Sunday, June 28, 2015

Annie Mae - John Lee Hooker

Annie Mae, I need you night and day, Annie Mae
Annie Mae, Annie Mae, I want you for my own Annie Mae.
Annie Mae, Annie Mae
Dont ever leave me by myself
Annie Mae, Annie Mae
Dont leave me here to cry
You you you leave me leave me
I believe I would die.

Annie Mae, Annie Mae
I cant live without you
You, you, you, you
I cant live without you
(And then I told her)
Annie Mae, I want you for my own Annie Mae
Oh Annie Mae, Annie Mae, Annie Mae
My own, my own, Annie Mae.

Now, now when youre gone, when youre gone
I cant sleep, til you get back home
Annie Mae, Annie Mae
I cant sleep til you get back home, get back home
I know it aint right.
(Now Charles, give it a little bit)
(Make it funky)

You, you, you, you, Annie Mae
Youre my pride and joy, yes she is
you, you, you, you, you, youre my pride and joy
you, you I dont want,
No one but you, you, you, Annie Mae, Annie Mae
Annie Mae (heh, heh, heh, heh)
Im going tell you one more time one, more time, Annie Mae
You, you, you, youre my pride and joy, each year
You, you, you youre my pride and joy
(Better go now)
You, you, you
My pride and joy
You, you, you,
My pride and joy.
Ci sono cose che non lasciano spazio alla razionalità, tanto sono impregnate di selvaggia bestialità emotiva. Di fronte a queste, la mente sfuma in un vortice di sensazioni fisiche, umide e viscerali che ci allontanano dal presente per farci sprofondare agli albori della nostra evoluzione.

Ricordo libri quali "Vicolo Cannery" di Erskine Caldwell in cui si descrivono questi sentimenti che altro non sono se non umide visceralità e animalesche pulsioni. L'uomo che ulula di fronte ad una donna in un dialogo fatto di odore, di sguardi, di movimenti lenti, di sensazioni tattili e di sapori grezzi. Un dialogo senza parole e con suoni ancestrali.

Di tutto questo siamo preda? La nostra guardia che impone civiltà e rigore razionale è forse superabile? Lo possiamo vedere e provare ogni volta che ci si lascia scorrere sul dolce, lieve e misurato effetto di un po' di alcool. Una dose leggera ma sufficiente a slatentizzare chi siamo nel profondo. I filtri e i freni che cedono e rivelano l'essenza che può fare paura e che teniamo nascosta.

L'essenza che però guida le nostre risposte di fronte alle crisi e sostiene la determinazione di reagire e affrontare il combattimento quotidiano. La razionalità è come se sottendesse al comportamento anaffettivo, alla regola standard, alla routine ma la razionalità cede il passo al profondo emotivo e bestiale quando è l'ostacolo che si delinea. Il tempo e il modo di reagire escono dalla bestia in noi.

Grazie, John Lee Hooker per avere messo in musica questa ancestralità.

Soundtrack: John Lee Hooker - Annie Mae

Monday, June 22, 2015

Io lavoro tra le crepe ...

Stavo lavorando senza grande voglia al "restauro" di una parete della nostra casa sul lago. Volevo rimettere in sesto un vecchio affresco floreale che ornava il soffitto della stanza. Un lavoro tipico di due-trecento anni fa che i precedenti proprietari avevano barbaramente cercato di "pulire" ...

Il risultato era stato la stesura di una "mano" di tinta sopra i pampini della vite che si articolavano lungo il perimetro del soffitto. E non era bastato. Una "mano" di bianco sui fiori nel tentativo di rischiarare lo sfondo che si era ingrigito dei fumi del camino.

Ora volevo metterci mano anche io con una specie di restauro conservativo ma, lavorare sdraiati su un trabattello con lo sguardo in alto è una tortura. E poi, le crepe come dovevo affrontarle? E con il concetto di lavorare sulle crepe mi è venuta in mente una citazione. Sepolta da anni, eccola riaffiorare.



Meredith Monk. Chi se la ricordava più?!? « Io lavoro tra le crepe, dove la voce inizia a danzare, dove il corpo inizia a cantare, dove il teatro diventa cinema ». Un personaggio meraviglioso. Capace di riprendere i canti primitivi in una logica di sperimentalità e di comunicazione globale, asemantica e quindi universale.

Vocalizzi di parole-non-parole che trovavano un'espressione più intensa proprio perché libere da qualsiasi significato e quindi rivestite di qualsiasi valore e concetto. Ma la voce era un modo di esprimersi, uno solo, perché analogie erano il ballo e la coreografia.

Soundtrack: John Cage, Meredith Monk and Anthony de Mare - double fiesta

Mi domando, "ma è così difficile concepire linguaggi universali? E' così strettamente necessario seguire alfabeti codificati e condivisi per esprimere quello che si prova, che si vive, che si ama e che si odia, ecc ...? Dobbiamo solo accettare l'espresso codificato?" E, invece "non siamo molto più attratti dalle libere espressioni originali perché evocative di sensazioni e non semplici dichiarazioni su terreni espressivi comuni?"

Rita Antonioli - Meredith Monk
E, allora, scelgo di lasciare il soffitto com'è e di trasferire il trabattello e il sottoscritto in un'altra stanza dove il soffitto affrescato è stato "genialmente" coperto da una bella tinta bianca uniforme, sempre ad opera dei precedenti proprietari. Così semplice e funzionale. Ed ecco che ora la dipingerò io questa tela-soffitto.

Tirerò le linee della vita e riempirò gli spazi con colori e vibrazioni emotive per accompagnare le nostre future cene di sensazioni vive ed evocative di ricordi e di desideri e Meredith Monk mi aiuterà a ritessere la memoria e rivivere le emozioni che intendono essere trasportate sulla tela-soffitto.

Robert Mapplethorpe - Meredith Monk - 1985
Soundtrack: Travelling - Meredith Monk

Friday, June 19, 2015

Boom, boom, boom

"Ho fatto il botto, ho fatto il botto ..." saltavi di gioia e alzavi i pugni al cielo mentre strizzavi gli occhi e facevi smorfie divertenti con la bocca.

"Boom, boom, boom, boom" cantava e suonava John Lee Hooker senza fare nulla di quello che ti vedevo fare. Impassibile con gli occhiali scuri e il cappello a larghe tese.

"Boom, boom, boom, bang, bang, bang, bang" intonava Beth Hart mentre sfilava fuori dall'automobile in un paesaggio di sole e deserto per incomtrare un grasso malvivente.

Danza tribale inneggiante alla soddisfazione! Ti guardavo con curiosità che mutuava quello dei due gatti che osservavano tanta energia nei tuoi gesti e nella tua voce.

"Sono felice perché ho la sensazione di riuscire a trovare il senso delle cose senza farmi più prendere dall'emotività. Un gusto superiore!" hai risposto alla mia domanda inespressa.

"Un gusto superiore" era una canzone e una filosofia degli Hare Krshna che mi interessava al pari della musica dei Mahavishnu Orchestra e, in particolare, la loro "Inner mounting flame".

Stavo pensando quale colonna sonora scegliere per la tua energia danzante e, in effetti, ero molto in dubbio tra un assolo di John McLaughlin e il brano "Catherin Parr" di Rick Wakeman.

Ti sei fermata su una gamba sola mentre l'altra era piegata com Jon Anderson durante i concerti dei Jethro Tull, mi hai guardato e sei scoppiata a ridere. "Ma come mi guardi?" hai detto, sorridendo.

"Ti guardo in questa estasi di sconfinata gioia interna perché genera felicità in chiunque ti guardi, indipendentemente dal capire il senso o il perché." ho pacatamente risposto.

"E' la danza della libertà. Quella libertà che nasce da dentro di noi per esserci liberati delle pastoie del mondo per gioire del senso intrinseco delle cose. Gioia pura perché libera, ed è bellissimo" ho aggiunto perché emergeva da me in modo naturale ed incontenibile.

"Non avevo mai provato questa estasi, questa sensazione di libertà assoluta." e gli occhi quasi ti lacrimavano e la bocca assumeva una smordia tra gioia e pianto. "E' bellissimo."

Mi veniva spontaneo correre con il pensiero al concetto di 'voto di povertà e voto di castità' e al senso di libertà che entrambi sanno regalare. Libertà dalla schiavitù dal desiderio di possedere cose e persone. Liberi dalla materia. Gioia infinita e struggentemente bella.

Ed ho chiuso gli occhi mentre la tua colonna sonora riempiva le orecchie della mente.

Soundtrack: Carlos Santana and John Mclaughlin Live - Flame Sky 1

Wednesday, June 17, 2015

We are what we were

Noi siamo ciò che eravamo.
Noi viviamo su ciò che è stato.
Ad un certo momento smettiamo di essere.
Entriamo nell'essere stati.

Fantasmi viventi di una memoria trascorsa.
Umori attuali di sensazioni passate.
Il ricordo sovrasta la sensazione di vita.
Gli occhi si velano di opacità antiche.

Cos'è?
La paura dell'identità che sfuma.

Perché?
L'inadeguatezza dell'attuale di fronte alla consistenza del vissuto.

Quando?
Nell'istante in cui finisce l'atto glorioso e inizia l'oblio.

Dove?
Nel tratto iniziale della discesa che si teme di non sapere interrompere.

Caroline Coon with Paul Simenon from The Clash
E allora, inizia il potere del ricordo. Del rifarsi ai fasti.
Del magnificare un trascorso che appare glorioso.
E allora, inizia il rigor e non il rigore.
Il rifiuto del presente gestito dagli altri.

E invece la speranza sta proprio negli altri.
Nel fare tesoro dell'esperienza, lasciandola alle spalle.
Nell'essere a disposizione del mondo.
E non nel chiudersi nel proprio.

Soundtrack: Matching Mole - Memories Membrane

Tuesday, June 16, 2015

You keep on movin' - Deep Purple

Magiche sensazioni che si legano ad un giro di basso ipnotizzante nella sua circolarità.
Sfumature di brevi legature di chitarra che si affacciano nella tessitura delle pause.


"You Keep On Moving"


You keep on moving
Far away far away
You keep on moving
Far away far away
Everyday wheels are turning
And the cry still returning

Dawn will soon be breaking
The day has just begun
You put your arms around me
Like a circle 'round the sun
Dance across the seasons
To a place that no one knows
Where angels fear to tread.

Un organo che si libera con i timbri Hammond mentre la chitarra accompagna.
Tommy Bolin, nato a Sioux City e scomparso nel confuso turbine dell'overdose.

Una canzone che è un testamento suo e dei Deep Purple.


Monday, June 15, 2015

La perdita del filo della memoria

Kevin Louis Barton - Poplar Forestweb
Guidavo e guardavo l'orizzonte della strada che stava di fronte a me. Pioppi. Una fila di pioppi dopo l'altra seguiva le considerazioni che via via si alternavano. Dolcezza e tristezza, malinconia e serenità. Il pensiero dominante però andava a Mariuccia, Ucci, che ormai non c'era più. Anche Lei.

Ero passato davanti alla sua casa poche settimane fa, durante una gita che avevo deciso di fare prendendomi un giorno di ferie. Avevo voluto passare da Lei per incontrarLa, magari riuscire a pranzare insieme e, come lo scorso anno, mangiare le ciliegie dall'albero, parlando di quando era giovane e si vedeva ogni giorno con mia mamma.

Henri Le Sidaner - Closed Sutters, Gerberoy - 1933
Avevo telefonato prima di andare a trovarla ma non aveva risposto. Era possibile che fosse fuori. Poi, sono passato direttamente. Le tapparelle erano abbassatate (era la prima volta che succedeva), sia della sala che della cucina. Ho pensato che fosse via per impegni (una visita, come spesso mi diceva per i periodici "controlli") e quindi, pur meravigliato per il fatto che avesse anche abbassato le tapparelle, sono andato via. Non ci ho più pensato, rimandando ad una telefonata a fine mese.

Poi, mentre lavoravo, l'altro giorno, la telefonata del figlio. La Ucci non c'è più. Era in ospedale. Ecco il perché non aveva risposto e le tapparelle erano abbassate. Significava che era via di casa da tempo. Ho detto quello che avevo fatto e ho concluso che, se l'avessi saputo ... (cosa avrei fatto? sarei andato a trovarla e basta ... la 'cosa' era inguaribile). Condoglianze. Stop.

Malcolm McDowell as Alex DeLarge - A Clockwork Orange - 1971 - Stanley Kubrick.
"Ucci, ucci ... sento odore di cristianucci" recitava la filastrocca che diceva l'orco mentre cercava i piccoli, che stavano zitti, zitti e nascosti. La Ucci non c'è più. Non ci sono più neppure le ciliegie mangiate staccandole direttamente dall'albero. Dal ramo alla bocca. Non c'è più. E si è interrotto anche (se non sopratutto) il filo della memoria con l'adolescenza e la giovinezza di mia mamma.

Non c'è più nessuno ormai che mi possa dire cosa facevano insieme e come si divertivano e come avevano faticato e riso e pianto e urlato e magari combinato, insieme. Ucci. Ucci non c'è più. E non ci sei più neppure tu. Basta, finito. Il filo è interrotto. Penzola giù inerte, molle, molle e il vento non lo risolleva. E la memoria non si ricompone. Si passa dal racconto alla fantasia, all'invenzione.

Chi più mi dirà di te? Chi più? Ucci, Ucci non c'è più. Ho perso due in un colpo solo. Una per la prima volta e l'altra per la seconda. Ucci, ucci non c'è più.

Soundtrack: The Thieving Magpie

Saturday, June 13, 2015

L'arco costituzionale

"Ho percorso tutto l'arco costituzionale, o quasi" mi hai detto in un impeto di sofferente confessione, "e mi sento colpevole nei confronti degli italiati, tutti, per essermi lasciato gabbare ed avere creduto ingenuamente nelle affabulanti promesse di un piazzista!"

Questa frase aveva raggiunto, nel tono, una sorta di strazio che non potevo fare altro se non condividere. Hai girato lo sguardo verso la finestra ed hai proseguito con una domanda "Considerato il fatto di essere tornato alle idee di quando ho iniziato a pensare alla politica, credi forse che anche in questo campo conti di più l'emozione iniziale della ragione ponderata?"

Nel frattempo, ero andato in cucina a prendere una bottiglia di birra dal frigorifero perché il caldo impazzava in questo pomeriggio di giugno. "Vuoi da bere?" ti ho chiesto, anche perché il discorso non mi era congeniale più di tanto.

"Si grazie, purché sia birra vera e non le strane cose analcooliche che tu ami tanto" mi avevi risposto in modo diretto e risoluto, "dicevo, credi forse che anche in politica valga il detto che 'il primo amore ...', uhm?" Ero incastrato, non potevo defilarmi e non rispondere.

Narhan Altman – Ritratto di Anna Achmatova (condannata per disimpegno)
"Sai, oggettivamente anche io ho seguito un po' il tuo iter. Dal primo partito, anzi il solito partitello di estrema sinistra, ai Radicali e poi ai Socialisti e poi ... l'errore! Poi, disgustato, sono finito nel 'non voto', anzi nella 'scheda nulla' e continuo così." ho risposto.

"Caspita, anche tu, dunque. La differenza è che, come diceva Giorgio Gaber, 'La libertà è partecipazione' e non posso in alcun modo concepire di buttare via un voto. Il mio voto deve esprimere una scelta, magari non del tutto convinta, ma almeno 'di tendenza'. Come fai a buttare via così un qualcosa per cui molti, moltissimi sono morti per concedertela?" hai afferrato il bicchiere con la 'non birra' e ne hai bevuto un buon sorso. Il caldo fa questo ed altro, ho pensato!

Incastrato, ecco come mi sentivo! E oltretutto, dovevo ascoltare pure la predica dell'impegnato di ritorno! 'non bisogna disperdere il voto ... una scheda bianca è un voto dato all'avversario ... una scheda nulla non serve a nessuno', ritornavano in testa le frasi che avevi borbottato. "Ti faccio felice se ti dico che voterò alle prossime consultazioni?" sbottai  nel modo più disimpegnato possibile.

"Ecco il disimpegno. Non fai felice il sottoscritto se dici questo. Dai dignità alla tua persona! Vota, vota! Fai una scelta! Esprimila, tu che puoi e pensa alle persone sotto dittatura che non hanno questa libertà, questo previlegio/diritto." Intanto, impegno o no, stavi scolando tutta la mia birra analcoolica.

Felice Casorati - Il sogno del melograno - 1912-1913
"Ok, e se ti confessassi che ti ho detto tutto questo solo per provocarti?" mi rivoltai contro di lui perché non avevo bisogno di maestrine. "Sono sempre stato coerente tutta la vita. Nei confronti dell'onestà e dell'uguaglianza e del rispetto. Se ho sbagliato, ho sbagliato e ci ho ripensato. Non ho mai amato i compromessi e non li accetterò mai. Per questo, voterò come vorrò. Anche la scheda nulla è un voto. Se solo più italiano lo facessero ... sarebbe un grande partito!"

Zitto, col bicchiere in mano mi hai guardato. Nei tuoi occhi ho letto che mi avevi mandato e mi stavi mandando a quel paese. La tua bocca era serrata e le labbra mi sembravano tremassero leggermente di rabbia. Poi, alzandoti e appoggiando il bicchiere sul tavolo ti sei avviato verso la porta e sei uscito.

Letterio Scalia
Ora, non so chi sia io. Se quello uscito o quello rimasto. L'uno e l'altro avranno avuto ragione. Si tratta di punti di vista. Imperfetti ed opinabili entrambi. La democrazia impone di accettarli tutti e due. La fede politica, no. Forse sono uscito dalla porta arrabbiato. Forse ho visto uscire dalla porta. Il dubbio rimane. Perché non si sanno prendere decisioni assolute? Perché si può rimanere in un limbo decisionale?

Il mondo sfuma e rimane un bicchiere vuoto di birra. Analcolica.
Ma rimane anche l'arco costituzionale e una decisione da prendere.


Aaron Westerberg - Hair Tie
“Occorre che la gente impari a non muoversi, a non collaborare, a non produrre, a non farsi nascere bisogni nuovi, e anzi a rinunciare a quelli che ha”
Luciano Bianciardi, La vita agra (1962)

Soundtrack: Rick Wakeman - Catherine Parr (2009)

Thursday, June 11, 2015

Il significato della casa

Diego Rivera - House over the Bridge_ - 1909
"Dubito che qualcuno non abbia mai desiderato una casa propria e allora ti voglio domandare cosa significa questo luogo per una persona. Io me ne sono andata di casa a 23 anni perché volevo essere libera. Non era la casa mia che volevo, era la mia libertà." Stavi telefonando e parlavi ad alta voce, andando avanti e indietro nella sala e non potevo non sentire.

"Mi seccava però ascoltare ed allora mi sono infilato le cuffie dello stereo e ho selezionato un concerto dei Talking Heads su YouTube. A poco a poco mi sono estraniato lungo le architetture  delle canzoni quando sei piombata nello studio parlandomi ad alta voce. Ecco, un tuo pessimo vizio, quello di irrompere nella vita degli altri senza considerare che magari stanno facendo altro!

Mstislav Dobuzhinsky - Vitebsk - 1919
"Ma, dico, ti rendi conto che qualcuno si lega più alla casa che non alle persone!? Due vivono insieme e poi malauguratamente si lasciano. Ed ecco che le considerazioni sono più sulla casa da lasciare che non sulla fine di una coppia! Incredibile!", hai detto agitando le braccia e quasi perdendo il cellulare che stava sfuggendoti di mano.

Ho pazientemente tolto le cuffie e ti ho guardata un po' con rimprovero. "A chi ti riferisci? Se è a Francesca e Luca, cosa potevi aspettarti visto che erano in rotta da almeno due anni!? Ognuno, una propria vita e la noia del rientro a casa alla sera per immergersi in un silenzio totale o nello schermo dell'IPad. Cosa ti aspettavi? Con chi stavi parlando di questo?"

Edward Hopper - High Noon - 1949
Sei entrata del tutto nello studio e una spallina era scivolata sul braccio lasciando intravedere il segno della recente abbronzatura. "Ma con Francesca che mi diceva di quanto le dispiacesse lascire quella casa che le piace così tanto. Capisci, le dispiace la casa, non la sua vita!" Guardavi la finestra che mostrava il sole al tramonto di questo pomeriggio di giugno a Milano.

Abbandonata ogni idea di riprendere le cuffie, sentivo le note di Psycho Killer che uscivano piano piano dalle cuffie. "Beh, la casa è effettivamente molto bella ma è la casa di Luca. Lei ci è andata ad abitare quando si sono messi insieme. Poi ha aiutato a renderla più bella con il suo buongusto ma ha aggiunto, non era casa sua."

Paul Klee - Castle in the Sun - 1930
"Cosa centra? Lei ci ha messo del suo, ha contribuito alle spese, alle migliorie e quindi ..." Mi sono alzato. "... e quindi vuoi dire che ha diritti? Dovrebbe essere onesta e dire che le interessa solo perché è in centro di Milano e un posto così non lo troverebbe mai. Povero Luca!" Mi sono tolto la camicia ed ho notato che l'asola all'altezza della pancia era rotta. "porca miseria! devo proprio rimettermi a dieta!"

"Se solo volessi ci riusciresti" è stata la tua secca risposta. "Lascia fare a me e mangia solo quello che ti cucino ..." I Talking Heads avevano preso a suonare 'crosseyed and painless', una delle mie preferite. Una canzone che mi ha sempre dato un'energia fortissima. "Lasciamo perdere, come pretendi che segua la tua dieta e mangi tutto privo di sapore e poco cotto, al limite del crudo? prefererisco fare da solo ... anche se non riesco molto bene! Lo ammetto."

Yvain -  Manuscrits, Français - 1433
Caterina, la gatta era saltata sulla scrivania e mi aveva interrotto perché si avvicinava alla tastiera del computer, rischiando di combinare qualche pasticcio. In questo modo mi ero interrotto. "Tu cosa hai provato quando quando sei entrato nella tua prima casa? mi hai quasi apostrofato.

Salvo dai discorsi 'deitetici' ho preso la palla al balzo per cambiare discorso.  "La prima volta che, dopo essere entrato ed ho chiuso la porta di casa alle mie spalle, ho provato una sensazione bellissima. Ero da solo in una casa, la mia. Eravamo già insieme ma tu avevi casa tua e vivevi là. Quindi era veramente casa mia ma non avevo senso di proprietà."

Little Houses On Bornholm Islands - Sandra Hansen
Hai preso Caterina e te la stretta addosso dandole baci sulla testa mentre lei, per tutta risposta, miagolava non molto felice. Bella soddisfazione! "Invece avrei provato un qualcosa di diverso quando, dopo avere acquistato il terreno in Umbria, mi sono recato in mezzo alle piante e all'erba bagnata e ho guardato il cielo. Pensavo, ecco, ho un pezzo di mondo con me. Un fazzoletto di terra da cui si può guardare il cielo." ho continuato mentre mi osservavi seduta sul letto dello studio.

"L'Umbria infatti è sempre stata tua. Mi hai tenuta fuori. Una cosa solo tua." hai sottolineato mentre un po' infastidito sono uscito dallo studio per accendere il condizionatore. "Ti ricordo che l'Umbria non l'hai neppure voluta vedere o considerare di andare a viverci ... invece la casa a Milano è tua perché ho voluto che fosse a tuo nome pur avendola acquistata insieme! Una questione di stile!"

Friedensreich Hundertwasser (Friedrich Stowasser) - Houses in rain of blood - 1961
"Vero! E di questo ti ringrazio, mi ha dato molta sicurezza ... casomai fosse finita la nostra storia." hai ammesso. Ho fatto spallucce pensando a come avrebbe potuto finire, non certo da parte mia. "Per me la casa è quello che ti crei ovunque stai. Non è un posto o un altro. E' lì dove sei. Non mi lego ad una strada o ad un quartiere. Voglio l'atmosfera di cui ho bisogno e quella me la creo. L'aspetto formale, legale, fa parte del desiderio di potere contare su qualcosa di fisico, di solido. Come se tutto non fosse di per sè fatuo!"

"Insomma, dici che Francesca dovrebbe andarsene e lasciare a lui quel popò di casa?" hai chiesto in un modo un po' sulle difese. "Dico che dovrebbe avere il coraggio di essere sincera con se stessa e avere il coraggio di discuterne con Luca. Non parlare alle spalle con tono vittimistico in cerca di consensi! Luca cosa dice?"

Painted Houses 1 - John Chehak
"Luca se n'è andato in vacanza. Ha preso un aereo per una spiaggia esotica e non risponde al cellulare. Il tutto dopo l'ultima discussione. Pensa che comportamento!" difendevi a spada tratta la tua amica. A me non fregava nulla dell'uno e tantomeno dell'altra. Pensavo solo 'affari loro!' e allora ti ho detto "Ha fatto bene! Acqua sul fuoco! Al rientro avrà idee chiare e calma di spirito perché avrà riflettuto. A proposito, è partito da solo?"

"No!"

Roger Dean - Yessong
Soundtrack: Talking Heads - Psycho Killer (Stop Making Sense) oppure  Crosseyed and Painless

Tuesday, June 9, 2015

Ionesco e la misura dei desideri

Kairos - Teatro Adulti Principianti - Il Pedone dell'aria
"Ecco. Salti in aria, più in alto che puoi, alzando bene i piedi.
Invece di lasciarti cadere, ti afferri ad un ramo immaginario,
come ci si arrampica su un albero."
(salta e resta a circa un metro dal suolo)

"Quindi, ti sollevi a forza di braccia e ti afferri ad un ramo, un po' più in alto"
(esegue)
E di ramo fittizio in ramo fittizio, su su."
(sale ancora a gradi successivi)

"Puoi salire quanto vuoi.
Poiché l'albero immaginario ha la misura dei tuoi desideri.
Se vuoi, è infinito, puoi non fermarti mai.
Prova."
Tanto diversi, tanto simili
"Bisogna però conservare la  forza discendente,
poiché, altrimenti, si corre il rischio d'essere colti dall'ebbrezza dell'altitudine,
in tutto simile a quella degli abissi."
"Si può scomparire."

 Eugène Ionesco - Il Pedone dell'Aria

E.I.
Soundtrack: ALESSANDRO DE VITA // LOVESONG FOR A WALL

Sunday, June 7, 2015

White rabbit - Jefferson Airplane


Brian DeMint - 2009
One pill makes you larger, and one pill makes you small
And the ones that mother gives you, don't do anything at all



Go ask Alice, when she's ten feet tall



And if you go chasing rabbits, and you know you're going to fall
Tell 'em a hookah-smoking caterpillar has given you the call



And call Alice, when she was just small



Psychedelic Surrealism
When the men on the chessboard get up and tell you where to go
And you've just had some kind of mushroom, and your mind is moving low



Go ask Alice, I think she'll know



When logic and proportion have fallen sloppy dead
And the white knight is talking backwards
And the red queen's off with her head
Remember what the dormouse said
Feed your head,
feed your head

Matthieu Bourel - Unidentified Woman / Hypercolours

Friday, June 5, 2015

Eye-liner e labbro morsicato

Krystan-Grace Photography - Fia Aten-Shearwood
Eye-liner intorno ai tuoi occhi mentre le pupille ruotavano in cerca di sicurezze. Eppure la mia domanda era stata semplice ma, al tempo stesso, altamente provocatoria: "Ma tu, sembra che cerchi le certezze mentre quello che ti chiedo è sperimentalità. Perché rispondi prima con una formula dubitativa sulla possibilità di trovare vie alternative a quelle già consolidate dalla prassi?"

Strappare un consenso, un allineamento di pensiero non era il mio obiettivo e allora ti ho detto "D'altra parte, non cerco esecutori ma teste pensanti e propositive, anche se con logiche e modi diversi da quelli che mi posso immaginare! L'unica cosa che pretendo (ed è parola grossa) è condivisione di macro-obiettivi, della 'visione' generale."

Ti sei morsicata il labbro (inferiore o superiore? non ricordo) e riprendendo lo sguardo diretto hai annuito e mi hai risposto correggendo la parola iniziale (un ... Non ...) con un Si affermativo! "Si, è che tendo a muovermi solo su elementi certi perché non vorrei perdere tempo con cose che non portano risultati."

Il tempo, questo tempo che si teme di perdere. Una visione attualissima che non considera che anche il tempo che sembra di perdere può invece insegnare moltissimo. Anzi, è l'errore che insegna, molto più che il successo. "E quindi?" ho incalzato, mentre riordinavo un po' la mia scrivania con troppe cose sopra.

Moleskine art. by Haley
"E quindi, mi metterò a sfogliare la letteratura scientifica per cercare nuove soluzioni, anche se non sembra facile! Oggi stesso andrò in biblioteca." Ti sei mossa sulla sedia, dondolandoti a destra e sinistra mentre abbozzavi un sorriso che cercava approvazione.

"Va bene. venerdì abbiamo la riunione interna e ci dirai qualcosa. Prepara uno scritto breve, di mezza pagina, sulle tue considerazioni in merito a quanto hai fatto in questo primo mese. Semplice, per punti in modo che noi si sappia come ci stiamo muovendo nel tuo campo." Mi sembrava il modo giusto per concludere un discorso che poteva sfociare troppo sul personale.

Laura Guarie
"Ok, ci provo. Scritto? Non so se avrò il tempo ..." mentre uscivi dal mio ufficio, girandoti verso la mia scrivania. "Oh, non importa se solo scritto a mano. Servirà anche a te per mettere giù le riflessioni e le idee in modo logico, evitando gli aneddoti o le cose non utili. Ma servirà anche a rafforzare le tue idee. Quelle che intendi, giustamente, portare avanti!" Ti ho subito replicato."

Questi sono i discorsi che faccio. Le parole non contano. E' il senso dei messaggi, il comune denominatore, quello di accendere l'autostima nelle persone che per troppo tempo si sono addormentate nei ruoli di esecutori ai quali sono richiesti fatti e non pensieri o parole autonome. D'altra parte, i fatti si possono commentare, modificare, respingere in modo unilaterale, mentre i pensieri e le parole richiedono dialogo e confronto. E questo, costa fatica.

Adriana Petit
Ma, investire sull'uomo, è mai fatica sprecata?

Soundtrack: Pink Floyd, Ummagumma (1969)