Monday, January 18, 2016

Guarda la morte di spalle

Albert Herter - Le Départ des Poilus, Le 2 août 1914 - 1926
"Vincenzo, cosa facevi nella vita?", lo guardavo mentre si faceva visitare. "Facevo il ferroviere, il capotreno e poi sono andato negli uffici." Mi avevi risposto con un mezzo sorriso. "Dimmi, cosa ricordi della tua vita di ferroviere? Qual'è la cosa che più ti ha colpito?", avevo proseguito. "La morte ... " mi avevi detto, dopo qualche secondo di esitazione.

"In che senso, la morte?" Non riuscivo a capire ... e abbassavo gli occhi a terra. "Quelli che si buttavano sotto il treno. Che si suicidavano. Sono stati in tutto cinque." E mentre rispondevi i tuoi occhi guardavano a destra, poi a sinistra, poi in alto. Non mi guardavi. Sembrava che stessi cercando qualcosa nel ricordo o che volessi evitare qualcosa, sfuggire.
Jules-Adolphe Breton - The Song of the Lark - 1884
"Sa, è terribile. Quando devi scendere e accertarti che sono morti. All'inizio lo stomaco si rivoltava. Poi, resistevi ma non potevi farci l'abitudine", hai proseguito. "E quale, tra queste persone che si sono suicidate ti ha colpito di più?" Volevo sapere ancora e poi ancora. "La prima! Una donna giovane, con i suoi due bambini e pure il terzo che portava nella pancia!" Non so se era una suggestione ma mi sembrava che i tuoi occhi brillassero di una lacrima di commozione, nel ricordo.

"E quando è successo?" ti ho domandato. "Mah, una quarantina di anni fa. Nei primi anni settanta. Noi arrivavamo e lei era sui binari. Abbiamo fischiato e fischiato e lei coi bambini si è spostata togliendosi dai binari e così abbiamo pensato che prima non ci avesse visti. Non abbiamo frenato ma solo rallentato e poi, quando eravamo vicini, si è di nuovo messa sui binari e non abbiamo potuto fare nulla." Mi hai risposto e il tuo cuore batteva forte. Dopo quarant'anni.
Caspar David Friedrich - Moonrise by Sea - 1822
"E, dimmi, Vincenzo, come si mettono sui binari? Ti ricordi i loro occhi?" ro agitato e dentro di me sentivo una struggente, malinconica commozione. "No, si mettono con la schiena voltata. Aspettano guardando davanti e il treno arriva di spalle. Solo una, alla stazione, mentre transitavamo senza fermarci, si è tuffata sotto, sui binari. Era anziana. Gli altri, di spalle." hai concluso.

Di fronte al destino chiudiamo gli occhi, dunque? Anche se è quello che abbiamo scelto per noi? E tu, giovane donna che hai sacrificato la vita tua e dei tuoi figli e di quello o quella che doveva nascere, cosa hai pensato? Di fronte alla scelta del suicidio, perché il treno? E perché di spalle? Si dice che il suicidio è un gesto di vigliaccheria ma non è così. Il suicidio è un atto di disperato coraggio. La disperazione di non riuscire a cambiare più nulla di quanto che ci opprime. Senso immane di impotenza.
Vincent Van Gogh - Autoritratto che si disgrega
Mi sono guardato intorno e Vincenzo era già andato via. Ho chiesto a Selena che era entrata nella stanza, cosa pensasse del suicidio e mi ha guardato interrogativa. Le ho spiegato quanto mi aveva detto Vincenzo e la sua risposta è stata una sorpresa. "Il suicidio non è follia, la vita è follia!"

"Scusa, Selena, cosa intendi?" mi sono seduto perché mi aspettavo una risposta lunga. "Volevo dire esattamente quanto Giacomo Leopardi ha scritto sul suicidio. Sto aiutando mio fratello Riccardo nella tesi di laurea e quindi sono mesi che lavoro su Leopardi. E' una mezza citazione dallo 'Zibaldone' del 1820. E' interessante il rapporto tra suicidio che richiede la mancanza di follia e la vita che, per mantenere la speranza, richiede la presenza di follia!" E ti sei appoggiata alla libreria.
Nicos Kessanlis
Ho notato che le feste avevano fatto il loro effetto. Ti vedevo più corposa e la gonna ti tirava sui fianchi mentre il golfino tradiva il segno del reggiseno sulla schiena. Io non dovrei proprio parlare di corposità e di feste e cibo ma non posso fare a meno dell'osservazione estetica ... che mai è giudizio. 

Mi hai sorriso e hai proseguito "La speranza non abbandona mai l’uomo in quanto alla natura. Bensí in quanto alla ragione. Perciò parlano stoltamente quelli, cioè gli autori della Morale universelle, che dicono che il suicidio non possa seguire senza una specie di pazzia, essendo impossibile senza questa il rinunziare alla speranza."
Émile Bernard Breton - Women with Seaweed - 1822
Ascoltavo con piacere ma vedevo la giovane mamma voltare le spalle al treno e aspettare guardando in avanti e fissando nel proprio animo quelle immagini di binari e campagna e cielo e nuvole che l'avrebbero accompagnata e poi ... la spinta in avanti. Inesorabile e brutale e poi ... il buio con il dolore.

"Selena proseguiva "Anzi, tolti i sentimenti religiosi, è una felice e naturale, ma vera e continua pazzia, il seguitar sempre a sperare, e a vivere, ed è contrarissimo alla ragione, la quale ci mostra troppo chiaro che non v’è speranza nessuna per noi. Vedi, lo studio così tanto da saperlo a memoria ... questo Leopardi."
Herbert James Draper - Pot Pourri - 1897
"Leopardi e il suicidio, mi ricordo poco dalla scuola e molto di più dalla vita. Ricordo solo il concetto di dolore non come fatto occasionale, bensì come costante della vita e che la ragione è la distruttrice delle illusioni ... perché ha reso gli uomini deboli e consapevoli del "taedium vitae", creando una società basata sulla lotta sociale di tutti contro tutti. Questo ricordo, oltre alla sua fase cattolica secondo la quale ogni cosa è buona mentre lascia le mani del Creatore delle Cose e ogni cosa degenera nelle mani dell'uomo ..." avevo risposto.

Ecco, tu hai un nome. Giacomo. Ed anche un cognome, Leopardi. Ma lei come si chiamava? Ha atteso il treno di spalle. Perché lo aveva fatto? Vincenzo aveva accennato qualcosa circa un marito che la picchiava ... Che ti picchiava ... ed ora sei nel mio cuore, insieme alle tante persone di cui non sento più il suono della voce e che non vedo più ma che rivedrò un giorno. E ci sarai anche tu e mi sentirò di accarezzarti sulla guancia e di sorriderti.
Françoise de Felice - "Le Kimono Noir"

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