Friday, May 27, 2016

Ohio - Kent State University Campus - Massacre

 
Quattromaggiomillenovecentosettanta
Ohio - Kent State - University Campus
67 colpi sparati in 13 secondi.
4 studenti uccisi perché colpiti alle spalle.
9 studenti feriti perché colpiti alle spalle.
Mentre scappavano di fronte all'attacco della polizia.
Mentre protestavano contro l'invasione della Cambogia.
Ordinata dal presidente Nixon.
  1. Joseph Lewis, Jr., 20 yards, wounded in the right abdomen and the left lower leg.
  2. Thomas V. Grace, 20 yards, wounded in the left ankle.
  3. John R. Cleary, 37 yards, wounded in the left upper chest.
  4. Allen Michael Canfora, 75 yards, wounded in the right wrist.
  5. Jeffrey Glenn Miller, 85 to 90 yards, killed by a shot in the mouth.
  6. Dean R. Kahler, 95 to 100 yards, wounded in the left side of the small of his back. A bullet fragment lodged in his spine, and he is paralyzed from the waist down.
  7. Douglas Alan Wrentmore, 110 yards, wounded in the right knee.
  8. Allison B. Krause, 110 yards, killed by a bullet that passed through her left upper arm and into her left side
  9. James Dennis Russell, 125 to 130 yards, wounded in the right thigh and right forehead
  10. William K. Schroeder, 130 yards, killed by a shot in the left back at the seventh rib.
  11. Sandra Lee Scheuer,130 yards, killed by a shot through the left front side of the neck.
  12. Robert Stamps, 165 yards, wounded in the right buttock.
  13. Donald Scott Mackenzie, 245 to 250 yards, wounded in the left rear of the neck.
Soundtrack: Shots on a massacre on 4th May, 1970


Tin soldiers and Nixon coming,
We're finally on our own.
This summer I hear the drumming,
Four dead in Ohio.

Gotta get down to it
Soldiers are cutting us down
Should have been done long ago.
What if you knew her
And found her dead on the ground
How can you run when you know?

Gotta get down to it
Soldiers are cutting us down
Should have been done long ago.
What if you knew her
And found her dead on the ground
How can you run when you know?

Tin soldiers and Nixon coming,
We're finally on our own.
This summer I hear the drumming,
Four dead in Ohio.

Ricordo di un'epoca che non sembra mai finire.
Ricordo di un modo di pensare, guardando la realtà.
Ricordo di una volontà di essere.
Sempre e solo se stessi, irriducibilmente leali.
Indipendentemente dal resto della società che vive anestetizzata.
Addormentata ed esclusa dalla propria dignià di pensare.
Route 66 diventa route 61. Oggi.
Soundtrack: Ohio - Crosby, Stills, Nash & Young (CSN 1974)

Tuesday, May 17, 2016

Ribelli e rivoluzione - A-Z

Lara aveva i capelli che venivano spettinati dal vento.
Lara aveva gli occhi bagnati di lacrime.
Daniele non aveva capito i suoi gesti.
Daniele si era convinto che ogni gesto fosse diretto a lui.

Andrea avrebbe voluto sbattere in faccia agli altri i suoi pensieri.
Andrea si sentiva vittima di un'ingiustizia.
Rosalba aveva messo una gonna troppo corta.
Rosalba non si sentiva forte delle proprie idee.
Bianca pensava che sarebbe riuscita ad averla vinta.
Bianca avrebbe barattato tutto per essere la prima.
Nicola si sentiva di continuare a migliorare sempre.
Nicola aveva nella propria umiltà il pregio maggiore.

Francesco era indeciso se tagliare la barba.
Francesco credeva più nell'estetica che nei valori concreti.
Gemma non si sentiva pronta per il grande passo.
Gemma continuava a studiare temendo la realtà.
Osvaldo Licini - Angelo ribelle su fondo rosso
Adriana sapeva di essere considerata molto bella.
Adriana era pronta a vestirsi male per passare inosservata.
Michele considerava che la cosa peggiore fosse l'insuccesso.
Michele era pronto a non lasciarsi mai andare.

Nicola era conscio dei propri limiti.
Nicola sentiva di dovere essere sempre prudente.
Simonetta aveva avvertito un vento freddo alle proprie spalle.
Simonetta temeva che nella vita non ci fossero vie di uscita.
Edvard Munch - Apple Tree in the Garden - 1932-1934
Caterina desiderava avere un bambino.
Caterina era single e aveva paura di essere troppo esigente.
Elio aveva un triste presentimento.
Elio era quasi certo che sarebbe morto giovane.

Oreste aveva poche idee ma era determinato.
Oreste era un esempio per tutti per la volontà.
Isolina avrebbe voluto cambiare il proprio nome.
Isolina ricordava una sua lontana bisnonna.
Maestro degli angeli ribelli - Caduta degli angeli ribelli e San Martino - 1340-1345 circa
Teresa aveva un vestito rosso come i suoi desideri.
Teresa camminava male e spesso la guardavano di nascosto.
Pietro sentiva che un giorno non avrebbe resistito.
Pietro non voleva dare la soddisfazione agli altri.

Valentina sperava di riuscire a comperare la casa.
Valentina era sempre in dieta per dimagrire.
Ugo non credeva nella spiritualità.
Ugo voleva solo divertirsi e non pensare.
John Millias - The Martyr of Solway (detail) - 1871
Zoe guardava gli altri e poi se stessa.
Zoe sentiva la propria diversità ed eraa felice e triste al tempo stesso.
Zoe era l'ultima di questa serie ma forse anche la prima.
Zoe riusciva sempre ad essere se stessa e a credere nel futuro.

Soundtrack: Free The Parrots! Here Comes The Sun

Monday, May 16, 2016

È vero che non ci capiamo ... Che non parliamo mai in due la stessa lingua

Ho visto anche degli zingari felici

È vero che dalle finestre
non riusciamo a vedere la luce
perché la notte vince sempre sul giorno
e la notte sangue non ne produce,
è vero che la nostra aria
diventa sempre più ragazzina
e si fa correre dietro
lungo le strade senza uscita,
è vero che non riusciamo a parlare
e che parliamo sempre troppo.

È vero che sputiamo per terra
quando vediamo passare un gobbo,
un tredici o un ubriaco
o quando non vogliamo incrinare
il meraviglioso equilibrio
di un'obesità senza fine,
di una felicità senza peso.
È vero che non vogliamo pagare
la colpa di non avere colpe
e che preferiamo morire
piuttosto che abbassare la faccia, è vero
cerchiamo l'amore sempre
nelle braccia sbagliate.

È vero che non vogliamo cambiare
il nostro inverno in estate,
è vero che i poeti ci fanno paura
perché i poeti accarezzano troppo le gobbe,
amano l'odore delle armi
e odiano la fine della giornata.
Perché i poeti aprono sempre la loro finestra
anche se noi diciamo che è
una finestra sbagliata.

È vero che non ci capiamo,
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e non facciamo mai niente.

È vero che spesso la strada ci sembra un inferno
e una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli,
è vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra,
ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.

2.

Siamo noi a far ricca la terra
noi che sopportiamo
la malattia del sonno e la malaria
noi mandiamo al raccolto cotone, riso e grano,
noi piantiamo il mais
su tutto l'altopiano.
Noi penetriamo foreste, coltiviamo savane,
le nostre braccia arrivano
ogni giorno più lontane.
Da noi vengono i tesori alla terra carpiti,
con che poi tutti gli altri
restano favoriti.

E siamo noi a far bella la luna
con la nostra vita
coperta di stracci e di sassi di vetro.
Quella vita che gli altri ci respingono indietro
come un insulto,
come un ragno nella stanza.
Ma riprendiamola un mano, riprendiamola intera,
riprendiamoci la vita,
la terra, la luna e l'abbondanza.

È vero che non ci capiamo
che non parliamo mai
in due la stessa lingua,
e abbiamo paura del buio e anche della luce, è vero
che abbiamo tanto da fare
e che non facciamo mai niente.
È vero che spesso la strada ci sembra un inferno
o una voce in cui non riusciamo a stare insieme,
dove non riconosciamo mai i nostri fratelli.
È vero che beviamo il sangue dei nostri padri,
che odiamo tutte le nostre donne
e tutti i nostri amici.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.

Ma ho visto anche degli zingari felici
corrersi dietro, far l'amore
e rotolarsi per terra.
Ho visto anche degli zingari felici
in Piazza Maggiore
ubriacarsi di luna, di vendetta e di guerra.



Soundtrack : CLAUDIO LOLLI - HO VISTO ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI

Saturday, May 14, 2016

Андре́й Андре́евич Вознесе́нский - Andrei Andreyevich Voznesensky

Georges Mathieu
"Se sono ignorante, non voglio morire in questo stato. E poi, chi mi fa dormire con la curiosità che tengo dentro di me? Non resisto a lavorare, fare la spesa, cucinare e mangiare e dormire per ricominciare ogni giorno da capo!" Chi stava dicendo questo era la custode filippina del nostro condominio.

Avevo visto che leggeva e leggeva e leggeva tutti i giorni dopo avere finito di pulire le scale. Non era come invece capita spesso, di quelle persone che in ogni momento di pausa prendono il telefonico e cominciano a smanettare ed a messaggiare.
Georges Mathieu
Notavo che lei non faceva così. Aveva sempre un libro in mano. Spesso titoli per me sconosciuti. Semplici romanzi ma, qualche volta, anche libri di poesie. "Dove li prendi? E come li scegli?" avevo domandato una volta, curioso di sapere come facesse ad avere quei libri.

"La nostra Parrocchia ha una piccola biblioteca e lì prendo i libri. Li scelgo un po' a caso. Qualche volta cìè una persona che mi consiglia ma più spesso mi baso sul titolo del libro, sulla copertina e poi lo apro e provo a leggere. Se mi piace come è scritto, lo prendo." ed ha sorriso con quei denti bianchissimi che spesso hanno le giovani orientali.
Georges Mathieu
Anche noi siamo ignoranti. Basterebbe guardare quanti libri ci sono nelle librerie o nelle bibliotece e pensare quanti ne abbiamo letti e di quanti autori sappiamo dire qualcosa. E' come nella vita. Possiamo mai sapere qualcosa di lei? Conosciamo al iù una parte che è ben poca cosa nel computo totale della vita da quando esiste. La nostra vita ha una dimensione minima, infinitesimale. E quindi, cosa sappiamo noi?

E se consideriamo che la vita è intrinsecamente fusa con la conoscenza della natura e dell'uomo, immaginiamoci quanto possiamo riuscire a conoscere di tutto questo nel breve trascorrere di una sola esistenza. E allora, i libri. Conoscenza indiretta. E l'uomo stesso, attraverso il racconto dei propri pensieri e delle proprie esperienze. Anche questa, conoscenza indiretta.

Georges Mathieu
Tanto per essere un pochino meno ignoranti. 

Andrej Voznesenskij
Soundtrack:  Gianfranco Manfredi - Ma chi ha detto che non c'è - 1977

Thursday, May 12, 2016

Camminare come un pendolo ... e chiedersi ... dov'è la perfezione?

 
Sono uscito a fare la spesa ma per me la spesa non è uno scherzo. Già pochi, i soldi, ma sopratutto l'impresa di andare e tornare dal discount. Poche cose da prendere, quelle che mi posso permettere, e  poche cose da portare perché di più non mi è possibile.

Un piccolo zaino è quello che riesco ad avere con me, ma devo chiedere l'aiuto per riuscire a mettermelo sulle spalle, dopo averlo riempito delle poche cose che può contenere. Devo trovare un punto di appoggio affidabile perché, se cado a terra, diventa tutto un dramma ed è umiliante.
Sayaka Maruyama
Non so perché sono così. Sono ignorante e nessuno mi ha mai spiegato come è successo. So che ci sono cresciuto ed ho visto gli altri correre e giocare e prendere il volo verso una vita diversa, normale, con una ragazza al fianco che sorrideva. Io, semplicemente, no. Nulla di tutto questo, mai.

Non ricordo di me stesso che camminavo. Non ricordo di un gioco insieme da altri, come gli altri. Le stampelle sono sempre state con me e io con loro. Le mie compagne. Ormai rovinate come i miei pantaloni che sarebbero proprio da sistemare e lavare ... ma non ce la faccio. Le scarpe sono grosse e pesanti ma proprio per questo mi aiutano a muovermi.
Marlene Dumas
Oscillo come un pendolo. Mi lancio in avanti e poi le gambe oscillano e si portano più avanti del tronco. Così mi appoggio e quindi sollevo le grucce per portarle in avanti facendo perno sulle gambe. Ferme e rigide sugli scaponi pesanti. E così, procedo in avanti. Non posso muovermi all'indietro come fanno gli altri. Devo prima voltarmi tutto. E poi, spesso devo fermarmi perché fare così è molto faticoso.

Mi fermo e riposo. Le braccia e le gambe sono affaticate e, se c'è il sole, mi bagno di sudore e così anche i vestiti, la camicia, la maglietta e i pantaloni. Però non ce la faccio a lavarmi bene e questo aggiunge il peggio al peggio. Rimango così, costretto ad essere conciato e maleodorante e lento e trascurato.
Eppure, quando mi fermo mi guardo intorno e guardo le altre persone passare ed essere normali, guidare, correre, andare in bicicletta e tenersi per mano. O anche solo gesticolare mentre camminano o salgono sale sul tram. Vorrei tutta questa banale normalità anche per me. Mi sembra che nessuno si domandi cosa penso. Faccio parte del paesaggio di una strada periferica di città, con persone normali e storpi che passano e vanno.

Una cosa bella però la faccio. Scrivo male ma mi sento di scrivere poesie. Le tengo in un quaderno che è avvolto in un foglio di plastica e ogni giorno lo tiro fuori e scrivo. Una serie di parole e di pensieri ogni giorno. Da anni e anni. Una matita. Una sola matita che si consuma e ogni volta nasce il timore di non trovarne un'altra e di non potere più scrivere.
Alex Webb
Ma poi, mi domando, scrivere per cosa? Chi mai leggerà qualcosa da me e questo quaderno si perderà la prima volta che avrò bisogno di un aiuto e qualcuno raccoglierà le mie cose. Le raccoglierà e finiranno tutto in un sacco che metteranno sotto la branda e che poi si perderà. Chi si domanderà cosa c'è dentro quella busta di plastica. Avranno persino schifo di frugare dentro.

E la somma dei miei pensieri che si è composta nel tempo, giorno dopo giorno, si sfilaccerà in un semplice dimenticarsi di quel sacco o nel non considerare che io abbia mai potuto esprimere qualcosa al di fuori del semplice oggettivo concatenarsi di gesti, azioni, motivate da fisiche esigenze.
Mikiel - 2015
E allora, cosa fare? Io, il nulla e al tempo stesso, contenitore di perfezione del pensare dell'uomo. Perché il pensiero in sè è perfezione. Astrazione dalla realtà e giudizio della stessa. Composizione sublime anche se grezza e sporca. Anche se sgrammaticata e puzzolente. La perfezione del pensare che si sposa al mio cammino da storpio che fa il pendolo sulle grucce e avanza.

Cosa fare? Come fare per destare l'attenzione sul pensare che si nasconde dentro ogni realtà, anche la più miserevole? Devo forse trovare il coraggio di scrivere il mio nome sul quaderno. Scrivere da dove vengo e chi è stata la mia famiglia che mi ha generato e di cosa si è composta la mia esperienza di vita. Chi fui, chi sono stato e chi sono. Cosa ho visto e sentito?
Ilya Repin
Compagno di ciò che striscia e corre via nel buio e negli angoli. Con il sapore della polvere e delle mani che non trovano il sapone. Con l'odore delle corporeità che si accumulano in un desiderio di lavarsi e di pulirsi che non trova soddisfazione. E con il prurito della pelle che tiene svegli. E il freddo dell'inverno che ti culla pericolosamente.

Dovrò trovare il coraggio di comperare del vino o, meglio, una bottiglia di liquore e poi una latta di benzina e poi ubriacarmi e poi darmi fuoco. Per bruciare stordito dall'alcool. Urlare lo stesso ma incapace di reagire. Bruciare per diventare irriconoscibile e perchè scompaia tutto. I vestiti laceri e sporchi. Le grucce rovinate e le scarpe pesanti e tutte consumate. Perché tutto di me divenga sterile e nessuno possa più guardarmi con disprezzo.
E volerò via. Nel fumo. Rimarranno sulla terra le impronte del volo dei miei pensieri. La mia grezza poesia. E si dirà che ho vissuto non riconosciuto e qualcuno magari utilizzerà il mio nome per cercare di migliorare qualcosa. Per dare dignità o una parvenza di dignità a chi altrimenti è reietto e disprezzato o guardato con sospetto e disgusto.

Magari il mio nome diventerà un simbolo e continuerà a volare. E una briciola dei miei pensieri rimarrà scritta su una lapide. Chi sono stato, come ho vissuto e guardato e riflettuto e amato e giudicato e desiderato.
Sylvia Plath
In fondo, la perfezione sta nella dimostrazione della grandezza che è intrinseca nel pensiero. Non importa se concepito da una persona bella e desiderabile o da un cencioso storpio che puzza perché non può lavarsi. La perfezione è nella vita e in ciò che da essa si genera. In fondo ...
Soundtrack: Rolling Stones - 1968 Beggars Banquet Sessions - Family

Tuesday, May 10, 2016

Una vetrina e un salto di 50 anni

John William Waterhouse - Boreas (detail) - 1903
Quando si gira oziosamente per la città può capitare di trovarsi lungo percorsi che una volta erano assai familiari. Non so se la cosa avviene in modo voluto oppure inconsciamente. Fatto è che mi capita spesso di guadagnarmi una manciata di tempo per girare guardando intorno a me alla ricerca delle sensazioni vecchie oppure nuove che la realtà può evocare.

In fondo, troppo spesso viviamo senza osservare in modo sensibile il mondo intorno a noi, troppo impegnati sul contingente e sulle pendenze che dobbiamo soddisfare ed evadere. Quando si dedica al lavoro e quanto a noi stessi? Si tratta di una scelta doverosa, in fondo la vita è una sola e non può essere solo impegno di lavoro e stanchezza.
Edvard Munch - Walking in the Garden - 1930
Ecco che quella domenica (o era un sabato?), insomma avevo finito di lavorare di notte ed ero mollemente stanco ma felicemente libero. Conscio di avere fatto quello che dovevo e che quindi nulla e nessuno poteva interrompere quel flusso di pensiero libero in cui mi ero immerso. Avevo un appuntamento piacevole con un collega americano con cui parlare di una bella cosa, un progetto ambizioso e molto etico.

Ero quindi in ampio anticipo e l'incontro era fissato presso l'albergo in cui era prenotato per la sua permanenza nella nostra città. E l'albergo era situato nella zona che avevo frequentato per almeno tre anni in modo assiduo, visto che era la zona della scuola media e dove risiedevano i miei compagni che erano anche amici di gioco. Una zona vecchia della città, piena di case di ringhiera e di cortili in cui giocare.
Gustav Klimt - Two Girls with Oleander
Poco a poco venivano fuori i nomi dei compagnio e tra questi, quello di uno che era sempre diverso da tutti noi. Di famiglia montanara, vestiva pantaloni corti, calzettoni pesanti e scarpe robuste, tutto l'anno. Maglioni fatti a mano nelle stagioni fredde e magliette tradizionalissime e mai alla moda, durante quelle estive. Non ricordo il nome ma solo il cognome. Aveva una sorella più grande ma vestita nel suo stesso stile, da montanara. Con i capelli riuniti in due codine ai lati del capo. Le lentiggini tutti e due.

Lui spesso aveva un alito pesante perché amava mangiare, anzi sgranocchiare le teste dell'aglio. I denti bianchissimi e i capelli sul biondo scuro, sempre tagliati a spazzola. Non lo ricordo molto brillante ma sicuramente era diligente, ordinato e rispettoso nei confronti dei professori e delle regole della classe. Ordine, silenzio, diligenza ... forse era l'unico della classe con dieci in condotta.
Jules Bastien-Lepage - Saison d'Octobre (detail)
Io, invece, veleggiavo intorno all'otto in condotta ma ero anche il primo della classe che a volte sbagliava clamorosamente per fare in fretta e questo, avevo notato, faceva gioire qualcuno che invece conquistava a fatica la sufficienza. Ma si trattava di sensazioni transitorie, fugaci e di poco peso ma ... me lo ricordo ancora e quindi ...

 Diversi miei compagni appartenevano a famiglie che avevano un negozio, come Maurizio che aveva una panetteria, Enrico che aveva una pasticceria, Dante che vendeva le bibite al cinema, i due Fratelli che avevano un negozio di frutta e verdura. Corrado aveva un ristorante. Tutti questi negozi erano riuniti in una strada lunga qualche centinaio di metri. Le loro famiglie si conoscevano da tanto e io ero affascinato da queste dinamiche di amicizia. I miei, entrambi professionisti, non avevano simili cose. E io neppure.
Lui, il ragazzino montanaro aveva un negozio di arrotino e casalinghi. Ora, quella mattina, passando lungo quella strada non ho più visto la panetteria e neppure la pasticceria o il negozio di verdure. Il ristorante è cambiato e il cinema non esiste più. Ma, il negozio di arrtino era ancora là. La saracinesca chiusa e la scritta ormai appena leggibile. Eppure rivedevo la vetrina nei miei pensieri e nei ricordi. Ordinata nell'esposizione modesta con colori tenui e semplici. Così diversa da quelle a cui oggi siamo abituati.

E la nostalgia di quei giorni spensierati. Con i primi scambi di sguardi tra noi e le compagne di scuola (non di classe perché non esistevano le classi miste). Ricordo quella che era la più bella ma che aveva già il ragazzo che andava al liceo o alle superiori, non ricordo. C'era poi quella dalla pelle un po' scuretta perché di origini nordafricane. Si chiamava Nadine ed era molto bella con quella pelle ambrata e il viso occidentale ma con occhi molto grandi e scurissimi. Non so se avesse o meno il fidanzatino.
William-Adolphe Bouguereau - Girl with a pomegranate (Detail)- 1875
Penso di non averle mai rivolto la parola ma solo di averla osservata da lontano. Ero decisamente goffo e solitario e poi, il primo della classe è sempre in disparte. Poi, ero anche figlio di una professoressa e quindi guardato in modo diverso. E forse per questo mi comportavo da discolo al punto da creare in mia mamma l'imbarazzo di doversi scusare e firmare le note che portavo a casa. Veloce, vivace, brillante, emotivo e solitario, irriverente e timido e impacciato e isolato pur facendo parte di un gruppo perché solo formalmente allineato ma con la testa sempre autonomo.

E le cose non sono cambiate nel tempo. Si è già come si sarà, fin da piccoli. Così, creativo e solitario. Partecipe ma sempre in modo separato. Mai fino in fondo. E con il rammarico di non esserlo e la sottile invidia nei confronti di chi vi riusciva. Ma, al tempo stesso, non disposto a tutto fino in fondo. Era così ed è stato sempre così ed è anche adesso. Desiderio di non implicarsi del tutto? Desiderio di avere sempre una via diversa da scegliere? Desiderio di non potere rinunciare alla propria libertà? Desiderio di non avere vincoli? Siamo dunque così? Vincolati eppure desiderosi di non esserlo?

Soundtrack: Jeff Healey - Like a Hurricane

Saturday, May 7, 2016

L'arroganza è del diavolo e la grotta

Prehystoric painting - Spain
Alcuni anni fa ho trovato una scritta in una grotta in montagna. Una grotta che poteva essere servita da rifugio di emergenza in corso di un maltempo che può sorprederti da uelle parti. Eravamo in Val Grande, una zona che è bellissima e al tempo stesso che può incutere paura per il suo essere così selvaggio e lontano dal nostro modo di oggi di concepire la natura.

La natura può essere ostile perché segue regole ferree e al tempo stesso assai variabili ma sempre in una logica di rispetto e conoscenza. Devi sapere e devi rispettare se vuoi essere rispettato e convivere. Non c'è spazio per gli sprovveduti e gli errori si possono perdonare oppure no. Devi saperlo.
Sri Lanka cave paintings
Ora, in Val Grande, si dice che fino agli anni settanta ci vivesse qualcuno. Anzi, dicono che ci vivessero due persone che ne erano nate tanti e tanti anni fa. Si parla di un fratello e di una sorella, poi spariti nel nulla. Una rara fotografia in bianco e nero, scattata da lontano. Ritratto di un mondo scomparso. Quello dei montanari isolati dal mondo.

Torno però alla scritta. Alla grotta ci siamo capitati per caso e proprio er l'improvviso scatenarsi di una pioggia molto forte. Un tipico temporale estivo. L'idea era di aspettare un poco che si riducesse di intensità per poi riprendere. Ed eravamo quindi riparati in questo buco che si apriva poco sopra il sentiero che si stava percorrendo.
Cuevas de las Manos Canyon del Rio
Non è che si sarebbe visto l'ingresso in condizioni normali ma in quel momento eravamo alla ricerca di un riparo e l'abbiamo così notato. Dentro abbiamo trovato i segni di una vita trascorsa. Due panche e due rocce spianate, in fondo, a creare una sorta di duplice giaciglio. I segni di una zona dove accendere il fuoco e i rimasugli di una barriera di legno che doveva chiudere in parte l'accesso.

Scavati nella parete alcuni ripiani, insomma, i segni evidenti di una grotta trasformata in una casa dove ripararsi, riposare, mangiare, vivere. E mentre l'acqua scendeva copiosa tra le foglie degli alberi e si sentiva i, rumore di un ruscello che scorreva con impeto lì vcino, abbiamo cominciato a guardare meglio le pareti e il fondo della grotta. E, piano, piano abbiamo cominciato ad intravedere alcune scritte.
 Tassili N Ajjer
"L'arroganza è del diavolo" appariva netta nell'oscrità perché era scritta in un bianco che poi era in parte stato ricoperto dal muschio e sporcato dell'umidità che colava dalla volta lungo le pareti. Cosa significava? Ci siamo ripetuti più volte quella frase e ciascuno di noi ha cercato di ricordare qualcosa. "Ezechiele ne parla come di uno dei peccati che fanno cadere il diavolo." Avevamo con noi un amico che era stato in seminario negli anni della propria gioventù e da lui era giunta questa risposta.

Era una scritta dunque di qualcuno che aveva conoscenze religiose ed aveva voluto porre questa frase per una esortazione a vivere diversamente? Perché quella frase? Ma non era l'unica. Più in fondo, nella grotta apparivano altre brevi scritte con una vernice diversa, ora azzurra, ora rossa, ora gialla. Erano in inglese. "Father's shout" diceva una, "breast milky" l'altra e poi ancora, "remergence" ed infine, "mother fore". Poi, solo muschio, sentore di umidità con a tratti la sensazione di roccia bagnata e l'evidenza, sulla volta del fumo che l'aveva annerita.
Chauvet´s cave horses
La pioggia, fuori, era terminata e alcuni di noi ci stavano chiamando dopo essere già usciti dalla grotta. Dovevamo riprendere. Al ritorno, qualche ora dopo, nella piazzettina del paese di Cicogna abbiamo ripreso l'automobile e siamo ripartiti per tornare a casa. Chi parlava delle fotografie scattate, chi dei fiori che aveva visto, chi della bella esperienza vissuta. Alberto ed io eravamo silenziosi. Ci aveva colpito la grotto e le sue scritte.

Quanche giorno dopo, a casa, stavo cercando su YouTube qualche musica da ascoltare. Ho digitato sul motore di ricerca la frase che ricordavo di avere letto nella grotta. "Father's shout". Mi aveva colpito che la frase comparisse come nota ... e mi sono meravigliato di non avere ricordato. Si tratta di una parte della suite dei Pink Floyd 'Atom Heart Mother'. Ventidue minuti di ritorno al ventre materno della vita. E le altre parti della suite avevano i titoli che avevamo letto nella grotta.
Bolivia Rock Art South America
Dunque, chi aveva vissuto là e scritto quelle cose aveva conoscenza dei Pink Floyd e della Suite e forse faceva parte di un'epoca, gli anni settanta in cui si era alla ricerca di stili di vita diversi da quelli che sembravano ineluttabili. L'epoca delle comuni e delle sperimentazioni hippie. Forse quella grotta non era l'unica e in quella vallata selvaggia avevano vissuto persone alla ricerca di una vita diversa e, chissà, ciascuno si era creato un'identità e in quella della grotta che avevamo visitato i temi erano della lotta al peccato del diavolo e del ritorno alla made natura.

Quanto ci aveva o ci avevano vissuto? Ed ora, dove si trovava o si trovavano quella/quelle persona/persone? Chi era/chi erano? E noi, usciti dopo la pioggia dal ventre della terra, della montagna, avevamo avuto la percezione di una rinascità? Oppure eravamo stati vittime dei pensieri banali di una gita e di una bella passeggiata? Siamo dunque destinati a leggere poco quello che i sensi di trasmettono ogni istante? Siamo dunque sordi alle migliaia di stimolazioni che potremmo percepire? Quanto ci perdiamo della vita che è fatta di istanti su istanti e ciascuno con un significato?
Maori Rock Painting
Una grotta, alcune scritte e una musica che è bellissimo riascoltare me lo hanno fatto ricordare. L'anno fatto ricordare a me e ad Alberto a cui avevo subito telefonato per dirgli della scoperta del significato delle scritte. Lui mi aveva invece parlato di un certo Fra Dolcino, eretico di quelle vallate, che aveva travisato il concetto di San Paolo secondo il quale "tutto è puro per i puri" ed aveva così giustificato ogni azione da parte sua e dei suoi seguaci.
Bhimbetka, Madhya Pradesh
Soundtrack: Pink Floyd - Atom Heart Mother Suite

Thursday, May 5, 2016

... ma dove finisce la vita? One love

 
Certo, Epicuro disse che l'uomo è pazzo perché affida la propria felicità a ciò che non dipende da lui ... e, in primis, al suo corpo. E' vero, la questione sembrerebbe chiusa ma ... come possiamo spiegarci tanta meravigliosa gioia e serenità che si trova in certe persone che, ad un primo sguardo, sembrano così disagiate, sfortunate, malate, distrutte, limitate, menomate, ecc ... ?

In effetti, il nostro destino dipende fortemente da noi. Non è così se ci limitiamo a considerare solo gli aspetti materiali e fisici. Questi non dipendono da noi, dalla nostra volontà, se non in piccola parte. Sembrano di fatto fare parte del destino inconsapevole, curioso e capriccioso. Invece siamo noi a decidere della nostra esistenza se consideriamo quanto dipende dallo spirito che poi è l'essenza della vita.
Il pianto e la disperazione sono momenti, sono passi che svaniscono di fronte alla grandezza dello spirito e della sua forza. Nulla, al confronto, è il piegare il metallo con la potenza fisica. Lo spirito va ben oltre. E quanto siamo ciechi e stolti nel non riuscire a pensare sempre a questo ed a lasciarci influenzare dal 'pensiero comune'. Dal pensiero che tutto dipende dalla prestanza muscolare e dal potere economico. 

Siamo così stupidi e intontiti da stupirci, da meravigliarci al punto da stentare a credere a quanto invece è solo una cosa naturale. Il valore e la forza dello spirito sulla materia.

Pensiamo solo alla grandezza che emerge dalla senilità! Guardiamo al valore enorme delle persone che sembrerebbero fuori dalla logica sociale attuale, quella della produttività e del consumo. Guardiamo al passato, ai nostri antenati che consideravano le persone anziane come fonte di preziosissime informazioni e giudizi e consigli ed esempi.


ONE LOVE
 
Is it getting better
Or do you feel the same
Will it make it easier on you now
You got someone to blame 
You say...

One love
One life
When it's one need
In the night
One love
We get to share it  
Leaves you baby if you
Don't care for it

Did I disappoint you
Or leave a bad taste in your mouth
You act like you never had love
And you want me to go without 
Well it's...

Too late
Tonight 
To drag the past out into the light
We're one, but we're not the same
We get to
Carry each other
Carry each other
One...

Have you come here for forgiveness
Have you come to raise the dead
Have you come here to play Jesus 
To the lepers in your head
Did I ask …

Too much
More than a lot
You gave me nothing     
Now it's all I got 
We're  one
But we're not the same
Well we Hurt each other
Then we do it again

You say
Love is a temple   
Love a higher law        
Love is a temple   
Love the higher law

You ask me to enter 
But then you make me crawl
And I can't be holding on
To what you got
When all you got is hurt

One love     
One blood
One life
You got to do what you should
One life
With each other
Sisters
Brothers
One life
But we're not the same
We get to carry each other
Carry each other

One… life 
One


Soundtrack: Young@Heart "One"