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Ah Izian |
Enrico si era presentato quella sera in modo non convenzionale. Un eskimo logoro di almeno 40 anni e la barba incolta. Noi, che lo vedevamo sempre tirato a lucido e persino leccato nei suoi blazer blu notte con pantaloni grigio fumo di Londra. E con scarpe inglesi, originali, forse della Grenson factory del Northamptonshire ... così una volta aveva detto. Ora indossava delle Clarks, le desert boot.
Enrico che appariva ora cespuglioso e incolto! Pulito, si ma decisamente old fashioned. Enrico nei suoi settant'anni o quasi che mostrava i segni della sua storia. Una storia di continui compromessi tra un cuore rivoluzionario ed una mente razionalmente opportunista. Tra un desiderio che affondava le radici nella storia delle conquiste della lotta di classe ed il perbenismo dell'establishment formale.
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Ysa Perez |
Enrico che chiedeva ora di avere cinque-dieci minuti per spiegarci alcune cose. Con un affanno che sembrava inconcepibile in questa atmosfera natalizia-consumistica-borghese. Nel nostro salotto caldo e confortevole, tra musiche di pregio e gatti tra l'assonnato e l'interessato. Enrico si era presentato così, a noi. Noi, mollemente adagiati sul divano e con in corpo già qualche bicchiere di spumante.
Aveva un'ansia da disperazione. Un desiderio appassionato di comunicare qualcosa, con lo sguardo al quadrante dell'orologio su cui scorrevano le lancette. Ecco il nostro Enrico in pieno travaglio, si stava pensando. Cosa sarà successo? Perché così, sotto Natale? La risposta più logica era che fosse successo qualcosa sul lavoro. Una di quelle merge tra società in cui saltano teste di manager come lui.
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Alessio Albi |
"Permettetemi, cari amici, di leggere qualcosa che mi ha sconcertato e posto le basi per un cambiamento radicale. Un ritorno. L'occasione è un intervento di quarant'anni fa, anzi quarantuno. Nell'ambito di un dibattito sul 'Manifesto'. Ricordate? Il giornale esiste ancora oggi ma il fascino dei dibattiti è diverso da quello di allora. Il fascino dei confronti ...
nella misura in cui, ricordate?
"Guardavo, come alla finestra, le persone che partecipavano ai dibattiti in prima persona. Io riuscivo solo a stare zitto e a non avere parole. Mi sentivo inadatto, immaturo, banale ed inespressivo. E stavo zitto, provando una certa ammirazione ed una invidia positiva per quelli che salivano sul palco e parlavano e strappavano consensi su consensi. Cosa dicevano di così bello? Era il tono che usavano?"
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Jean-Michel Bihorel |
Questo pensavo io in risposta alle sue parole. Ma non avevo avuto il tempo di dire nulla, perché Enrico aveva tirato fuori un paio di fogli ed aveva iniziato a leggere. "Dibattito del 1975 sul Manifesto. Intervento di un mio omonimo per nome, Enrico Bosio. Vi riporto solo alcune parti del suo intervento.
'il manifesto è nato insieme a lotte che non erano imbrigliabili in vecchi schemi politici; a lotte che dilagavano oltre i confini del sistema e che ponevano domande nuove; che in una fase di grande sviluppo del capitalismo - in cui era credibile il mito della società ricca ed opulenta dei consumi - hanno fatto toccare con mano la mostruosità di questo sistema, l'infelicità che generava nei rapporti tra gli uomini ... il manifesto aveva di se stesso un concetto diverso: povero ma onesto e libero.' "
La lettura correva via con amorevole, calda passione e noi avevamo ascoltato in silenzio e con scrupolosa ed anche rapita attenzione. Avevo abbassato il volume della musica per lasciare lo spazio alle parole che potessero scorrere ben udibili. "...
'quel che conta è che il giornale riusciva ad essere strumento di una linea e di una strategia che illuminavano i fatti con una nuova concezione della vita e dei rapporti tra gli uomini' ..."
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Hula |
"Certo,
allora la vita era più facile, le lotte operaie e studentesche già mettevano in piedi frammenti di società nuova: l'assemblea che decideva tutto, il rifiuto della gerarchia e della delega, l'egualitarismo che era il connotato di ogni rivendicazione. Cari amici, si parlava di rifiuto del ricatto delle crisi usate come mossa per dare giustificata spiegazione al ribasso delle esigenze di vita e di rispetto."
Si era fermato ed aveva abbassato il capo mostrando l'incipiente calvizie che connotava di età la testa a dispetto dei capelli lunghi che apparentemente si liberavano. Si era fermato e sembrava averlo fatto per commozione e sfinimento. "Addio, articolo 18" ho esclamato e mi sono sentito gli occhi dei presenti, addosso. "Hai ragione", se ne era uscito Enrico con il capo ancora chino. E poi i nostri occhi si sono incontrati.
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Sienna Kwami |
Era il momento di bere qualcosa, fosse anche solo un dito di whisky o altro, purché dotato di vigore alcoolico. Era il momento di un lirismo politico tra fratelli di un'epoca che non esiste più se non nei cuori anziani che l'hanno vissuta con gusto e passione. Mi sono sentito una grande voglia di fare uscire lacrime dagli occhi per sfogare la disperata tristezza che avvertivo.
"Perchè quarant'anni dopo? Perché avere atteso tanto, incapaci di manifestare il proprio sentimento vitale? Quarant'anni per aprire la bocca? Io, alle storiche assemblee ascoltavo e basta. Ed ora, invece, mi alzerei subito per parlare. Ma le assemblee non esistono più se non come fantasmi di qualcosa che è sfilato via da decenni. Ora sono preso da un'incontenibile senso di dovere partecipare ed esprimere la mia idea, di perorare le cause 'perse', direbbe qualche bel razionalista, oggettivista borghese."
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Gerard Mas |
"Ora non sto più zitto, a costo di farmi dare del vecchio rincoglionito, passista e nostalgico. Si, certo, orgogliosamente nostalgico di un'epoca che è stata di desiderio e di alternativa. Forse solo ipotetica e mai reale. E' vero! Forse abbiamo distrutto un sogno con i nostri dibattiti e i nostri confronti. O forse abbiamo educato noi stessi ad un modo di esistere che è stato sopito negli anni ma che non è morto!"
"Addio articolo 18, uno stronzetto saputello e prepotente ti ha oggi cancellato. Ma noi, della guardia rivoluzionaria siamo pronti a rinascere. Figli di battaglie perse e di risultati magari inconcludenti ma certamente ... poveri, onesti e liberi. Ora più che mai, liberi di dire quello che si pensa. Per essere se stessi e per sperare di fare capire qualcosa a chi seguirà dopo di noi."
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Ana Mercedes - Ben Giles |
"Addio articolo 18, sei nei nostri cuori. Adesso sembra il momento adatto di riunirci e indossare di nuovo gli eskimo verdi con il finto pelo di agnello all'interno e di guardare con sfida di barricata l'establishment americano che un pazzo volgare di presidente e subdolo e ecero ha messo in piedi, ponendo direttamente al potere i rappresentanti del capitalismo privato."
"Addio articolo 18. Sei ora pronto a rinascere? E noi dobbiamo essere al fianco tuo, al fianco di un emblema di diritto che deve essere universalmente difeso. Il capitale è fine a se stesso. L'uomo è fine agli altri. Grazie Enrico. Hai fatto indossare di nuovo l'eskimo a me e forse anche a qualcun altro. Oggi, non è nato solo il nostro Santo Signore. Oggi, forse siamo rinati anche noi. Grazie."
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Lydia Pang - Vins Baratta photographer |
Soundtrack:
Ash Ra Tempel - 1974 Paris Downers