Wednesday, June 29, 2016

Pasolini, le lucciole e il vuoto del potere - 1975

"Il vuoto del potere" ovvero "l'articolo delle lucciole"
di Pier Paolo Pasolini - Corriere della Sera 1975
La distinzione tra fascismo aggettivo e fascismo sostantivo risale niente meno che al giornale "Il Politecnico", cioè all'immediato dopoguerra..." Così comincia un intervento di Franco Fortini sul fascismo ("L'Europeo, 26-12-1974): intervento che, come si dice, io sottoscrivo tutto, e pienamente.

Non posso però sottoscrivere il tendenzioso esordio. Infatti la distinzione tra "fascismi" fatta sul "Politecnico" non è né pertinente né attuale. Essa poteva valere ancora fino a circa una decina di anni fa: quando il regime democristiano era ancora la pura e semplice continuazione del regime fascista. Ma una decina di anni fa, è successo "qualcosa". "Qualcosa" che non c'era e non era prevedibile non solo ai tempi del "Politecnico", ma nemmeno un anno prima che accadesse (o addirittura, come vedremo, mentre accadeva). 

Il confronto reale tra "fascismi" non può essere dunque "cronologicamente", tra il fascismo fascista e il fascismo democristiano: ma tra il fascismo fascista e il fascismo radicalmente, totalmente, imprevedibilmente nuovo che è nato da quel "qualcosa" che è successo una decina di anni fa. 

Poiché sono uno scrittore, e scrivo in polemica, o almeno discuto, con altri scrittori, mi si lasci dare una definizione di carattere poetico-letterario di quel fenomeno che è successo in Italia una decina di anni fa. Ciò servirà a semplificare e ad abbreviare il nostro discorso (e probabilmente a capirlo anche meglio). 


Nei primi anni sessanta, a causa dell'inquinamento dell'aria, e, soprattutto, in campagna, a causa dell'inquinamento dell'acqua (gli azzurri fiumi e le rogge trasparenti) sono cominciate a scomparire le lucciole. Il fenomeno è stato fulmineo e folgorante. Dopo pochi anni le lucciole non c'erano più. (Sono ora un ricordo, abbastanza straziante, del passato: e un uomo anziano che abbia un tale ricordo, non può riconoscere nei nuovi giovani se stesso giovane, e dunque non può più avere i bei rimpianti di una volta). Quel "qualcosa" che è accaduto una decina di anni fa lo chiamerò dunque "scomparsa delle lucciole". 

Il regime democristiano ha avuto due fasi assolutamente distinte, che non solo non si possono confrontare tra loro, implicandone una certa continuità, ma sono diventate addirittura storicamente incommensurabili. La prima fase di tale regime (come giustamente hanno sempre insistito a chiamarlo i radicali) è quella che va dalla fine della guerra alla scomparsa delle lucciole, la seconda fase è quella che va dalla scomparsa delle lucciole a oggi. Osserviamole una alla volta. 

Prima della scomparsa delle lucciole
La continuità tra fascismo fascista e fascismo democristiano è completa e assoluta. Taccio su ciò, che a questo proposito, si diceva anche allora, magari appunto nel "Politecnico": la mancata epurazione, la continuità dei codici, la violenza poliziesca, il disprezzo per la Costituzione. E mi soffermo su ciò che ha poi contato in una coscienza storica retrospettiva. La democrazia che gli antifascisti democristiani opponevano alla dittatura fascista, era spudoratamente formale.


Si fondava su una maggioranza assoluta ottenuta attraverso i voti di enormi strati di ceti medi e di enormi masse contadine, gestiti dal Vaticano. Tale gestione del Vaticano era possibile solo se fondata su un regime totalmente repressivo. In tale universo i "valori" che contavano erano gli stessi che per il fascismo: la Chiesa, la Patria, la famiglia, l'obbedienza, la disciplina, l'ordine, il risparmio, la moralità. Tali "valori" (come del resto durante il fascismo) erano "anche reali": appartenevano cioè alle culture particolari e concrete che costituivano l'Italia arcaicamente agricola e paleoindustriale. 

Ma nel momento in cui venivano assunti a "valori" nazionali non potevano che perdere ogni realtà, e divenire atroce, stupido, repressivo conformismo di Stato: il conformismo del potere fascista e democristiano. Provincialità, rozzezza e ignoranza sia delle "élites" che, a livello diverso, delle masse, erano uguali sia durante il fascismo sia durante la prima fase del regime democristiano. Paradigmi di questa ignoranza erano il pragmatismo e il formalismo vaticani. 

Tutto ciò che risulta chiaro e inequivocabilmente oggi, perché allora si nutrivano, da parte degli intellettuali e degli oppositori, insensate speranze. Si sperava che tutto ciò non fosse completamente vero, e che la democrazia formale contasse in fondo qualcosa. Ora, prima di passare alla seconda fase, dovrò dedicare qualche riga al momento di transizione. 
Durante la scomparsa delle lucciole
In questo periodo la distinzione tra fascismo e fascismo operata sul "Politecnico" poteva anche funzionare. Infatti sia il grande paese che si stava formando dentro il paese - cioè la massa operaia e contadina organizzata dal PCI - sia gli intellettuali anche più avanzati e critici, non si erano accorti che "le lucciole stavano scomparendo". Essi erano informati abbastanza bene dalla sociologia (che in quegli anni aveva messo in crisi il metodo dell'analisi marxista): ma erano informazioni ancora non vissute, in sostanza formalistiche. Nessuno poteva sospettare la realtà storica che sarebbe stato l'immediato futuro; né identificare quello che allora si chiamava "benessere" con lo "sviluppo" che avrebbe dovuto realizzare in Italia per la prima volta pienamente il "genocidio" di cui nel "Manifesto" parlava Marx. 

Dopo la scomparsa delle lucciole
I "valori" nazionalizzati e quindi falsificati del vecchio universo agricolo e paleocapitalistico, di colpo non contano più. Chiesa, patria, famiglia, obbedienza, ordine, risparmio, moralità non contano più. E non servono neanche più in quanto falsi. Essi sopravvivono nel clerico-fascismo emarginato (anche il MSI in sostanza li ripudia). A sostituirli sono i "valori" di un nuovo tipo di civiltà, totalmente "altra" rispetto alla civiltà contadina e paleoindustriale. Questa esperienza è stata fatta già da altri Stati. Ma in Italia essa è del tutto particolare, perché si tratta della prima "unificazione" reale subita dal nostro paese; mentre negli altri paesi essa si sovrappone con una certa logica alla unificazione monarchica e alla ulteriore unificazione della rivoluzione borghese e industriale. 


Il trauma italiano del contatto tra l'"arcaicità" pluralistica e il livellamento industriale ha forse un solo precedente: la Germania prima di Hitler. Anche qui i valori delle diverse culture particolaristiche sono stati distrutti dalla violenta omologazione dell'industrializzazione: con la conseguente formazione di quelle enormi masse, non più antiche (contadine, artigiane) e non ancor moderne (borghesi), che hanno costituito il selvaggio, aberrante, imponderabile corpo delle truppe naziste. 

In Italia sta succedendo qualcosa di simile: e con ancora maggiore violenza, poiché l'industrializzazione degli anni Settanta costituisce una "mutazione" decisiva anche rispetto a quella tedesca di cinquant'anni fa. Non siamo più di fronte, come tutti ormai sanno, a "tempi nuovi", ma a una nuova epoca della storia umana, di quella storia umana le cui scadenze sono millenaristiche. Era impossibile che gli italiani reagissero peggio di così a tale trauma storico. Essi sono diventati in pochi anni (specie nel centro-sud) un popolo degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale. Basta soltanto uscire per strada per capirlo.

Ma, naturalmente, per capire i cambiamenti della gente, bisogna amarla. Io, purtroppo, questa gente italiana, l'avevo amata: sia al di fuori degli schemi del potere (anzi, in opposizione disperata a essi), sia al di fuori degli schemi populisti e umanitari. Si trattava di un amore reale, radicato nel mio modo di essere. Ho visto dunque "coi miei sensi" il comportamento coatto del potere dei consumi ricreare e deformare la coscienza del popolo italiani, fino a una irreversibile degradazione. Cosa che non era accaduta durante il fascismo fascista, periodo in cui il comportamento era completamente dissociato dalla coscienza.
Vanamente il potere "totalitario" iterava e reiterava le sue imposizioni comportamentistiche: la coscienza non ne era implicata. I "modelli" fascisti non erano che maschere, da mettere e levare. Quando il fascismo fascista è caduto, tutto è tornato come prima. Lo si è visto anche in Portogallo: dopo quarant'anni di fascismo, il popolo portoghese ha celebrato il primo maggio come se l'ultimo lo avesse celebrato l'anno prima.
È ridicolo dunque che Fortini retrodati la distinzione tra fascismo e fascismo al primo dopoguerra: la distinzione tra il fascismo fascista e il fascismo di questa seconda fase del potere democristiano non solo non ha confronti nella nostra storia, ma probabilmente nell'intera storia. 


Io tuttavia non scrivo il presente articolo solo per polemizzare su questo punto, benché esso mi stia molto a cuore. Scrivo il presente articolo in realtà per una ragione molto diversa. Eccola.
Tutti i miei lettori si saranno certamente accorti del cambiamento dei potenti democristiani: in pochi mesi, essi sono diventati delle maschere funebri. È vero: essi continuano a sfoderare radiosi sorrisi, di una sincerità incredibile. 

 
Nelle loro pupille si raggruma della vera, beata luce di buon umore. Quando non si tratti dell'ammiccante luce dell'arguzia e della furberia. Cosa che agli elettori piace, pare, quanto la piena felicità. Inoltre, i nostri potenti continuano imperterriti i loro sproloqui incomprensibili; in cui galleggiano i "flatus vocis" delle solite promesse stereotipe.

In realtà essi sono appunto delle maschere. Son certo che, a sollevare quelle maschere, non si troverebbe nemmeno un mucchio d'ossa o di cenere: ci sarebbe il nulla, il vuoto. La spiegazione è semplice: oggi in realtà in Italia c'è un drammatico vuoto di potere. Ma questo è il punto: non un vuoto di potere legislativo o esecutivo, non un vuoto di potere dirigenziale, né, infine, un vuoto di potere politico in un qualsiasi senso tradizionale. Ma un vuoto di potere in sé. 

Come siamo giunti, a questo vuoto? O, meglio, "come ci sono giunti gli uomini di potere?".  La spiegazione, ancora, è semplice: gli uomini di potere democristiani sono passati dalla "fase delle lucciole" alla "fase della scomparsa delle lucciole" senza accorgersene. Per quanto ciò possa sembrare prossimo alla criminalità la loro inconsapevolezza su questo punto è stata assoluta; non hanno sospettato minimamente che il potere, che essi detenevano e gestivano, non stava semplicemente subendo una "normale" evoluzione, ma sta cambiando radicalmente natura. 

Essi si sono illusi che nel loro regime tutto sostanzialmente sarebbe stato uguale: che, per esempio, avrebbero potuto contare in eterno sul Vaticano: senza accorgersi che il potere, che essi stessi continuavano a detenere e a gestire, non sapeva più che farsene del Vaticano quale centro di vita contadina, retrograda, povera. Essi si erano illusi di poter contare in eterno su un esercito nazionalista (come appunto i loro predecessori fascisti): e non vedevano che il potere, che essi stessi continuavano a detenere e a gestire, già manovrava per gettare la base di eserciti nuovi in quanto transnazionali, quasi polizie tecnocratiche. 

E lo stesso si dica per la famiglia, costretta, senza soluzione di continuità dai tempi del fascismo, al risparmio, alla moralità: ora il potere dei consumi imponeva a essa cambiamenti radicali nel senso della modernità, fino ad accettare il divorzio, e ormai, potenzialmente, tutto il resto, senza più limiti (o almeno fino ai limiti consentiti dalla permissività del nuovo potere, peggio che totalitario in quanto violentemente totalizzante). 

Gli uomini del potere democristiani hanno subito tutto questo, credendo di amministrarselo e soprattutto di manipolarselo. Non si sono accorti che esso era "altro": incommensurabile non solo a loro ma a tutta una forma di civiltà. Come sempre (cfr. Gramsci) solo nella lingua si sono avuti dei sintomi. Nella fase di transizione - ossia "durante" la scomparsa delle lucciole - gli uomini di potere democristiani hanno quasi bruscamente cambiato il loro modo di esprimersi, adottando un linguaggio completamente nuovo (del resto incomprensibile come il latino): specialmente Aldo Moro: cioè (per una enigmatica correlazione) colui che appare come il meno implicato di tutti nelle cose orribili che sono state, organizzate dal '69 ad oggi, nel tentativo, finora formalmente riuscito, di conservare comunque il potere. 

Dico formalmente perché, ripeto, nella realtà, i potenti democristiani coprono con la loro manovra da automi e i loro sorrisi, il vuoto. Il potere reale procede senza di loro: ed essi non hanno più nelle mani che quegli inutili apparati che, di essi, rendono reale nient'altro che il luttuoso doppiopetto. 

Tuttavia nella storia il "vuoto" non può sussistere: esso può essere predicato solo in astratto e per assurdo. È probabile che in effetti il "vuoto" di cui parlo stia già riempiendosi, attraverso una crisi e un riassestamento che non può non sconvolgere l'intera nazione. Ne è un indice ad esempio l'attesa "morbosa" del colpo di Stato. Quasi che si trattasse soltanto di "sostituire" il gruppo di uomini che ci ha tanto spaventosamente governati per trenta anni, portando l'Italia al disastro economico, ecologico, urbanistico, antropologico. 


In realtà la falsa sostituzione di queste "teste di legno" (non meno, anzi più funereamente carnevalesche), attuata attraverso l'artificiale rinforzamento dei vecchi apparati del potere fascista, non servirebbe a niente (e sia chiaro che, in tal caso, la "truppa" sarebbe, già per sua costituzione, nazista). Il potere reale che da una decina di anni le "teste di legno" hanno servito senza accorgersi della sua realtà: ecco qualcosa che potrebbe aver già riempito il "vuoto" (vanificando anche la possibile partecipazione al governo del grande paese comunista che è nato nello sfacelo dell'Italia: perché non si tratta di "governare").

Di tale "potere reale" noi abbiamo immagini astratte e in fondo apocalittiche: non sappiamo raffigurarci quali "forme" esso assumerebbe sostituendosi direttamente ai servi che l'hanno preso per una semplice "modernizzazione" di tecniche. Ad ogni modo, quanto a me (se ciò ha qualche interesse per il lettore) sia chiaro: io, ancorché multinazionale, darei l'intera Montedison per una lucciola. 
Cosa dire? Meravigliosi pensieri di un intellettuale talmente lungimirante da risultare attuale sempre. D'altra parte, l'intelligente pensiero supera la dimensione del tempo. E cosa dire invece delle illustrazioni con le quali siamo cresciuti ? Mah !
Soundtrack: Chaplin & Keaton: Violina and piano
 

Sunday, June 26, 2016

Ci ricordiamo della "Questione morale"? Era il ...

Ilya Kuvshinov
Rebecca si era vestita di rosso e portava i capelli sciolti sulle spalle. Irregolari nel taglio e selvaggi nell'essere spettinati. Il trucco profondo intorno agli occhi a sottolineare uno sguardo intenso e un plico di fogli singoli nella mano destra. Si guardava intorno per cercare di capire come era composta la compagnia che sedeva al tavolo quel pomeriggio di inizio estate sul lungolago di Arona.

Il sole era già basso sull'orizzonte ma il cando riusciva ancora a fare sciogliere rapidamente il ghiaccio nei bicchieri e qualcuno fumava, alzando una nuvola nel cielo fermo dell'assenza di vento. I discorsi languivano dopo avere esaurito quelli dell'attualità, complice il caldo e il languore di fine giornata.
Sol Halabi
Rebecca si è presentata. Giornalista di moda per un mensile famoso in lingua inglese. Appassionata di musica e autrice di articoli sotto pseudonimo che venivano pubblicati da riviste, blog e qualche quotidiano di orientamento di sinistra extraparlamentare. Bella e fiera diremmo. Gli sguardi di chi non la conosceva si incrociavano con quelli dei suoi amici che anticipavano i successivi minuiti di "istruzione politica". 

Già, istruzione politica era l'obiettivo della venuta di Rebecca al nostro stare oziosamente a guardare il lago e la gente passeggiare. Una borghesia media dall'apparente forte disimpegno. Almeno in quel momento. Rebecca avrebbe modificato l'atmosfera. "Vi invito ad un indovinello ... leggerò delle frasi e Voi proverete a indovinare a cosa fanno riferimento e a chi appartengono e quando sono state pronunciate ... OK?"
Michael C. Mendez - "The Killing Jar"
"Scusa Rebecca, ma a fronte di tutto questo impegno, ché non ci propinerai frasi di Woody Allen o di Topolino e di chissà quale altro personaggio divertente, cosa vinciamo se ci azzecchiamo?" ero stato pronto, anche per cercare di buttare sul divertente quello che temevo sarebbe stato invece provocatorio ...

"Diciamo che chi vince, cioè ci azzecca, verrà a cena con me alla "Libertaria", una trattoria che un mio caro amico ha aperto qualche decennio fa ... all'Isola d'Elba! Ospiti a cena e a casa mia per il fine settimana!Non scherzo. Ho bisogno di persone di un certo tipo e le cerco così, cun un quiz."
Neville Lewis - Portrait of a young Malay girl. South African
Abbiamo fatto il giro delle ordinazioni. Qualcuno ha acceso una sigaretta. Pippo si è allontanato sottovento ed ha acceso il sigaro e qualcuno ha avuto il coraggio di rendere silenzioso il cellulare. Pronti.

Rebecca si è schiarita la voce, ha preso i flgli e li ha disposto sul tabolino ed ha cominciato. "I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune."
William Oxer - The Glance

Luigi ha avanzato un 'Beppe Grillo' ma è stato subito zittito da Rebecca che ha proseguito.

"La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un "boss" e dei "sotto-boss". La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. "
Stephen Mackey

"Ci sono, si riferisce a ... Berlusconi e a Forza Italia ... ma questo sembra valere anche per l'UDC e poi Fratelli d'Italia. Insomma, è una fotografia di qualsiasi partito. Italiano ed estero. Potrebbe essere Marco Travaglio!" Silenzio di rebecca. Pochi istanti e poi, la ripresa del test.

"... la degenerazione dei partiti è la causa della crisi italiana ... Perché? I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai TV, alcuni grandi giornali."

Richard Edward Miller - Miss 'V' in Green - 1920
"Oh, questo potrebbe averlo detto chiunque. Qualsiasi segretario di partito. Qualsiasi politico. Tutti pronti a scagliarsi contro tutti gli altri. E' difficile poterlo attribuire a qualcuno in particolare. E' così. Lottizzazioni in tutti i campi!" aveva detto Pierluigi mentre si era alzato per raggiungere Pippo che gli aveva offerto un mezzo toscano.

"Per esempio, oggi c'è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico."
Christian Schloe - Wish
"Questo mi fa ricordare i 'furbetti del quatriere' e Fazio con le scalate alle grandi aziende e banche italiane. Quindi si tratta di qualcosa di vecchio. Potrebbe essere qualcosa pubblicato su Repubblica ma non so identificare l'articolista. Direi Scalfari a fronte dello scandalo dei palazzinari romani e dell'ex Governatore Fazio". Giorgio si era buttato nelle considerazioni sul passato. Rebecca continuava a leggere.

"Tutte le "operazioni" che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell'interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica."
Augustus John - Luisa Casati - 1919
"Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un'autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un'attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti."

"Beh, questa è la realtà da sempre. Craxi decideva dei Primari e chi voleva qualcosa sapeva a quale santo votarsi ... Si tratta di qualcosa su Tangentopoli? Di Pietro, forse?" aveva azzardato Antonietta mentre sorseggiava un Mohito con ghiaccio tritato.
Edmond-Francois Aman-Jean - Portrait d’une Jeune Fille a Robe Rose
" Noi pensiamo che il privilegio vada combattuto e distrutto ovunque si annidi, che i poveri e gli emarginati, gli svantaggiati, vadano difesi, e gli vada data voce e possibilità concreta di contare nelle decisioni e di cambiare le proprie condizioni, che certi bisogni sociali e umani oggi ignorati vadano soddisfatti con priorità rispetto ad altri, che la professionalità e il merito vadano premiati, che la partecipazione di ogni cittadino e di ogni cittadina alla cosa pubblica debba essere assicurata."

"Ah. questo è un discorso di sinsitra. E' roba di annata. Non si sente più parlare così. penso si debba saltare indietro di tanti e tanti anni. Un dirigente comunista. Forse un Dirigente sindacalista. Direi Berlinguer o Luciano Lama!"  Caterina sembrava totalmente sicura. Sentiva di avere riconosciuto qualcosa di familiare. Rebecca continuava a leggere.
André Derain
" Noi pensiamo che il tipo di sviluppo economico e sociale capitalistico sia causa di gravi distorsioni, di immensi costi e disparità sociali, di enormi sprechi di ricchezza. Non vogliamo seguire i modelli di socialismo che si sono finora realizzati, rifiutiamo una rigida e centralizzata pianificazione dell'economia, pensiamo che il mercato possa mantenere una funzione essenziale, che l'iniziativa individuale sia insostituibile, che l'impresa privata abbia un suo spazio e conservi un suo ruolo importante."

"Basta. Ho capito. Anche io sono dell'avviso di Caterina. Berlinguer o Lama. Uno dei due!" Enzo aveva quasi gridato queste parole ela gente si era voltata a guardare il variopinto gruppo (le camicie colorate si precavano).
John Briggs Potter - Portrait of a Young Lady
"Siamo convinti che tutte queste realtà, dentro le forme capitalistiche -e soprattutto, oggi, sotto la cappa di piombo del sistema imperniato sulla DC- non funzionano più, e che quindi si possa e si debba discutere in qual modo superare il capitalismo inteso come meccanismo, come sistema, giacché esso, oggi, sta creando masse crescenti di disoccupati, di emarginati, di sfruttati. Sta qui, al fondo, la causa non solo dell'attuale crisi economica, ma di fenomeni di barbarie, del diffondersi della droga, del rifiuto del lavoro, della sfiducia, della noia, della disperazione. È un delitto avere queste idee?"

Rebecca ci aveva avvisato con la mano che eravamo arrivati qualsi alla fine del test e il suo sorriso preannunciava che non eravamo andati troppo lontano dalla verità.
Patrick Palmer - 2012
" La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell'amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell'Italia d'oggi, fa tutt'uno con l'occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt'uno con la guerra per bande, fa tutt'uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semmplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano."

"OK. Finito. Hai detto due parole che bastano. questione morale. Signori è il grande, meraviglioso berlinguer che parla. Ho capito!. L'intervista di Scalfari con Berlinguer. Mi sembra del 1981. trentacinque anni fa. Dio mio com'é lontana e quanto era vera e profetica di quanto c'era e di cosa sarebbe venuto fuori negli anni a venire se non si fosse posto un freno alla degenerazione culturale e sociale e politica!: Era Valerio ad avere detto queste parole e Rebecca si era fermata e aveva aperto un sorriso bellissimo.
Niels Frederik Schiottz-Jensen - A Lady Reading in the Garden - 1894
"Ecco perché gli altri partiti possono provare d'essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche. [...] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude ... si erano le parole del grande Enrico Berlinguer. Hai ragione Valerio. Ma anche Caterina e poi Enzo hanno avuto ragione. Giorgio si era avvicinato, pensando a Scalfari."

Rebecca aveva poi ripreso "... il principale malanno delle società occidentali è la disoccupazione, poi l'inflazione. I due mali non vanno visti separatamente. L'inflazione è -se vogliamo- l'altro rovescio della medaglia. Bisogna impegnarsi a fondo contro l'una e contro l'altra."
Daniel F. Gerhartz - The woman playing the harp
"Guai a dissociare questa battaglia, guai a pensare, per esempio, che pur di domare l'inflazione si debba pagare il prezzo d'una recessione massiccia e d'una disoccupazione, come già in larga misura sta avvenendo. Ci ritroveremmo tutti in mezzo ad una catastrofe sociale di proporzioni impensabili. Ho finito. Questo, trentacinque anni fa! Ed ora ci siamo proprio dentro. Disoccupazione, inflazione, deflazione. E la questione morale, più attuale che mai!"

Soundtrack: Pink Floyd - Pulse - Concert HD

Friday, June 24, 2016

Brexit ... Cosa significa?

 
Linda mi guarda e mi dice che ha telefonato a sua mamma a Londra. Le ha chiesto come ha votato e si è sentita rispondere che un acquazzone enorme le ha impedito di farlo. Si è presa la testa fra le mani ed ha scosso il capo.
"Come ha fatto Cameron a pensare a questo referendum per rinforzare la propria leadership? Come hanno fatto i ceti più bassi, tipo Ken Loach, a credere che leave europe potrà garantire loro il benessere e la protezione dallo straniero? Come può  quel 51% pensare che isolati si stia meglio?"
Le ho risposto, "come potranno pensare che in questo modo risparmieranno visto che dovranno continuare a contribuire per l'Europa e che tutti i trattati e le agevolazioni economiche si fermeranno ... E che le banche andranno via dalla City e le università non avranno più docenti e ricercatori dall'Europa?"
"Il mondo non è una mappa dove si può andare a destra o a sinistra ... Il mondo è una sfera e ogni direzione fa tornare alla base e non esiste una barriera alle conseguenze." Ho proseguito. "Scozia, Irlanda, resterete in gran Bretagna? O sarà la fine e l'Inghilterra resterà sola?" Mi hai ribattuto.
"Non sarà la fine dell'Europa e non ci saranno grexit, frexit e italxit ... Solo si dovrà comunicare di più quanto l'Europa fa per gli europei per evitare la tristezza del populismo" e ti vedevo piangere. E non ero felice neppure io.

Thursday, June 16, 2016

Il tempo, le lacrime e il gatto

Natalia Vodianova as model for Francesco Clemente. Vogue, December 2008. Photograph by Annie Leibovitz
Sempre di fretta ... sempre più di fretta .... mai un momento di calma perché si è sempre in ritardo! "Scusa, per quando era questo?" chiedeva Marisa a Nicole, sua amica e collega. "Mah, vedi un po' tu ... Federico stamane ci ha detto che era per ... ieri!" e non ha potuto fare a meno di ridere. Marisa però era serissima e decisamente angosciata. Forse troppe cose, troppo lavoro da diverse settimane. Sempre sotto pressione.

Anche a casa, aveva detto, le cose non andavano meglio. Luciano le sembrava distratto, assente e questo, temeva, non faceva presagire niente di buono. Forse era lei che non riusciva a dare nulla, nulla di più di quello che stava dando al lavoro. "Mi sembra di non avere spazio per nient'altro! Arrivo a casa, svuotata, e mi butto sul divano senza nessuna voglia." aveva continuato Marisa.
Krshna
"Niente cena, niente parlare insieme e poi, di corsa a letto per non addormentarsi sul divano. E, a letto, niente di niente. Poi, al mattino, è un solo buttarsi giù dal letto, lavarsi e vestirsi e uscire per truccarsi in auto per non arrivare tardi. Ed entro in ufficio che inizia il sole ed esco che il sole è già tramontato e la giornata è finita." Stava per piagere, ormai il fiume era in piena e non si fermava.

Nicole aveva una cena interessante quella sera. Finalmente Dino si era deciso e l'aveva invitata ... 'chissa?', pensava. E quell'inizio di Marisa non faceva presagire nulla di buono, almeno come tempi. Un pianto, un doveroso abbraccio, stare vicine, appoggiarsi l'un l'altra e parlare, parlare e parlare fitto fitto. Il tutto, poteva chiedere anche un'ora, se non di più ... e Dino?
Félix Vallotton - Interior - 1903
Portarla dietro sarebbe stato un disastro ... addio cenetta a due! E sopratutto, un esordio tragico per un qualcosa che poteve avere un seguito. Dino era proprio carino carino. Alto, snello, atletico ma non troppo, piacevolmente intellettuale (anche in questo, non troppo, quel giusto per essere interessante senza annoiare) e impegnato (non ricordava bene in cosa ...) e con quella mezza barba sulle guance che si coloravano di un biondo-rosso. E, occhi verdissimi! Oggettivamente, chi se sarebbe giocato, perso, per un'amica in lacrime?!?

Nicole aveva deciso. Meglio vuotare il sacco e non fare la figura dell'insensibile facendo leva sul senso di reciproca disperazione con un'apertura per lei. "Quanto hai ragione! Qui ci spremono in modo assurdo! Io stessa ero arrivata a non avere più vita. Sai, ricordi, Luciano ed io ci eravamo lasciati alcuni mesi fa e proprio per questo inaridirsi per la stanchezza eccessiva. Ho passato mesi desolatissimi ... sola, disperata ... ma ora sembra esserci uno spiraglio. Sai, si chiama Dino."
Lina Scheynius
Marisa aveva tirato su con il naso ma in modo sommesso e aveva stampato il suo sguardo negli occhi blu di Nicole. Un mezzo sorriso le era apparso sul viso che era ancora bagnato di lacrime. L'interesse per l'amica aveva sospeso la tristezza dentro il suo cuore. "Chi è Dino? Andate d'accordo?" aveva sospirato Marisa mentre cercava una sigaretta nella borsetta.

"Dino è un architetto che ho conosciuto quella volta che cercavo un nuovo divano. Ricordi che il mio era stato distrtto da Amanda, la gatta persiana che avevo? Ecco, Dino l'ho incontrato in un salone di arredamento perché lui cercava delle sedie per la cucina. Divano ... cucina e poi quattro chiacchere e lunghe telefonate. Per ora è tutto così. Ma, stasera, forse ..." Temeva in una risposta distratta che non sembrasse considerare quell'ultima frase su cui aveva puntato tutto. Le sue speranze di mollare e correre all'appuntamento ...
Josephine Haswell Miller - The House on the Canal
Una pausa di silenzio lunga, troppo lunga. "Sai questa sera mi ha chiesto il primo appuntamento ... fra poco ... il tempo di una doccia, di cambiarmi, rifare il trucco e ... possiamo dire? Giocarmela tutta. magari inizia qualcosa e con l'inizio anche la ripromessa di cercare di fare funzionare meglio le cose ..." Quel terribile silenzio (senza speranza) l'aveva indotta a proseguire con precisazioni ... Poteva un'amica, per quanto affranta, negare ad un'altra amica un possibile sbocco affettivo? Sarebbe stato un atto di egoismo mostruoso!

Era riuscita a girare la frittata! Ora era lei quella che doveva essere aiutata dall'amica. Aiutata a venire fuori dall'impasse affettivo. Lei aveva una possibile via d'uscita e Marisa non poteva negargliela! Sarebbe stato un gesto inammissibile da un'amica. E in questo ci aveva azzeccato. Marisa aveva smesso di singhiozzare. Si era soffiata il naso e l'aveva guardata con un sorriso. "Vai, che aspetti, almeno tu hai una possibilità di ricominciare. Mi hai anche fatto venire in mento una cosa che avevo dimenticato. Avevo dimenticato Rodolfo, sai, quel professore di matematica del liceo artistico ..."
B.B.
"Chi è questo Rodolfo?" aveva subito ribattuto Nicole, "non ne ho mai sentito parlare da te ... cosa mi stavi nascondendo?" stava ridendo lei ed anche Marisa. Erano due amiche che condividevano reciproci segreti affettivi. Stanchezza e disperazione sembravano alle spalle. Effetto della complicità femminile.

Sarebbe uscita con Dino e poteva anche essere che Marisa chiamasse Rodolfo e si vedessero. Quella stessa sera, magari, oppure domani. Meglio stasera. Ufficio, stanchezza, sfruttamento, desolazione di una vita senza grosso senso, dedicata alla momentaneità e non ai reali valori esistenziali sarebbero scomparsi, svaniti come fonte di preoccupazione, ansia e depressione.
Edvard Munch - Elm Forrest in Spring  -  923
L'incontro con un altro essere umano, premessa ad un qualcosa (forse), ad una nuova opportunità, ad un inizio, ad una rinascita e ad una ripromessa di essere diversi, sarebbe stato a sua volta sfruttato per prendere quella boccata di ossigeno di cui entrambe avevano bisogno.

Ma, quanto sarebbe durata? Quanto sarebbe durata se non avessero capito che la vita va traslata e vissuta su piani esistenziali e valori differenti? Il gatto le guardava ed aveva capito che - per lui - quella sera non ci sarebbero state coccole e che, al rientro di Marisa (o anche di Nicole, se consideriamo la sua gatta), avrebbe dovuto sfoderare tutte le sue capacità per consolarla (se fosse andata male) o di scappare a dormire lontano (se fosse rientrata con qualcuno). Noia prevedibile dei ruoli della vita.
Krshna
Soundtrack: Bill Kirchen & Texicalli "Sitting On Top Of The World"

Tuesday, June 14, 2016

Let Me Blow Ya Mind

 

"Let Me Blow Ya Mind"
(feat. Gwen Stefani)
[Eve]
Uh, uh, uh, huh
Yo, yo
Drop your glasses, shake your asses
Face screwed up like you having hot flashes
Which one, pick one, this one, classic
Red from blonde, yeah bitch I'm drastic
Why this, why that, lips stop askin
Listen to me baby, relax and start passin
Expressway, hair back, weavin through the traffic
This one strong should be labeled as a hazard
Some of y'all niggas hot, sike I'm gassin
Clowns I spot em and I can't stop laughin
Easy come, easy go, E-V gon' be lastin
Jealousy, let it go, results could be tragic
Some of y'all aint writin well, too concerned with fashion
None of you aint Gizelle, cat walk and imagine
Alotta y'all Hollywood, drama, passed it
Cut bitch, camera off, real shit, blast it
[CHORUS: Gwen Stefani]
And if I had to give you more
It's only been a year
Now I got my foot through the door
And I aint goin nowhere
It took awhile to get me in
And I'm gonna take my time
Don't fight that good shit in your ear
Now let me blow ya mind
[Eve]
They wanna bank up, crank up, makes me dizzy
Shank up, haters wanna come after me
You aint a ganster, prankster, too much to eat
Snakes in my path wanna smile up at me

Now while you grittin your teeth
Frustration baby you gotta breathe
Take alot more than you to get rid of me
You see I do what they can't do, I just do me
Aint no stress when it comes to stage, get what you see
Meet me in the lab, pen and pad, don't believe
Huh, sixteens mine, create my own lines
Love for my wordplay that's hard to find
Sophomore, I aint scared, one of a kind
All I do is contemplate ways to make your fans mine
Eyes bloodshot, stressin, chills up your spine
Huh, sick to your stomach wishing I wrote your rhymes

[CHORUS] [Eve]
Let your bones crack
Your back pop, I can't stop
Excitement, glock shots from your stash box
Fuck it, thugged out, I respect the cash route
Locked down, blastin, sets while I mash out
Yeah nigga, mash out, D-R-E
Back track, think back, E-V-E
Do you like that (ooooh), you got to I know you
Had you in a trance first glance from the floor too
Don't believe I'll show you, take you with me
Turn you on, pension gone, give you relief
Put your trust in a bomb when you listen to me
'Dancin much, get it all? now I'm complete, uh huh
Still stallion, brick house, pile it on
Ryde or Die, bitch, double R, can't crawl
Beware, cuz I crush anything I land on
Me here, aint no mistake nigga it was planned on

 

Soundtrack:  Eve - Let Me Blow Ya Mind ft. Gwen Stefani