Sunday, June 2, 2019


Anna, Lina e le altre le donne del Sud
nella trincea dei pari diritti

 

15 gennaio 2016
All'Archivio storico di Palermo la storia dell'Udi e delel lotte per l’uguaglianza.  Una donna non era mai pari ad un uomo, come stipendio, salario, responsabilità.
Peso e carico di lavoro no, quello c' era, e si divideva equamente: e a nulla servivano movimenti e proteste, la Storia contava più della vita. E storicamente il genere femminile da Roma in giù, era considerato il sesso debole, non da proteggere ma da ghettizzare. Donna moglie e madre, ma perché desiderare altro? perché mai una donna dovesse aspirare ad un posto di prestigio, ad uno stipendio adeguato? lasciatele nelle loro cucine, al massimo accettatele come maestrine dalla penna rossa. Eppure. Eppure ci fu qualcuna che osò alzare la testa, e dietro di lei si incolonnarono in centinaia, migliaia, da Sud a Nord, da Est ad Ovest. Questa è la storia dell' UDI (Unione Donne in Italia); meglio, di UDI Palermo che nasce nel 1944, negli stessi minuti in cui prende vita il movimento nazionale a Napoli.

Una storia che commina parallela, Sicilia e Italia, e per una volta non vede l' isola restare indietro: le battaglie che furono combattute a sud di Napoli, spesso furono poi assorbite dal movimento nazionale, costola dei «Gruppi di difesa della donna» diretti da Rina Piccolato. E veniamo a Palermo: oggi alle 17 all' Archivio storico comunale di via Maqueda 157 si inaugura la mostra documentaria «Anna, Lina e le altre: la storia dell' UDI di Palermo attraverso le carte dell' archivio storico (1945/1985)» che raccoglie - spesso con grandi sorprese - materiali dell' archivio della Biblioteca delle donne (riconosciuto patrimonio storico nel 2009) e Centro di consulenza legale. Saranno presenti il sindaco e il presidente nazionale dell' Udi, Rosangela Pesenti. Di fatto, un vero e proprio viaggio nel modo di essere, pensare, combattere, della donna siciliana, dalla fine del conflitto alla fine del secondo millennio. 
 

I documenti in mostra, spiega Daniela Dioguardi, partono dalla prima metà degli anni '40 e sono divisi essenzialmente in tre sezioni: la fase politica dell' emancipazione, con le battaglie per i diritti del lavoro, per la casa e per i servizi sociali; quella della liberazione, col femminismo degli anni '70 e le campagne per gli asili nido, per la riforma del diritto di famiglia, per il divorzio, contro l' aborto clandestino e contro la violenza sulle donne; e una terza sezione, sul l' 8 marzo. Il punto di partenza è proprio il titolo: Anna e Lina, chi furono mai costoro? Anna Nicolosi Grasso, Maria Fais, Giuliana Saladino, Lina Colajanni, donne che non la mandavano a dire, che nascevano in seno al Partito Comunista ma cercavano i problemi casa per casa. Parlavano, da donne, alle donne; ascoltano i loro problemi, accarezzavano i loro figli, le sostenevano nella lotta quotidiana per un pezzo di pane in più. 

Era il 1945, la guerra era finita ma nessuno se ne rendeva conto. A Palermo si moriva di fame, nei vicoli e nei catoi si impegnavano cappotti e materassi d' estate ma non si riusciva a disimpegnarli in inverno. Carne non se ne vedeva, pane solo una volta a settimana, a scuola andavano solo i bambini, perché per le piccoline non c' erano abbastanza vestiti. Anna, Lina, Maria, poi anche Giuliana compresero subito che la politica volava alto e sotto si motiva per abbandono. E che nelle sedi autorevoli dei partiti, si discuteva dei massimi sistemi. Invece in via san Cristoforo, prendeva corpo l' Udi. Anna Grasso ne era una delle anime: originaria di Lercara, insegnante al Cannizzaro, moglie di un pittore comunista, scommise sempre sull' autonomia e il sano pensiero delle donne, aldilà di ogni ideologia e condizione.
 

Le sue battaglie furono assorbite dalle donne dello Stivale: come quella per la "graduatoria unica" nazionale degli insegnanti elementari; fino ad allora, esistevano tre elenchi, uomini (60%), donne (20%) e miste (20%), le maestre venivano dopo i colleghi maschi. La guerra siciliana partì nel '56, sotto l' occhio distratto del sindacato. Dopo dieci anni di battaglie nazionali, movimenti, cortei, circoli, nel '65 fu approvata la legge per la graduatoria unica. Anzi, la Sicilia,che aveva tentato di dribblare il governo nazionale, si vide rigettata la legge dalla Corte Costituzionale. A fianco di Anna Grasso, lavorava Giuseppina Vittone Li Causi che fece un intervento molto forte sulla parità salariale a metà degli anni '50; e Lina Gaparatto, moglie di Pompeo Colajanni ed ex partigiana. E proprio alla vedova di Colajanni - oggi ultranovantenne - side ve l' archivio storico da cui sono tratti i materiali e le foto in mostra. 

Si va dalle immagini dell' organizzazione delle colo nie per i bambini più poveri (la colonia era per parecchi di loro, l' unico mese in cui si mangiava tre volte al giorno), la battaglia per lo «spignoramento» dei beni - l' UDI ogni anno si batteva tanto che alla fine il Prefetto concedeva alle donne povere, di ottenere i beni dati in pegno-, i primi cortei, le battaglie per l' assistenza a poveri e deboli - c' è una missiva in cui un compagno comunista accusa l' Udi di assommare delle «dame di carità»; le volontarie rispondono che se un bambino ha fame non ha colore o ceto - in vista di quello che poi si sarebbe chiamato welfare e stato sociale; ma anche l' abolizione del «coefficiente Serpieri» - legge del 1934 sulla disparità di salario tra le contadine-, la lotta per le famose ricamatrici di Santa Caterina, gli anni '70, e le battaglie per il divorzio e l' aborto, fino all' aiuto per le donne che subivano violenze domestiche, da cui poi sarebbero nate Le Onde. 
 

La mostra è organizzata con il sostegno della soprintendenza archivistica per la Sicilia - Ministero per i Beni culturali. Resterà aperta fino al 29 gennaio e si potrà visitare da lunedì a venerdì, dalle 9 alle 13,30; il mercoledì anche dalle 15,30 alle 17,30. Si stanno organizzando visite guidate per le scuole con la collaborazione di tutte le donne di UDI Palermo.(Giornale di Sicilia)




CADUCITA' DEL NETWORK
Chi può salvare tutta la bellezza del mondo?

Succede spesso di trovare in rete cose che non esistono più da tempo e che sono state superate ma che non sono mai state cancellate. Tantissime cose inutili che non vengono cancellate e rimangono lì, sospese, come i detriti nello spazio.

Avranno anche loro un tempo di decadenza che le porterà al disfacimento, liberando spazio nei mega-server che gestiscono tutto ciò che esiste nel mondo della rete? Forse si.

Esistono però altrettante cose che spariscono e che non dovrebbero scomparire. Si tratta di documenti, registrazioni, immagini, musiche che improvvisamente non sono più disponibili.

Ancorché prive di rilevanza commerciale, spariscono perché chi gestisce il blog, ad esempio, smette, perché compaiono questioni di copyright limitati a singoli paesi, perché improvvisamente un canale Youtube cessa di esistere o perché qualcuno acquista i diritti di diffusione di un mondo intero di cose per trarne lucro e tra queste ci sono cose minimali (prive di valore economico) che ci cadono dentro.

E si perdono testimonianze rilevanti. Già ora non riesco più a trovare alcune regstrazioni che erano bellissime e mi pento di non averle scaricate e conservate. Mi dispiace molto. Come all'epoca di Captain Crowler che permetteva di fare ricerche tra decine di migliaia di blog che mettevano in condivisione (share) milioni di dischi talmente sconosciuti da non essere mai neppure sognati.

Era cultura a disposizione. Era diffusione di materiale mai uscito in produzioni rilevanti e mai distribuiti nel vero senso della parola. Certo, esisteva anche moltissima violazione del copyright che non doveva esistere ma nel calderone del giusto rispetto dei diritti degli Autori sono finite cose rarissime che sono scomparse.

Qui è là registrai e mi dissi che un giorno avrei dovuto mettere tutto in ordine. Ora è giunto il momento. Gli HD sono pronti e qualcuno mi sta aiutando. Pezzi, frammenti di cultura sperimentale che riemergeranno ma purtroppo altrettanti non saranno più recuperabili.

Purtroppo. Amen.

Un articolo interessante: https://www.ilsussidiario.net/news/cultura/2013/7/11/rilke-chi-puo-salvare-tutta-la-bellezza-del-mondo/410581/