suvorova
"Buckskin" mi ha detto Luisella ad alta voce "si dice cos' di quei pantaloni stile anni sessanta-settanta." Forse aveva usato un volume così stranamente alto perché voleva attirare l'attenzione del 'country-boy'. Mi sono girato verso quello per guardarlo meglio e ... "John! John Sinclair! Cosa diavolo ci fai qui?" Diavolo, lo conoscevo e sapevo che era pure molto simpatico. Chiassoso ma elegantemente colto e piacevole da ascoltare. Faceva parte del mondo della comunicazione ma non era uno dei tanti manager della pubblicità stupidi, aggressivi e arroganti. Riconoscevi il suo tocco perché le proposte pubblicitarie che venivano da lui potevano essere lette in più modi, anche opposti tra loro, ma il risultato finale era preciso e unico. Ed efficace!

L'avevo conosciuto almeno dieci anni prima quando lavoravo anch'io nella comunicazione. Dopo il mio lavoro di professionista della salute, animato da curiosità e divertimento, anche se a volte era faticoso. L'avevo chiamato e Luisella mi si era avvicinata e aveva chiesto "Lo conosci? Chi è?" Avevo sentito il soffio del suo fiato nell'orecchio. Caldo e un profuno fresco e dolce che veniva da quello che stava bevendo e dal suo rossetto. "Si, lo conosco molto bene. Si chiama John Sinclair e lavora nella comunicazione. Potrei dire che è un art director ad alto livello. E' americano ma è colto e raffinato. Anche se il suo fisico da cowboy gli suggerisce pantaloni di daino e camice decisamente eccentriche. Vieni che te lo presento ... mi sembra di vedere un certo tuo interesse ..."
Kiyoshi Nakajima - Fragrant Breeze
Luisella chiuse velocemente le papebre in uno cenno estremamente femminile. 'Quanto è fesso Piero' mi diceva la vocine. E mentre John si agitava per salutarmi, io pilotavo Luisella verso di lui. Caspita, i loro occhi erano alla stessa altezza. 'Era fatta' mi sono detto ... 'Piero, mio caro Piero, addio ... coup de foudre!' "John, questa è Luisella, ricercatrice universitaria nell'ambito della comunicazione ... Luisella, questo è John, mago della comunicazione ... a voi due la parola!" e dicendo questo mi ero voltato a prendere uno spuntino dal bancone.

Li ho lasciati soli e sono andato ad ascoltare il musicista che suonava dal vivo (il sottofondo Hip Hop era finito e ora suonava un Jazz cantato). Il tempo di due canzoni e poi sono tornato indietro. Nel bicchiere il ghiaccio si era quasi sciolto e loro stavano già brillantemente conversando. Solo poche parole per comprendere l'intesa che iniziava dagli aspetti professionali.
Damian CHÁVEZ
"Young people had been raised - like no previous generation - on sophisticated marketing messages that urged them to find happiness through ever changing consumer opportunities. The door separating the traditional capitalist virtues of thrift and discipline and the new consumer values of instant gratification and sensual delight had been deliberately slammed open by some of America's most creative and best paid people." stava citando John con riferimento alla fine degli anni sessanta.

Lei annuiva e ribatteva in un buon inglese che era stato tutto traslato anche da noi. Il senso della gratificazione immediata e del piacere sensuale dato dall'acquisto basato su principi non di utilità e risparmio, bensì su aspetti emotivi, indotti, di tendenza e di simbolo. Il suo lavoro di ricercatrice verteva proprio su quello. Ero stato doppiamente utile. L'avevo salvata dalla pioggia e le avevo dato l'opportunità di conoscere un guru della pubblicità che le sarebbe stato di aiuto.
Catrin Welz-Stein  - Pure Nature
Forse, però, l'avevo aiutata tre volte. Nel senso che quella sera poteva essere l'inizio di qualcosa. Ho salutato, contento con me stesso, sono uscito e sono risalito in macchina. La pioggerellina continuava. Ho acceso il motore e azionato il tergicristalli. Ho deciso, questa sera sarei andato sul lago.

Soundtrack: Erina Saito - Menuet sur le nom d'Haydn, Jeux d'eau - Ravel

Monday, September 21, 2015

Il canto, lo sguardo e il battere le mani

Jarne Gissel
"Strano", mi sono detto mentre dirigevo lo scooter in via Monte Bianco. Cristina mi aveva detto "Vieni, c'è la festa del PIME. Io ci sono e ci sono altri amici che sarai felice di conoscere!" Cristina è una missionaria laica. Una persona coraggiosa che ha dedicato la propria vita agli altri. Da 15-20 anni lavora in Cambogia, in mezzo alla foresta, presso villaggi sperduti, prendendosi cura dei disabili. Bambini, sopratutto.
Bernard Lorjou (1908-1986)
Cristina è una persona coraggiosa! Come Valeria e Paola e tanti altri che lavorano dedicando la propria vita senza chiedere nulla per sè. Oggi, uno spirito così ha dell'incredibile. E dell'affascinante, mi dico in silenzio tra me e me. Ho posteggiato lo scooter e siamo entrati. Con me c'era Chamroeun, nostro figlio. Insieme siamo entrati ... ma con spirito diverso. Lui, tra il curioso e il timoroso. Io, tra l'entusiasta e l'affascinato. Mi accorgo che i sessantanni mi hanno portato una serenità di sguardo per cui vivo il piacere della vita, sentendomi libero di esprimere i miei pensieri.
Frida Kahlo - Still life with parrot - 1951
Entriamo e acquistiamo i biglietti per il pranzo (la gente era tanta e l'invito a procurarseli veniva reiterato da più parti). Poi, siamo subito stati attirati da una musica di gioia e di sogno. Un sogno che la vita dedicata riesce a fare diventare realtà quotidiana. Voci giovani e voci anziane. Tutti. Entriamo nell'aula magna e la troviamo piena zeppa. Ma ovunque era presente rispetto e un sorriso sui volti e negli occhi. Il canto era bellissimo e trasmetteva gioia e speranza ma una speranza concreta, fatta di generosità ed amore.
Nakamura Daizaburo - Takako Irie on Couch - 1930
Ogni età era presente. Ma mi colpiva una cosa in comune che era lo sgurdo. Quello sguardo! Nessuno sguardo diverso. In tutti si leggeva solo gioia, amore, serenità e generosità. Davanti a me un ragazzo vestiva una T-shirt su cui c'era scritto 'Chi ha paura muore tutti i giorni ... Chi non ha paura muore solo una volta'. E mi veniva in mente l'esortazione di Papa Woytila 'Non abbiate paura'. Ecco, in quegli sguardi si vedeva la determinazione nel gesto di amore verso gli altri, senza alcuna paura nei confronti di qualsivoglia ostacolo.
Ubaldo Bartolini - Dettaglio evento
Il canto accompagnava il momento della comunione (Chamroeun aveva definito quel momento come 'quello in cui si da quella roba tonda ...) ed era guidato e ritmato da una chitarra e poi c'era il suono di alcuni tamburi. Ma sopra ogni cosa era il battere delle mani che non era semplice trasporto nel ritmo e nella melodia ma aveva il significato, essendo un battere di tutti, all'unisono, di uno stringersi le mani e diventare una sola cosa. Nella gioia e nell'amore. La sensazione era di non vedere più alcun confine. Di non sentire più alcuna differenza. Di vivere in una comunità dove tutto esiste, salvo le diversità, le divisioni, l'interesse, l'egoismo, il sospetto e l'odio.
Jasper Johns
'Grandioso' mi sono detto. 'Esaltante, stupendo' e non c'era una cosa che valesse più delle altre. Ognuna era al massimo e il massimo. Quel cortile era il mondo intero. Ogni rappresentanza era presente e nessuno si sentiva diverso dall'altro. 'Perchè il mondo, al di fuori non è così?' mi sono detto uno, dieci, cento volte. "Cristina, perché non possiamo trasmettere a questa società di consumo il modo di sentire che viviamo qui dentro? ... e che voi vivete e fate vivere fuori, nei Paesi dove lavorate come missionari?"
Cristina si è voltata e mi ha risposto in modo pratico "Perché qui è tutto un casino e la gente non sa più cosa significa essere una persona." Padre Mario (non ricordo il nome giusto e quindi lo chiamerò così) si è voltato e, pur senza conoscermi, mi ha detto "Lo sai che in cambogiano non esiste il termine 'persona' ma solo quello di 'individuo'? E sai questo cosa vuole dire? Significa che sei un numero e non un soggetto che vive, sente, pensa, desidera e così via ... Questo popolo che è stato così martoriato dai Vietnamiti, dai Thailandesi, dai Francesi, da Pol Pot e dagli Americani che bombardavano la linea di confine con il VietNam, ha cancellato perfino il concetto di 'persona' dalla propria lingua."
Lita Cabellut - Dried Tear
L'ho guardato negli occhi, mentre lui si lisciava la barba bianca e grigia e nera, e gli ho detto "Anche qui da noi si sta evolvendo verso il concetto di individuo e di individualità ma orientati al consumo indotto e all'egoismo, Ci si è dimenticati del significato di 'persona' che è la valenza intrinseca dell'unicità dell'essere che esiste. Ci si è dimenticati e la si vuole fare dimenticare perché la persona è un essere pensante che vive, filtra e giudica ed esprime una propria idea che è unica quanto l'intrinseca unicità dell'ente, di colui che è."
Carlo-Maria-Mariani
Mi sono girato in cerca di Chamroeun ed ho visto che stava parlando con Ranon, un ragazzo cambogiano che sta frequentando l'accademia di Brera e che dipinge in modo sublime ma complicatissimo. "Un essere pensante è assai meno gestibile di un individuo condizionato a comportarsi in modo standardizzato e secondo stereotipi comuni. Questo è ciò che vuole la globalizzazione economica. Individui il più possibile simili tra loro, gestibili e comandabili in tutto. Eppure, siamo stati creati diversi, come diverse sono le piante e gli animali e gli insetti e i  minerali e la terra tutta."
Michael Carson
"Mi dispiace che viviamo in città diverse (Lui a Roma e io a Milano) e che avremo poche occasioni di incontrarci nei prossimi tre anni che devo trascorrere in Italia prima di rientrare in Cambogia. Vorrei avere occasioni ed occasioni per trovarci e parlare e magari riuscire a fare insieme qualcosa ... Poi tornerò là, dove già da adesso (e sono qui da un mese solamente) ho voglia di tornare per essere nuovamente attivo!" Padre Mario mi guardava con occhi azzurri ed un sorriso che non smetteva mai di essere presente.
Wassily Kandinsky - Black and Violet - 1923
Poi, si è avvicinato un signore anziano, con i capelli bianchi ed un abito borghese. Padre Mario me lo ha presentato "Ecco, lui è quello che ha iniziato la missione in Cambogia, venticinque anni fa!" Non ho potuto fare a meno di dirgli solo "Grazie" perché non era il complimento che volevo esternare ...  perché sentivo che questo signore anziano, molto anziano, aveva fatto tutto questo, non per sentirsi dire 'bravo' ma solo perché il suo gesto era l'unico gesto che doveva essere fatto per testimoniare il suo amore per gli altri. Un sorriso di risposta e poi mi ha detto che sarebbe rientrato in Cambogia a giorni. Si è allontanato con passo fermo ma da persona anziana.

Sosaku-ningyô  - Yama Uba and Kintarô - Hirata Gôyô II - 1948
Mi sono quindi avvicinato al mio ragazzo e gli ho detto "Vedi, mentre tutti vanno prima o poi in pensione, i sacerdoti, i missionari e tutti quelli che dedicano la propria vita agli altri non vanno mai in pensione perché l'amore per l'uomo è come il respiro. Non se ne può fare a meno." Chamroeun mi ha sorriso con un'espressione tra il perplesso e l'accondiscendente. Non so se abbia capito o meno. Mi bastava però averglielo detto perché penso che, al pari di quanto è successo a me con le parole dette dalla mia mamma quando ero bambino e poi adolescente, un giorno magari le ricorderà e, guardando anche alla mia testimonianza di amore per le persone, forse imposterà la propria vita facendone tesoro.

Soundtrack: Joe Cocker, Mad Dogs and Englishmen - The Letter(1970)

Friday, September 18, 2015

Scoperta per caso e i Rage Against the Machine

Internet è stata una grande cosa.
Youtube è stata una splendida opportunità.
I blog sono  una realtà fondamentale.


Il tutto è strumento di conoscenza.
Trovi tutto, scopri tutto!
Basta cercare ma anche solo navigare a caso. 


Ieri ho scoperto i Rage Against the Machine.
Ho scoperto che è esistito il metal rap e del rap core.
Con un lieve ritardo, visto che si parla del 1991.


"Bullet In The Head"

This time the bullet cold rocked ya
A yellow ribbon instead of a swastika
Nothin' proper about ya propaganda
Fools follow rules when the set commands ya
Said it was blue
When ya blood was read
That's how ya got a bullet blasted through ya head

Blasted through ya head
Blasted through ya head

I give a shout out to the living dead
Who stood and watched as the feds cold centralized
So serene on the screen
You were mesmerised
Cellular phones soundin' a death tone
Corporations cold
Turn ya to stone before ya realise
They load the clip in omnicolour
Said they pack the 9, they fire it at prime time
Sleeping gas, every home was like Alcatraz
And mutha fuckas lost their minds

Just victims of the in-house drive-by
They say jump, you say how high
Just victims of the in-house drive-by
They say jump, you say how high

Run it!

Just victims of the in-house drive-by
They say jump, you say how high
Just victims of the in-house drive-by
They say jump, you say how high

Checka, checka, check it out
They load the clip in omnicolour
Said they pack the 9, they fire it at prime time
Sleeping gas, every home was like Alcatraz
And mutha fuckas lost their minds

No escape from the mass mind rape
Play it again jack and then rewind the tape
And then play it again and again and again
Until ya mind is locked in
Believin' all the lies that they're tellin' ya
Buyin' all the products that they're sellin' ya
They say jump and ya say how high
Ya brain-dead
Ya gotta fuckin' bullet in ya head

Just victims of the in-house drive-by
They say jump, you say how high
Just victims of the in-house drive-by
They say jump, you say how high

Uggh! Yeah! Yea!

Ya standin' in line
Believin' the lies
Ya bowin' down to the flag
Ya gotta bullet in ya head

Ya standin' in line
Believin' the lies
Ya bowin' down to the flag
Ya gotta bullet in ya head

A bullet in ya head
A bullet in ya head
A bullet in ya head
A bullet in ya head
A bullet in ya head
A bullet in ya head
A bullet in ya head
A bullet in ya head
A bullet in ya head!
A bullet in ya head!
A bullet in ya head!
A bullet in ya head!
A bullet in ya head!
A bullet in ya head!
A bullet in ya head!
Ya gotta bullet in ya fuckin' head!

Yeah!

Yeah! 


Wednesday, September 16, 2015

The ghost of Tom Joad - Bruce Sprinsteen

Guy Denning
Armanda è una nostra amica di vecchia data. E' una delle nostre compagne di liceo che è rimasta amica da allora. Siamo invecchiati insieme anche se le vite non sono state parallele, anzi. Spesso sono state divergenti e poi nuovamente convergenti. Con lei ho condiviso i furori di parte dei quattordici anni, dei quindici, dei sedici, diciassette, diciotto e di parte dei diciannove. Ogni giorno insieme. A scuola e fuori della scuola. Nulla di intimo, solo una bellissima amicizia e fratellanza.

Ecco, di fratellanza si può parlare. Una divisione in comune e una condivisione. Ogni genere di esperienza di quegli anni ... tranne quella sessuale ci tengo a precisare. Non ricordo neppure se a quell'epoca lei avesse mai avuto una qualche relazione. Si viveva in comune e basta. Ci si scambiava anche parte dei vestiti perché le tuniche e i pantaloni afghani e i giacconi e i gilet e i montoni era solo questione di taglia perché lo stile era comune.
HenriLebasque
E, in comune erano anche le letture. Distesi sul letto, sul divano e per terra, leggevamo insieme i romanzi di Steinbeck e di Caldwell e poi di Sherwood Anderson e di Hemingway, di Dos Passos, di Joyce. Si sognava la vita di quei romanzi e poi, On the Road e poi Ken Kesey e Ginsberg. Si sognava in quell'Italia così provinciale dove trovavi solo le cose che la grande editoria ti proponeva. Non eravamo capaci e non ci ritenevamo in grado di accedere direttamente ai libri in lingua originale. Tutto era così difficile, al confronto con oggi che hai tutto a disposizione.

Poi, l'università. Lei Lettere Moderne a Pavia e io Medicina a Milano. Lei si accompagnava con Paolo, un altro amico di liceo che poi sarebbe morto giovanissimo di un maledetto tumore. Un altro di quelli che sembrava avere fretta e sempre poco tempo a disposizione. Noi abbiamo ora sessant'anni e lui non c'è più da oltre venti. Poi le vite si sono sempre più allontanate, salvo le telefonate per sapere uno come sta l'altro. Arrabbiati, felici, illusi e delusi e spensierati e pieni di furore come allora. Non si cambia nel tempo, non si deve cambiare.

Paul Serusier
L'altra sera lei mi ha chiamato. Ci dovevamo vedere perché aveva un regalo per me. Era rientrata da un viaggio negli Stati Uniti secondo la logica di Steinbeck di "Io e Charlie", in un camper piccolo tipo Wolkswagen Westfalia.  Da sola perché sapevo da tempo che era tornata single dopo una parentesi familiare durata lo stretto necessario per avere una figlia e per vederla uscire di casa dopo la laurea breve. A giulia, mia moglie, ho detto che mi sarei incontrato con lei fuori e che avremmo poi cenato insieme.

Mi sono presentato all'appuntamento in anticipo con in mano un libro di Abbie Hoffman. 'Woodstock Nation', del 1970, un originale dell'epoca che avevo comperato usato tramite Amazon. Un libro era il presente giusto con lei. Ogni altra cosa sarebbe stata inopportuna, salvo un qualche monile degli indiani d'america o del messico che da sempre amava portare. Il turchese e l'argento e il corallo. E ricordo sempre il suo profumo speziato. Patchouli, all'epoca ... come tutti.
Sol Halabi
Ero emozionato come un ragazzino del ginnasio al primo incontro, fuori, con una compagna di scuola. Il cuore batteva forte perché era un salto di generazioni e verso un'epoca che adoro e che non muore mai dentro. Il vento soffiava sulla tovaglia del tavolino a cui ero seduto. Mi aveva detto di trovarmi lì, alla Certosa di Pavia, al Ristorante Italia.Un posto che conoscevamo da almeno 40 anni.

Arriva una macchina rossa, piccola, anonima e intravedo il suo viso. I capelli grigi, lunghi ma raccolti sulla nuca. Gli occhiali. Scende, è ingrassata ma veste ancora un camicione indiano multicolore e porta innumerevoli bracciali di argento e turchese, argento e malachite, argento e corallo, ebano. Le braccia sono robuste e le dita delle mani hanno le unghie corte e non dipinte. Mani da persona anziana, come le mie, ma sento che i nostri cuori viviono la passione giovanile dei sogni e degli ideali.
Bruno Walpoth
Il sorriso aperto e franco con i bei denti curati e bianchi contornati da labbra appena colorate di un lieve rosso aranciato. Larghi orecchini tondi alle orecchie come si usava tanto tempo fa e una sciarpina stile palestinese rossa e bianca al collo. Una borsetta di pelle. Bella, elegante ma perfettamente inserita nel contesto cromatico perché nera con profili verde smeraldo. E, ai piedi i sandali di pelle naturale, aperti, come si usava oltre quarant'anni fa. Un pacchetto in mano.

L'abbraccio senza parole ma con il sorriso e lo sguardo incollato dentro nell'anima l'uno dell'altra, in un'intesa che avvertiamo mai interrotta nonostante le distanze e le vite non parallele e nessuna incertezza o debolezza amorosa tra di noi. Quei rapporti basati su principi come detto prima di totale fratellanza fisica, intellettuale e intellettiva e spirituale. Lei è però atea e io cristiano. Ma non esiste differenza perché anche per lei esiste un senso religioso applicato in modo diverso dal mio, ma che esiste.

On The Road original map
Io mi ero infilato un paio di jeans e avevo cercato il giubbino con 'What's up, Doc' che portavo ai tempi ma che non avevo trovato. Oltretutto, la taglia di oggi è ben diversa da quella dell'epoca e difficilmente avrei potuto indossarlo ma sarebbe stato una sorta di bandiera. Una camicia a righe bianche e azzurre e scarpe normali. Ho sempre amato i mocassini, per non parlare di quelli con il centesimo americano nella fascia (i penny loafer) e quindi ne indossavo un paio colore mogano. Un po' impolverati ma andava bene così.

Niente orologio o anelli o braccialetti, come è sempre stato per me, insofferente a qualsivoglia legaccio o sensazione di legame o costrizione. Nulla a che vedere con il mio tendere invece alla coppia ed alla monogamia, felicemente. Ecco, così, uno di fronte all'altra. E, nell'abbraccio, il profumo speziato di lei e io, per l'occasione, un tocco di Patcholuli che l'amica Sheila aveva portato dall'India un paio di anni fa.
Vladas Orze - Black juniper
Le parole nel vento di un fine agosto lungo il Naviglio Alzaia Pavese. Con l'uva del bersot che agitava foglie e grappolini. La tovaglina del tavolino che si ostinava ad inversarsi e le domande che inseguivano le risposte e le risposte che correvano dietro le une alle altre. Perché si aveva così tanto desiderio di parlarci e di raccontarci e di sentire l'altro e farci raccontare che sembrava non riuscissimo a finire un discorso per volerne iniziare subito un altro.

E l'aperitivo che erano calici di vino rosso con il salame nostrano e i sottaceti alla lombarda con i peperoncini verdi lunghi e non troppo piccanti e le cipolline che si prendevano ciascuna con uno stecchino. Come si era sempre usato e si usava ancora adesso. E sembrava citassimo anche le frasi dei libri amati che ora cominciavano a diventare tanto numerosi da perderci in dubbi sul titolo o sull'autore.
Eva Antonini - Sculpture
Una fame si sapere, di parlare e di ascoltare che annullava quella naturale all'avvicinarci dell'ora della cena. Le luci si erano accese per illuminare il buio che si era fatto avanti. E ringraziavo, come anche lei penso stesse facendo, che non ci fossero altri avventori intorno a noi. Per rimanere concentrati l'uno sull'altro e viceversa. Per non sentirci interrotti nei flussi di pensieri che sgorgavano con la forza di una fiume. E al nostro fianco correva il Naviglio Pavese e un altro canale che era sempre affollato di pescatori anziani e giovani. Nonni con i nipoti, ormai.

Armanda, come vorrei che il tempo si fosse fermato e come mi dico che sia stato giusto che sia andato avanti nel suo scorrere naturale. Non avremmo potuto e non sarebbe stato giusto rimanere ai nostri anni di liceo. Ci saremmo persi la vita ma è anche vero che se quegli anni fossero durati il doppio, avremmo potuto conoscere così tanto di più da formarci in modo più solido e convinto.
Henri de Toulouse-Lautrec - At Montrouge (Rosa La Rouge) - 1886-87
Invece ci siamo trovati sbattuti nella vita con la necessità di decidere su intuizioni più che su esperienza e razionalità. E così è andata. Bene, male, non importa. E' andata e ora siamo lì, nel buio perché abbiamo chiesto di non avere luci vicine. Siamo nel buio della sera a raccontarcela questa vita. Consci che non ci sarà il tempo per esaurire se non solo una piccola parte di quanto si è vissuto e che non è detto che ci siano in futuro tutte le occasioni per riprendere i discorsi e procedere con questa osmosi di vita e di esistenza.

Si, perché la vita è una cosa e l'esistenza un'altra. Non è detto che si viva esistendo e che si riesca ad esistere vivendo. E noi siamo lì a dircelo. A sorridere anche degli errori e delle pazzie e poi a sentire le lacrime agli occhi e il bruciore alla gola quando parliamo di chi ci ha lasciati con il ricordo della spensieratezza di quegli anni e che immaginiamo avvolti un un dolore prematuramente definitivo e con uno sguardo rivolto indietro al mondo che stavano lasciando. Dio mio, il destino! Come siamo fragili, stupidi, pazzi e stolti, eppure così intensamente felici delle percezioni che la pelle prova al calore del sole o alla freschezza del vento o della notte ed al bagnato della pioggia o al freddo della neve.
George Henry - Geisha Girl - 1894
Così stolti, pazzi, deboli e fragili da desiderare il passato sapendo che non torna e da affrontare il futuro come le mandrie affrontano il guado di un fiume che non si sa quanto sarà profondo, vorticoso e largo. Andiamo avanti nell'incertezza che non ci è dato di risovere e con il piacere di ancorarci al ricordo di un passato che, come tale, è certezza e quindi ci piace.

Cara Armanda, sono così tante le cose dette e che ci continuiamo a dire che nessuna può essere raccontata, precisata perché sono parole che descrivono le sensazioni e i sentimenti e le intuizioni, il rammarico, la tristezza e il sorriso e non descrivono invece fatti compiuti. Una cosa unica deve invece essere detta. Sui reciproci regali, entrambi abbiamo scritto la stessa cosa. Una Frase tratta da 'Furore' di John Steinbeck, « E gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un crescente furore. Nei cuori degli umili maturano i frutti del furore e s'avvicina l'epoca della vendemmia. »

Cathy Rose - The sky above me
The Ghost of Tom Joad - Bruce Springsteen

Man walks along the railroad track
He's goin' some place, there's no turnin' back
The Highway Patrol chopper comin' up over the ridge
Man sleeps by a campfire under the bridge
The shelter line stretchin' around the corner
Welcome to the New World Order
Families sleepin' in their cars out in the Southwest
No job, no home, no peace, no rest, no rest

And the highway is alive tonight
Nobody's foolin' nobody is to where it goes
I'm sitting down here in the campfire light
Searchin' for the ghost of Tom Joad

He pulls his prayer book out of a sleepin' bag
The preacher lights up a butt and takes a drag
He's waitin' for the time when the last shall be first and the first shall be last
In a cardboard box 'neath the underpass
With a one way ticket to the promised land
With a hole in your belly and a gun in your hand
Lookin' for a pillow of solid rock
Bathin' in the cities' aqueducts

And the highway is alive tonight
Nobody's foolin' nobody is to where it goes
I'm sittin' down here in the campfire light
With the ghost of old Tom Joad

Now Tom Said; "Ma, whenever ya see a cop beatin' a guy
Wherever a hungry new born baby cries
Wherever there's a fight against the blood and hatred in the air
Look for me ma
I'll be there
Wherever somebody's srtugglin' for a place to stand
For a decent job or a helpin' hand
Wherever somebody is strugglin' to be free
Look in their eyes ma,
You'll see me

And the highway is alive tonight
Nobody's foolin' nobody is to where it goes
I'm sittin' down here in the campfire light
With the ghost of Tom Joad

Silja Selonen - Siirto 4 - 2013
Soundtrack: Bruce Springsteen & Tom Morello - The ghost of Tom Joad (Rock and Roll Hall of Fame, 2009)
 

Monday, September 14, 2015

Amy - stop-and-go

Sprofondata nella poltrona in una penombra che non conoscevo, appena sono entrato ti ho vista mentre soffiavi una nuvola di fumo dalle tue labbra. Le gambe accavallate in una posa che da sola era sufficiente a fare balzare il cuore in gola. Il vestito di seta con un trionfo di fiori e di verde su un tappeto di ombre blu e nere ti fasciava in dolcissime pieghe.
Non potevo immaginare che nel buio i tuoi occhi stessero piangendo mentre una musica stupenda stava inondando di atmosfera la stanza. Le luci delle valvole dell'amplificatore erano le uniche che si potevano vedere e scaldavano ancora di più l'ambiente.
Note essenziali in un ritmo battente del pianoforte con tocchi di chitarra jazzata e nella mente affioravano le immagini del palco con gli abat-jour di seta rossa accesi negli angoli, tra i musicisti. Back to Black era un canto meraviglioso e dolorosissimo.
Oggi non è una giornata qualunque. Oggi Lei era nata. Era venuta alla luce per essere l'oggetto di un'ammirazione senza precedenti in un'aura di rovinosa evoluzione e immensa solitudine dolorosa.
Oggi avrebbe iniziato a respirate per poi smettere dopo appena ventisette anni in una giornata folle di disordine e di tragendia più e più volte annunciata e forse attesa.
Ecco, oggi sarebbero stati 32 eppure l'orologio e il calendario si sono fermati quattro anni fa anni fa. Non lo sai tu e non lo saprà mai nessuno. Cosa sarebbe venuto fuori da te e cosa avremmo mai ascoltato noi. Non lo sapremo.
Non conoscevo cosa significasse il termine 'stop-and-go' e pensavo solo ad un fatto motoristico ma anche il nostro corpo è un motore. Solo che chiede un rispetto superiore di una semplice macchina. Un rispetto che, se manca, a volte rompe il più bel sogno che è la vita. L'alcool non rispetta.
Così è stato. Così potrà esserlo anche per altri. Cosa ha insegnato la Sua vita? Cosa rimane? La voce è certa e la registrazione con Tony Bennett è qualcosa di incredibilmente bello e tristissimo. A volte il dono che ci viene dato può schiacciare e distruggere.
Lei aveva la voce, la musica e lo spirito dell'arte. E tutto ha giocato contro fino a fare scomparire tutto in una notte di luglio. Ma oggi siamo in questa stanza in penombra e La ascoltiamo. Anch'io mi sono seduto. Per terra per essere vicino alla poltrona dove ci sei tu che stai piangendo in silenzio.
Tu che ascolti con in mano un highball glass con due dita di whisky e due cubetti di ghiaccio. Io che mi sono tolto la cravatta e mi sono servito di un tumbler con un dito di gin e vermuth, il classico fifty-fifty. In silenzio, con gli occhi che si abituano al buio ascolto la Sua voce. E la gola brucia.
Ecco, festeggiamo il Suo compleanno come se non fosse accaduto nulla. Anche i gatti sono lì ad ascoltare Lei. Immobili nel buio con gli occhi enormi. Verdi quelli dell'uno e azzurrissimi quelli dell'altra. Uniti nel buio dal rosso della pupilla che vediamo tu ed io mentre Lei canta e noi brindiamo.
Buon compleanno, Amy.

Soundtrack: Amy Winehouse recording with Tony Bennett