Wednesday, October 22, 2014

La nostra felicità è nel vivere insieme

Oggi ho conosciuto una persona che è rimasta sola da pochi mesi. Dopo tanti decenni di vita con il proprio sposo, lui l'ha lasciata. Anziano, era pesantemente colpito da disabilità, aveva avuto bisogno del sostegno di lei ma, alla fine, non aveva potuto nulla contro il suo destino di uomo ed aveva affrontato l'ultimo viaggio al termine della propria esistenza.

Lei ora è sola. Senza di lui e senza il suo impegno nell'aiutarlo nella disabilità. Sola senza poterlo più accudire. Sola e senza più altro scopo. Senza quella occupazione quotidiana che l'aveva assorbita per almeno dieci anni. Assorbita con gioia e rassegnazione.

Ora la accompagna una vicina che si è presa cura di Lei. Sembra disorientata. Ricorda vaghe cose e fatica a rispondere quanti anni ha. La conoscevo come sempre indaffarata. Ora è li, fragile, con lo sguardo un po' meravigliato verso un mondo che sembra non conoscere più. Si guarda intorno come alla ricerca di risposte a domande che non trovano voce.

Ci si domanda se, vista l'età, questo possa essere un segno di decadimento cognitivo, di demenza. E' il primo pensiero che affianca la preoccupazione di trovare una soluzione per garantirle una vita accettabile, visto che vuole vivere da sola. Parenti? Nulla. Cosa fare e, ricordando com'era anche solo pochi mesi prima del lutto, cosa aspettarci? Nel desiderio di rispettarla.

Leggendo qua e là su internet, saltano fuori i risultati di uno studio su 4370 persone che sono state valutate come coppia nel 1978 e poi rivalutate nel 2002-6. Conforta il rendersi conto che la perdita del coniuge, del partner, non espone al rischio di demenza ma colpisce come il lutto del compagno provochi un marcato deterioramento delle funzioni cognitive per circa 2 anni. Poi, si assiste ad una ripresa. Temporanea. Ma solo per le donne. Gli uomini procedono nel corso del progressivo deterioramento. Infine, i figli proteggono dal declino cognitivo.
Siamo quindi esseri viventi con un'esigenza sociale che è fondamentale. Attualmente si tende a pensare ai vantaggi dell'essere single, ma è così? La maggiore disponibilità economica, o meglio, la maggiore libertà di potere spendere come si vuole e la maggiore libertà di disporre del proprio tempo sono effettivamente degli indicatori di maggiore benessere? O sono surrogati?

Condividere vita e comodità e disagi sono forse più importanti. Perché implica una necessità di dialogo continuo che richiede di sforzarsi anche quando non se ne ha voglia. E questo sforzarsi stimola sempre e fa crescere e mantiene. Il silenzio, oltre alla riflessione, porta il sonno, l'addormentamento.

Soundtrack:  Pierangelo Bertoli e Tazenda - Spunta la luna dal monte - Live

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