Giuseppe Pellizza da Volpedo - Lo specchio della vita - E ciò che l'una fa, e l'altre fanno - 1898
Prudence è una dottoranda inglese che sta frequentando un corso di perfezionamento post-laurea qui a Milano. prudence è molto diversa da tutti noi. E' riservata e molto silenziosa. Appare determinata e fermamente applicata per i suoi obiettivi ma, al tempo stesso, è sempre sorridente e amichevole e disponibile.
Noi sappiamo essere o l'uno o l'altro. Lei, entrambe le cose. Ormai è con noi da oltre sei mesi e, con il suo silenzio e la sua determinazione e disponibilità ci sta dominando. Sembra decidere lei per tutti ed è irremovibile su certe cose. Il cibo è tra queste. Lei non si ferma di fronte a nulla. Se ha deciso di cucinare, lo fa ovunque si trovi con, a disposizione, un fornello.
Shuki Okamoto (冈本秋晖 - 1807-1872)
Prudence è bruna, alta ed ha occhi che sembrano grigi e verdi. E' molto snella e spesso si veste con un gonnellino corto e calzettoni al punto che dimostra molti anni di meno di quelli reali. A questo si aggiunga che talvolta riunisce i caleppi in una coda che la fa sembrare una liceale.
Questo suo apparire ha fatto palpitare diversi cuori e, unitamente al suo accento inglese, le ha aperto molte porte. Infatti, si è introdotta nell'ambiente lavorativo raggiungendo livelli considerevoli in così pochi mesi. Prudence riscuote molto successo ma è determinatissima e si impegna sempre molto per imparare e crescere.
Enrico Reycend - Donna in rosso e bimba in bianco (Nel bosco) - 1900
Per tutto questo, da altrettante persone è molto antipatica e viene quasi temuta. Non si rendono conto che lei è qui per acquisire quanto più possibile di esperienza e che dopo, alla fine del prossimo anno se ne tornerà nella sua Inghilterra dove è altrettanto determinata a tornare a lavorare.
"Dear Prudence won't you open up your eyes?" un giorno le ho detto e lei si è girata normalmente e mi ha chiesto che cosa intendessi dire. Le ho dovuto spiegare che avevo citato una canzone dei Beatles del 1968 e che mi sembrava strano che non la conoscesse.
Mimmo Rotella - Dalla Sicilia - 1961
"Si, ma io sono nata nel 1985, cioè esattamente diciassette anni dopo e non ho mai avuto l'occasione di ascoltarla. Che cosa dice?" Mi ha candidamente detto e le sue parole mi hanno imbarazzato non poco. Certo, ci sono trent'anni di differenza tra lei e me e se le cantassi 'When I'm sixty-four ...' non mi capirebbe ancora una volta. Ma non ne ho ancora tanti e non le ho cantato dietro nulla.
"I Beatles si sono sciolti poco dopo quella canzone ma ancora nel 2013, un famoso gruppo rock, i Gov't Mule, l'anno suonata in un concerto dal vivo. Le belle canzoni non finiscono mai nel dimenticatoio e io ti invidio perché ha ancora così tanto da scoprire nel campo musicale da garantirti un universo di piacevoli sorprese." Le ho detto.
Gaetano Previati - Amanti - 1885
"I Gov't Mule li conosco bene e mi piacciono e andrò certamente a cercare su YouTube la canzone. Ma, aggiungo, fortunatamente ho tanto da scoprire in tutto e di questo sono letteralmente entusiasta." mi ha risposto.
"Hai ragione e ti auguro di mantenere questa capacità di meravigliarti e quel grado di ingenuità che ti fara scoprire cose stupende anche ogni giorno. Vedi, io ho la fortuna di essermi mantenuto ingenuo come un bambino (come principio) e di vivere ogni giorno con stupita meraviglia." e l'ho abbracciata, sentendo da vicino il profumo della sua pelle.
Telemaco Signorini - Una giornata di vento - 1868
Dear Prudence, won't you come out to play
Dear Prudence, greet the brand new day
The sun is up, the sky is blue
It's beautiful and so are you
Dear Prudence won't you come out to play
Dear Prudence open up your eyes
Dear Prudence see the sunny skies
The wind is low the birds will sing
That you are part of everything
Dear Prudence won't you open up your eyes?
Look around round round
Look around round round
Oh look around
Dear Prudence let me see you smile
Dear Prudence like a little child
The clouds will be a daisy chain
So let me see you smile again
Dear Prudence won't you let me see you smile?
Dear Prudence, won't you come out to play
Dear Prudence, greet the brand new day
The sun is up, the sky is blue
It's beautiful and so are you
Dear Prudence won't you come out to play
A volte si hanno più date di nascita, non una sola. Si nasce quando si viene alla luce ma anche si nasce quando si inizia a vivere la propria vita. Si nasce quando si comincia un'avventura che ti fa palpitare e si nasce quando si concretizza un proprio modo di vedere e di essere. Poi si nasce anche quando si muore perché si nasce ad una nuova esistenza.
Ma, talvolta, si riconosce la propria nascita anche in quella di un'altra persona. E questa persona può essere la propria madre o il proprio padre, oppure la propria compagna di vita. Non dico i figli perché si inzia con loro ma poi, naturalmente, ci si separa quando si allontanano.
Craig Mullins
"Non ho un padre. Ho solo una madre che mi ha fatto nascere e mi ha allevato e mi ha dato tutto quello che mi serviva per essere quella che sono. Come persona fisica, intellettiva e sociale e spirituale. Il debito è gigantesco ma al tempo stesso bellissimo da sentire." Questo mi stavi dicendo mentre ascoltavo una tromba 'gelida' come quella di Miles Davis.
Ti ho guardata in modo interrogativo perché queste tue parole ti erano uscite senza alcuna premessa o senza che vi fosse stata una domanda precedente. "A cosa fai riferimento?" Ho semplicemente detto. "Al fatto che oggi rinasco perché é il compleanno di mia mamma e con lei sono nata e ri-vengo al mondo, oggi." Hai risposto.
Ikenaga Yasunari
"Anche io devo molto alla mia figura materna. E' stata così formativa al upnto da sopperire alla nullità del padre che si è sempre defilato o ha saputo vestire solo ruoli di superficiale presenza. Immaturo lui, al punto da scappare anziché vestire una responsabilità di padre. Ineducato a ruoli più significativi. Pensa che di fronte al letto di morte di sua mamma lo avevo visto cercare di sdrammatizzare ed era stato apertamente criticato dal fratello maggiore che gli aveva detto di smettere di fare il pagliaccio."
Involontariamente, tu mi avevi evocato il rancore verso quella figura paterna inesistente verso di me e colpevole di essersi defilato anziché stare al fianco della propria donna nel momento in cui avrebbe dovuto vestire il ruolo del padre e di uomo responsabile.
Jakuchu ITO (1716~1800)
"Come poteva, un pagliaccio, togliersi il costume di scena e indossare l'abito di un padre?" Avevo ripreso, forse in modo eccessivamente vivace. Ho visto il tuo sguardo che mostrava lo stupore per quella mia uscita e hai risposto "Scusa, non volevo evocarti un dolore. E' solo che, oggi, è l'anniversario della nascita della mia meravigliosa mamma che da due anni e mezzo non c'è più."
"Non devi sentirti in colpa di alcunché. Sono io che dopo sessant'anni non riesco ancora a digerire l'immagine paterna di uno stupido e mi scaldo. Ti ringrazio, invece, perché mi hai fatto ricordare la figura della mamma che è una cosa meravigliosa, come hai detto giustamente. La sua nascita è la nostra nascita anche perché, senza di lei, non ci saremmo noi. Grazie." Sentivo bruciare la gola e mi sono girato spontaneamente verso la finestra mentre un dolce dolore mi inondava il petto.
"Oggi ha piovuto tutto il giorno e l'umore è, a dire poco, perfido!" aveva esordito Caterina mentre stava cercando di asciugarsi i capelli neri su cui, impietosamente, le gocce di acqua si erano accanite.
Non aveva alcun ombrello con sè ed era vestita in modo elegante. Verde oliva per il vestito (un semplice tubino) e un giacchino Chanel in tono con fili oro e marrone e verdi e arancio. Bellissimo. Aveva anche sfoggiato una pelliccia di astrakan sempre di colore verde avuta in regalo per Natale.
Tutto questo, sotto l'acqua ... quando aveva programmato una passeggiata nel parco con Luca. Il suo nuovo compagno che pareva uscito da una rivista di moda. Bruno, alto, elegante e con una leggera barba che contornava appena il viso. Mi sembra lavori in uno studio di progettazione di centri commerciali e cinema. Architetto, immagino.
Gilles Vranckx
Caterina, invece, è un'avvocato che lavora presso una banca finanziaria e che spesso è costretta a lunghi viaggi in Europa per seguire il capo, impegnato in questioni internazionali tra istituti di credito. Guadagna bene ma conduce una vita che mi pare senza una linea precisa. Molto 'in' nei comportamenti e per questo apprezzata e ricercata. Ma, per me, priva di valori reali.
Intendo, almeno un valore esistenziale. In sè, Caterina è molto valida, intelligente e capace e sensibile ma di una sensibilità persa nella contingenza dei fatti e delle situazioni. Oggi, le ho detto che anche io subisco talvolta dei tracolli di umore ma non per una situazione esterna. Per un malumore interno. Le ho chiesto "Tu hai una gioia interiore o no?" "Che significa?", mi ha seccamente risposto.
Michael Carson
"Significa che ti chiedo se ti basta una giornata di pioggia per renderti infelice o non è invece che la pioggia sottolinea una tua condizione interna. Sei splendida come persona ma ti vedo persa nel nulla ...", ho replicato con un sorriso ed uno sguardo fisso nei suoi bellissimi occhi verdi. Le sue mani, stringevano un paio di guanti neri di pelle.
"Forse è vero. Speravo in questo giorno perché Luca mi prende un casino e temo che mi sfugga perché é così silenzioso che a volte non capisco a cosa stia pensando. Speravo nel parco e nel camminare tra le foglie, mano nella mano. Per parlare e per capire di più." Aveva preso una sigaretta dalla borsa e cercava l'accendino. Non potevo aiutarla, non fumo.
Maria Kreyn
"Mi ha telefonato che non poteva vedermi. Pensa. Doveva andare a ritirare la sua nuova automobile e mi ha dato buca! Penso quindi che la nostra sia stata una cosa breve e che forse è già passata. D'altra parte ho avuto la sensazione che, al di là di alcuni splendidi aspetti formali, estetici e passionali, dietro e dentro di lui ci sia ben poco. Non legge nulla al di fuori di cose tecniche e non va al cinema o a teatro. Nulla! Cocktail, Lounge bar, Happy hour e così via. Feste, inaugurazioni, eventi sociali. E poi?" Soffiavi il fumo della sigaretta in modo nervoso.
"Senti, stasera sono libero. Vieni fuori a cena con me. Giulia è a Roma e non rientra oggi e nostro figlio è da certi suoi amici e quindi possiamo stare insieme. Se vuoi parliamo di questo oppure di altro. Voglio solo che tu ti senta meglio e riprenda la serenità che è anche frutto di una presa di coscienza." Le ho stretto il polso con delicatezza. "Se vuoi chiamo Antonio e Germana e vengono anche loro, avevo un mezzo impegno."
Ko Machiyama
"Cosa intendevi quando mi dicevi di gioia interiore? Ormai sono passati gli anni del liceo e dell'università e penso che sia arrivato il momento di affrontare la vita in modo vero e costruttivo. Non significa che mi sento vecchia. Ho appena trent'anni. Ma è arrivato il momento per crescere. E' questo forse l'inizio di una ricerca interiore di gioia?" Avevi accennato ad un sorriso con uno sguardo obliquo.
"Si, mia bellissima amica!" ed ho aperto l'ombrello per portarla alla mia macchina, mentre con il telecomando disattivavo l'antifurto e la portiera si apriva. Caterina, forse, si stava aprendo alla vita.
A quella vera.
Oh, life is bigger It's bigger than you And you are not me The lengths that I will go to The distance in your eyes Oh, no, I've said too much I set it up
That's me in the corner That's me in the spot light Losing my religion Trying to keep up with you And I don't know if I can do it Oh, no, I've said too much I haven't said enough
I thought that I heard you laughing I thought that I heard you sing I think I thought I saw you try
Every whisper Of every waking hour I'm choosing my confessions Trying to keep an eye on you Like a hurt, lost and blinded fool (fool) Oh, no, I've said too much I set it up
Consider this Consider this the hint of the century Consider this The slip that brought me To my knees failed What if all these fantasies Come flailing around Now I've said too much
I thought that I heard you laughing I thought that I heard you sing I think I thought I saw you try
But that was just a dream That was just a dream
That's me in the corner That's me in the spot light Losing my religion Trying to keep up with you And I don't know if I can do it Oh, no I've said too much I haven't said enough
I thought that I heard you laughing I thought that I heard you sing I think I thought I saw you try
But that was just a dream Try, cry, why, try That was just a dream Just a dream, just a dream, dream
E' stato il mio primo disco che ho acquistato. In un negozio di dischi e di elettrodomestici all'angolo che la Via Gluck, a Milano. Andavo alle elementari e lo ascoltavo tutti i giorni, più e più volte. Il giradischi era la classica fonovaligia con la possibilità del replay automatico e così lo usavo. Ho adorato ogni singola canzone e ancora adesso ogni nota mi trasmette ricordi ed emozioni di quell'epoca. La vita è stupenda anche per questo.
L'articolo è riportato dalla rivista e questo è tutto!
It was the most out-there music they'd ever made, but also
their warmest, friendliest and most emotionally direct. As soon as it
dropped in December 1965, Rubber Soul cut the story of pop
music in half — we're all living in the future this album invented. Now
as then, every pop artist wants to make a Rubber Soul of their own. "Finally we took over the studio," John Lennon told Rolling Stone's Jann S. Wenner
in 1970. "In the early days, we had to take what we were given, we
didn't know how you could get more bass. We were learning the technique
on Rubber Soul. We were more precise about making the album, that's all, and we took over the cover and everything." Rubber Soul was the album where the moptops grew up. It was
also where they were smoking loads of weed, so all through these songs,
wild humor and deep emotion go hand in hand, like George Harrison and
cowboy hats. (No rock star has ever looked less stupid in a cowboy hat
than George on the back cover.) In addition to everything else it is, Rubber Soul is their best sung album.
You can have a great time just focusing on the background vocals: Paul
McCartney's harmonies on "Norwegian Wood" are as rugged as John ever
sounded, while John's backup vocals to "Drive My Car" and "You Won't See
Me" prove he could come on as cute as Paul. It will always be my
favorite Beatle record — even if Revolver is actually a little better. (I've made my peace with that contradiction.)
If there's a theme, it's curiosity, the most Beatlesque of emotions,
and specifically it's curiosity about women, the most Beatlesque of
mysteries to be curious about. Rubber Soul has the coolest
girls of any Beatles record. "Girl," "I'm Looking Through You," "If I
Needed Someone" — these are complex and baffling females, much like the
ones the Beatles ended up with in real life. No happy romantic endings
here, with the notable exception of "In My Life" — but even when the
girls are way ahead of them, the boys spend the album straining to keep
up. Baby, you've changed.
Did anyone before Rubber Soul sing about female characters like this? No, they didn't. For one thing, these women have jobs,
and this is 1965. The L.A. scenester who hires Paul as her driver, the
independent woman too busy with her career to return his phone calls,
the Chelsea girl who gets up early for work in the morning, even though
she's got John sleeping in her bathtub. (You'd think she could call in
sick for that.) In late 1965, my mom, an eighth-grade public-school
teacher in Massachusetts, got fired for getting pregnant (with me),
because that's how things worked back then. The very idea of women
having careers was a social controversy. But for the world's biggest pop
stars, it was nothing to get hung about.
The Rubber Soul woman stays up late drinking wine on her rug
after midnight, until it's time for bed. She speaks languages he can't
translate. ("I love you" in French is just "je t'aime." It's not that
hard.) She's not impressed by the Beatle charm — when you say she's
looking good, she acts as if it's understood. She's cool. She makes the Rubber Soul
man feel like a real nowhere boy. Yet even the sad songs here are
funny. (Including the self-parodic machismo of "Run for Your Life," a
song Nancy Sinatra turned into a gangsta classic.)
I love the moment in "Wait" when Paul's girl asks point blank if he's
been faithful on the road. "I've been good/As good as I can be" —
riiiiiight. "Wait" is the song that totally explains why Paul was Bill
Clinton's favorite Beatle.
Even the American version is a classic — this is the only Beatles
album where the shamefully butchered U.S. LP might top the U.K.
original, if only because it opens with the magnificent acoustic one-two
punch of "I've Just Seen A Face" and "Norwegian Wood." I still can't
decide which Rubber Soul is my favorite, having had a mere lifetime to make up my mind.
Given the album's impact over the past 50 years, it's startling to
note how fast and frantic the sessions were. The Beatles didn't go into
the studio with a mystic crystal vision to express — they went in with a
deadline. They had to supply product for the 1965 Christmas season,
which meant crunching it out in four frenzied weeks, from October 12th
to November 12th. So they holed up in Abbey Road around the clock,
pouring out music as fast as they could, holding nothing back. They were
willing to try any idea, whether it turned out brilliantly (the sitar,
the harmonium) or not (the six-minute R&B instrumental jam, which
they wisely axed). They wrote seven of the songs in one week.
But with their backs against the wall, working under this pressure,
the Beatles produced an album that was way ahead of what anyone had done
before. Since these guys were riding new levels of musical fluidity and
inspiration, firing on so many more cylinders than anybody else had,
they stumbled onto discoveries that changed the way music has been made
ever since. It was an accidental masterpiece — but one that stunned the
Beatles into realizing how far they could go. After that, they went
full-time into the masterpiece-making business.
Yet unlike some of their later artistic statements, this one was fun
to make, and it shows. As Paul recalled, "Part of the secret
collaboration was that we liked each other. We liked singing at each
other. He'd sing something and I'd say, 'Yeah,' and trade off on that.
He'd say, 'Nowhere land,' and I'd say, 'For nobody.' It was a two-way
thing."
Just as George had never explored the sitar before, Ringo Starr had
never played so fiercely — "Drive My Car" looms large in his legend, up
there with "Rain." (Listen to him in the last bar before the chorus —
every time it rolls around, Ringo slays with something different.) His
drumming on "In My Life" is pure brotherly empathy — it sounds like he's
giving John the courage to push on to the next line. It's impossible to
imagine "In My Life" without Ringo in it, which is just one of the
reasons every cover version falls flat. Ringo even scored his first
songwriting credit for the throwaway "What Goes On." Asked in 1966 what
he contributed, he said, "about five words."
You can hear the team spirit behind the album in the studio banter
from the late-night "Think For Yourself" sessions of November 8th. John,
Paul and George stand around the microphone, rehearsing three-part
harmonies, but laughing too hard to get it right. John, holding a
guitar, stumbles on the words. "OK, I think I might have it now," he
announces. "I get something in me head, you know, and all the walls of
Rome couldn't stop me!" All three keep up a nonstop stream of chatter.
John slips into a mock-preacher voice. "It's Jesus, our Lord and Savior,
who gave his only begotten bread to live and die on!" Paul and George
get in his face, yelling "Why such fury? What is this wrath that beholds
you?" They gasp with laughter until John mutters, "I can't go on, I
really can't. Come on, let's do this bleedin' record." They try another
take. They don't get this one right either.
George Martin's ready for another try. John looks around and asks, "Paul?" Where is Paul?
He's ducked into the bathroom to sneak a quick puff of weed — still
playing the naughty schoolboys, the Beatles don't dare light up in front
of Mr. Martin, though they're not fooling him for a minute. When Paul
comes back, his voice sounds a little giddier. "I just got in from
Olympia. I lit the torch!"
You can hear it in the Beatles' voices tonight — they thrive on each
other's company, tuning into some wavelength nobody else can get. The
street date is less than a month away — yet they don't sound worried. In
fact, you might even suspect they're having fun. When John heads off to
the loo, he sings one of the band's earliest ditties, the one George
sang on their first album, "Do You Want to Know a Secret?" Though that
song was barely three years ago, its coy innocence seems a lifetime
away.
But John has changed the words a little, snapping his fingers as he sings out loud. "Do you want to hold a penis? Doo-wah-ooo!"
The Beatles went down to the wire with one final all-nighter — a
marathon session from 6 p.m. to 7 a.m., on November 11th. They rose to
the occasion by showing up with two of their greatest disenchanted love
songs: Paul's "You Won't See Me" and John's "Girl." Their voices sound
weary, yet that just adds the rough Dylan-esque tone they were hoping
for. By dawn, it was all over but the mixing.
Those four faces were peering out from record racks a few weeks
later, in Robert Freeman's classic distorted cover photo. For the first
time, the band name was nowhere to be seen—only those cocky mugs. The
four scared kids who looked so miserable a year earlier, on the cover of
Beatles for Sale? Now brimming with arrogance. On fire with
belief in their new music. Using instruments nobody can pronounce. Not
really caring if you liked the old songs better. Full grown men, full of
emotion and on top of the world. Meet the Beatles.
Siamo in inverno e per i prossimi mesi farà freddo
e io detesto il freddo ... vorrei vivere in Polinesia. Quindi, ho
deciso che la musica natalizia di quest'anno sarà molto diversa dal
solito.
Nessun Christmas song ma solo "Aloha Oe" e nessun cappotto o sciarpa o cappello, bensì sole, palmizi, collane fiorite e costumi a fiori e cocktail di frutta e ... oceano meraviglioso a perdita d'occhi.
Haʻaheo e ka ua i nā pali
Proudly swept the rain by the cliffs
Ke nihi aʻela i ka nahele
As it glided through the trees
E hahai (uhai) ana paha i ka liko
Still following ever the bud
Pua ʻāhihi lehua o uka
The ʻāhihi lehua of the vale
Hui:
Chorus:
Aloha ʻoe, aloha ʻoe
Farewell to thee, farewell to thee
E ke onaona noho i ka lipo
The charming one who dwells in the shaded bowers
One fond embrace,
One fond embrace,
A hoʻi aʻe au
'Ere I depart
Until we meet again
Until we meet again
ʻO ka haliʻa aloha i hiki mai
Sweet memories come back to me
Ke hone aʻe nei i
Bringing fresh remembrances
Kuʻu manawa
Of the past
ʻO ʻoe nō kuʻu ipo aloha
Dearest one, yes, you are mine own
A loko e hana nei
From you, true love shall never depart
Tomago:
Refrain?:
Maopopo kuʻu ʻike i ka nani
I have seen and watched your loveliness
Nā pua rose o Maunawili
The sweet rose of Maunawili
I laila hiaʻia nā manu
And 'tis there the birds of love dwell
Mikiʻala i ka nani o ka liko
And sip the honey from your lips
Hui
Questa sera cercherò nell'armadio una camicia a fiori che alcuni amici mi avevano regalato anni fa in occasione di un loro viaggio alle Hawaii. Era una mia precisa richiesta che mi fa pensare da quanto tempo io desideri andare in Polinesia! Riusciro mai?
Je descendis de cheval ; je lui offris le vin de l'adieu,
Et je lui demandai quel était le but de son voyage.
Il me répondit : Je n'ai pas réussi dans les affaires du monde ;
Je m'en retourne aux monts Nan-chan pour y chercher le repos.
Vous n'aurez plus désormais à m'interroger
sur de nouveaux voyages,
Car la nature est immuable,
Bruna è una "giovane" sessantenne che un po' si è rifatta e un po' si è mantenuta per parlare di aspetti fisici e di aspetti mentali. Lavora come bibliotecaria e archivista presso uno dei principali sindacati italiani ed è un'appassionata di rock and roll. Conosco Bruna dall'epoca del liceo.
Il suo peso si è adeguato agli anni e, come loro, è aumentato ma, ad essere sinceri, ci si volta ancora a guardarla quando passa. Bruna è una bella donna. Ama vestirsi scozzese in modo giovanile al punto che a volte esagera anche con le borchie e gli anfibi per sfociare in un genere di abbigliamento che tende al punk. D'altra parte, il taglio corto dei capelli e le punte che virano dal viola al rosso o al verde o all'azzurro, a seconda delle settimane, fa il resto. Ricorda per certi versi Nina Hagen.
Ah, Bruna! Basterebbe il solo ricordo di quando ci avevi convinti a partecipare al festival del Rock 'n' Roll allo stadio di Wembley, a Londra, il 5 agosto del 1972. Tu ed io diciassettenni, accompagnati dal padre di Luciano che avrebbe guidato il gruppo e garantito per noi, e con Luciano e Federica (18 e 19 anni) avremmo partecipato a quell'evento storico. Bo Diddley, Joe Brown, Jerry Lee Lewis, Bill Haley, Billy Fury, Little Richard, MC5 e 'the king' Chuck Berry!
Partenza due giorni prima e viaggio in treno, di notte, in monotappa fino a Calais e poi il traghetto per Folkestone e quindi di nuovo fino a Londra, in treno ... Esaltazione e batticuore. Non abbiamo dormito per la tensione neppure un'ora. Non ricordo se ti facevo 'il filo' o meno ... forse c'era stato qualcosa ... mah? O prima o dopo, questo è certo, c'è stato, ma si trattava di baci e abbracci. All'epoca si faceva ben poco. Ricordo che al concerto avevi ecceduto con la birra ed eri più bizzarra del solito.
Poi abbiamo scelto differenti strade musicali e universitarie e ci siamo persi di vista, ma è stato nel 1993 che ci siamo incontrati di nuovo in occasione di un concerto con Springsteen e da allora la promessa di sentirci periodicamente è stata mantenuta. Ti ho vista di recente con una stampella e mi hai detto di avere un problema di salute che ti obbliga periodicamente a questo genere di aiuto' ma ho notato che non avevi rinunciato ad una gonnellina corta corta, di un tartan rosso molto bello, da cui si slanciavano due gambe decisamente ben fatte e con una calzamaglia nera attillata.
Il motivo di questo ricordo risiede nel fatto che oggi è il 60° anniversario dell'uscita del disco di Bill Haley and his Comets "Rock around the Clock", il primo successo mondiale del Rock 'n' Roll e che questa sera ci vedremo da te per una festa RnR. In realtà, il brano fu inciso l'anno prima come 'lato B' di Thirteen Women (and Only One Man in Town) ma il successo è del 1955. Oggi rinuncio alla montagna perché non oso immaginare come ti vestirai e quanta musica si suonerà e si ballerà.
Ognuno farà la sua parte. Chi Chuck Berry, chi Bo Diddley, chi Little Richard, chi Dick Dale, chi Buddy Holly, chi Gene Vincent, chi Florence Ballard e chi Mary Wilson, ecc ... A che ora si finirà? Robert, il barmab, ha annunciato che preparerà solo ed esclusivamente cocktail dell'epoca e quindi Mint Julep, Moskow Mule, Skrewdriver, Martini's, Pink Squirrell, White Russian, Harpoon, ecc ...
Domani, riposo. Dopo una notte simile! Ho solo un timore. Quante volte mi dovrò guardare allo specchio del tempo? Non amo queste cose che sanno di 'riunione d'epoca' perché non si può fare a meno di notare come sono diventati gli altri - che hanno più o meno la tua età - e di pensare a come sei diventato tu.
Forse è meglio frequentare persone di epoca diversa per non specchiarci troppo negli altri e illuderci di essere diversi. Ho veramente il timore dei 'ti ricordi ... ?', delle nostalgie che trovo stantie e dei confronti con il mondo di oggi o con le generazioni odierne da cui troppo spesso sfuggono frasi del tipo 'era meglio una volta' oppure 'eravamo meglio noi ...'
Cara Bruna, sono attratto dalla tua festa e dal tuo amore per il RnR ma sono al tempo spaventato (nel senso del timore che provo) da quelle cose a cui fa riferimento un celebre disco di Jackie Gleason 'Music, Martinis, and Memories' del 1954. Non voglio le nostalgie! Non voglio sentirmi legato al passato quando desidero mantenermi nel presente e con lo sguardo al futuro. Il passato è passato. Insegna ma non deve frenare. Sono eccessivo?
Vorrei che tutti partecipassero stasera con il desiderio di buttare via i 40 anni di troppo per divertirsi all'eccesso rispetto all'età, facendo rinascere gli entusiasmi, le illusioni e i desideri e lasciando invece i confronti nel cassetto. Domani, avremo mal di testa, mal di schiena o mal di stomaco ... ma non importa! Bruna, oggi è il tuo vero compleanno, mi rendo conto. Il tuo compleanno del RnR. Non so cosa pensa il tuo ex marito (a proposito, verrà? Sono sicuro che tu l'abbia invitato!) Ti porterò una copia del film che venne girato a Wembley nel 1972 e lo proietteremo sullo schermo gigante della tua sala e proveremo a cercarci tra il pubblico. Chissà mai se ci troveremo! La ricerca dei nostri sorrisi mi fa vincere il timore delle nostalgie. Questo mi fa venire da te.
One, two, three o'clock, four o'clock, rock, Five, six, seven o'clock, eight o'clock, rock, Nine, ten, eleven o'clock, twelve o'clock, rock, We're gonna rock around the clock tonight.
Put your glad rags on and join me, hon, We'll have some fun when the clock strikes one, We're gonna rock around the clock tonight, We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight. We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight.
When the clock strikes two, three and four, If the band slows down we'll yell for more, We're gonna rock around the clock tonight, We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight. We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight.
When the chimes ring five, six and seven, We'll be right in seventh heaven. We're gonna rock around the clock tonight, We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight. We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight. (Max C. Freedman e James E. Myers)
Serena è una psicologa che conosco dal primo anno di università. Serena è una bella persona che lavora con amore, senza risparmiarsi. E' piccolina ed ha un sorriso che entusiasma ed è contagioso. Non parla molto del suo lavoro ma non so se si tratta di riservatezza o di cos'altro. Ieri ho voluto provocarla.
"Serena, scusa se ti faccio una domanda così diretta ... ma puoi parlarmi di qualcuno che frequenti per motivi professionali e che ti colpisce in modo particolare? Sono molto curioso e forse perché mi sta interessando più la mente e il cuore che non il corpo." Le dicevo queste cose mentre, stretti sotto un piccolo ombrellino, stavamo attraversando la strada.
Tora Vega Holmström - Portrait of the painter Maria Blanchard
C'eravamo incrociati per caso ed io ero piacevolmente sotto la pioggia mentre lei era riparata da un minuscolo parapioggia tascabile. Ma era stata generosa lo stesso e mi aveva invitato sotto. In fondo, il tragitto di un attraversamento era breve e si sarebbe bagnata poco per farmi spazio lì sotto.
Aveva un impermeabile rosso di PVC come si usava negli anni sessanta con bottoni neri e un cappello sempre in PVC dello stesso colore da cui fuoriuscivano ciocche di capelli neri. Pantaloni di pelle nera, attillatissimi e due stivaletti sempre di PVC rossi. Il tutto era molto 'swinging London 1960's' e le stava benissimo.
André Derain - 1928
Siamo corsi fino ad un bar che era vicinissimo al punto dove avevamo attraversato e ci siamo infilati dentro. Conoscevo il locale perché Beppe, il marito di una collega, ne era il comproprietario ma di giorno non lo si trovava ma. Preferiva lavorare di sera e tirare fino alle 2, alle 3 con i nottambuli che conosceva e che trascorrevano la notte delle ore piccole fumando e gustando whisky rari o vini, liquori e spumanti raffinati.
Con le gocce di pioggia che scorrevano sull'impermeabile ci siamo avvicinati al bancone e, poiché era l'ora giusta, abbiamo chiesto due martini con ghiaccio e una fetta di arancia. Si è tolta il cappello e, sottolineato dal trucco anni sessanta, mi ha fissato con uno sguardo serio e deciso. "Ti parlerò di Anna! Anna è un grido, un sorriso e un silenzio."
William Whitaker
Si è seduta sul 'tabouret de bar', lo sgabellone alto, e si è appoggiata al bancone mentre teneva alto la doppia coppetta con martini che fiammeggiava e mi guardata attraverso ... "Anna ha 50 anni. E' tonda, piccolina e molto affettuosa. Anna però è fatta di tre persone in conflitto tra loro. Non parla, mugola e fa così dalla nascita."
Avrei voluto accendere una sigaretta e gustare il cocktail con il sapore del tabacco ma la legge è rigorosa: non si fuma! Da Beppe si poteva fumare ma solo dopo le 02.00 di notte, quando abbassava la claire (la clér in milanese) e rimanevano nel locale solo gli aficionados selezionati. Adesso non era possibile! Ho guardato con curiosità Serena e ho sorseggiato il Martini.
Zinaida Serebriakova - Self portrait - 1921
"Anna, ti dicevo, ha tre personalità. Una Infantile, dolce, gioiosa, tenera e curiosissima, una tenebrosa, aggressiva e brutale contro gli altri ma anche contro se stessa e una che è atonica, amimica, priva di tutto. Non trovi una ciclicità nel suo comportamento e non esistono fattori scatenanti una personalità o un'altra o un filo logico che possa aiutarti a capire perché sia così in quel momento."
Hai finito il Martini e ne hai ordinato un altro. Una patatina e un'oliva e poi di nuovo a parlare di Anna. "Anna, è fuori dal mondo ma è anche dentro il mondo. Sa benissimo quello che ti piace e quello che detesti e utilizza queste conoscenze per dimostrare il proprio amore, affetto e la propria gentilezza così come per ferirti in modo profondo e non solo fisicamente"
Guido Cadorin - Figura verde - 1921
L'impermeabile aveva smesso di essere solcato dalle gocce di pioggia. "Quando è brutale ti aggredisce e sa essere pericolosa ma non solo con gli altri, anche contro se stessa. Si graffia, si lancia contro i muri e si fa sanguinare. E nessuno sa perché! E poi c'é il suo luogo sacro! Il bagno. Anna sembra rifugiarsi in bagno e rimanere ore ed ore seduta sul water. Non fa nulla. Rimane immobile con lo sguardo fisso. Non dimostra alcun sentimento. E' terribile."
"Sai che nella smorfia napoletana il bagno assume tanti significati? Cercare un bagno, desiderare il bagno, il bagno in sè come posto per liberarsi delleo cose sgradevoli e il posto dove ci si sente liberi di essere se stessi e di affrontare senza problemi le proprie necessità. Il bagno come elemento di sicurezza. Esiste poi, anche, un Ordine del Bagno in Inghilterra ..." le ho risposto.
Irene Sheri
"Ma dai! Addirittura un Ordine? Sul significato di posto sicuro c'eravamo arrivati in più occasioni ma, dimmi di questo Ordine ..." mi sorridevi mostrando una fila di denti bianchissimi contornati da labbra con un rossetto colore del corallo.
"Il molto onorevole militare ordine del bagno è un Ordine Cavalleresco che sembra iniziare alla fine del 1300 per poi essere sancito da Giorgio I nel 1700. Tratta di un ordine per il quale la giustizia è più importante di qualsiasi cosa, persino delle proprie funzioni corporali. Infatti, narrano che Enrico IV uscì dal bagno proprio per prendere le difese di due vedove che erano state maltrattate da alcuni ministri." serbavo la botta finale a dopo un sorso di Martini.
Käte Lassen (1880-1956) - Self Portrait
"La cosa particolare che lega il bagno e i cavalieri dell'Ordine del Bagno ad Anna è che il loro motto nel 1600 era 'Tria iuncta in uno', cioè ... 'tre uniti in uno', proprio come le persone che vivono dentro Anna che, in modo blasfemo, potremmo definire 'una e trina' ..." avevo concluso alzandomi dallo sgabellone.
Serena mi ha guardato ed ha sorriso ma i suoi occhi avevavo un'espressione assorta. Stava pensando ad Anna. Dove sei Anna in questo momento? Chi sei adesso? Chiusa in un'atonia o scatenata contro qualcosa e qualcuno. Anna, La tua rabbia si è sciolta nella curiosità e nel sorriso o vuoi sentire il sapore del sangue di quando ti mordi le labbra?
Norah Neilson Gray - Autoportrait - 1918
Anna, non sei tu, forse, come siamo noi, anche? Con la sola differenza che noi abbiamo imparato a frenare le nostre pulsioni ed a mascherarle in modo da renderle 'sociali' Con la sola differenza che ci nascondiamo e teniamo dentro ciò che tu, invece, estranei? Sei tu la vera? Siamo noi gli ipocriti? Mi sembra che anche noi viviamo divisi tra più personalità che tra loro hanno un solo elemento comune: il corpo in cui vivono.
Anna è Anna e noi siamo Anna e Anna è noi. Come siamo deboli e come siamo innaturali! Intrappolati in leggi che pongono e impongono regole di comportamento che trasformano in eclettici o in patologici (anormali) chi non le segue. Il solo elemento differenziante tra Anna e noi è forse l'intensità dell'espressione? Perché, nel nostro io sappiamo essere brutali e violenti come Anna, ingenui e curiosi e affettuosi come Anna e privi di alcunché di sentimento e reazione, come Anna. Anna e noi siamo dunque lo stesso.
Anne Redpath - Self-Portrait - 1943
Santa Teresa di Lisieux in quel libro affascinante che è 'La storia di un'Anima' dice che più ci si avvicina al Signore e più le cose diventano 'semplici' e perdono quelle complicazioni che l'uomo crea con le proprie regole. Anna è senza regole, è l'eccesso ma anche noi, con le regole siamo all'eccesso. Forse, non capiamo Anna perché non siamo capaci di regionare con la semplicità. E per questo, Anna rimane un caso. Sola, in bagno, in una condizione sospesa.