Saturday, January 30, 2016

Vorrei sapessi - Céline

Richard Burlet - ImpressioniArtistiche 11
Mi piacerebbe esserci mentre ti asciughi le guance,
mentre abbassi la testa
ed io sono lì,
in piedi,
ma non serve più

Mary Cassatt - Portrait of Mlle C. Lydia Cassatt - 1880
Per una volta nella vita assistere
a qualcosa di inutile,
qualcosa che dovrebbe essere crudele
per il piacere di esserlo

Xi Pan
Vorrei costringerti ad accorgerti di me
e vorrei sapessi che sono vivo e malgrado tutto,
che sarebbe bastato essere più umani
oppure nascondersi meglio.

Louis Ferdinand Celine

Louis Boudreault

Soundtrack: Albinoni : Adagio e decadenza


Thursday, January 28, 2016

Dentro questo corpo

 
Dentro questo corpo
respira l'essenza segreta.
Dentro questo corpo
batte il cuore dei Veda.

Dentro questo corpo
splende l'intero Universo,
così dicono i Santi.

Eremiti, Asceti, Casti
tutti si sono persi
cercando Lui
in una parvenza senza fine.

I veggenti e i saggi ripetono a perfezione
le scritture e i libri sacri
accecati dalla conoscenza.

Però il loro viaggiare,
i digiuni e il loro impegno, li ingannano.
Non la pratica di perfezione,
loro scoprono l'assenza di una destinazione.

Solo i Santi
che conoscono il cuore del corpo
hanno raggiunto il Sommo, O Tulsi.
Comprendi questo e avrai trovato la tua liberazione.

Invece i maestri, intrappolati nella tradizione,
conoscono solo il miraggio
dentro uno specchio.

Goswami Tulsidas
Paul Jenkins - Lotus - 195
Soundtrack:  Torsten Kanzler - Drawer (Flug Hypnotic Repaint)

Tuesday, January 26, 2016

La grandezza in un sorriso

Eugene de Blaas Portrait of a girl
Ti sei leggermante voltata e mi hai sorriso, sollevando le spalle in un rapido gesto di schernimento. E significava che avevi guardato alla vita e ad un gesto in modo ironicamente disincantato e benevolo. E questo mi era stato di profondo insegnamento. E questo insegnamento mi si era impresso nella vita. Fossi tu nel tuo ruolo reale o tu in una dimensione diversa, sarebbe stato lo stesso, tanto potente era la forza dell'insegnamento.

"Guarda il sole che abbassa lo sguardo al di sotto dell'orizzonte e rifletti sulla tua giornata che ha rappresentato uno spicchio della tua vita e che ora sta sfumando via, irrimediabilmente. Guarda e considera la levità dei tuoi gesti e l'irrilevanza delle tue azioni se non hanno portato almeno il sollievo di un secondo nel cuore altrui!" Non erano parole, bensì voce che mi giungeva dallo sguardo e che si scolpiva nel ventre del mio pensiero ed essere.
Frédéric Fiebig
"Grandezza divina, essenza di un pensiero che si staglia nella luce dell'anima e che si approfonda dento il mio vivere, guidando l'elemento del futuro in modo indelebile! Grazie!" E socchiudevo gli occhi di fronte ad un sole che abbagliava mentre moriva in un calore di atmosfera in questo insieme di ore che avevano composto un giorno.

Sentivo, anzi avvertivo il calore dei tuoi capelli mentre il brillìo della luce dorata li sfiorava ancorché sentissi la di loro secchezza di una perdita imminente. Grembo accogliente che viveva negli angoli di un pensiero che desiderava il ritorno ancorché conscio dell'impossibilità del gesto in sè e dell'illogicità e inaccettabilità dello stesso.
Ryan Pickart
Mi sono voltato ed ho sentito il persistere di quella smossa di spalle che considerava la propria azione con gesto di irrisione e scusa e modestia ed umiltà di pensiero verso se stessi. Mia cara, mi sono detto, quanto mi hai e mi stai insegnando con il solo sguardo al mondo e mentre pensavo e vivevo questo, l'importanza delle cose scemava nella miservole relatività delle stesse.

Oh, quanto ci crogioliamo nella dimensione di un'importanza e di una significatività di quanto viceversa è nulla e nella considerazione che si dipenda nella propria espressione da tutto questo che è solo fallacità di sentimento e di sensazione. Vanitas vanitatum et omnia vanitas.
Jeffrey T. Larson
Questo mi hai insegnato e mi hai impresso con la grandezza della semplicità di una cocente impressione che è valsa l'indicazione di una vita. Grazie della semplicità di un silenzio intrinseco al gesto che è valso la dimensione di una vita di esempio.

Sorridi e svanisci in uno sguardo di distesa gioia e di scusa per la semplicità del gesto. "Scusa, sono così semplice, così poco complicata e così di poco valore" mi hai fatto sentire in un silenzio di assenza di suono di parola e mi sono accorto che tutto era detto e tutto era fatto e che la mia vita non avrebbe potuto essere se non quella insegnatami dai silenzi e dalla umile essenza dettata dalla grandezza di un'intelligenza libera.
Richard Burlet - Impressioni Artistiche 41
"Chi ha detto che semplice è essere stupidi e che complicati è essere intelligenti?" La carezza è semplice. Il sorriso che si accompagna delicatamente ad una chiusura delle palpebre e ad un lieve sollevamento di spalle potrà essere molto poco considerato dalle regole dell'uomo, ma noi siamo quello che Dio ha creato. Dio è vita in semplicità che è libertà dalle pastoie imbastite dall'uomo.

E tu mi hai insegnato la libertà per la quale nulla esiste di alternativo. Libertà che è onestà e franchezza e semplicità e linearità ed umiltà. E per questo, scendo con te nelle buie stanze del silenzio e della luce che fa vedere sfumate presenze e considero che questo sia un altro enorme insegnamento. Insegnamento di quanto correvo bambino incosciente, creandomi un mondo di illusione. E ringrazio che dopo di te ho incontrato l'illusione in un'altra donna che ha saputo affiancarsi senza sovrapporsi ed essere senza essere oscurata dal passato.
William-Adolphe Bouguereau - The hard lesson
Grazie all'intelligenza di cu sono stato circondato e fatto oggetto e beneficio inconsapevolmente ma felice e grato. Grazie.

Soundtrack: Paul McCartney- Ram On

Friday, January 22, 2016

David Bowie

David Bowie - 1972
"Ho atteso qualche giorno dopo la notizia per portare i miei pensieri su di lui e sui ricordi che ho di lui. In realtà, i miei ricordi sono più legati al suo prediletto chitarrista dei primi anni, Mick Ronson, che avevo conosciuto a Londra, da adolescente (1972), in occasione del lancio di 'All the young dudes', e poi incontrato di nuovo in Italia nel 1987, quando aveva collaborato con Andrea Chimenti." Soffiavi lentamente il fumo dalle labbra e i vortici grigioazzurri avvolgevano la luce dell'abat-jour che illuminava fiocamente la stanza.

"Io invece non l'ho conosciuto se non attraverso i suoi dischi e, in particolare, un bellissimo bootleg registrato dal vivo a Montreal nel 1987. Prima mi diceva pochino, salvo All the Young Dudes che aveva scritto ma fatto suonare da Ian Hunter e dai Mott The Hoople, una canzone che ancora oggi mi fa venire i brividi. Il ricordo di un periodo stupendo!" Avrei voluto anch'io avere una sigaretta tra le dita e aspirare e soffiare il fumo sulla luce che ti illuminava.
Marc Bolan
"Non sono sicura che ti sarei piaciuta all'epoca di Londra. Ero molto diversa, molto sperimentale e disposta a tutto. Quasi una groupie, senza una dimensione del tempo che fosse diversa dal momento, dall'istante in cui vivevo. Una promiscuità che era amore collettivo e condivisione di tutto. Vestiti, baci, amore, sesso, pensiero e cibo e letto dove dormire. Nulla di proprio e momenti in cui maschi e femmine erano la stessa cosa. Indifferenziati in tutto, come i bambini, eppure già grandi. Ma, inconsapevoli." Ti osservavo e avevi ancora il vezzo di passarti le mani tra i capelli quando parlavi della tua intimità di vita, quasi volessi nasconderti agli sguardi.

"Non sono sicuro che ti sarei piaciuto perché a quel tempo ero ancora più confuso di quanto non sia ancora oggi. Confuso di fronte alla giusta direzione da prendere con un imprimatur materno doveristico e perbenista e conforme alla norma e una testa che tendeva alla autodistruzione ma che era incapace di affermarsi sull'altro 'io'. Ragazzino più silenzioso ed isolato che libero di condividere tutto con tutti in una logica comunitaria." E passavo la mano e l'avambraccio sulle labbra, inumidendo la pelle e respirando con avidità sottile il profumo che questa emanava quando era inumidita. Facevo così fin dall'asilo, quasi alla ricerca di una intimità ancestrale.
David Bowie - Mick Ronson
Mi hai guardato con un'intensità profonda che affondava nelle sensazioni di oltre quarant'anni di vita e mi hai mostrato il braccio dove le tue vene erano scure della chemioterapia che avevi fatto quasi dieci anni fa. "Vedi, quando ho dovuto sottopormi a tutte quelle flebo ho avuto il timore che le mie vene non fossero più buone. Nel 1972 avevo fatto uso di eroina e Mick Ronson una volta mi aveva aiutata ad iniettarmela. E mentre avvertivo quel tipo di timore, mi ricordo, realizzavo con me stessa che la mia vita aveva fatto il suo corso. Mi ero bucata da ragazza, ero rimasta incinta ed avevo abortito, poi mi sono sposata ed ho messo su una famiglia e poi mi sono ammalata e ho affrontato il cancro ed ora sto bene, in attesa della pensione e poi della morte." Due grosse lacrime ti facevano sbavare il mascara mentre la sigaretta si consumava da sola tra le tue dita.

"Anch'io realizzo il trascorso di una vita con l'adolescenza e la giovinezza che, unitamente all'infanzia, ti riempiono le passioni dei ricordi. E mi guardo alle spalle e vedo i miei passi di universitario sempre combattuti tra rivoluzione e conformismo mentre gli amici apparivano e sparivano e morivano. Carletto, dove sei? Ti ricordo sempre, morto di eroina e rimasto indissolubilmente legato a quegli anni." Sentivo bruciare la gola e non era il fumo di sigaretta a cui non sono abituato, era il dolore del ricordo.
Mott the Hoople
Mi sono alzato e sono venuto vicino a te. Mi sono seduto sul bracciolo della poltrona e ti ho stretta  me e ci siamo baciati. Non era amore, né la passione di un momento. Abbiamo entrambi famiglie e siamo felici con loro. Era un senso comune di esperienze vicine, eppure formalmente distanti. Con la mente ero stato anch'io un adolescente sperso nella Londra degli anni settanta, in mezzo a promiscuità (come la chiamerei ora) e a droga. E ci siamo stretti mentre le guance si bagnavano delle reciproche lacrime e i baci sulla bocca sentivano il sapore del nostro salato.

Il senso era di morte e di dolore e di rimpianto e di triste gioia. Come due vecchi amanti, come due fratello-sorella, amici e persone-che-sono-la-stessa-cosa. Uniti più che mai in queste emozioni adolescenziali che, benedetto Dio, non ti lasciano mai e poi mai e che ti porterai e mi porterò nella mente e nel cuore e dentro l'ultimo respiro che un giorno sfuggirà dai nostri polmoni e dalle nostre labba, restituendo quanto ci era stato un giorno regalato. La vita.
Roxy Music
Questo è David Bowie, Mick Ronson, Marc Bolan, Sweet, Slade, Gary Glitter, Roxy Music e poi New York Dolls, Stooges, Mott the Hoople e tanti altri. Questa è un'altra pagina che si volta e smette di essere per diventare profondamente intima e gelosamente conservata per emergere un giorno. Non sappiamo quando. Non so cosa faremo noi due questa sera. Ma, se accadrà, non sarà amore, né passione o trasporto fisico. Sarà o potrà essere, piuttosto, desiderio di sentirci avvolti nel ricordo di un modo di pensare e vivere che è troppo intimo per potere essere condiviso con chi non lo ha vissuto e/o sentito. E questa può essere una occasione per unirci nel passato.

Soundtrack: David Bowie, Mick Ronson, Queen, Ian Hunter: All The Young Dudes ~ Heroes (1992)

Wednesday, January 20, 2016

... mi è sfuggito ... Albert Camus

Capucine
L'homme est la seule créature qui refuse d'être ce qu'elle est !

"Luisella, questo concetto deriva dalla consapevolezza o da cosa? Mi viene spontaneo pensare che gli animali e i vegetali e le cose, come le pietre, accettino con elegante saggezza la propria condizione, con stupenda accettazione e non con semplice rassegnazione. Il pensiero del proprio ruolo diventa più importante delle proprie pulsioni e dei propri desideri." E ti guardavo mentre toglievi il soprabito che brillava di un verde smeraldo mentre lo maneggiavi con indosso ancora i guanti di pelle di un giallo intenso.

"L'absurde naît de la confrontation de l'appel humain avec le silence déraisonnable du monde ..."
mi hai risposto mentre appoggiavi i guanti e il cappello, anch'esso giallo, sulla sedia di velluto dell'ingresso. E ti guardavo, ammirando la semplicità con cui mi avevi risposto, con un'altra frase di Camus, questa volta da Le Mythe de Sisyphe. 
"Luisella, e allora cosa ne pensi del concetto, espresso sempre da Camus, secondo il quale ... la pensée d'un homme est avant tout sa nostalgie?" e osservavo che ti eri tolta le scarpe, due bellissime scarpe di Roger Vivier con la punta quadra e una grossa fibbia rettangolare che avevi acquistato in un negozio di Parigi lo scorso anno.


Saltavi sulle tue gambe lunghe e snelle, fasciate da calze a pois bianchi, e ti eri diretta in cucina. Hai aperto il frigorifero e ho sentito saltare il tappo di uno spumante. Sei apparsa con due calici e mi hai sorriso. "Anche io colleziono nostalgia e mi vesto come Catherine Deneuve, cercando di imitarla nello charme, come farebbe una bambina."
Ho pensato alle mie chitarre e ai miei dischi che a stento superano gli anni settanta. Fermo a quando avevo meno di vent'anni. All'epoca di Belle de Jour ... 1967 e delle tue scarpe di Roger Vivier.

C'est un beau roman, c'est une belle histoire
C'est une romance d'aujourd'hui
Il rentrait chez lui, là-haut vers le brouillard
Elle descendait dans le midi, le midi
Ils se sont trouvés au bord du chemin
Sur l'autoroute des vacances
C'était sans doute un jour de chance
Ils avaient le ciel à portée de main
Un cadeau de la providence
Alors pourquoi penser au lendemain

Ils se sont cachés dans un grand champ de blé
Se laissant porter par les courants
Se sont racontés leur vies qui commençaient
Ils n'étaient encore que des enfants, des enfants
Qui s'étaient trouvés au bord du chemin
Sur l'autoroute des vacances
C'était sans doute un jour de chance
Qui cueillir le ciel au creux de leurs mains
Comme on cueille la providence
Refusant de penser au lendemain

C'est un beau roman, c'est une belle histoire
C'est une romance d'aujourd'hui
Il rentrait chez lui, là-haut vers le brouillard
Elle descendait dans le midi, le midi
Ils se sont quittés au bord du matin
Sur l'autoroute des vacances
C'était fini le jour de chance
Ils reprirent alors chacun leur chemin
Saluèrent la providence en se faisant un signe de la main

Il rentra chez lui, là-haut vers le brouillard
Elle est descendu là-bas dans le midi

C'est un beau roman, c'est une belle histoire
C'est une romance d'aujourd'hui 


Soundtrack:  Michel Fugain - *Une belle histoire* (1972) 

Monday, January 18, 2016

Guarda la morte di spalle

Albert Herter - Le Départ des Poilus, Le 2 août 1914 - 1926
"Vincenzo, cosa facevi nella vita?", lo guardavo mentre si faceva visitare. "Facevo il ferroviere, il capotreno e poi sono andato negli uffici." Mi avevi risposto con un mezzo sorriso. "Dimmi, cosa ricordi della tua vita di ferroviere? Qual'è la cosa che più ti ha colpito?", avevo proseguito. "La morte ... " mi avevi detto, dopo qualche secondo di esitazione.

"In che senso, la morte?" Non riuscivo a capire ... e abbassavo gli occhi a terra. "Quelli che si buttavano sotto il treno. Che si suicidavano. Sono stati in tutto cinque." E mentre rispondevi i tuoi occhi guardavano a destra, poi a sinistra, poi in alto. Non mi guardavi. Sembrava che stessi cercando qualcosa nel ricordo o che volessi evitare qualcosa, sfuggire.
Jules-Adolphe Breton - The Song of the Lark - 1884
"Sa, è terribile. Quando devi scendere e accertarti che sono morti. All'inizio lo stomaco si rivoltava. Poi, resistevi ma non potevi farci l'abitudine", hai proseguito. "E quale, tra queste persone che si sono suicidate ti ha colpito di più?" Volevo sapere ancora e poi ancora. "La prima! Una donna giovane, con i suoi due bambini e pure il terzo che portava nella pancia!" Non so se era una suggestione ma mi sembrava che i tuoi occhi brillassero di una lacrima di commozione, nel ricordo.

"E quando è successo?" ti ho domandato. "Mah, una quarantina di anni fa. Nei primi anni settanta. Noi arrivavamo e lei era sui binari. Abbiamo fischiato e fischiato e lei coi bambini si è spostata togliendosi dai binari e così abbiamo pensato che prima non ci avesse visti. Non abbiamo frenato ma solo rallentato e poi, quando eravamo vicini, si è di nuovo messa sui binari e non abbiamo potuto fare nulla." Mi hai risposto e il tuo cuore batteva forte. Dopo quarant'anni.
Caspar David Friedrich - Moonrise by Sea - 1822
"E, dimmi, Vincenzo, come si mettono sui binari? Ti ricordi i loro occhi?" ro agitato e dentro di me sentivo una struggente, malinconica commozione. "No, si mettono con la schiena voltata. Aspettano guardando davanti e il treno arriva di spalle. Solo una, alla stazione, mentre transitavamo senza fermarci, si è tuffata sotto, sui binari. Era anziana. Gli altri, di spalle." hai concluso.

Di fronte al destino chiudiamo gli occhi, dunque? Anche se è quello che abbiamo scelto per noi? E tu, giovane donna che hai sacrificato la vita tua e dei tuoi figli e di quello o quella che doveva nascere, cosa hai pensato? Di fronte alla scelta del suicidio, perché il treno? E perché di spalle? Si dice che il suicidio è un gesto di vigliaccheria ma non è così. Il suicidio è un atto di disperato coraggio. La disperazione di non riuscire a cambiare più nulla di quanto che ci opprime. Senso immane di impotenza.
Vincent Van Gogh - Autoritratto che si disgrega
Mi sono guardato intorno e Vincenzo era già andato via. Ho chiesto a Selena che era entrata nella stanza, cosa pensasse del suicidio e mi ha guardato interrogativa. Le ho spiegato quanto mi aveva detto Vincenzo e la sua risposta è stata una sorpresa. "Il suicidio non è follia, la vita è follia!"

"Scusa, Selena, cosa intendi?" mi sono seduto perché mi aspettavo una risposta lunga. "Volevo dire esattamente quanto Giacomo Leopardi ha scritto sul suicidio. Sto aiutando mio fratello Riccardo nella tesi di laurea e quindi sono mesi che lavoro su Leopardi. E' una mezza citazione dallo 'Zibaldone' del 1820. E' interessante il rapporto tra suicidio che richiede la mancanza di follia e la vita che, per mantenere la speranza, richiede la presenza di follia!" E ti sei appoggiata alla libreria.
Nicos Kessanlis
Ho notato che le feste avevano fatto il loro effetto. Ti vedevo più corposa e la gonna ti tirava sui fianchi mentre il golfino tradiva il segno del reggiseno sulla schiena. Io non dovrei proprio parlare di corposità e di feste e cibo ma non posso fare a meno dell'osservazione estetica ... che mai è giudizio. 

Mi hai sorriso e hai proseguito "La speranza non abbandona mai l’uomo in quanto alla natura. Bensí in quanto alla ragione. Perciò parlano stoltamente quelli, cioè gli autori della Morale universelle, che dicono che il suicidio non possa seguire senza una specie di pazzia, essendo impossibile senza questa il rinunziare alla speranza."
Émile Bernard Breton - Women with Seaweed - 1822
Ascoltavo con piacere ma vedevo la giovane mamma voltare le spalle al treno e aspettare guardando in avanti e fissando nel proprio animo quelle immagini di binari e campagna e cielo e nuvole che l'avrebbero accompagnata e poi ... la spinta in avanti. Inesorabile e brutale e poi ... il buio con il dolore.

"Selena proseguiva "Anzi, tolti i sentimenti religiosi, è una felice e naturale, ma vera e continua pazzia, il seguitar sempre a sperare, e a vivere, ed è contrarissimo alla ragione, la quale ci mostra troppo chiaro che non v’è speranza nessuna per noi. Vedi, lo studio così tanto da saperlo a memoria ... questo Leopardi."
Herbert James Draper - Pot Pourri - 1897
"Leopardi e il suicidio, mi ricordo poco dalla scuola e molto di più dalla vita. Ricordo solo il concetto di dolore non come fatto occasionale, bensì come costante della vita e che la ragione è la distruttrice delle illusioni ... perché ha reso gli uomini deboli e consapevoli del "taedium vitae", creando una società basata sulla lotta sociale di tutti contro tutti. Questo ricordo, oltre alla sua fase cattolica secondo la quale ogni cosa è buona mentre lascia le mani del Creatore delle Cose e ogni cosa degenera nelle mani dell'uomo ..." avevo risposto.

Ecco, tu hai un nome. Giacomo. Ed anche un cognome, Leopardi. Ma lei come si chiamava? Ha atteso il treno di spalle. Perché lo aveva fatto? Vincenzo aveva accennato qualcosa circa un marito che la picchiava ... Che ti picchiava ... ed ora sei nel mio cuore, insieme alle tante persone di cui non sento più il suono della voce e che non vedo più ma che rivedrò un giorno. E ci sarai anche tu e mi sentirò di accarezzarti sulla guancia e di sorriderti.
Françoise de Felice - "Le Kimono Noir"

Sunday, January 10, 2016

La legge della filosofia pratica

DonHong-Oai  

大德之人讲习的学习道理,在于发扬人们天赋的善良美德;在于革除旧习,勉作新人;在于归宿到才德完善无缺的境界, 白话翻译

"La loi de la grande Étude, ou de la philosophie pratique, consiste à développer et remettre en lumière le principe lumineux de la raison que nous avons reçu du ciel ; à renouveler les hommes, et à placer sa destination définitive dans la perfection, ou le souverain bien." la dottoressa Gao stava insegnandoci alcuni passi del libro dei Grandi Insegnamenti attribuito a Confucio.

Ma Yuan
E lo faceva mentre, con agile maestria, cucinava per tutti un piatto a base di tagliatelle di riso e verdure saltate nella wok. In tutto, nell'ufficio di fianco a quello in cui avevamo da poco terminato una runione in cui avevamo discusso i risultati di una ricerca a cui tutti avevamo partecipato.

Una frase deopo l'altra, in un francese che fortunatamente era tanto elementare quanto comprensibile, Lei ci stava esponendo concetti di saggezza e di armonia che non ci facevano distrarre dalla velocità con cui faceva saltare la pasta e le verdure. Un profumo molto stimolante saliva dalla wok mentre su un altro fuoco bolliva l'acqua della pentola che sarebbe servita a preparare degli involtini di spaghetti di soia, insalata e gamberi.
 

Andrea aveva voluto bere in un colpo solo un mezzo bicchiere di vino perché aveva sete e l'effetto dell'alcool a digiuno si faceva sentire. Aveva uno sguardo morbido e si appoggiava delicatamente alla spalla di  Mei, un'altra dottoressa dell'Università di Pechino che stava frequentando un dottorato di ricerca da noi.

Paolo si era seduto al tavolo e si teneva la testa fra le mani mentre osservava Gao all'opera ed io le ero al fianco con la bottiglia di salsa di soia, pronto per passargliela quando me lo avesse chiesto. La stanchezza e l'appetito si facevano sentire e la serenità di lavorare bene insieme e con passione facevano da contorno all'atmosfera di tranquillità che seguiva una riunione focosa di confronto.
Art Deco - Chinese-Rug - XIX century

Fuori era freddo e le luci della sera brillavano nel buio. Il Natale era vicino e si stava bene. Principio di serenità e gioia.

Soundtrack:  Tine Thing Helseth & tango trio - Libertango by Piazzolla (live, 2009)

Friday, January 8, 2016

Gli oggetti e una parte di me

Paul Gaugin - Buongiorno Signor Gaugin - 1889
Chiudo la portiera dell'automobile e inserisco la radio nello slot e l'accendo. Un gesto quasi automatico. E la musica inizia prima ancora di avviare il motore. Una canzone oggettivamente banale, recente e senza nulla di più ma mi colpisce una frase "... ad ogni trasloco salutavo una parte di me, gli oggetti, gli effetti ... un cuore non si forma da sè".

 Il motore gira piano ma non mi sento di avviare subito la marcia e andare perché quella frase mi ha colpito. Gli oggetti e una parte di me. La relazione tra le cose e noi dentro. Qualcuno potrebbe dire che è un concetto banale, scontato e per questo, forse, non sufficiente a colpire più di tanto. Ma allora, mi domando quali siano le cose che veramente hanno il valore per colpire. Quelle nuove? Quelle inattese? Quelle contrarie al comune? O quelle che confermano il proprio modo di pensare?
Shelby McQuilkin - Stepping Away
E' vero, gli oggetti sono una parte di noi ed ecco il concetto di accumulo. E noi, oggi più che mai, accumuliamo all'inverosimile. Se prima era un solo orologio quasi per sempre, ecco che oggi si parla di un orologio per ogni ricorrenza. E così è per le scarpe, i vestiti, il telefono, i mobili, gli elettrodomestici, la televisione, l'impianto stereofonico, ecc, ecc ...

E allora quali sono le vere cose che, se perse, si portano via una parte di noi? Neppure le fotografie ormai. Sempre più virtuali e sempre meno fisiche. Una volta sbiadivano i colori, si ossidavano i neri e si accartocciavano o si frammentavano i bordi. Oggi, semplicemente si cancellano e fisicamente non riescono più a conquistare quella tangibilità che le faceva durare. Chi straccia più una fotografia?
Photomontage - The Lissitzk
Una volta stracciai la fotografia che ritraeva la mia compagna con il suo ex compagno. Volevo solo la parte di lei o volevo piuttosto sancire uno strappo tra lei e il suo passato? Ed oggi, invece, cosa si fa? Si disintegra digitalmente un mucchietto di bite, si cancella una memoria che non è fisica ma virtuale. O semplicemente si cambia nome e si rende l'immagine irreperibile o la si danneggia per renderla irrecuperabile.

Ma, come tante cose, dall'irrecuperabile può emergere qualcosa ed ecco che i file corrotti o cancellati serbano una traccia nella memoria digitale che li rende talora recuperabili o quantomeno ne serba una traccia di esistenza. Così è la nostra memoria dei momenti vissuti. Flebile traccia che spesso non ha più alcun rinforzo visivo. E noi? Siamo forse così anche noi? Una volta, i lontani parenti, dal punto di vista temporale, erano visibili alle generazioni future. Grandi baffoni e gonne lunghissime con pettinature femminili e cappelli oggi inusuali.
Thomas Saliot - The john's
Li potevi vedere, osservare e potevi cercare un che di riconoscibile. Un particolare che ricorreva anche nei discendenti. Ma oggi invece cosa abbiamo. Immagini nella memoria di un cellulare che poi spariscono appena questo si guasta o si cambia. Scattate, mai stampate ed effimere. E i ricordi sfuggono e una parte di noi sfugge, diviene meno palpabile. Sciacquati via.

E' vero. Gli oggetti sono una parte di noi e non solo perchè ci accompagnano nella vita ma anche perché fanno ricordare noi a quelli che ci seguono. Questo era di mio nonno e questo di mia madre. Le cose erano poche e quindi marcavano il senso di appartenenza. Ma ora, che le cose sono innumerevoli, anche il valore intrinseco si stempera. Cosa veramente porta il nostro segno?
Давид Давидович Бурлюк - Dawid Dawidowitsch Burljuk
Non amo che scattino le foto a me, sopratutto i miei familiari, perché temo che quella foto divenga il ricordo del mio volto. Su una fredda pietra. Fermo, immobile, a fissare senza parole o emozioni visibili chi mi guarda. Temo anche che quello che mi piace e di cui amo circondarmi divenga, nel futuro, non un ricordo ma semplice cosa che si può rivendere per ricavarci qualcosa. E allora cosa faccio? Come la tartaruga che si trascina dietro tutto? O come il pazzo che incendia la propria casa con dentro quanto di se stesso? O, più semplicemente, come fanno i più che vanno avanti senza porsi il problema?

Ecco, mi viene da pensare che il pensiero secondo il quale queste riflessioni sono inutili, perché banali, forse è il modo comune di anestetizzarsi di fronte ai problemi ed agli stimoli che ci provoca la vita. Non pensare, non soffermarsi e non riflettere ma gettarsi nell'operatività sfrenata ... così passa il tempo ... e accumulare sempre più oggetti che soddisfino il nostro momentaneo bisogno compulsivo o legato al pensiero comune.
Giusy Ferreri
Ho inserito la marcia e lasciato lentamente la frizione. L'automobile si è avviata e ho iniziato a percorrere la strada verso il lavoro. Non ho la percezione di come andrà la giornata e se questo modo di pensare proseguirà. Ma era necessario fissarlo per riprenderlo. In fondo, il filo del discorso che compone un'esistenza si può tessere a momenti per potere essere poi ripreso, anche quando meno ce lo si aspetta.

Perché venga fissato e reso recuperabile e non solo in modo virtuale, bensì fisico. Anzi, molto fisico come lo siamo noi stessi e il mondo che ci è intorno. Fragili, deteriorabili ma accarezzabili e realmente presenti.
Soundtrack: Baby K - Chiudo gli occhi e salto ft. Federica Abbate
                   Giusy Ferreri - Volevo te

Sunday, January 3, 2016

Martin Lutero ... e oggi?

Giuseppe Pellizza da Volpedo -  I due pastori nel prato di Mongini (Novembre) - 1901
"La vita è fonte di continue novità e provocazioni" ... stavi dicendo al telefono mentre seguivi il tuo cane al guinzaglio nella sua quotidiana passeggiata. Lui tirava e tu seguivi perché il guinzaglio era ormai del tutto allungato. Seguivi a passo veloce mentre telefonavi e cercavi di evitare le pozzanghere perché indossavi un paio di scarpe leggere.

Per caso ti avevo incontrata mentre, al parco, avevo deciso di fare una breve passeggiata per rinfrescarmi le idee dopo un temporale di pioggia e di pensieri. Temporale dentro e temporale fuori, possiamo dire. Era come se avvertissi la necessità di occuparmi con qualcosa ... per evitare di rimanere di fronte a me stesso, solo con i pensieri. L'umore era decisamente tetro ma non in modo secondario, bensì primario, cioè esistenziale.
Riccardo Pasquini - La Madre - 1881
Mi aveva quindi fatto molto piacere vederti. Non sarei stato più da solo con i miei umori. Dicevo che stavi inseguendo, quasi, il tuo terrier color tortora mentre lui inseguiva un non so che. Il tuo verde loden tirolese si apriva (non era allacciato) facendo intravedere una gonna di tartan giallo e nero e un pullover dolcevita scuro su cui splendeva una collana di perle bianchissime.

Poiché eri al telefono, non ti ho voluto interrompere neppure con un saluto ma ho cambiato direzione e ti sono venuto dietro. Prima o poi avresti smesso. E così mi illudevo perché dopo quasi dieci minuti ero ancora lì ad inseguirti nei viali del parco mentre tu continuavi la telefonata. Anche il cane continuava ad inseguire qualcosa, salvo fermarsi di tanto in tanto ad annusare un che di irresistibile.
Jeremy Lipking  - Eden Rose
Quando ormai pensavo di cambiare direzione ed andarmene per conto mio in cerca di un caffé caldo, ecco che hai messo il telefono nella borsa e ti sei girata perché il cane aveva cambiato direzione ed era tornato indietro. Mi hai visto e ti sei messa a ridere, salutandomi cun una mano inguantata di rosso.

"Buon anno ed è una vera sorpresa perché ti avevo cercato la scorsa settimana ma non eri raggiungibile al telefono! Avevo bisogno di te. Non hai visto la mia chiamata?" e mentre ci scambiavamo un bacio sulle guance sentivo il tuo profumo classico, lo Chanel numero 5 che sapevo portavi sempre. Io, invece, avevo trovato un flacone di Macassar, un profumo che adoravo, e avevo forse ecceduto nel metterlo quel giorno ma, tant'é, ne avevo evidentemente bisogno.

"Non ho visto la tua chiamata Germana, perché ho un telefono che fa le bizze e che devo cambiare a brevissimo. Non accedo alla rubrica in modo corretto e molti numeri di telefono non vengono più riconosciuti. Scusa. Di cosa avevi bisogno?" ti ho risposto mentre guardavo il tuo nuovo taglio di capelli, corto ed elegante.

"Nulla, ora è risolto. Si trattava di una mia amica che non stava bene ... ma ora è partita e quindi, se mai avrà bisogno ancora, ti cercherò di nuovo. Chacki, fermati!" avevi urlato al cane che tirava come un dannato. "E' un'ora che lo sto portando in giro e sembra non avere pace. Forse perché sono stata al telefono e non gli ho dato retta come al solito. Sai, ho avuto uno scontro con Alberto e la sua rigidità concettuale. Anche prima ero al telefono con lui. La terza chiamata solo in questa mattina! Ma non ne veniamo a capo. Lui e i suoi princìpi!" Sbuffavi e il fiato si condensava nell'aria fredda in divertenti nuvole di vapore.
Enrico Paolucci - Forme marine - 1951
"Gli stavo dicendo che la vita è fonte di novità e che il nostro scopo è sempre cercare e ricercare, nascere e rinascere e non, come fa lui, restare avvinghiati ai nostri princìpi nella ferrea convinzione di essere arrivati nel giusto e di giudicare senza mettersi in discussione! Sono esasperata!" e mentre dicevi questo, avevo visto i tuoi occhi azzurri brillare di quella brillantezza che solo le lacrime sanno dare.

Mi è venuto spontaneo prenderti sottobraccio e avvicinarti a me. Il cane continuava a tirare. "Chacki!" ho detto anche io a voce alta ma senza alcun risultato. "Luomo è più spesso alla ricerca di certezze che di cambiamenti. Penso faccia parte della sua natura ancestrale, quella di cercare un luogo riparato, sicuro, con facili terreni di caccia e poi di difenderlo da ciò che può minacciarlo. Chi più, chi meno, ma tutti fanno così. Anche perché siamo disposti a mettere in discussione solo una parte di noi mentre ci arrocchiamo sull'altra e la difendiamo a spada tratta!" Ti stavo parlando e miravo ad un bar che intravedevo nel parco perché il desiderio di un caffé era forte.
Giacomo Balla - Noi quattro allo specchio - 1945
"Alberto è una dolcissima persona ma sai quello che ha passato nella sua vita lavorativa e questo lo ha cambiato. Ora è tranquillo ma la tranquillità è stata conquistata faticosamente e quindi è plausibile che reagisca in primis in modo categorico sui suoi princìpi!" e mi accorgevo di non sapere a cosa lei stesse riferendosi come casus belli.

Ti sei leggermente allontanata da me per guardarmi negli occhi ed ho notato che il mascara si era leggermente allargato all'estremo di un occhio. I tuoi capelli biondi con naturali meches scure ti nascondevano in parte gli occhi mentre sulla nuca erano corti e sembravi spettinata a regola d'arte. Avevi le labbra imbronciate e con un rossetto colore rosa. "Alberto ha paura delle mie decisioni e preferisce attaccarmi e criticarmi anziché avere fiducia ed aspettare! Ho deciso di partire per un nuovo incarico e vivrò a Roma per almeno sei mesi. Non è una promozione, sono io che voglio cambiare!" mi hai detto d'un fiato.
Giuseppe De Nittis - L'amazzone al Bois de Boulogne - 1870
"Beh, è logico che uno ci rimanga! Forse sente che in questa 'voglia di cambiare' rientra anche lui o teme di non riuscire a reggere la lontananza e di perderti. In questo c'è una grande incertezza e disistima in se stesso. Oppure, è anche possibile che lui non accetti una decisione presa senza il suo parere e che quindi vive come una mancanza di rispetto nei suoi confronti. In tutte e due i casi, c'è l'archetipo del maschio con intelligenza maschile." Ti ho risposto di getto.

"In che senso, intelligenza maschile?" hai sorriso mostrando i tuoi denti bianchissimi che facevano gara con lo splendore delle perle. "Nel senso che l'intelligenza dell'uomo è più pragmatica e formale mentre quella della donna è più aperta e disinibita. L'uomo può avere paura di questo e quindi, o la subìsce o cerca di dominarla. Non so cosa faccia Alberto, ma penso che sia una delle due cose." ti ho risposto mentre, ormai, eravamo prossimi al bar.
Ettore Tito - Pagine d'amore - 1907
"Lo prendiamo un caffé o qualcosa di caldo?" ti ho detto e mi hai sorriso, soffiandomi sul viso un "Si, certo!". Il tuo alito sapeva di fragole ed ero molto contento di averti incontrata. I miei pensieri erano occupati finalmente da altro e l'umore nero sembrava non esistere più. Sembrava, ho detto, perché, in realtà, il senso di buio, dentro, persisteva.

E mentre bevevamo un caffè nel caldo tepore del locale, ti ho chiesto "Lo sai che oggi, il 3 gennaio del 1521, il Papa Leone X emetteva la bolla papale con cui scomunicava Martin Lutero? Anche lui si era scontrato con i princìpi ferrei degli altri ma, come sappiamo, è andato avanti, anzi molto avanti. Non avere paura! Fai quello che ti senti e sii libera, continuando ad amarlo!" e ci siamo reciprocamente lanciato un sorriso con uno sguardo di complicità gioiosa.
Lorenzo Delleani - Le allieve - 1885
Soundtrack: Bruce Springsteen Point Blank - live From Houston 1978