Tuesday, August 20, 2013

Ma s’el rispund no, s’el rispund no, cus u de fag?

Se non risponde, se non risponde, cosa devo fare?

E' la voce del papà di Antonia Pozzi, poetessa finissima. Fa riferimento ad una telefonata mancata in cui uno non sentiva l'altro ed è terminata così. Le parole che suonano dolcissime perché sono il suono di una persona amata. Basta questo.

Si, mi bastava questo. Bastavano poche parole, ormai sempre le stesse, per farmi sentire che c'era. Ora, il silenzio domina il tempo. La voce non c'è più. E Dio sa cosa darei perchè potesse nuovamente squillare il telefono, annunciandomi la dolcezza di quel suono.

Ricordo una riflessione sul concetto di suono, di sentire, e il parallelo con la vista. Faceva riferimento al fatto che l'uomo invisibile è un dato di fatto nella letteratura e nell'arte, preludio a molte possibilità espressive. Chi non può essere visto, può fare molto.


Viceversa, non si fa cenno mai al concetto di uomo che non si sente. La cui voce non viene sentita. L'autore della trasmissione radiofonica sulla Radio Svizzera 1 che centrava la propria attenzione sul valore dei suoni (gli chiedo scusa ma non riesco a rintracciarne il nome), sottolineava la drammaticità della figura umana che parla senza essere sentito, ascoltato, e quindi preso in considerazione.

Si tratta di una figura metaforica che è, nella realtà, diffusissima. Quanti di noi e in quante occasioni, non siamo ascoltati. Ma anche, quante volte non abbiamo ascoltato chi ci parlava? Chi denunciava un proprio malessere. Una propria condizione di difficoltà. Quante volte?

Non siamo capaci di diventare invisibili ... spesso, siamo invece non ascoltati. Ma anche, non ascoltiamo.
E in questo modo, non vediamo.

Soundtrack:  Tale of Taliesin - Sister Andrea