Friday, August 30, 2013

Finanza creativa, strumenti finanziari "tossici" e il cittadino

Finanza creativa è un concetto quantomai astratto e dai molteplici significati. Comiato per definire intuizioni e strategie innovative anche estreme per bilanciare situazioni economiche non favorevoli, riconosce in questo un comune denominatore che è il rischio. Un rischio che si sgancia da quello canonico, definito "ponderato", perché tale può essere l'azzardo da non potere essere del tutto definito.

Per questo, dal suo significato inizialmente positivo, o quantomeno un po' superficialmente "entusiastico", in conseguenza delle situazioni disastrose provocate, oggi per "finanza creativa" si allude ad un modo di gestire la finanza pericoloso (o quantomeno spericolato) ed eticamente (se esiste etica in finanza ...) poco corretto. L'aggettivo "creativo" assume un significato sarcastico, quasi ad indicare un modo di agire spregiudicato al limite dell'immorale ed illegale. Forse è meglio dire che questo tipo di finanza non ha nulla di "creativo" (la creatività è sempre bella) ma è solo "speculativa"!

L'assunto odierno abbraccia la pratica di gestire intermediazioni relative a strumenti finanziari privi di valore di mercato. Il limite della truffa si delinea nel fatto che spesso il contrattore, cioè l'ivestitore, essendo privo delle conoscenze specifiche, non è completamente consapevole dei rischi dello strumento e/o del suo effettivo valore. Il gioco si realizza in quanto l'intermediario o l'emettitore stesso non comunica la reale tipologia dell'investimento.

L'occasione
Mi sono scontrato per la prima volta in modo diretto con questa realtà quando, un giorno, recatomi nella filiale della banca che gestiva i pochi titoli in possesso della mamma, frutto dei risparmi di una vita di dipendente pubblico, nell'ambito della bufera dei titoli emessi dalle banche americane, mi sono reso conto che una parte dei risparmi materni era stata investita in titoli tossici. Chiedendo conto della cosa, poiché ero certo che mai mia mamma (ultra-ottuagenaria) mai avrebbe scelto di investire con rischio i pochi risparmi, mi sono sentito dire che la direzione generale dell'istituto bancario aveva dato mandato prioritario ai propri dipendenti di vendere tali strumenti. A tutti. Indipendentemente dal profilo dell'ivestitore, dalla sua età e dall'entità del patrimonio.

Vergognoso! Una filiale che era nata con pochi clienti tra cui mia mamma, nel lontano 1966, e che annoverava una clientela mediamente ultrasettantenne, si comportava così? Gabbare la fiducia dei propri clienti! Una gloriosa "Cassa di Risparmio ..." Alla domanda se il singolo impiegato si fosse mai domandato che in tale modo tradiva la persona che aveva davanti, candidamente mi venne confessato che la cosa era inevitabile perchè, in caso contrario (se cioè l'impiegato si fosse rifiutato di "sbolognare" titoli tossici) la sua carriera si sarebbe bloccata, come minimo! Quindi, tutta questa bella gente aveva preferito assicurarsi la carrierina piuttosto che mantenere una propria dignità nel rispetto di un'etica professionale ed umana.. Ci risiamo. L'abbiamo detto già molte altre volte. Non ci sarebbero dittature, criminali di massa e altro se non ci fossero tanti piccoli uomini che accettano di eseguire ordini che, concettualmente, non sempre condividono. Pol Pot, Hitler, Mussolini, ecc ... non hanno fisicamente ucciso tutte quelle persone che sono state vittime delle loro dittature. Lo hanno fatto tanti piccoli omini, con tanto di famiglia, figli e casettine e desideri piccolo-borghesi. Loro hanno ucciso. E' vero, un impiegato di banca che ha spacciato titoli tossici ai piccoli risparmiatori non ha ucciso ma può avere gettato sul lastrico delle persone, o quantomeno avere loro creato dei problemi. Fossi in loro non dormirei bene.

Non si impara dal passato ... se non conviene
Dimenticando (volutamente è da dire) i disatri provocati, le grandi banche d'affari americane sono oggi tornate a fabbricare le obbligazioni definite CDO (collateralized debt obligation) che nel 2007 per prime si meritarono l'appellativo di «titoli tossici». I mutui subprime americani vanno già a ruba. Gli investitori che si indebitano per comprare azioni a Wall Street sono aggressivi come nel 2007. I fondi di private equity mondiali sono tornati a strapagare le aziende e a rimpinzarle di debito. I mercati finanziari – secondo i calcoli del Sole 24 Ore – valgono oggi circa 740mila miliardi di dollari: circa 20mila miliardi in più rispetto ai picchi del 2007. Dieci volte più del Pil mondiale. Insomma, la finanza speculativa, gigantesca, prorompente è tornata. Quel mostro che nel 2007 si mangiò l'economia reale ruggisce ancora. Il problema è che oggi, se scoppiasse una crisi sistemica, gli Stati non avrebbero più molte munizioni per combatterla: hanno troppo debito. (Sole-24 Ore)


JP Morgan e Morgan Stanley stanno tornando ad assemblare i Cdo sintetici, cioè quelle obbligazioni che inglobano debiti di varia natura (mutui, bond aziendali, titoli vari) e che nel 2007 diffusero i rischi americani in tutto il mondo.

Questo sta tornando perché offrono buoni rendimenti (ancorché il rischio sia elevato) e gli investitori sono tornati a chiederli. I mutui Subprime americani vanno nuovamente a ruba.

È l'effetto della grande liquidità pompata dalle banche centrali. La cura dei mali del 2007 ha ridotto i sintomi ma ha ingigantito i mali. (Sole-24 Ore)

I derivati
I derivati sono strumenti finanziari complessi enormemente diffusi nel mondo e per questo con un ruolo di assoluta centralità nell’intera economia globale. Il termine "derivato" è la sostantivizzazione dell'aggettivo che denota un qualcosa che in sè non ha un'identità e quindi un valore. Infatti, i derivati sono titoli che in sè non hanno un valore perché non corrispondono ad un qualcosa reale, che esiste. Il loro valore "deriva" da quello di altri prodotti finanziari che invece sono reali. Il derivato "deriva" il proprio valore da quello del titolo sottostante (underlying asset). In questa logica, il derivato può di fatto "mascherare" il reale valore/rischio del "sottostante" con l'obiettivo di trarre un vantaggio(trading), ma anche fornire una garanzia al suo rischio (hedging = copertura), come un'assicurazione su un bene futuro (ecco perchè si chiamano "future". La differenza,  è che nel primo caso il sottostante asset è rischioso mentre nel secondo caso è solido.

Per lo più i derivati hanno un significato di strumento di speculazione perché fanno riferimento ad una "previsione" che è una scommessa sull'andamento futuro di un particolare indice di prezzo che può essere, in linea genrale, qualsiasi cosa (quotazione di titoli, tassi di cambio, di interesse, prezzo di merc, petrolio, materie prime, ecc ...). La peculiarità del derivato è che l'investitore (che assume il ruolo dello scommettitore) non ha alcun rapporto con l'asset da cui il derivato "deriva" il proprio valore. Ad esempio, un derivato che trae il proprio valore dall'andamento del mercato petrolifero e che viene acquistato da soggetti che non hanno alcun rapporto con il petrolio, oppure che trae il proprio valore dall'assicurazione stipulata sul rischio di incendio di un bene sul quale gli investitori non hanno alcun potere di controllo o altro.

Prendiamo l'esempio di un soggetto che ottiene un finanziamento e che diventa pertanto debitore verso un altro soggetto. Il rischio di solvibilità del debito da parte del primo è materia del soggetto che eroga il finanziamento e di nessun altro. Se invece su questo asset viene creato un derivato, il rischio di solvibilità del debitore può essere spalmato su un numero "n" di soggetti estranei all'operazione originaria. La conseguenza è che se il debitore è insolvente, questa volta il rischio diventa di proporzioni finanziarie maggiori perché coinvolge molte più persone e i relativi investimenti a catena.

A seguito dello scoppio della bolla finanziaria (economia virtuale), avvenuto tra il 2007 ed il 2008, i soggetti protagonisti della finanza internazionale sono riusciti, tramite i derivati, a scaricare le conseguenze della crisi sui settori produttivi dell’economia reale (le imprese) e sugli enti pubblici (e, conseguentemente sui risparmiatori e sulla collettività).

Nel mondo finanziario esistono diverse tipologie di derivati: SwapOptionsFuturesForwards, ciascuno dei quali presenta proprie peculiarità e comprende a sua volta dei sottoinsiemi. I contratti Swap (Swap = scambio) sono derivati sottoscritti da due soggetti che si impegnano a rispettare uno scambio di flussi finanziari prestabiliti nella qualità e nella quantità, ad una data prefissata. L'elemento del gioco è la data dello scambio.
- Interest Rate Swap. Rappresenta uno dei derivati finanziari più diffusi. L'esempio classico è quello della rinegoziazione dei mutui nel passaggio da un tasso fisso a variabile e viceversa. Due soggetti scambiano tra loro gli interessi calcolati sui contratti che non vengono scambiati. Di fatto può sembrare una condizione protettiva (Hedging) ma la scadenza dello scambio può rappresentare invece un grosso svantaggio quando le oscillazioni dei tassi siano molto rilevanti (il gioco sta in una controparte consapevole e nell'altra inconsapevole).

- Currency Swap. E' come quello sopra ma in questo caso la base dello scambio ci sono contratti subordinati a valute differenti. In pratica, ci si copre dalle variazione dei tassi di scambio di valute differenti, spalmando quelli delle une sugli altri e viceversa.
- Differential Rate Swap. Come quello sopra con la differenza che lo scambi riguarda un tasso di interesse variabile su valuta nazionale con un analogo tasso su valuta diversa. Di fatto, spalma il rischio dell'interesse su due valute che tra loro si possono bilanciare.
- Commodities Swap. Come dice il nome, si tratta di è un derivato basato su scambi al prezzo di una merce o materia prima (ad esempio, il petrolio) e tassi di interesse dall'altra. Anche in questo caso, l'oscillazione dell'uno può coprire quella dell'altro oppure offrire opportunità di vantaggi.

- Credit Default Swap. Si tratta di uno Swap diventato famoso perchè utilizzato a copertura del rischio di fallimento di interi Paesi, ad esempio quelli europei.Si tratta di spalmare quanto più possibile il rischio di insolvenza per tamponare e minimizzare i rischi. Tutto sta nella consapevolezza o meno del contraente. La cessione di parte del rischio è scambiata con la cessione di una quota degli interessi derivati dal rischio stesso. Questo tipo di derivato, diffusissimo oggi, è responsabile della forbice dello spread tra Paesi forti e Paesi deboli.

Ci sono derivati costruiti su altri derivati che a loro volta sono uno mix di derivati che a loro volta sono basati su un qualche tipo di garanzia, come ad esempio un mutuo su una casa. Tra i derivati più complessi ci sono quelli alla base dei cosiddetti mutui subprime. Volendo concedere mutui per l'acquisto di case a soggetti finanziariamente "deboli", cioè con un grosso rischio di insolvenza per precedenti o per tipologia lavorativa/sociale, sono stati creati derivati a parziale copertura del rischio. Questi però sono stati collegati ad altri derivati in garanzia ai primi, in sequenza infinita, al punto che era poi difficilissimo capire dovre avrebbe portato l'insolvenza del debitore iniziale.Di fatto si costituivano derivati "salsiccia" basati su numerosi altri derivati.

Con la crisi della solvenza immobiliare (anche relata al rialzo dei tassi di interesse), da un lato il mercato delle case subì il crollo per la immissione sul mercato di case a basso costo conseguenti al sequestro di beni a soggetti impossibilitati ad onorare i propri debiti, e dall'altra i detentori di derivati "salsiccia" si trovarono di fronte all'impossibilità di capire se questi avevano un reale valore oppure fossero privi di valenza. Si parla di "bolla immobiliare" perché il mercato era sostenuto dai mutui subprime e non da mutui realmente solvibili.

Too big to fail
Molte banche, piene di titoli tossici su cui aleggiava la percezione di un valore pressoché nullo, sono state salvate con denaro pubblico (il pubblico si è così sobbarcato gli oneri della finanza privata che aveva speculato) e per salvare le banche gli Stati si sono ulteriormente indebitati.

Ne è conseguita una recessione economica. Peccato che i finanziamenti alle banche non siano stati seguiti dalla riapertura creditizia finalizzata a promuovere la ripresa economica. Anzi, il credito a basso tasso offerto dagli Stati ha rappresentato un'opportunità di guadagno per le banche che hanno applicato su quegli stessi fondi, interessimaggiori. Il netto era rappresentato quindi dalla differenza tra il tasso da pagare allo Stato da parte delle banche e quello applicato dalle stesse ai privati.

Too big to fail. Ma forse era il caso di finanziare il cittadino, l'imprenditore direttamente o, quantomeno di definire regole sull'impiego dei fondi prestati dallo stato alle banche.



Thursday, August 29, 2013

ZORBA, la Grecia e il regime dei colonnelli

Zorba il greco è un film girato da Michael Cacoyannis nel 1964 sull'isola di Creta. Basato sul romanzo di Nikos Kazantzakis, contiene la famosa sequenza del sirtaki venne registrata sulla spiaggia di Stavros. 

Il film è famoso soprattutto per le musiche scritte e dirette da Mikis Theodorakis.

Sarebbero bastati solo tre anni per trasformare la Grecia da quella coreografica di Zorba a quella tristemente reale dei Colonnelli. Infatti, la dittatura (la Giunta) venne instaurata con un colpo di stato il 21 aprile del 1967. Non sarebbe stata una sorpresa perchè già da molti anni la situazione politica e sociale della Grecia era in condizioni di preicolosa precarietà. Dapprima una vera guerra civile (dal 1945 al 1949), poi il succedersi di condizioni politiche precarie e conflittuali con il re da una parte e e il governo dall'altra, in un pericoloso gioco di interessi tra USA e Unione Sovietica. Alibi politici che nascondevano obiettivi di potere in cui il territorio greco diventava la scacchiera su cui giocare.
 
Soundtrack: Ta paidia tou Peirea

"Nella notte fra il 20 ed il 21 aprile 1967 venne dato il segnale. Alle 2 Papadopoulos, Makarezos e Ioannis Ladas entrarono nella sede dello Stato Maggiore dell’Esercito e annunciarono il colpo di stato al comandante Georgios Spantidakis . Spantidakis stesso facilitò i piani dei colonnelli. Alle 2:30 un reggimento di paracadutisti comandato dal maggiore Georgios Konstantopoulos occupò il Ministero della Difesa. Le truppe del brigadiere Pattakos raggiunsero occuparono i centri di comunicazione. La Polizia Militare arrestò più di 10.000 persone. Tra questi, dirigenti politici, il primo ministro Kanellopoulos, personaggi di spicco ma anche semplici cittadini. Tutti coloro che avevano mostrato simpatie per la sinistra. Alle 5:30 della mattina del 21 aprile i capi dei golpisti si presentarono al re nella sua residenza estiva che era stata circondata dai carri armati dei rivoltosi. Inizialmente il sovrano cercò di opporre resistenza. In seguito, raggiunse il ministero della difesa, che era il centro della rivolta, dove ebbe un colloquio con Kanellopulos, che era lì in stato di arresto. Kanellopulos cercò di convincere il re a interrompere qualsiasi dialogo con i golpisti e a denunciarli pubblicamente. Ma il nuovo governo venne legittimato dal capo dello stato, anche se in seguito Costantino II cercò di ritornare, senza successo, sulla sua decisione. Per molti, l'atteggiamento di Costantino II lo legò indissolubilmente ai colonnelli e ne favorì successivamente la caduta nel 1974 attraverso il referendum che sancì la fine della monarchia."

Soundtrack: ΜΑΡΙΑ ΦΑΡΑΝΤΟΥΡΗ - ΑΣΜΑ ΑΣΜΑΤΩΝ


Georghios Papadopoulos, Stylianos Pattakose Nikolaos Makarezos
Dalle 6:25 del 21 aprile il canale radiofonico dell’esercito trasmetteva brevi comunicati: «Qui stazione radio delle forze armate greche. A causa della drammatica situazione che si è creata, da mezzanotte l’esercito ha assunto il governo del paese. Seguirà un comunicato del comandante dell’esercito». Poco tempo dopo, un altro comunicato: «secondo l’articolo 91 della Costituzione e dopo suggerimento del governo sospendiamo gli articoli 6, 8, 10, 12, 14, 18, 20, 95 e 98 della Costituzione a causa della minaccia alla sicurezza dei cittadini e della nazione che proviene dall’estero. Firmato Costantino re dei greci. Il presidente e i membri del Consiglio dei ministri» [Vlaxou 2008, 18-32]. Iniziava così la dittatura.Cancellate le elezioni e abolita la costituzione stessa, uno dei primi atti del nuovo governo fu l'istituzione della legge marziale. Questo, mentre Gheorghios Papadopoulos illustrava alla stampa e alle televisioni straniere la situazione:
Il Paese era caduto in una profonda crisi. Io cercavo una soluzione perché la politica era in un vicolo cieco. I greci per la loro storia non sono vicini al comunismo, perché il comunismo non ha nessuna cosa in comune con la tradizione cristiana che è sempre stata alla base dell’educazione dei greci. In questa situazione l’esercito nazionale e le forze armate del paese erano l’unica forza neutrale che poteva scendere in campo mentre i greci si stavano aspramente contrapponendo gli uni agli altri. Questa forza ha creduto opportuno intervenire sentendosi in dovere di fermare la corsa del Paese verso il precipizio.
Quindi, un golpe in funzione del pericolo comunista in un paese in cui il partito comunista era fuorilegge. Secondo le valutazioni dei colonnelli, il 90% della popolazione greca poteva essere definita comunista.

Secondo gli oppositori greci, al di là delle dichiarazioni ufficiali governative e di alcuni punti di vista di osservatori esteri, il regome dei colonnelli era di chiara marca fascista o neofascista e in tutti i casi, totalitaria. D'altra parte, le numerose pubblicazioni edite in Italia negli anni del regime, elencavano chiaramente le caratteristiche della "giunta": repressione, arresto sistematico di chiunque fosse solo sospettabile di avere idee contrarie al regime, istituzione di campi di prigionia e uso sistematico della tortura. Numerosi i testimoni diretti di queste atrocità e tra questi, Alexandros Panagoulis e Mikis Theodorakis. Ma nessun governo europeo risposte a questi appelli.

Soundtrack: Kokkino Trianta ...

Dicevamo che al di là delle definizioni politiche e delle giustificazioni anticomuniste, il governo dei colonnelli poteva nettamente essere definito, in base ai propri principi ideologici, come di destra. Bene, anche all'interno della stessa destra, tra il 1967 e il 1972, cominciò a nascere e ad organizzarsi un'opposizione. Parliamo di un'opposizione spesso guidata da interessi economici, come quella che nasceva all'interno di classi dirigenti e imprenditoriali e dello stesso seto medio borghese che si trovavano danneggiate dalla pesante situazione economica.


L'incapacità di interpretare e dare valide risposte anche a queste voci non comuniste da parte dei colonnelli, sfociò in una ancor più dura repressione con la diretta conseguenza di avviare un processo generale di organizzazione del dissenso. Questo, a sua volta portò a progettare anche azioni violente come il fallito di attentato allo stesso Papadopoulos. In quell'occasione (1968) venne arrestato e torturato Alexandros Panagulis che, dopo un processo-farsa, venne condannato a morte.

Le pressioni internazionali si fanno sentire e la sentenza di morte non verrà mai eseguita. Lo stesso Panagulis rifiuterà di beneficiare di un'amnistia concessa dai colonnelli a tutti i detenuti politici per non dare all'opinione pubblica un'immagine sbagliata del regime. Nel 1974 esce dal carcere ma la sua morte, ufficialmente per un incidente automobilistico, apparirà da subito molto sospetta.


Nel novembre del 1973 gli studenti del Politecnico di Atene muovono una forte protesta contro il governo che sembra inizialmente non reagire così duramente come era stato in precedenza e questo favorisce l'aggregazione alla protesta di molti altri oppositori e non solo della fascia studentesca. Ma la repressione era solo stata rimandata perché pochi giorni dopo la risposta militare si fa sentire durissima, soffocando la rivolta nel sangue: 24 morti.

I tempi però sono maturi per un cambiamento. L'opinione nazionale e internazionale impone al generale Dimiti Ionnides di destituire Papadopoulos nel tentativo di mantenere il potere militare. Si tratta ormai solo di questione di tempo. L'occasione viene da una mossa sbagliata sullo scacchiere internazionale. Ionnides tenta di rovesciare il presidente di Cipro, l'arcivescovo Makarios III, con un colpo di stato che però fallisce, innescando una potente azione da parte del governo turco che occupa la parte nord dell'isola. La guerra con la Turchia, nemico di sempre, è alle porte e gli stessi ufficiali dell'esercito greco tolgono il loro appoggio alla Giunta.



Ci si avvia quindi al ritorno della democrazia con le prime elezioni da 7 anni. Vince la Nuova Democrazia, un partito conservatore guidato da Konstantinos Karamanlis. Anche Panagulis entra in parlamento in forza di un partito liberale-progressista, l’Unione del Centro – Nuove Forze. 

Il suo obiettivo è di scovare e fare punire tutti i sostenitori politici del precedente regime ma, gli ostacoli che incontra in questa "caccia" lo inducono a dimettersi dal partito con cui era stato eletto per entrare nel gruppo indipendente.

Poi, nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio del 1974, l'incidente. Ad Atene muore Alexandros Panagulis. Ufficialmente la colpa è dello stesso. Al suo funerale, il 5 maggio, scorre "la piovra", un'immensa folla per le vie di Atene.

Sountrack: Maria Faranturi 

Soundtrack: Theodorakis 

I frammenti di Eraclito

Un modo di unire testo, immagine e musica.

L'opposto concorde e dai discordi bellissima armonia. 
Il contrasto
------------------------------------------------
L'armonia nascosta vale di più di quella che appare.
Tono su tono
 ------------------------------------------------
 Una e la stessa è la via all'in sù e la via all'in giù.
Linee su linee
  ------------------------------------------------
 Ho indagato me stesso
La domanda è l'elemento essenziale della risposta
  ------------------------------------------------
 Unico e comune è il mondo per coloro che sono desti
Vivere da svegli e pensare da sognatori
 ------------------------------------------------
Il pensare è a tutti comune
Il pensiero come diritto inalienabile dell'uomo
------------------------------------------------
Di questo lógos che è sempre gli uomini non hanno intelligenza, sia prima di averlo ascoltato sia subito dopo averlo ascoltato; benchè infatti tutte le cose accadano secondo lo stesso lógos, essi assomigliano a persone inesperte, pur provandosi in parole ed in opere tali quali sono quelle che io spiego, distinguendo secondo natura ciascuna cosa e dicendo com'è. Ma agli altri uomini rimane celato ciò che fanno da svegli, allo stesso modo che non sono coscienti di cio che fanno dormendo.
Esperienza è il vissuto sottoposto a giudizio

 Soundtrack: Ondes Martenot

Quando la pubblicità è cattivo gusto e messaggio senza senso


Oiviero Toscani aveva aperto la strada ad immagini "brutte", esclusivamente nella logica del cosiddetto "attention getting". Poi, il "non pubblicitario" (così si definiva) ha smesso per avviarsi su canoni estetici e comunicazionali più lineari.

Ora, compare questa bruttura, pure senza senso ... Poveri noi!

Wednesday, August 28, 2013

Quello che davvero muove la nostra vita è la felicità

A volte basta una frase. Nessun commento. Nulla. E' sufficiente così, ed è grandissimo.

Ci sono gesti e parole universali che non devono essere ignorati, per nessun motivo.

L'uomo è così un essere meraviglioso che non lo si può lasciare corrompere da falsi dei, da falsi miti, da falsi credo.

Soundtrack:  La felicità al di là della religione

Soundtrack 2: Tibet

Soundtrack 3: Trifonie-Khoomii

... e come dimenticare Demetrio


Haydn - Le Sette Parole di Cristo

Nel proseguire lungo il cammino della dignità dell'uomo e della difesa della propria identità nei confronti di una contingenza che mina sempre di più questi valori, mi trovo a riflettere su una composizione musicale che è imperniata su grandi riflessioni spirituali offerte da un uomo unico, da una guida anche per chi segue la filosofia positivista. D'altra parte, chiunque presenta un "senso religioso", indipendentemente dal credo e dal fatto che creda o meno.

Commissionata nel 1785 a Franz Joseph Haydn dal vescovo di Cadice, l'opera doveva essere un componimento orchestrare da suonare nel corso della Settimana Santa ma il risultato fu una serie di sette sonate con una introduzione e per finale, un terremoto.

L'anno successivo, in occasione della rappresentazione, Haydn stesso commenterà l'evento con queste parole: "Durante la quaresima era prassi tradizionale eseguire nella cattedrale di Cadice un oratorio. I muri, le finestre e le colonne della chiesa erano coperte di drappi neri e un unico, grande, lampadario centraleera l'unica fonte di luce in grado di illuminare il buio. A mezzogiorno tutte le porte venivano chiuse e iniziava la musica. Dopo un preludio adatto all'occasione, il vescovo saliva all'ambone e pronunciava e commentava una delle sette parole pronunciate da Cristo sulla croce. Concluso il sermone, il Vescovo raggiungeva l'altare e si prostrava davanti al crocifisso. La musica riprendeva, alternandosi ai sermoni, come pausa musicale tra i commenti delle sette parole di Cristo. La mia composizione si struttura in questo modo."


Il grande successo convinse Haydn a predisporre in seguito una nuova stesura in forma di grande oratorio per coro ed orchestram seguita da un'altra per solo pianoforte e una versione per quartetto d'archi.     
Soundtrack: Haydn
Introduzione: Maestoso e Adagio

Sonata I: Largo
Una volta raggiunto il cosiddetto Cranio, Gesù e i due ladroni furono crocifissi. Gesù diceva: "PADRE, PERDONALI, PERCHE’ NON SANNO QUELLO CHE FANNO" .

Sonata II: Grave e Cantabile
Uno dei due ladroni, irrideva Gesù dicendogli: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!" L'altro invece lo rimproverava, rispondendogli "Neppure tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, Lui invece non ha commesso alcun male". Detto questo, rivolgendosi a Gesù lo pregò: "Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". E Gesù gli rispose: "IN VERITA’ TI DICO, OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO"

Sonata III: Grave
Presso la croce di Gesù erano presenti sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e il discepolo prediletto, disse: "DONNA, ECCO IL TUO FIGLIO!" e poi, rivolgendosi al discepolo disse: "ECCO LA TUA MADRE!"
Sonata IV: Largo
Verso le tre, in un'atmosfera buia e tenebrosa, Gesù gridò: "DIO MIO, DIO MIO, PERCHE’ MI HAI ABBANDONATO?" .

Sonata V: Adagio
Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era così giunta a compimento, disse: "HO SETE".

Sonata VI: Lento
A Gesù venne offerta una spugna imbevuta di aceto e dopo averlo così ricevuto ricevuto Lui disse: "TUTTO E’ COMPIUTO!".

Sonata VII: Largo
A mezzogiorno il sole si eclissò e tutto si fece buio. Alle tre,  Gesù, gridò a gran voce: "PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO" .

Finale: Presto a tutta forza - Il terremoto

PRIMA PAROLA
"PADRE, PERDONA LORO, PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE FANNO" (Lc 23,34)

La prima parola che Gesù pronuncia è un'invocazione di per­dono che egli rivolge al Padre per i suoi aguzzini. Sono uomini che hanno perso la loro dignità di uomo e si fanno schiavi del potere temporale, del più forte che in quel momento regna. Non sanno ciò che fanno e quetsa condizione di perdita di identità e di capacità di discernere è di per sé il loro castigo.

SECONDA PAROLA
"IN VERITA IO TI DICO: OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO" (Lc 23,43)

Nel momento della sofferenza, compare la promessa per un altro che ha saputo riconoscere il proprio peccato e dichiara la propia volontà di cambiare. E' sufficiente questo per aprire l'amore di Dio e le braccia dell'accoglienza. L'amore divino è realmente per tutti e non solo per gli amici e i fedeli. Anzi, basta ricordare la parabola del "figliol prodigo", quella di "Zaccheo", e quella dei "lavoratori dell'undicesima ora".

TERZA PAROLA
"DONNA, ECCO TUO FIGLIO! ECCO TUA MADRE!" (Gv 19,26-27)

Punto di particolare intensità che si può interpretare in modo almeno duplice: il primo è quello dell'apertura di Cristo nel momento della sofferenza estrema. Infatti, il Suo comportamento differisce grandemente da quello plausibile dell'uomo comune che, in quel frangente potrebbe provare rabbia, rancore, chiusura all'esterno. Cristo invece si apre alle persone circostanti e individua tra loro la propia Madre e il discepolo prediletto. Chi è costui? Non ha un nome proprio perchè rappresenta tutti i discepoli, cioè i fedeli, l'umanità che è prediletta perchè unita in Lui. E in quel momento di atroce sofferenza, Cristo unisce la propia Madre al popolo dei fedeli e quindi crea la casa che accoglie questi sotto la protezione della Madre. Fonda cioè la Chiesa.

QUARTA PAROLA
"DIO MIO, DIO MIO, PERCHÉ MI HAI ABBANDONATO?" (Mc 15,34)

Cristo è si il figlio di Dio ma è uomo e come tale soffre. Non può non avvertire un sentimento di smarrimento nell'estremo momento. E' l'uomo che crede e che vacilla sotto il peso della tragedia contingente. E' la prova estrema della fede. E' l'urlo umano del figlio di Dio che avvalora ancora di più il sacrifico che il Padre fa per provare il Suo amore per l'uomo. PierPaolo Pasolini ha saputo dipingere questo momento in modo crudo, realistico e affascinante con l'essenza di inno d'amore di Dio per l'uomo.


QUINTA PAROLA
"HO SETE" (Gv 19,28)

Appena prima di spirare, Cristo pronuncia queste parole. Non sono la domanda di qualcosa di fisico, di materiale. Sono la richiesta di una sete che trascende il significato corporeo per assumere quello di sete di Dio. E' un'invocazione dell'anima verso Dio. La richiesta di compimento che seguirà.

SESTA PAROLA
"TUTTO È COMPIUTO" (Gv 19,30)

Questa frase non vuole indicare la fine in sé, bensì l'opera che viene portata a termine. Il compito che viene concluso e quindi il raggiungimento dell'obiettivo, il trionfo. Non è sofferenza ma sollievo e sensazione di completezza per qualcosa che si porta a conclusione e per la quale si sono affrontate fatiche e disagi e sofferenze.

SETTIMA PAROLA
"PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO" (Lc 23,46)
Gesù ha pronunciatoparole di fiducioso abbandono in Dio. Un atto di fiducia e di abbandono da parte del Figlio dell'uomo nelle braccia del Padre. Il dolore anche più profondo diventa offerta di amore e abbandono alla volontà della Fede.
"Non abbiate paura"
"Non abbiate Paura" - Karol Woytila



Filautia - Un male dell'uomo

Ersamo da Rotterdam dice che "Quanto più uno lascia a desiderare, tanto più è arrogante nell'autocompiacimento."  La filautia che, dal punto di vista etimologico è l'amore di sé, è un aspetto legittimo dell'uomo e, come dice Platone, proprio a causa del suo essere intrinseca all'uomo, è causa di tutti i suoi passi falsi. Aristotele, d'altra parte, assimila la filautia alla parentela che è inscindibile dall'individuo e che accompagna il soggetto per tutta la sua vita.

Erasmo dice anche che "quanto più la natura è avara di pregi in una persona, tanto più la ricolma di autostima." Oggi, la filautia si può chiamare più che mai autostima ma, come tale richiede intelligenza e autocritica per non trasformarsi da elemento naturalmente costituente (e fisiologicamente necessaria per difendere il sé) a condizione/comportamento patologico. L'amor proprio è espressione del primo caso mentre l'egoismo e l'autoreferenzialità sono esempi di quest'ultimo aspetto.
... specchio, specchio delle mie brame ... (Biancaneve e i Sette Nani - Walt Disney)
Possiamo traslare questo concetto di amor proprio e di egoismo nei corrispettivi termini di risultato e cioè in felicità e in piacere? Cosa distingue l'una dall'altro? Altruismo ed egoismo. Forse la questione è tutta qui. Questo è il comune denominatore.

Oggi, in una società esposta sempre più a valori "preistorici" di forza, potere, autorità, a cose da "clava", la filautia passa da "amor proprio" a imposizione di se stessi a tutti, incondizionatamente.

Eppure, quanto è positivo e bello e proficuo il confronto pluralistico. Quanto è importante ascoltare e riflettere per fare passi in avanti. E quanto è stucchevole, noioso e inutile il proporre una sola voce. Certo, per chi ha potere è il modo più facile di esercitarlo. Ma si tratta anche di condannarsi al castigo di essere, infelicemente, sempre nel sospetto e in una condizione di controllo. Con, in più, la snervante e frustrante sicurezza di non potere mai riuscire a controllare tutto e tutti.
Pluralismo - Multietnicità - Condivisione
Segno di orizzonti limitati, la filautia così espressa è un danno. Un danno da combattere, ciascuno in cuor suo e insieme nei confronti del "potere". Piccolo o grosso che sia. L'unica forza che ha il tiranno è quella che i suoi sudditi gli concedono, diceva Etienne de la Boétie nel 1548.

Ma cosa diavolo abbiamo imparato da allora? Nulla, forse. Nulla, evidentemente. Se non ci fossero stati tanti piccoli uomini che obbedivano gli ordini dei comandanti che ordinavano carneficine, violenze e distruzione di innocenti, non vi sarebbero stati gli orrori del nazismo, del regime di Pol-Pot, dei colonnelli argentini e di quelli greci e della guerra nei balcani, della ex Jugoslavie, ecc ... La responsabilità è in ciascuno di quei "piccoli" uomini che hanno rinnegato se stessi, il proprio credo umano per diventare strumenti acritici, colpevoli e responsabili di atrocità contro l'umanità.
Mai, mai più cose simili ...
E noi, nel nostro piccolo? Quanto ci lasciamo trasportare dalla volontà di altri. Anche se non la condividiamo. Tutti l'abbiamo fatto. Ma è tempo di sapere dire di no. E' tempo di non rinnegare se stessi.

"Quanto più l'uomo moltiplica dei rapporti che diventano tutto per lui, tanto più è divorato, diventa strumento degli altri. Se siamo strumento di altri, di chi è temporaneamente più forte, il tempo ci rende vaghi e sempre più fragili e sempre più investiti e invasi da una mentalità dominante. E avere la percezione di questa resistenza alla verità di noi stessi come uomini è la cosa pedagogicamente più importante perché ci spalanca alla vera verità." Questo è un passo di un libro sicuramente di fondamento religioso ma in cui troviamo una riflessione sull'importanza di essere noi stessi, liberi da imposizioni e contingenze, liberi da briglie di convenienza ed opportunità. Per non subire il tempo ma per esserne protagonisti, in una logica di rettitudine, coerenza, comunione e condivisione e, conseguentemente, di amore. 

Soundtrack: Let's the sunshine

R2P - Responsability To Protect & Bisogno di Pace


R2P è un'iniziativa US che sancisce un certo numero di set, basati sul fatto che, di fronte a crimini definiti "Atrocità di Massa" (genocidio, crimini di guerra, crimini contro l'umanità, pulizia etnica), non può essere riconosciuta alcuna sovranità. Viene quindi ridisegnato il termine stesso di sovranità non più come un diritto (il diritto di un Paese, di un governo di decidere qualsiasi cosa sul proprio territorio), bensì come una "responsabilità".
Nel 2005, la R2P definisce quindi i tre cardini sui quali poggia questa "responsabilità" di Stato, Governo o Paese:
  • Ogni Stato ha la responsabilità di proteggere la propria popolazione nei confronti di genocidio, crimini di guerra, crimini contro l'umanità, pulizia etnica;
  • La comunità internazionale ha l'obbligo/responsabilità di sostenere gli Stati per assicurare il loro adempimento del primcipio 1)
  • Esiste un preciso impegno da parte della comunità internazionale di intervenire, qualora uno Stato non assicuri il punto 1), con misure coercitive (ad esempio, sanzioni economiche, embargo commerciale, blocco dei mercati di armi, ecc ...) sullo stesso e, solo come ultima risorsa, attraverso l'uso delle armi (guerra)

I paragrafi 138 e 139 del documento del Summit Internazionale del "005 che riguardano la R2P recitano:

138. Each individual State has the responsibility to protect its populations from genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity. This responsibility entails the prevention of such crimes, including their incitement, through appropriate and necessary means. We accept that responsibility and will act in accordance with it. The international community should, as appropriate, encourage and help States to exercise this responsibility and support the United Nations in establishing an early warning capability.

139. The international community, through the United Nations, also has the responsibility to use appropriate diplomatic, humanitarian and other peaceful means, in accordance with Chapters VI and VIII of the Charter, to help protect populations from genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity. In this context, we are prepared to take collective action, in a timely and decisive manner, through the Security Council, in accordance with the Charter, including Chapter VII, on a case-by-case basis and in cooperation with relevant regional organizations as appropriate, should peaceful means be inadequate and national authorities manifestly fail to protect their populations from genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity. We stress the need for the General Assembly to continue consideration of the responsibility to protect populations from genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity and its implications, bearing in mind the principles of the Charter and international law. We also intend to commit ourselves, as necessary and appropriate, to helping States build capacity to protect their populations from genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity and to assisting those which are under stress before crises and conflicts break out.

E' importante considerare che, al fine di evitare l'interpretazione facile di un sospetto di ingerenza USA nelle politivhe degli altri Stati, la R2P è subordinata alla normativa ONU di assicurare "in primis" la Pace. La Pace è però una condizione, secondo la normativa ONU, che deve essere garantita e questo apre il capitolo dei mezzi con cui questo obiettivo deve essere perseguito.
 Il Consiglio degli Stati membri deve infatti (ha il compito) di determinare l'esistenza di qualsiasi pericolo nei confronti della Pace per procedere di conseguenza con azioni "militari e non" atte a ristabilire la Pace e la Sicurezza internazionali. Ma, poiché il tutto deve sottostare al principio che nessuno stato può arrogarsi il diritto di intervenire autonomamente contro un altro stato, è stato creato un Comitato Militare ONU, dipendente quindi dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che ha (avrebbe) il compito di coordinare l'azione delle forze.

A questo punto, di fronte alla crisi attuale ed ai terribili venti di guerra che si prospettano nei contronti del regime siriano di Assad, la prima considerazione è che, dopo due anni e mezzo di continue evidenze di crimini contro la popolazione (si ipotizzano 100.000 vittime), come mai nulla sembri essere stato fatto di concreto per evitare di arrivare a tutto questo? Perché non sono state attivate prima tutte le misure "non-militari" per evitare il massacro della popolazione innocente? Cosa hanno fatto l'ONU e tutti i Paesi cosiddetti "liberali"?

Molto corretto mi pare l'editoriale di François Sergent su Libération di oggi che titola "TARDIVO" e che riporto
Tardif
Les centaines de Syriens gazés à la Ghouta auront-ils eu finalement raison de la pusillanimité de l’Occident ? Hollande comme Cameron et Obama paraissent cette fois-ci décidés à «punir» (sic) Bachar al-Assad. Après deux ans et demi de guerre et de répression, après 100 000 morts. L’usage des armes chimiques contre des populations civiles est certes une infamie et une obscénité, pour reprendre l’emphase soudain outrée du président français ou du secrétaire d’Etat américain, mais cela fait des mois qu’Al-Assad tue et torture son peuple, massacre et brise son pays. L’indignation occidentale paraît bien tardive et sélective. Quels sont les objectifs des frappes ciblées promises par les stratèges en chambre français et américains ? En quoi vont-elles convaincre le «boucher de Damas» d’arrêter le massacre ? Alors que l’on dit dans le même temps ne pas vouloir son départ.
La communauté des nations n’a su ni voulu soutenir et armer l’opposition lorsqu’elle était encore laïque, nationale et démocratique. Il n’y avait pas de jihadistes en Syrie il y a deux ans. La Syrie est devenue le cimetière des promesses non tenues et de la rhétorique vide de l’Occident. Où sont les zones tampons, les lignes rouges ? Où en est la reconnaissance de l’opposition ou l’engagement de livrer des armes ? Cette absence de volonté politique a laissé le champ libre aux islamistes et aux parrains russes, iraniens ou saoudiens. Ce n’est pas une opération mal ficelée aux bases légales douteuses qui sauvera les Syriens.

Certo. Tardivo muoversi ora e con quella che sembra essere l'unica mossa. Quella militare. Ma lo è davvero? Giusto l'atteggiamento di Emma Bonino di rimettere qualsiasi mossa alla decisione dell'ONU, in contrasto con la posizione francese e inglese e ... come sembra inevitabile anche americana. Certo altrettanto che sembra veramente essere stata una mossa azzardata quella di assegnare il Premio Nobel per la Pace ad Obama nel 2009. Prematura perché non supportata da alcuna precedente mossa pacifista dello stesso come presidente USA. Prematura perché Obama non aveva allora dovuto ancora affrontare alcuna situazione politicamente simile a quella odierna. Forse che il solo colore della pelle, in un paese come quello americano in cui solo 50 anni prima esisteva la differenza tra bianchi e neri nella società, poteva giustificare una sorta di "assegno in bianco"?

Certo che "mais cela fait des mois qu’Al-Assad tue et torture son peuple, massacre et brise son pays. L’indignation occidentale paraît bien tardive et sélective."

Faccio alcune riflessioni. GUERRA-LAMPO Ora, l'intervento militare presenta aspetti contraddittori in quanto rappresenterebbe non la soluzione migliore, bensì - forse - la meno peggio in una situazione dove non esiste scelta positiva. Ammesso che si realizzi effettivamente la cosiddetta "guerra lampo-selettiva", non può escludere che vi possano essere altre vittime innocenti? E poi, si può esportare la democrazia? Quale governo verrebbe insediato? Si manterrebbe lo stesso? Chi deve decidere e cosa? Francia-GB-USA stabiliscono chi e come deve governare? La sovranità di un popolo deve essere sempre garantita e questa soluzione è corretta in tale senso? E quale la reazione degli altri Paesi Arabi? E quale l'atteggiamento delle diverse fazioni religiose interne?

Ma è poi così sicura una guerra-lampo? O non si innescherebbe invece un Saddam-bis, un afghanistam-bis? Cioè una situazione tendente al cronico in cui si getta un paese nel caos di una guerra interna senza vinti e senza vincitori ma solo con un altalenare di fasi di qiuescenza e di recrudescenza? In questi casi, chi ne fa le spese? Quale l'atteggiamento del governo attuale di fronte alla sconfitta della strategia "guerra-lampo"? Sarebbe la dimostrazione di una vittoria e con quali effetti se non quelli di validare il potere in atto? E, ancora, si può esportare/imporre una democrazia. E quale democrazia? Basata su quali principi? Ancora, si può esportare la "morale"?

E se invece dovesse prevalere l'opzione NON-MILITARE, come può essere interpretato l'atteggiamento internazionale da parte dell'attuale governo siriano? Una manifestazione di debolezza (al pari di quelle già ampiamente dimostrate)? Un non essere in grado di difendere la Pace e garantire la democrazia e la salvaguardia di un popolo? Un fallimento della filosofia R2P? Oppure, potrebbe viceversa essere considerata una dimostrazione di altissima responsabilità. La responsabilità di dire "mai guerra!". Non sono sostanzialmente d'accordo con quanto afferma Bernard Henry Levy sulla totale necessità di intervento perché, anche se è corretto pensare di "fermare un massacro", l'opzione violenta di una guerra non rappresenta mai la soluzione migliore.

In un modo globalizzato dove ciascuno dipende da tutti, esistono centinaia di modi per dissuadere un governo dal compiere simili nefandezze. L'importante è però essere realmente disposti ad andare contro interessi interni e/o personali. Non può la convenienza economica sostenere l'opportunità di un intervento militare perché di fatto non modifica equilibri finanziari. Dissuasione economica significa mettere in gioco opportunità monetarie, convenienze, capitali, posti di lavoro, ecc ... Certamente si. Ma non si può sempre giocare a operare in termini balndamente diplomatici mettendo in gioco realtà economicamente di basso valore e viceversa salvaguardare i grossi interessi. Questo è quello che mi sembra succeda. E proprio quando la cosa diventa grossa grossa (o economicamente talmente instabile da non potere essere più sostenibile; si veda la reazione dei marcati finanziari ...), ecco balenare la soluzione militare che, guarda caso rappresenta sempre una solida e valida opportunità economica (armamenti, ecc ...).

Mi viene in mente il concetto del Machiavelli "il fine giustifica i mezzi". Nel Principe, ci si limitava a costatare scientificamente le due sfere diverse in cui agiscono politica e morale. Ci si rendeva conto con chiarezza dell'autonomia di una rispetto all'altra, mentre non veniva individuato alcun punto di congiunzione. Oggi, siamo ancora in questa logica che diremo di opportunità-convenienza e di etica morale, tra loro contrapposte e senza punti di contatto o avvicinamento. Il bianco e il nero. Eppure il mondo è un flou continuo che l'uomo dovrebbe imparare a conoscere e comprendere ed acquisite.

E Obama? Cosa farà Barack Hussein Obama, il 44° presidente USA? Potrà tirarsi indietro dopo che Francia e Gran Bretagna hanno preso una netta decisione interventista? Può permettersi di fare vedere a tutto il mondo che l'influenza americana nel Medio Oriente è andata scemando nel tempo, di fronte ai due Paesi interventisti? L'opinione americana non è molto d'accordo su un intervento ... ma i grossi capitali? E gli strateghi della supremazia americana nel mondo? Lui, il premio Nobel della Pace può dichiarare Guerra? Quando una Guerra è necessaria? E' mai necessaria?

Quanto di diritto di avviare una guerra si arroga Hollande? C’est un François Hollande chef de guerre qui est apparu hier à l’Elysée pour sa traditionnelle allocution à l’occasion de la conférence annuelle des ambassadeurs. «La France est prête à punir ceux qui ont pris la décision infâme de gazer des innocents», a dit le chef de l’Etat en annonçant son intention d’intervenir militairement contre le régime syrien. Questo viene pubblicato su Libération. Ma cosa era successo qualche tempo fa in Mali?

"Alors qu’au Mali la France avait eu le soutien des Nations unies, là, le mot «ONU» n’a pratiquement pas été prononcé par Hollande. Et tout indique que l’institution internationale, paralysée par le veto russe, ne sera pas associée à cette démarche. La France, a d’ailleurs expliqué François Hollande, défend le principe du respect du droit international mais celui-ci «doit évoluer avec son temps». «Il ne peut être un prétexte pour laisser se perpétrer des massacres de masse.» Dans le droit fil de la réflexion sur l’ingérence humanitaire, le Président a invoqué «la responsabilité de protéger les populations civiles» qui incombe à la France."

Penso che margine di manovra ce ne sia ancora. Bisogna solo avere il coraggio di dire di aspettare ancora prima di mettere in campo i militari. Bisogna avere il coraggio di fermare una macchina (quella militare, Quella della guerra) che si è prontamente messa in moto. Bisogna avere il coraggio di ammettere di avere perso tempo in questi lungi mesi e mesi di inettitudine e di tatticismo diplomatico e di definire ed attuare una ferma e reale strategia dissuasoria alternativa alla guerra. Costi quel che costi. Economicamente parlando, si intende. Ma efficace.



Sountrack d'obbligo: Give Peace a Chance - Imagine

Tuesday, August 20, 2013

Adrienne Rich - Poetessa

In Those Years

In those years, people will say, we lost track 
of the meaning of we, of you 
we found ourselves 
reduced to I 
and the whole thing became 
silly, ironic, terrible: 
we were trying to live a personal life 
and, yes, that was the only life 
we could bear witness to

But the great dark birds of history screamed and plunged 
into our personal weather 
They were headed somewhere else but their beaks and pinions drove 
along the shore, through rages of fog 
where we stood, saying I

Adrienne Rich - Poetessa - 1929-2012
 Link : Rich

Soundtrack: Pavlov Dog  -  Whiter shade

Ma s’el rispund no, s’el rispund no, cus u de fag?

Se non risponde, se non risponde, cosa devo fare?

E' la voce del papà di Antonia Pozzi, poetessa finissima. Fa riferimento ad una telefonata mancata in cui uno non sentiva l'altro ed è terminata così. Le parole che suonano dolcissime perché sono il suono di una persona amata. Basta questo.

Si, mi bastava questo. Bastavano poche parole, ormai sempre le stesse, per farmi sentire che c'era. Ora, il silenzio domina il tempo. La voce non c'è più. E Dio sa cosa darei perchè potesse nuovamente squillare il telefono, annunciandomi la dolcezza di quel suono.

Ricordo una riflessione sul concetto di suono, di sentire, e il parallelo con la vista. Faceva riferimento al fatto che l'uomo invisibile è un dato di fatto nella letteratura e nell'arte, preludio a molte possibilità espressive. Chi non può essere visto, può fare molto.


Viceversa, non si fa cenno mai al concetto di uomo che non si sente. La cui voce non viene sentita. L'autore della trasmissione radiofonica sulla Radio Svizzera 1 che centrava la propria attenzione sul valore dei suoni (gli chiedo scusa ma non riesco a rintracciarne il nome), sottolineava la drammaticità della figura umana che parla senza essere sentito, ascoltato, e quindi preso in considerazione.

Si tratta di una figura metaforica che è, nella realtà, diffusissima. Quanti di noi e in quante occasioni, non siamo ascoltati. Ma anche, quante volte non abbiamo ascoltato chi ci parlava? Chi denunciava un proprio malessere. Una propria condizione di difficoltà. Quante volte?

Non siamo capaci di diventare invisibili ... spesso, siamo invece non ascoltati. Ma anche, non ascoltiamo.
E in questo modo, non vediamo.

Soundtrack:  Tale of Taliesin - Sister Andrea


I pensieri sono farfalle - le farfalle sono pensieri

La leggerezza e l'imprevedibilità del volo di una farfalla mi ha fatto venire in mente questa canzone di Jimi Hendrix. Una canzone che fluisce dalla chitarra e dalla sua voce, secondo la logica di quello che si può definire un "acid-fueled blues". Un blues alimentato dagli acidi. Da sostanze che hanno sempre avuto la "fama" di liberare lo spirito, i pensieri. Anche con tragici risultati (vedi Robert Wyatt, per citare un famoso personaggio rimasto vittima degli acidi) .



IF 6 WAS 9

... Yeah
(Sing a song, brother)
 

If the sun refused to shine,
I don't mind, I don't mind.
(Yeah)
If the mountains fell in the sea,
Let it be, it ain't me.
Got my own world to live through
And I ain't gonna come near you.

Now, if 6 turned up to be 9,
I don't mind, I don't mind.
If all the hippies cut off their hair,
I don't care, I don't care.
Dig, 'cos I got my own world to live through
And I ain't gonna come near you.
 



White-collar conservatives flashing down the street
Pointing their plastic finger at me.
They're hoping soon my kind will drop and die,
But I'm gonna wave my freak flag high . . . HIGH!

Way down, way down

Hah, hah
Falling mountains just don't fall on me
Point on mister Buisnessman,
You can't dress like me.
Nobody know what I'm talking about
I've got my own life to live
I'm the one that's gonna have to die
When it's time for me to die
So let me live my life the way I want to.

Yeah . . .
Sing on brother,
Play on brother . . .


(Jimi Hendrix, 1967) 

Soundtrack : If 6 was 9

Pensieri e farfalle, citando alcuni versi di Alda Merini. Una voce indimenticabile della nostra era. Una testimonianza di errori e nefandezze umane, del pensiero retrivo borghese, della paura del diverso. Un grido di libertà diventato libertà.

"il manicomio è stato un formidabile punto di osservazione"

"Il manicomio è una grande cassa
di risonanza
e il delirio diventa eco
l’anonimità misura,
il manicomio è il monte Sinai,
maledetto, su cui tu ricevi
le tavole di una legge
agli uomini sconosciuta."

(Merini, 1991)

 Link QUI


Monday, August 19, 2013

Movimento femminista

Il motivo di questa riflessione è che ancora una volta, di fronte ai fatti sempre più frequenti di cronaca di violenza sulla donna, ci si trovi davanti a rapporti uomo-donna privi di equilibrio. Stavolta, forse, con l'uomo in un ruolo di inferiorità, di paradossale debolezza (di fronte all'atto criminale espresso) e di frustrazione, rispetto alla donna. Uno stato, una condiziona che, sia chiaro, non giustifica alcunché e tantomeno la violenza. 

Inizio quindi con il grande processo di emancipazione femminile per poi arrivare alla condizione sociale attuale dell'uomo, vista come realtà di frustrazione e di perdità di equilibrio rispetto all'educazione ricevuta e all'immaginario maschile dominante. Per giungere anche a parlare della situazione di ignoranza e di perdita di principi di educazione e rispetto. Fattori tutti, questi ultimi, che creano i presupposti per gli atti di violenza che da decenni continuiamo a vedere e che si moltiplicano sempre più. Per questi atti innammissibili, indegni, esecrabili. Da condannare. Ma soprattutto da prevenire con ogni mezzo. Perché è sempre di tutela della persona che si parla.

Soundtrack: Sebben che siamo donne

Il movimento femminista
Il movimento femminista apparve per la prima volta in Francia durante la Rivoluzione francese quando Olympe de Gouges presentò all'Assemblea Costituente di Parigi una Dichiarazione sui diritti della donna.

"Le donne saranno sempre divise le une dalle altre?
Non formeranno mai un corpo unico?"
(Olympe de Gouges, 1791)

Nonostante Robespierre avesse respinto la richiesta e avesse fatto ghigliottinare la de Gouges, il movimento femminista non si arrestò ma crebbe sempre più in Francia, Inghilterra e Germania.

Nel 1869 J. Stuart Mill pubblicò "The Subjection of Women", testo fondamentale (scritto congiuntamente con la moglie Harriette Taylor) della letteratura femminista, che già nelle prime righe esplicita il problema dei rapporti tra i sessi e fornisce l'indicazione per la sua soluzione, attraverso la completa parità:

"The principle that regulates the existing social relations between the two sexes—the legal subordination of one sex to the other—is wrong itself, and is now one of the chief obstacles to human improvement; and it ought to be replaced by a principle of perfect equality that doesn’t allow any power or privilege on one side or disability on the other."
Il movimento femminista ebbe grande sviluppo soprattutto in Inghilterra dove, nel 1903, Emmeline Pankhurst fondò lo Women's Social and Political Union che, attraverso manifestazioni clamorose e spesso violente delle cosiddette suffragette, riuscì a conquistare il diritto al voto per le donne (1918 limitato ad un profilo femminile definito e poi esteso a tutte le donne nel 1928).. 

IL PANE E LE ROSE
Mentre avanziamo marciando, marciando, innumerevoli donne morte
gridano nel nostro canto la loro antica richiesta di pane
I loro spiriti sfiniti dal lavoro conobbero ben poco l’arte,
l’amore la bellezza;
sì, è per il pane che lottiamo … ma anche per le rose.
Mentre avanziamo marciando, portiamo giorni migliori
la rivolta delle donne è la rivolta della razza.
Non più schiave e oziose, non più dieci che faticano ed uno che riposa,
ma la divisione delle grazie della vita: Pane e rose! Pane e rose!!
Mentre avanziamo marciando, marciano nello splendore del giorno
Un milione di cucine affumicate, un migliaio di grigi solai dove si lavora
sono colpiti dalla luce che un sole improvviso rivela
perché la gente ci sente cantare: Pane e rose!! Pane e rose!!
Mentre avanziamo marciando, marciando lottiamo anche per gli uomini
perché sono figli delle donne; grazie a noi nascono di nuovo.
Nella nuova vita ci sarà dolcezza dalla nascita fino alla fine;
le anime come i corpi possono morire di fame; dateci pane,
ma dateci anche le rose.
(canzone delle operaie tessili di Lawrence, Massachussets USA)

 SoundtracK: Bread and roses


Anna Kulisciof
In Italia la strada verso l'emancipazione femminile subì un arresto per l'unificazione del paese (1861) e proseguì fino al 1919 quando venne riconosciuta quella giuridica. Ma fu solo il 30 gennaio 1945, quando fu approvata la legge De Gasperi-Togliatti, che venne esteso il diritto di voto alle donne maggiorenni.

La prima occasione di votare coincise con le elezioni per l'Assemblea Costituente del 2 giugno 1946, seguita da quella per il Referendum tra Repubblca e Monarchia.

Gli anni settanta

La successiva fase di importante sviluppo del movimento di liberazione della donna si è realizzata negli anni Settanta quando si è radicalizzata, estesa e manifestata in grande la protesta contro una società gestita esclusivamente dai maschi. Obiettivo primario del movimento era la cosiddetta presa di coscienza dello stato di oppressione in cui versavano le donne da cui poi doveva generare la strategia di liberazione. La differenza di ruoli tra i sessi privilegiava quello maschile come espressione di un sistema educativo antico, retrogrado e penalizzante.

Inizialmente esterno alla politica tradizionale, il movimento sembrava concentrarsi sulle singole esperienze di vita che, riunite per comuni denominatori, potevano servire a sollecitare l'autoimmedesimazione nelle diverse realtà e la reale presa di coscienza, principio originario della fase successiva di rifiuto di ruoli, di rivolta e di lotta.
Venivano così promosse riunioni, gruppi di autocoscienza (donne di ogni età e ogni condizioni sociale uscivano dall'isolamento delle proprie case per riunirsi in "collettivi"), ma anche cortei (e non solo per l’8 marzo) ma anche picchettaggi di sale cinematografiche che proiettano film pornografici.

Si osservava la rivendicazione da parte della donna di potersi autodefinire attraverso il suo peculiare modo di essere, di esprimersi, di comunicare nel lavoro e nella vita sociale, partecipando a lotte comuni, senza mai rinnegare (ma, anzi, esaltando) la propria specificità di donna e l’alto valore della maternità. Contemporaneamente era netto il rifiuto di qualsiasi mistificazione culturale e sociale derivante da ruoli stereotipati (dolcezza, fragilità, dipendenza, ad esempio) e di qualsiasi concessione a mode effimere, contingenti e talora anche opportune, volute dal sistema. 

Soundtrack: Noi siamo stufe

La cultura femminista
Si creava una vera cultura femminista che, nel rifiuto ex ante del maschio, correva però anche il rischio di cadere nella autoreferenzialità, in una forma di integralismo, in limitazioni settariste e nell'isolamento. Infatti, al fianco delle aree più riformiste, se ne trovavano numerose altre decisamente radicali che credevano che la liberazione della donna potesse avvenire esclusivamente attraverso la negazione della società, dominata da valori maschili, e nel rovesciamento del sistema.

Uno degli aspetti innovativi del movimento consisteva nell'avere saputo coraggiosamente proporre tematiche di discussione su argomenti spesso considerati tabù all'epoca (anatomia e fisiologia femminile, mestruazioni, contraccezione, aborto, della gravidanza, maternità e parto)

Approfondimento: Video

 In tutti i casi, il rapporto uomo-donna, derivato dalla piena autocoscienza e autogestione, risultava così strutturato da consentire che entrambi potessero vivere in modo personale la propria completezza, originalità e differenza di persona umana.

Nel manifesto del movimento femminista del luglio del 1970, pubblicato sul giornale “Rivolta Femminile” venivano sintetizzati i principali punti del movimento, in equilibrio tra femminismo che chiede l'uguaglianza tra i sessi e femminismo che esalta il valore intrinseco e peculiare della donna dal punto di vista fisico, psichico e di ruolo fisiologico e sociale e culturale:


1.“La donna non va definita in rapporto all’uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra libertà. L’uomo non è il modello a cui adeguare il processo di scoperta di sé da parte della donna. La donna è altro rispetto all’uomo. L’uomo è altro rispetto alla donna.”
2."Verginità, castità, fedeltà, non sono virtù, ma vincoli per costruire e mantenere la famiglia.”
3. “Nel matrimonio la donna, privata del suo nome, perde la sua identità signifivando il passaggio di proprietà che è avvenuto tra il padre di lei e il marito.”
4.“Riconosciamo nel matrimonio l’istituzione che ha subordinato la donna al destino maschile. Siamo contro il matrimonio.”
5.“La trasmissione della vita, il rispetto della vita, il senso della vita sono esperienza intensa della donna e valori che lei rivendica.”
6.“La negazione della libertà d’aborto rientra nel veto globale che viene fatto all’autonomia della donna.”
7.“Accogliamo la libera sessualità in tutte le sue forme, perché abbiamo smesso di considerare la frigidità un’alternativa onorevole.”
8.“Comunichiamo solo con donne.”

Soundtrack: Tango

Clicca sulla immagine per ingrandireIl movimento si è poi evoluto verso aspetti più politicizzati ed operativamente finalizzati a promuoverela specificità del ruolo femminile nella società proiettata verso il futuro e rispetto per queste esigenze peculiari.

La presa di coscienza da parte delle donne impegnate nella politica ufficiale inizia l'opera di disgregazione del ruolo maschile nei partiti.
 

Nascono poi realtà organizzate in diverse città, dedicate alla sterilizzazione ed alle interruzioni di gravidanza (Emma Bonino e Adele Faccio), mentre si moltiplicano consultori autogestiti, fonti di informazione (radio libere, giornali, editoria, gruppi teatrali).
L'opinione pubblica e il mondo politico, grazie a tutto questo, non possono più ignorare le tematiche femministe e nascono così le battaglie referendarie per la depenalizzazione dell'aborto e per la legge di sulla violenza sessuale (introdotta solo nel 1996), da configurarsi come reato contro la persona e non contro la "moralità pubblica ed il buon costume".  Vengono creati nel luglio del 1975 i consultori di maternità che spiegano la contraccezione, la programmazione della maternità e la prevenzione dell'aborto.

Soundtrack: Siamo tante, siamo belle

Sempre del 1975 è la  riforma del diritto di famiglia in cui viene abolita la figura del capofamiglia (che rimane solo ai fini anagrafici) e la donna e l’uomo hanno pari diritti e doveri (L. 151/1975). La donna guadagna il diritto di intervenire in ogni scelta familiare, uscendo così dallo storico ruolo subalterno, assoggettato alla potestà maritale.

Nel 1977 il ministro del lavoro Tina Anselmi (la prima donna ministro in Italia) fa approvare la legge sulla  "Parità di trattamento tra uomo e donna in materia di lavoro", vietando così le discriminazioni in base al sesso sull'accesso al posto di lavoro, sugli avanzamenti di carriera e sul trattamento economico.

Importanti sono le riflessioni periodicamente pubblicate nei fascicoli di "Sottosopra".

Fondamentale è la presa di coscienza che i ruoli di uomo e di donna devono essere tutelati nella loro specificità e che quello che deve cambiare sono il rispetto dell'uno verso l'altra e viceversa in una logica di equilibrio e di equità espressiva individuale e sociale.

 Si riporta un passo significativo a favore della necessità di mantenere la propria identità femminile anche laddove le regole del gioco favoriscano lo snaturamento verso una virilizzazione:

" L'esistenza sociale si conquista in una gara sessuale di uomini. Quando viene meno la discriminazione la donna può entrare in questa gara, che però resta una gara di uomini. Lei si trova sola, anche se intorno ci sono altre donne, sola in mezzo a questo affermarsi di uomini che è un amarsi di uomini attraverso carriere, soldi, sapere, partiti, rivoluzione, ecc. 

L'emancipazione femminile equivale a far entrare la donna in questa gara sessuale dove la cosa che si afferma è la virilità. Nella logica dell'emancipazione bisogna per forza puntare sulla bravura individuale - le donne potendo al massimo arrivare alla solidarietà con le proprie simili in funzione difensiva. Insomma, l'emancipazione ci mette nel gioco sociale con parole e desideri non nostri. E ci induce a minimizzare l'inadeguatezza e lo scacco come qualcosa di vergognoso. Mentre lì c'è un'obiezione e una forza di cambiamento - che di solito non si esercitano efficacemente perché si logorano in sforzi di adattamento."

Soundtrack: Messaggio Internazionale

Femminismo e sinistra
Il movimento femminista degli egli anni ’60 e ’70 appare spesso legato alla filosofia marxista con rapporti altalenanti tra condivisione e contrasto di intenti, obiettivi e strategie. Il campo operativo sociale era decisamente lo stesso ma gli obiettivi e le specificità erano molto differenti. Questo ha portato ad una lotta interna tra "fratelli e sorelle" in cui l'accusa di individualismo, rispetto ai grandi obiettivi della lotta sociale e delle conquiste sul lavoro, rappresentava il punto di base. Infatti, il movimento femminista poteva trovare la propria espressione (almeno per l'aspetto più riformista) nell'ambito di una società capitalista mentre il marxismo attaccava proprio il capitale in sè.

Soundtrack: Cari compagni

Clicca sulla immagine per ingrandire
D'altra parte, la critica femminista al marxismo si basava sulla concezione del futuro esclusivamente basato sulla lotta di classe, misconoscendo così la centralità della differenza tra i sessi. In questo senso, il marxismo quindi scotomizzerebbe la differenza sessuale perché abbagliato dalla lotta di classe. Anzi, Marx accusa il capitale di avere portato le donne nelle fabbriche, togliendole al ruolo storico della famiglia. In termini pratici, le donne nei movimenti di sinistra vengono spesso relegate a ruoli "accessori", di supporto (come le staffette durante la guerra che invece ebbero ruoli fondamentali nella lotta partigiana). Anche in questo caso quindi, l'accusa è di riformismo pur se il senso dello stesso è l'inverso rispetto a prima.

Ma fermarsi al riformismo è limitante e quindi risulta corretta - in questo senso - l'analisi di Elda Guerra che, per riuscire a differenziare i molteplici aspetti del movimento femminista (dai più riformisti a quelli più radicali), parla di "femminismi", così come altrettanto corretta è la suddivisione del movimento in fasi cronologiche, operata da Anna Rossi-Doria (nascita dei primi gruppi (1968-1972) - formazione dei collettivi (1972-1974) - movimento di massa (1975-1976) - crisi (1977-1979). 

Tornando alle divergenze tra condotta marxista e movimento femminista, è evidente la suddivisione dicotomica tra lotta di classe e autocoscienza femminile e rivolta con l'oppressione della condizione della donna all'interno della società tout court, come scrive Carla Lonzi, prendendo spunto da quanto veniva teorizzato da Hegel nella "Fenomenologia dello spirito" sull'inferiorità femminile
:
"Sputiamo su Hegel" l'ho scritto perché ero rimasta molto turbata constatando che quasi la totalità delle femministe italiane dava più credito alla lotta di classe che alla loro stessa oppressione. Quando né rivoluzione, né filosofia, né arte, né religione godevano più della nostra incondizionata fiducia, abbiamo affrontato il punto centrale della nostra inferiorizzazione, quello sessuale.


Durante una campagna per l'abolizione del reato di aborto mi sono chiesta: è più da schiave soggiacere all'aborto clandestino o al fatto di rimanere incinte se non si è provato piacere, cioè solo per soddisfare l'uomo? Chi ci ha obbligato a soddisfarlo a nostre spese? Nessuno. Lí siamo vittime incoscienti, ma volontarie ("Sessualità femminile e aborto"). Perché la donna non ha la risoluzione nell'orgasmo assicurata come l'uomo? Qual'è il suo funzionamento fisio-sessuale? E quello psico-sessuale? Qual'è infine il suo sesso? Esistono donne clitoridee e donne vaginali: chi sono? Chi siamo? ("La donna clitoridea e la donna vaginale").

Prendendo coscienza dei condizionamenti culturali, di quelli che non sappiamo, non immaginiamo neppure di avere, potremmo scoprire qualcosa di essenziale, qualcosa che cambia tutto, il senso di noi, dei rapporti, della vita. Via via che si andava al fondo dell'oppressione il senso della liberazione diventava più interiore. Per questo la presa di coscienza è l'unica via, altrimenti si rischia di lottare per una liberazione che poi si rivela esteriore, apparente, per una strada illusoria ("Significato dell'autocoscienza nei gruppi femministi").


Link da leggere: 100 titoli                                                              Soundtrack:  Four Women

Le Pussy Riot


A tutte le donne

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso            
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

(Alda Merini)

Link