Paul Gaugin - Buongiorno Signor Gaugin - 1889 |
Il motore gira piano ma non mi sento di avviare subito la marcia e andare perché quella frase mi ha colpito. Gli oggetti e una parte di me. La relazione tra le cose e noi dentro. Qualcuno potrebbe dire che è un concetto banale, scontato e per questo, forse, non sufficiente a colpire più di tanto. Ma allora, mi domando quali siano le cose che veramente hanno il valore per colpire. Quelle nuove? Quelle inattese? Quelle contrarie al comune? O quelle che confermano il proprio modo di pensare?
Shelby McQuilkin - Stepping Away |
E allora quali sono le vere cose che, se perse, si portano via una parte di noi? Neppure le fotografie ormai. Sempre più virtuali e sempre meno fisiche. Una volta sbiadivano i colori, si ossidavano i neri e si accartocciavano o si frammentavano i bordi. Oggi, semplicemente si cancellano e fisicamente non riescono più a conquistare quella tangibilità che le faceva durare. Chi straccia più una fotografia?
Photomontage - The Lissitzk |
Ma, come tante cose, dall'irrecuperabile può emergere qualcosa ed ecco che i file corrotti o cancellati serbano una traccia nella memoria digitale che li rende talora recuperabili o quantomeno ne serba una traccia di esistenza. Così è la nostra memoria dei momenti vissuti. Flebile traccia che spesso non ha più alcun rinforzo visivo. E noi? Siamo forse così anche noi? Una volta, i lontani parenti, dal punto di vista temporale, erano visibili alle generazioni future. Grandi baffoni e gonne lunghissime con pettinature femminili e cappelli oggi inusuali.
Thomas Saliot - The john's |
E' vero. Gli oggetti sono una parte di noi e non solo perchè ci accompagnano nella vita ma anche perché fanno ricordare noi a quelli che ci seguono. Questo era di mio nonno e questo di mia madre. Le cose erano poche e quindi marcavano il senso di appartenenza. Ma ora, che le cose sono innumerevoli, anche il valore intrinseco si stempera. Cosa veramente porta il nostro segno?
Давид Давидович Бурлюк - Dawid Dawidowitsch Burljuk |
Ecco, mi viene da pensare che il pensiero secondo il quale queste riflessioni sono inutili, perché banali, forse è il modo comune di anestetizzarsi di fronte ai problemi ed agli stimoli che ci provoca la vita. Non pensare, non soffermarsi e non riflettere ma gettarsi nell'operatività sfrenata ... così passa il tempo ... e accumulare sempre più oggetti che soddisfino il nostro momentaneo bisogno compulsivo o legato al pensiero comune.
Giusy Ferreri |
Perché venga fissato e reso recuperabile e non solo in modo virtuale, bensì fisico. Anzi, molto fisico come lo siamo noi stessi e il mondo che ci è intorno. Fragili, deteriorabili ma accarezzabili e realmente presenti.
Soundtrack: Baby K - Chiudo gli occhi e salto ft. Federica Abbate
Giusy Ferreri - Volevo te
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