Sunday, June 2, 2019


Anna, Lina e le altre le donne del Sud
nella trincea dei pari diritti

 

15 gennaio 2016
All'Archivio storico di Palermo la storia dell'Udi e delel lotte per l’uguaglianza.  Una donna non era mai pari ad un uomo, come stipendio, salario, responsabilità.
Peso e carico di lavoro no, quello c' era, e si divideva equamente: e a nulla servivano movimenti e proteste, la Storia contava più della vita. E storicamente il genere femminile da Roma in giù, era considerato il sesso debole, non da proteggere ma da ghettizzare. Donna moglie e madre, ma perché desiderare altro? perché mai una donna dovesse aspirare ad un posto di prestigio, ad uno stipendio adeguato? lasciatele nelle loro cucine, al massimo accettatele come maestrine dalla penna rossa. Eppure. Eppure ci fu qualcuna che osò alzare la testa, e dietro di lei si incolonnarono in centinaia, migliaia, da Sud a Nord, da Est ad Ovest. Questa è la storia dell' UDI (Unione Donne in Italia); meglio, di UDI Palermo che nasce nel 1944, negli stessi minuti in cui prende vita il movimento nazionale a Napoli.

Una storia che commina parallela, Sicilia e Italia, e per una volta non vede l' isola restare indietro: le battaglie che furono combattute a sud di Napoli, spesso furono poi assorbite dal movimento nazionale, costola dei «Gruppi di difesa della donna» diretti da Rina Piccolato. E veniamo a Palermo: oggi alle 17 all' Archivio storico comunale di via Maqueda 157 si inaugura la mostra documentaria «Anna, Lina e le altre: la storia dell' UDI di Palermo attraverso le carte dell' archivio storico (1945/1985)» che raccoglie - spesso con grandi sorprese - materiali dell' archivio della Biblioteca delle donne (riconosciuto patrimonio storico nel 2009) e Centro di consulenza legale. Saranno presenti il sindaco e il presidente nazionale dell' Udi, Rosangela Pesenti. Di fatto, un vero e proprio viaggio nel modo di essere, pensare, combattere, della donna siciliana, dalla fine del conflitto alla fine del secondo millennio. 
 

I documenti in mostra, spiega Daniela Dioguardi, partono dalla prima metà degli anni '40 e sono divisi essenzialmente in tre sezioni: la fase politica dell' emancipazione, con le battaglie per i diritti del lavoro, per la casa e per i servizi sociali; quella della liberazione, col femminismo degli anni '70 e le campagne per gli asili nido, per la riforma del diritto di famiglia, per il divorzio, contro l' aborto clandestino e contro la violenza sulle donne; e una terza sezione, sul l' 8 marzo. Il punto di partenza è proprio il titolo: Anna e Lina, chi furono mai costoro? Anna Nicolosi Grasso, Maria Fais, Giuliana Saladino, Lina Colajanni, donne che non la mandavano a dire, che nascevano in seno al Partito Comunista ma cercavano i problemi casa per casa. Parlavano, da donne, alle donne; ascoltano i loro problemi, accarezzavano i loro figli, le sostenevano nella lotta quotidiana per un pezzo di pane in più. 

Era il 1945, la guerra era finita ma nessuno se ne rendeva conto. A Palermo si moriva di fame, nei vicoli e nei catoi si impegnavano cappotti e materassi d' estate ma non si riusciva a disimpegnarli in inverno. Carne non se ne vedeva, pane solo una volta a settimana, a scuola andavano solo i bambini, perché per le piccoline non c' erano abbastanza vestiti. Anna, Lina, Maria, poi anche Giuliana compresero subito che la politica volava alto e sotto si motiva per abbandono. E che nelle sedi autorevoli dei partiti, si discuteva dei massimi sistemi. Invece in via san Cristoforo, prendeva corpo l' Udi. Anna Grasso ne era una delle anime: originaria di Lercara, insegnante al Cannizzaro, moglie di un pittore comunista, scommise sempre sull' autonomia e il sano pensiero delle donne, aldilà di ogni ideologia e condizione.
 

Le sue battaglie furono assorbite dalle donne dello Stivale: come quella per la "graduatoria unica" nazionale degli insegnanti elementari; fino ad allora, esistevano tre elenchi, uomini (60%), donne (20%) e miste (20%), le maestre venivano dopo i colleghi maschi. La guerra siciliana partì nel '56, sotto l' occhio distratto del sindacato. Dopo dieci anni di battaglie nazionali, movimenti, cortei, circoli, nel '65 fu approvata la legge per la graduatoria unica. Anzi, la Sicilia,che aveva tentato di dribblare il governo nazionale, si vide rigettata la legge dalla Corte Costituzionale. A fianco di Anna Grasso, lavorava Giuseppina Vittone Li Causi che fece un intervento molto forte sulla parità salariale a metà degli anni '50; e Lina Gaparatto, moglie di Pompeo Colajanni ed ex partigiana. E proprio alla vedova di Colajanni - oggi ultranovantenne - side ve l' archivio storico da cui sono tratti i materiali e le foto in mostra. 

Si va dalle immagini dell' organizzazione delle colo nie per i bambini più poveri (la colonia era per parecchi di loro, l' unico mese in cui si mangiava tre volte al giorno), la battaglia per lo «spignoramento» dei beni - l' UDI ogni anno si batteva tanto che alla fine il Prefetto concedeva alle donne povere, di ottenere i beni dati in pegno-, i primi cortei, le battaglie per l' assistenza a poveri e deboli - c' è una missiva in cui un compagno comunista accusa l' Udi di assommare delle «dame di carità»; le volontarie rispondono che se un bambino ha fame non ha colore o ceto - in vista di quello che poi si sarebbe chiamato welfare e stato sociale; ma anche l' abolizione del «coefficiente Serpieri» - legge del 1934 sulla disparità di salario tra le contadine-, la lotta per le famose ricamatrici di Santa Caterina, gli anni '70, e le battaglie per il divorzio e l' aborto, fino all' aiuto per le donne che subivano violenze domestiche, da cui poi sarebbero nate Le Onde. 
 

La mostra è organizzata con il sostegno della soprintendenza archivistica per la Sicilia - Ministero per i Beni culturali. Resterà aperta fino al 29 gennaio e si potrà visitare da lunedì a venerdì, dalle 9 alle 13,30; il mercoledì anche dalle 15,30 alle 17,30. Si stanno organizzando visite guidate per le scuole con la collaborazione di tutte le donne di UDI Palermo.(Giornale di Sicilia)




CADUCITA' DEL NETWORK
Chi può salvare tutta la bellezza del mondo?

Succede spesso di trovare in rete cose che non esistono più da tempo e che sono state superate ma che non sono mai state cancellate. Tantissime cose inutili che non vengono cancellate e rimangono lì, sospese, come i detriti nello spazio.

Avranno anche loro un tempo di decadenza che le porterà al disfacimento, liberando spazio nei mega-server che gestiscono tutto ciò che esiste nel mondo della rete? Forse si.

Esistono però altrettante cose che spariscono e che non dovrebbero scomparire. Si tratta di documenti, registrazioni, immagini, musiche che improvvisamente non sono più disponibili.

Ancorché prive di rilevanza commerciale, spariscono perché chi gestisce il blog, ad esempio, smette, perché compaiono questioni di copyright limitati a singoli paesi, perché improvvisamente un canale Youtube cessa di esistere o perché qualcuno acquista i diritti di diffusione di un mondo intero di cose per trarne lucro e tra queste ci sono cose minimali (prive di valore economico) che ci cadono dentro.

E si perdono testimonianze rilevanti. Già ora non riesco più a trovare alcune regstrazioni che erano bellissime e mi pento di non averle scaricate e conservate. Mi dispiace molto. Come all'epoca di Captain Crowler che permetteva di fare ricerche tra decine di migliaia di blog che mettevano in condivisione (share) milioni di dischi talmente sconosciuti da non essere mai neppure sognati.

Era cultura a disposizione. Era diffusione di materiale mai uscito in produzioni rilevanti e mai distribuiti nel vero senso della parola. Certo, esisteva anche moltissima violazione del copyright che non doveva esistere ma nel calderone del giusto rispetto dei diritti degli Autori sono finite cose rarissime che sono scomparse.

Qui è là registrai e mi dissi che un giorno avrei dovuto mettere tutto in ordine. Ora è giunto il momento. Gli HD sono pronti e qualcuno mi sta aiutando. Pezzi, frammenti di cultura sperimentale che riemergeranno ma purtroppo altrettanti non saranno più recuperabili.

Purtroppo. Amen.

Un articolo interessante: https://www.ilsussidiario.net/news/cultura/2013/7/11/rilke-chi-puo-salvare-tutta-la-bellezza-del-mondo/410581/

Thursday, April 11, 2019

NNN SO'

Alain Pontecorvo, Delphine, 2005

"Me lo avresti detto se ci fossi andato, giusto?" e il tono era tra l'inquisitorio e il dispiaciuto.
"Si, penso di si, anche se avrei potuto dimenticarmi per la quantità di cose che sono in ballo" ha risposto, anche se il tono sapeva più di distrazione voluta che sincera.

"Mi domando se in certe occasioni tu non preferisca piuttosto stare da solo che con me", aveva replicato con la voce che sottolineava quel'senza di me'.
"Ma figurati, è solo una banale dimenticanza" ma il tutto sapeva solo di scusa.
Paul Sérusier: The Beach of Les Grands Sables at Le Pouldu ,1890
Mi domando, quante volte ci comportiamo fingendo distrazione per giustificare a priori un'azione che sappiamo fin da subito opinabile o finanche sgarbata. Mi domando altresì quante volte pensiamo di riuscire a giustificarci mentre, viceversa, si tratta solo di una mera illusione.

"Ogni gesto ha un significato. Inconscio o conscio." ed avevi ragione. Nulla si fa senza un motivo. Consapevoli o inconsapevoli. Ma cosìé la consapevolezza? O meglio cos'é l'inconsapevolezza? Crediamo forse che si facciano cose senza, in fondo, avere un motivo ben preciso?
Diarmuid Kelley : A Guide to the New Elizabethans, 2010
Come dire che "nulla accade per caso". E in questo, spontaneamente, mi trovo a seguire la logica di Jung anche se lui si indirizzava verso le "coincidenze". E' il 1952 e Carl Gustav Jung pubblicava la sua "teoria della sincronicità". Ogni cosa non è un caso perché avviene per un motivo preciso.

Ma Jung faceva riferimento agli "eventi sincronici" che servono ad indicare il percorso da seguire mentre in questo dialogo si parla di consapevolezza più o meno velata che è alla base dei nostri comportamenti. Siamo su due piani differenti.
David Hettinger - White roses - 1930
Si tratta di due logiche opposte. Non più l'inconscio collettivo di Jung in cui, anzi, da cui dipartono le strade che conducono agli eventi sincronici, bensì l'inconscio privato che modula la vita secondo logiche soggettive, magari, anche, antitetiche rispetto a quelle altrui.

E mentre si pensava questo, Lei se ne era andata, esprimendo con l'assenza la sua insoddisfazione e il proprio rifiuto di rimanere in balia di chi, lei considerava, volesse celare i propri intenti, ancorché privi di cattiveria o altro. Semplicemente si era scocciata e se n'era andata. Punto.
William McGregor Paxton (1869-1941)
The Yellow Jacket (1907)



Wednesday, April 10, 2019

OGNI GIORNO NON E' LO STESSO GIORNO

Gaudenzio Ferrari - Sacro Monte Varallo
 Non è banale se pensiamo che ogni volta che ci svegliamo e ci si alza e iniziamo un giorno ... alcune cose sono simili e nessuna è uguale. Ma, poiché percepiamo attraverso i sensi, l'impressione che ne deriviamo può essere erroneamente l'opposto, quella del "tutto uguale".

Oggi non è così. Oggi si è verosimilmente aperta una nuova era. E' avviata una nuova vita. Quella del dominio del proprio tempo, anche se il tempo è irrimediabilmente più corto. Alessandro, nella sua meravigliosa sensibilità aveva scritto che la vita è come una corda che diventa sempre più corta.

 
Alessandro aveva ragione. Ora mi guarda da qualche parte con i suoi occhi azzurrissimi e i suoi capelli biondo grano, irti in piuedi come sempre. Lo sguardo come perso ma attento nonostante l'aria distratta.

Alessandro, oggi è diverso da tutti gli altri. Mi hanno comunicato una cosa che diventa un punto di fine ed uno di partenza. nei prossimi giorni saprò quando, esattamente, questo si realizzerà. Ma non manca molto. Tutto cambia.

Mirror (Zerkalo, 1974)

Soundtrack: Alvin Lee - Bluest Blue




Wednesday, July 11, 2018

Luci delle ombre, Luci che abbagliano
Kevin Best - Still life
Stiamo cenando al buio. Un buio che abbiamo scelto come compagno di questo momento, ricordo di tanti, tanti anni fa, prima che arrivasse il bimbo. Ora, lui grande, ci stiamo dedicando uno spazio che da molto tempo non si aveva.

E mentre ci si dicono queste cose, sale veloce alla mente la consapevole considerazione che, in ogni caso, tutto questo non è più lo stesso di un tempo. Prima, il buio del cenare insieme si popolava di discorsi di te e di me e di noi. Tutt'al più si parlava del micio che ci scaldava il cuore con la sua presenza.

Jack Vettriano - Milan Tram Shot
Ora si parla inevitabilmente di lui. Del nostro bimbo, che è grande e sta da solo al lago, e assai poco di noi. Anche questo è cambiato. Come la resistenza fisica alle fatiche che è diminuita, come la capacità di accettare le cose che non ci iacciono, che è scemata via, come la sensazione di una vita davanti, che or vede un orizzonte definito.

E ti verso del vino come facevo allora. E ti guardo, intuendo il tuo sguardo nel buio, esattamente come una volta. E tendo l'orecchio l'orecchio per capire quello che mi dici anche quando la tua voce si fa più profonda e leggera. Esattamente come sempre. Ma il senso del tutto è cambiato.


Le mani si avvicinano e si sfiorano per sentirsi ed è piacevole gioia il farlo, ma il pensiero delle cose che riguardano il bimbo si fanno prepotentemente avanti e occupano i silenzi che prima erano colmi di cose di te e di me, insieme.

Qualcuno dirà che è lo stesso. Si è solo traslato il tema e che il senso della vita è uguale. Tu ed io, impegnati nel vivere quello che la vita porta con sè. Ma gli risponderei che questo è corretto ma che d'altra parte, invece, si diluisce l'intimità della coppia in un lago di cose che riguardano molte altre cose. E che questo porta via spazio e intimità.
Gaudenzio Ferrari
Infatti, parlare del destino del bimbo, delle cose che fa e di quelle che non fa fa emergere la razionalità e la serietà di genitori, a discapito dell'emotiva intimità di una donna e di un uomo incieme nel tragitto del vivere. E questo è un peccato. Un peccato perché succede sempre che uno diventi più razionale e meno effimero dell'altro.

E questo crea una distanza, un vallo che rompe la magia della coppia. Questo volevo dirti questa sera. Questo sentivo di volerti confessare. Questo avrei voluto esprimere con le parole e con il tono della voce. Ma non c'é stato il tempo. La cena è finita e ci siamo alzati.
Ernest Pignon Ernest
Una volta saremmo stati ore a parlare ed a sognare ed ad inventare ed illuderci del mondo da cavalcare senza pensieri. Ora la cena ha un termine perché ci sono altre cose da fare. Cose razionali che occupano lo spazio della vita che invece è illusione. Perché ci si illude di un'eternità che non esiste e, forse, di una speranza di continuità anche se mai nessuno ci ha detto che esiste.


Soundtrack: Patty Pravo - Tutt'al Più ( Live 1971)

Wednesday, July 4, 2018

BACK AGAIN

Tanja Eijgendaal – Seeing, 2014

Non sapevo che fosse trascorso così tanto tempo. Non credevo così tanti mesi! Se un bimbo fosse nato l'ultimo giorno in cui ho scritto l'ultimo post, ora sarebbe grande al punto da non destare più alcuna meraviglia un suo pianto, uno strillo o un canto. I genitori stessi si sarebbero abituati a lui ed ora dormirebbero una notte intera anche se il bimbo dovesse fare qualche pianto.

Cosa è sucesso in questo tempo. Luciana mi avrebbe detto che è trascorsa una vita intera, riferendosi a quanto può accadere in 10 mesi. Può scaternarsi una guerra oppure può essere ripristinata una pace. Uno, dieci, cento, mille partigiani potevano essere stati fucilati, oppure si sarebbe potuto rovesciare una dittatura fascista.
Rivera - Uprising
Luciana è sempre stata drastica. "Fai un esempio paradossale e verrai capito". L'ha detto un mio recente amico, Alessandro, riferendosi al proprio nonno ed avevo, al tempo, commentato che doveva essersi trattato di un grande nonno. Un nonno che ho cercato di raffigurarmi perché mai visto. Alto, basso, simpatico, brusco, gentile, burbero, magro, graso, calvo o con capelli, chissà?

Dieci mesi fa ero in piena follia modulare. Ora sono in piena follia didattica modulare. Prima ero nel pieno della non consapevolezza ed ora sono nel pieno della totale confusione. "Studia, studia e vedrai quanti dubbi ti verranno!" mi diceva Giovanni, dall'alto del suo ruolo di ricercatore universitario ed io gli rispondevo "come se non lo sapessi!" Ora, un po' so ... ma mi confondo tanto.

"Questa è la prima. Ingrani con la frizione tirata e poi la rilasci piano ed acceleri e parti senza problemi." Erano le parole del mio amico quando salii per la prima volta sul motorino, in quella via privata, dietro la scuola media che frequentavamo. Avevo chiaro tutto e sapevo cosa fare. Poi, partii e venno il panico della confusione e, per evitare di investire una persona, buttai a terra la moto!

Già, la moto. E mi viene in mente che in questi dieci mesi ho perso l'unico amico di infanzia che avevo mantenuto. Augustino. Minuto, nervosino e buonissimo e generoso e profondamente amico. Lasciato lì, sul campo da tennis. Sei rimasto così perché avevi ignorato le avvisaglie del tuo cuore. Augusto. Ancora un passo nella solitudine. Via uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette ... la vita è un cammino in cui si rimane sempre più soli.
Katie Jeanne Wood - Portraits
Ecco, dieci mesi di riflessioni. E mi stupisco, con gioia, che le idee si siano fermate e che non abbia fatto scorrere il tempo senza riflettere. Infatti, i pensieri ci sono. Devo solo raccoglierli. Come Giulia si raccoglie i capelli sulla nuca e mi guarda di lato, invitandomi ad accompagnarla a giocare con i vestiti o con le stoffe. Ben conscia che quel gioco mi piace, mi ha sempre conquistato.

E quanto potrei andare avanti a scrivere questa notte. Ma voglio dedicarla ad Augusto. Amato amico mio. Compagno di giochi di infanzia e del primo motorino. Era il tuo e sarebbe stato poi il mio. E anche questo, insieme alle prime feste ed alle prime ragazzine da baciare ed alle sigarette da fumare di nascosto ed alle mille piccole, innocenti scappatelle da nascondere alle reciproche mamme. Complici dell'infanzia e dell'adolescenza. Amici nella vita adulta.
Harald Sohlberg - FROM VÆRVÅGEN, THE FISHERMAN'S COTTAGE
Soundtrack: Tokyo PowCast n° 9

Tuesday, September 5, 2017

Uno sguardo alle spalle

 
Ieri mi hai colpito con una frase detta di sfuggita mentre ci passavamo i piatti per prepararli per la cena. Mi hai parlato di un senso di depressione contro il quale stai combattendo. Un senso di malessere, malinconia che hai giustificato come legata al trascorso della vita.

Agli anni ormai alle spalle che si accompagnano alla sensazione di una vita avviata verso il naturale finire. Mi hai detto di avere pensato che forse sarebbe il momento di prendere qualcosa, un antidepressivo. Ti ho risposto istintivamente, concordando con te che non fosse una cosa da prendere "alla leggera".
Linda Perry



Non è una sciocchezza la depressione. E' un male sottile che si insinua nelle pieghe di ogni istante di vita e che prende corpo, mette le radici e non si allontana. La depressione che è l'assenza di un orizzonte di prospettive aperto. Che è una perdita di significato in quello che siamo e che facciamo. Che è una compagna dei momenti di solitudine e di riposo, ozio, silenzio.

Mi domando come sia possibile combattere la depressione dal proprio interno, senza dovere ricorrere a sostanze che aumentano la serotonina, le catecolamine, ecc ... Senza ricorrere ad altre sostanze, assai più distruttive, che aiutano transitoriamente a superare i momenti di maggiore melanconia?
L'estate di Kukijiro
La depressione che avanza quando arrivi al momento in cui la tua attività lavorativa volge al termine è la paura del non sapere cosa fare dopo. Come impegnare il proprio tempo e svuotarsi della concezione che il solo valore del tempo risiede in quello che produci per il tuo senso del dovere. Possibile che si sia perso il senso del valore del tempo dedicato a se stessi?

Ci si guarda intorno e si vede gente impegnata a lavorare, a guadagnare, a conquistare e si rabbrividisce al pensiero che tra non molto noi ci troveremo nella fascia improduttiva. Di quelli che al mattino possono domandarsi che cosa potranno fare, che cosa faranno in quella giornata,
"Angelo, che cosa daresti della tua ricchezza per avere vent'anni di meno?" ... "Tutto" mi hai risposto. E sono passati quindici anni da allora. Forse ci sei e forse non ci sei. Ma quel giorno, di fronte ad una mia domanda pleonastica mi hai sottolineato il valore estremo della vita rispetto alle cose. Avrei tolto qualcosa a quel "tutto" perché aveva più un significato concettuale che reale ma rimane il senso.

Ora, la tua frase, il tuo messaggio lanciato mi riporrtano a riflettere su un concetto che da anni mi accompagna. "Nasciamo soli, viviamo soli e si muore da soli." Non è pessimismo ma realtà concreta. Non significa che non si viva insieme agli altri ma che, quando un qualcosa ti colpisce molto direttamente, non esiste nessun'altra persona al di fuori di te.
Linda Perry
Un tumore viene vissuto dalla persona che se l'è visto diagnosticare. Nessun altro potrà mai avvicinarsi anche lontamanente a tutto il valore soggettivo della cosa. Pur nella più intima vicinanza, esisterà sempre un vallo incolmabile fra chi vive e chi vive a fianco. Questi pensieri mi hanno sempre sostenuto nella convinzione che noi e solo noi dobbiamo pensare di risolvere le proprie cose.

Tutto quello che potrà venire dagli altri sarà bene accetto e connotato da estrema gioia. La vicinanza è importante. Ma è meglio non contarci. E' meglio fare affidamento in primis a noi stessi. Se aiuto ci sarà, meglio ancora. Chiedere umilmente ma senza aspettarsi con certezza. Ecco ...
Ma questo vale per me. Ti ho risposto che anche io vivo sensi di umore depresso quando sono fermo e/o sono solo. "Chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo" sono le domande esistenziali a cui aggiungere quella relativa al significato di quello che facciamo. Ogni essere vivente che abbia un minimo di consapevolezza ( e chi non ce l'ha?) prima o poi si porrà queste domande.

Da lì inizia la depressione, di fronte al vuoto. Ecco, gli anni che passano offrono un orizzonte che, a differenza di quello di una persona giovane, è ricco di vuoto. Il giovane ha un orizzonte ricco di prospettivhe che poi sono rappresentate da tutte le potenziali svolte di vita che l'esempio degli altri offre. Ma la persona avanti negli anni?
Quali esempi ha di fronte? Di malattia, di limitazioni funzionali, di stanchezza sempre maggiore e poi ... il vuoto della fine, di cui non si sa nulla. Abbiamo tutti giardato di fronte a noi mentre abbiamo camminato gli anni dell'infanzia, della giovinezza e dell'inizio della maturità ... ma poi abbiamo cominciato a camminare guardando indietro, nel ricordo, nel rimpianto, nella dolce memoria.

E' una fortuna, la Fede. La Fede che accompagna qualcuno e che offre la certezza di una fine che non è fine. Una fine che è rinascita. Ma, mi ripeto, la Fede è una questione di fortuna. Ti capita o non ti capita. Forse ti capita perché ti è stata insegnata con l'esempio. Ma quanto siamo pronti a cogliere questo esempio? Penso che capiti a tutti ma solo alcuni lo colgono.
E' il concetto di "natura che provoca, vita che provoca". Ma cosa provoca? Provoca una domanda di fronte ad un'esperienza altrui. Provoca una messa in dubbio delle nostre convinzioni. Insomma, provoca attraverso la proposta di un modo diverso di vivere e desiderare. provoca dimostrando la presenza di un "significante" diverso da quello che abbiamo.

Anni fa, mi avevi manifestato il desiderio di completezza della tua natura femminile attraverso la conquista di un figlio. Ora non esiste un qualcosa, un qualcuno che possa improvvisamente riempire di senso la vita futura. Ora dipende in gran parte da te. E da me, come persona che ha scelto di vivere al tuo fianco e che tu hai accettato e che accetti.
Vasulka Woody
Dare un senso diverso alla vita che si è improntata alla professione ... con i suoi impegni, i suoi valori e i suoi ruoli e riconoscimenti. Tra non molto i valori saranno diversi e non per questo meno validi. Il leggere, il passeggiare, il riflettere e gli impegni sociali, culturali che dovranno riempire le ore e quelle che preparano a questi.

Il nuovo senso deve essere assunto con gioia e non con senso di ripiego. E magari sarebbe bello considerare il senso per gli altri. Cioè, finalmente, dedicare buona parte della nostra vita agli altri. In questo modo il senso diviene compiuto. Vivere per la nostra solitudine e soddisfazione è ben poca e transitoria cosa. Vivere nel senso della vita in generale (e gli altri sono il "generale") è invece grande cosa. Ma anche per questo ci si deve trovare nella condizione di vedere, di comprendere.
La vita che provoca è la cosa più bella che esista, perché fa crescere.

Soundtrack: 4 non Blondes - What's Up

Sunday, March 26, 2017

Cinquant'anni fa ... parole al vento

Aspirazioni degli uomini
Essere affrancati dalla miseria, garantire in maniera più sicura la propria sussistenza, la salute, una occupazione stabile; una partecipazione più piena alle responsabilità, al di fuori da ogni oppressione, al riparo da situazioni che offendono la loro dignità di uomini; godere di una maggiore istruzione; in una parola, fare conoscere e avere di più, per essere di più: ecco l’aspirazione degli uomini di oggi, mentre un gran numero d’essi è condannato a vivere in condizioni che rendono illusorio tale legittimo desiderio. D’altra parte, i popoli da poco approdati all’indipendenza nazionale sperimentano la necessità di far seguire a questa libertà politica una crescita autonoma e degna, sociale non meno che economica, onde assicurare ai propri cittadini la loro piena espansione umana, e prendere il posto che loro spetta nel concerto delle nazioni.

Colonizzazione e colonialismo
Di fronte alla vastità e all’urgenza dell’opera da compiere, gli strumenti ereditati dal passato, per quanto inadeguati, non fanno tuttavia difetto. Bisogna certo riconoscere che le potenze colonizzatrici hanno spesso avuto di mira soltanto il loro interesse, la loro potenza o il loro prestigio, e che il loro ritiro ha lasciato talvolta una situazione economica vulnerabile, legata per esempio al rendimento di un’unica coltura, i cui corsi sono soggetti a brusche e ampie variazioni. Ma, pur riconoscendo i misfatti di un certo colonialismo e le sue conseguenze negative, bisogna nel contempo rendere omaggio alle qualità e alle realizzazioni dei colonizzatori che, in tante regioni abbandonate, hanno portato la loro scienza e la loro tecnica, lasciando testimonianze preziose della loro presenza. Per quanto incomplete, restano tuttavia in piedi certe strutture che hanno avuto una loro funzione, per esempio sul piano della lotta contro l’ignoranza e la malattia, su quello, non meno benefico, delle comunicazioni o del miglioramento delle condizioni di vita.

Squilibrio crescente
Fatto questo riconoscimento, resta fin troppo vero che tale attrezzatura è notoriamente insufficiente per affrontare la dura realtà dell’economia moderna. Lasciato a se stesso, il suo meccanismo è tale da portare il mondo verso un aggravamento, e non una attenuazione, della disparità dei livelli di vita: i popoli ricchi godono di una crescita rapida, mentre lento è il ritmo di sviluppo di quelli poveri. Aumenta lo squilibrio: certuni producono in eccedenza beni alimentari, di cui altri soffrono atrocemente la mancanza, e questi ultimi vedono rese incerte le loro esportazioni.

Aumentata presa di coscienza
Nello stesso tempo, i conflitti sociali si sono dilatati fino a raggiungere le dimensioni del mondo. La viva inquietudine, che si è impadronita delle classi povere nei paesi in fase di industrializzazione, raggiunge ora quelli che hanno una economia quasi esclusivamente agricola: i contadini prendono coscienza, anch’essi, della loro "miseria immeritata". A ciò s’aggiunga lo scandalo di disuguaglianze clamorose, non solo nel godimento dei beni, ma più ancora nell’esercizio del potere. Mentre una oligarchia gode, in certe regioni, di una civiltà raffinata, il resto della popolazione, povera e dispersa, è "privata pressoché di ogni possibilità di iniziativa personale e di responsabilità, e spesso anche costretta a condizioni di vita e di lavoro indegne della persona umana".

Urti di civiltà
Inoltre l’urto tra le civiltà tradizionali e le novità portate dalla civiltà industriale ha un effetto dirompente sulle strutture, che non si adattano alle nuove condizioni. Dentro l’ambito, spesso rigido, di tali strutture s’inquadrava la vita personale e familiare, che trovava in esse il suo indispensabile sostegno, e i vecchi vi rimangono attaccati, mentre i giovani tendono a liberarsene, come d’un ostacolo inutile, per volgersi evidentemente verso nuove forme di vita sociale. Accade così che il conflitto delle generazioni si carica di un tragico dilemma: o conservare istituzioni e credenze ancestrali, ma rinunciare al progresso, o aprirsi alle tecniche e ai modi di vita venuti da fuori, ma rigettare in una con le tradizioni del passato tutta la ricchezza di valori umani che contenevano. Di fatto, avviene troppo spesso che i sostegni morali, spirituali e religiosi del passato vengano meno, senza che l’inserzione nel mondo nuovo sia per altro assicurata.
11. In questo stato di marasma si fa più violenta la tentazione di lasciarsi pericolosamente trascinare verso messianismi carichi di promesse, ma fabbricatori di illusioni. Chi non vede i pericoli che ne derivano, di reazioni popolari violente, di agitazioni insurrezionali, e di scivolamenti verso le ideologie totalitarie? Questi sono i dati del problema, la cui gravità non può sfuggire a nessuno.

Era il 26 Marzo del 1967. Sono trascorsi 50 anni, una vita intera. Mezzo secolo e nulla è cambiato in meglio. Anzi, quanto temuto si è realizzato e siamo progrediti verso tutto quello che si paventava ed anche più.

Le parole riportate sono quelle che Paolo VI scrisse nella Sua Enciclica "Populorum Progressio", il Progresso dei Popoli. Chi le ha ascoltate? Oseremmo dire, nessuno, neppure tanta parte della Chiesa che per motivi di interesse si è spesso, molto spesso, schierata dalla parte dei potenti, dei dittatori e della conservazione.

Ma è anche vero che tanta Chiesa ha fatto diversamente. tanti fedeli hanno fatto diversamente e ne hanno pagato le conseguenze, anche con la vita. Quindi, dove sta il giusto? Dalla parte della Chiesa, come istituzione, o dalla parte della Chiesa come rinnovamento?

La domanda è pleonastica ma non senza una logica perché quanto possiamo dire della Chiesa conservatrice e di quella di rinnovamento e di lotta? la Chiesa è fatta di uomini, certamente. uomini che possono sbagliare ... ma quanto è lecito, giusto ed accettabile che gli uomini di Chiesa sbaglino e indulgano nell'errore?