Wednesday, December 31, 2014

Il valore di un ricordo e la contemporaneità

Possiamo dire, in un certo senso, di essere sempre testimoni di qualcosa. Non foss'altro se non per il fatto che la nostra vita, il nostro tempo si è intrecciato con un evento. In questo senso, non è necessario esserne stati spettatori. E' sufficiente avere vissuto la contemporaneità e condiviso le emozioni.

Certamente, il testimone oculare ha un ruolo diverso. Può asserire cose che altri non sanno. E' stato toccato nel modo più diretto possibile e, se lo racconta, non è escluso che possa essere ritenuto un sopravvissuto, uno scampato.

Però ci sono cose, fatti che colpiscono un'intera generazione. In modo trasversale, tutti, nessuno escluso (o almeno nella potenzialità). Sono cose che ciascuno di noi ha davanti agli occhi. Ricordo mia mamma che mi parlava dello scempio dei corpi appesi in Piazzale Loreto anche se li aveva visti solo da molto, molto lontano. Ricordava l'eccitazione della folla, anche.

Poi, mi raccontava anche dei bombardamenti e delle sirene. Cose, questa volta, vissute direttamente con la possibilità poi di raccontarle (nessuna bomba era caduta sulla loro casa). Con viva emozione aveva poi nella memoria la cassiera del bar della stazione di Bologna con la quale aveva scambiato due parole nel momento di pagare la consumazione, il giorno prima dello scoppio della bomba, quel 2 agosto 1980.

Io cosa posso invece dire? Nessuna guerra ma sicuramente tanti tentativi di rivoluzione, di scontro civile e, anche se nessuna guerra, tanti morti lo stesso. Erano i cosiddetti "anni di piombo" che hanno segnato la mia adolescenza e giovinezza. Tra le tante cose, tra i tanti fatti, la testimonianza di una pistola puntata contro, a me come a tanti altri, mentre questa persona armata correva tra le auto in fila al semaforo a fianco alla biblioteca Sormani. C'era appena stato uno scontro con la Polizia e avevano sparato.

Ricordo, un sabato, mentre passeggiavo in corso Magenta con una mia compagna di classe, spari e urla e fumo e gente che scappava e in Via Carducci avrebbero poi fotografato quel ragazzo di Autonimia con la pistola in pugno, puntata verso gli Agenti di Polizia.

E fra i tanti ricordi, il 24 dicembre, mentre mi stavo spostando in moto da un ospedale ad un altro, ecco che sono passato da via Mancinelli, al quartiere Casoretto. Il pensiero è stato immediato: Fausto e Iaio. Il ricordo di una sera quando, mentre stavo studiando in cucina, dalla radio accesa (Radio Milano Centrale, penso) mi colpì la notizia di questi due ragazzi uccisi da ignoti.

Interruppi lo studio e ascoltai il resto del tempo l'intrecciarsi di notizie, testimonianze, antefatti, decisioni sul da farsi, mobilitazione, accuse e reazioni. Ora il ricordo è meno vivo, è plausibile, ma non per questo l'emozione è ancora forte. E' un ricordo impresso. Due ragazzi di 18 anni uccisi in una stradina buia di un quartiere periferico. Otto colpi di pistola. Un'esecuzione. Non uno scontro tra dimostranti, non una battaglia.

Manifestazioni di solidarietà. Cordoglio popolare. Un funerale collettivo. La vicinanza dei compagni e i dibattiti e poi le notizie sulle indagini ma, con il tempo, ... la percezione che a nulla si sarebbe arrivati. E così, invero, è stato. L'indomito urlo di una madre che si mantiene nel tempo. Ho ripreso oggi quanto pubblicato sui quotidiani. Riporto quella del Corriere della Sera. E solo ora rammento che si era in pieno "Rapimento Moro" e leggo che potrebbero esserci state delle connessioni e che vicino all'abitazione di Fausto si trovava un covo delle BR e che forse un nucleo di Agenti Segreti governativi era in appostamento e, che .... e che ... e che ...

Quante poche cose sappiamo di quanto accade e di quanto è accaduto. Quanto indirizzata è la nostra informazione e quanto è affidato "a chi non sappiamo" il nostro destino ... Devastante senso di impotenza ... Monta la ribellione dentro! Mi spiacerebbe tanto che uno come Andreotti, in punto di morte, avesse sentito la necessità di svelare e diffondere un dossier sulle proprie memorie. Le memorie di una persona che certamente sapeva molto e molto di più della media di noi. Ma non è pressoché mai successo. E' così difficile che uno rinneghi la propria esistenza e si apra alla verità ed alla sincerità se le ha rinnegate entrambe per tutta una vita.


E di Fausto e Iaio non abbiamo che da conservare gelosamente e con amore e rispetto il ricordo di due diciottenni uccisi forse perché avevano incrociato le proprie vite con qualcosa più grosso di loro. Inconsapevoli, mi viene da credere.

Ma mi è inevitabile anche pensare cosa sarebbero stati se avessero vissuto. Cosa sarebbero diventati e come avrebbero proseguito la propria esistenza. Quale evoluzione ci sarebbe stata. Un lavoro, una famiglia, dei figli. Magari una vita di compromessi. Magari una vita di coerente lotta. Ma questa riflessione non riguarda solo loro ... i morti non stanno solo da una parte ed a volte non stanno da nessuna parte.

Soundtrack: Paolo Pietrangeli - Contessa

Tuesday, December 30, 2014

Il culto del bello e la ricerca dell'esclusivo

Felice-Casorati-Bambina-che-gioca-su-un-tappeto-rosso 1912 Fine-Arts-Museum-Ghent
La noia dei giorni di festa che obbligano a cambiare il ritmo della vita induce a cercare intorno a noi, alla maggior parte di noi, un qualcosa che possa attirare l'interesse. Alcuni, fortunati, spinto dal sacro fuoco della passione, sanno avere sempre obiettivi precisi e quindi programmano queste loro attività. I più, si lasciano trascinare come le meduse del mare verso eventi che vengono proposti con lo scopo di creare "aggregazione".

Altri, si lasciano prendere da uno sfrenato shopping compulsivo dove la necessità di un qualcosa è solo effimeramente guidata dal piacere di acquistare qualcosa, indipendentemente dal fatto che possa realmente servire o meno. Altri, infine, migrano mollemente verso lidi culturali che in alcuni casi sono realmente eventi "cult" ma che più spesso rappresentano invece delle semplici occasioni commerciali.
Felice Casorati - Le due bambine
Ecco che si defluisce verso mete che possono anche variare di volta in volta da un genere ad un altro anche perché spesso è l'umore a guidare più della passione o della ragione. In parte, tutto è dovuto al fatto che non siamo più capaci di stare da soli con noi stessi. Di pensare e riflettere con intensa emozione anche sopra cose minime. In fondo, non si parte sempre dai massimi sistemi ma, più spesso si inizia dal nulla. Sappiamo stare a confronto con il nulla? Ci vuole forza ed allenamento perché l'imperativo è trovare una ragione e non, viceversa, annoiarsi.

La noia sembra essere il vero problema. La noia che forse emerge da una povertà di risorse interne perché solo raramente scaturisce invece da un malessere esistenziale vero. Spesso, la noia deriva dal nulla di coltivato dentro di noi e per coltivare qualcosa, si sa, ci vuole allenamento. Pensare sembra realmente, spesso e non talvolta, così difficile ... e così raro.
Felice Casorati - Ritratto della sorella Elvira - 1907
Abituati ad essere operativi più che riflessivi. A dare risposte prima di potere pensare. Bisogna essere "smart" e non "slow". Chi pensa e tarda a rispondere sembra rientrare nella categoria dei non "in time". Clever è la parola d'ordine. E invece, un minuto in più per riflettere fa spesso risparmiare tempo e raggiungere risultati maggiori.

Bene, oggi, grazie alla determinazione di Giulia, mi sono trovato a visitare una mostra bellissima. Nel contenuto, nel contesto, nella sede e nel momento. Alba, Fondazione Ferrero, Felice Casorati, sole. Debbo ammettere che in precedenti mostre non avevo subito il fascino di questo artista. Oggi, invece, colpito, meravigliato, estasiato, rapito, coinvolto, appassionato.
Felice Casorati - Beethoven
La complessità del taglio artistico, dei colori, delle linee e delle forme e l'evoluzione artistica negli anni e l'amore verso una professione amata, scelta e che si ammette di scegliere nuovamente se ve ne fosse l'occasione. L'agiatezza di una vita condotta secondo una traccia di coerenza e di grandezza.

Non emerge mai il bisogno ma solo il tempo che si ha avuto, per grazia e fortuna, di decidere secondo le proprie pulsioni ed emozioni. Liberi di fare quello che si riteneva più giusto per esprimere se stessi. Senza necessità di scendere a compromessi. Questa limpidezza coerente colpisce e ingenera una certa, positiva e benevola invidia.

Quanto vorremmo essere liberi dalle necessità che fanno scendere a compromessi con noi stessi e quanto si desidererebbe rispondere al mondo con una logica di continua, lineare coerenza che porta alla continua crescita dell'essere che è nato con noi e che deve crescere sempre dentro di noi.

Questo traspare. Questo insegna. Questo stimola. E questo è il valore esclusivo che si aggiunge alla bellezza delle sue tele. Ma, poichè ogni uomo ha sempre due volti, questo suo "insegnamento" può essere anche visto in termini critici: "assenteismo come rifugio dall'attualità, come pacato intendere l'arte e la vita". Sta a noi scegliere quale dei due volti ci va bene.
Soundtrack:

Monday, December 29, 2014

Ruolo e antitesi di forza

Johannes Vermeer - Padrona e camerira - circa 1666-1667
In alcuni caso, sotto determinate condizioni,
il ruolo non veste esattamente la condizione,
nel senso che potere e dominio e forza in premessa
sottostanno viceversa alle condizioni della realtà.

E' il caso, tra gli altri, di Gertrude e della sua serva-custode
ma mille altri esempi sono possibili in cui
il servo domina il padrone
nello spirito e nell'azione.
Jose Ferraz de Almeida Junior, Saudade - 1899
Da cosa dipende questo?
Dalla debolezza del primo rispetto al secondo,
certamente,
ma anche dalle condizioni esterne.

Chi domina è perché ha potere
e il ruolo veste la realtà.
Ma chi ha potere e non domina
lo fa per volontà o involontà.
Richard Edward Miller - Lady reading
Per volontà se l'orizzonte che scruta
non permette soluzioni certe, bensì tentennamenti
mentre chi è senza potere può avere idee chiare
e forti che superano le incertezze e le titubanze.

Si tratta quindi di giochi di tempo.
Chi scatta prima e chi segue dopo.
Ma per involontà è il caso per cui
chi ha potere non ha spirito forte

Adrienne Stein - Lanterns
e cede piuttosto che farsi carico.
Che scelgano gli altri per potere poi criticare
senza sapere che, lasciato il dominio,
si perde di forza.

Chiarezza è la soluzione.
Chi deve intendere intenda.
Chi deve comandare comandi.
Informando del perché delle scelte.
Wiinslow Homer, The New Novel - 1877
Soundtrack: Antonio Bertali (1605-1669) Ciaccona (L'Arpeggiata, Veronika Skuplik Violino Solista)


Sunday, December 28, 2014

Qual'è la differenza?

Max Kurzwell, Lady in Yellow Dress, 1899
Oggi era un giorno da festeggiare, insieme.
Oggi è un giorno da ricordare, da soli.
Non ci sei più di fronte a me,
perché io non sono capace di vederti.

Ma sono i miei occhi ad avere questo limite
perché il cuore è caldo della tua presenza.
Per questo, anche oggi, se non più che mai oggi,
voglio parlarti per dirti ancora una volta del mio amore.

Fra Filippo Lippi - Adorazione dei Magi (particolare)
Un amore di riconoscenza per avermi dato la possibilità
di vivere, di studiare, di venire educato
alla sensibilità, al piacere di sapere e di conoscere,
alla mitezza, al rispetto ed alla tenerezza.

Al riconoscere l'importanza delle sfumature,
al tocco dello stile ed all'ingenuità di
meravigliarsi per minime cose di amarle e
di credere sempre nell'uomo e nella natura.

John Singer Sargent, Riposo, 1911
Grazie è la parola che risuona ogni istante,
quando vivo, quando dormo, quando sogno.
Grazie è la sola cosa che posso pensare
per avere avuto da te così tante possibiltà.

Dunque la differenza tra oggi e l'altro ieri
è solo nella cecità dei miei occhi?
No, perché mentre i miei occhi possono illudersi
sono le mie orecchie ad essere incapaci di sentire la tua voce.
Fede Galizia (1578-1630) - Composizione con ciliegie e mele selvatiche in alzatina d'argento
Soundtrack: Francesca Caccini (Firenze, 1587-1641) - Ciaccona

Friday, December 26, 2014

Unchain my heart

Magica successione di note con un ritmo travolgente
e sempre lui sul palco. Inimitabile, unico da oltre 40 anni, Joe Cocker.
Magica Band. Calorosa, sanguigna, emotiva, sensuale e graffiante.
Nulla lasciato al caso, eppure così fluida da sembrare semplicemente naturale.
Nota dopo nota, in una successione lineare e meravigliosamente spontanea.

"Unchain My Heart"
Unchain my heart
Baby let me be
'Cause you don't care
Let me
Set me free

Unchain my heart
Baby let me go
Unchain my heart
'Cause you don't love me no more
Every time I call you on the phone
Some fella tells me that you're not at home
Unchain my heart
Set me free
Unchain my heart
'Cause you don't care about me
You've got me sowed up like a mellow case
But you let my love go to waste
Unchain my heart
Set me free

I'm under your spell
Like a man in a trance baby
Oh but you're no doubt aware
That I don't stand a chance
Unchain my heart
Let me me go my way


You are in me night and day
Why leave me two a life of misery
When you don't care about the beans for me
Unchain my heart oh please
Set me free
Unchain my heart
Alright
I'm under your spell
Just like a man in a trance oh baby
But you're no doubt aware
That I don't stand a chance

Please unchain my heart
Let me go my way
Unchain my heart
You are in my night and day
Why leave me to a life of misery
When you don't care about the beans for me
Unchain my heart
Please set me free
Oh set me free

Won't you let me go
That you don't love me no more
Like a man in a trance
let me go
You don't care
Oh woman why don't you do that for me
I'm under your spell
Like a man in a trance
And you're no doubt aware
That I don't stand a chance no
Oh You don't care
Please set me free
Baby let me be
Unchain my heart

Joe Cocker - vocals
Nick Milo - keyboards
Jack Bruno - drums
Gene Black - guitar
Oneida James-Rebeccu - bass
Herman Jackson - Hammond B3
Norberto Fimpel - sax, percussion
Nichelle Tillman, Laura Jane Jones - background vocals

Soundtrack: Joe Cocker Live Unchain My Heart
Soundtrack: Joe Cocker: Fire it Up Live (Cologne, 2013)

Thursday, December 25, 2014

La mia strada è la tenerezza ...

Duccio da Boninsegna - Natività
Se dovessi riassumere i principi che il mio percorso mi ha fatto meravigliosamente scoprire, tra questi dovrei considerare "la tenerezza" che, insieme con umiltà, meraviglia, accettazione e stupore e mitezza, fanno da guida in ogni momento dell'esistenza.

Sono sensazioni, queste che in parte risultano guidate dalle letture e dagli esempi e parte emergono spontanee ma forse sempre sotto una vena di educazione. L'educazione in cosa consiste? Nel leggere e poi leggere e poi riflettere e poi pensare e poi confrontarsi e sottoporsi al giudizio che forma l'esperienza.

Giotto di Bondone - Natività
La tenerezza è segno di gradissima forza e fermezza di controllo delle nostre debolezze, del nostro impulsivo reagire. Come quando Gesù fermò Pietro dall'estrarre la spada per difenderlo dai soldati che erano venuti a prenderlo.

"Custodisci la spada. Forse non credi che se io chiedessi a mio Padre, più di dodici legioni di angeli verrebbero per difendermi? Ma la mia strada è un'altra. E' la tenerezza."
Matteo, 26,53


Giovanni Bellini - Madonna degli alberi
Dolcissima guida dell'esistenza. Rifugio e punto di partenza per affrontare il mondo in un modo non istintivo bensì elevato, grandioso e illuminante. Perché, tornando all'educazione, quanto importanti sono gli esempi. E in questo caso, come sono necessarie le persone che ti mostrano come è il loro comportamento nella dimensione spirituale e non terrena.

Oggi è il giorno in cui ci viene donato un atto di amore. Da un Padre che non chiede di essere adorato e temuto. Da un Padre che è amore, dona amore e infonde amore e stimola amore. Tenerezza e mitezza. Mai più conflitti. Mai più logiche di dominatori e di dominati. E anche se questo sembra impossibile, sta ad ognuno di noi cominciare per primi con se stessi.

Gerrit (o Gerard) van Honthorst, detto Gherardo delle Notti - Adorazione del bambino
Agli altri, la possibilità di vedere la differenza che connota chi ha una visione spirituale della propria vita da tutto il resto che è preda dell'istinto e delle reazioni a contingenze e dominio di desiderio di possesso di cose e persone.

Oggi, possiamo solo dire grazie.

Sounndtrack: J.S. Bach - Christmas Oratorio BWV 248

Wednesday, December 24, 2014

In ritardo ... Moog-ology

12 Ottobre 1964, la storia della musica stava cambiando. Al pari della messa a punto del sistema Bohm per le chiavi degli strumenti a fiato come clarinetto, oboe, fagotto, corno inglese e della famiglia dei flauti, al pari dell'invenzione di nuovi strumenti, in quel giorno Robert Moog presentava il suo strumento.
SoundtrackWalter/Wendy Carlos - Switched-On Bach

Un sintetizzatore. Una nuova voce nel panorama degli strumenti. Non un organo, anche se aveva una tastiera, non un pianoforte perché non aveva corde ma solo cavi elettrici, non un theremin anche se per certi versi la voce poteva assomigliare.
Buchla Box - Strumento psichedelico per eccellenza nel pieno degli happening dell'epoca
Il mondo della musica cambiava, dicevamo. Da allora, i termini di oscillatore controllato dal voltaggio (VCO), filtri e onde sinusoidali, quadre e a dente di sega, ecc ... sarebbero entrati nel comune linguaggio musicale e anche le partiture sarebbero evolute.

Soundtrack: Buchla 200 Modular Synth

Si sarebbero fatti tentativi di interpretare i classici della musica in chiave moderna con il sitetizzatore e si sarebbero composti brani del tutto nuovi. Il mondo non sarebbe stato più lo stesso. La domanda è poi diventata se la paternità dovesse o meno essere condivisa con Don Buchla. Certo è che, con Robert Moog, il sintetizzatore è nato ed è diventato di uso comune mentre quello di Don Buchla è rimasto appannaggio di pochi eletti.
Morton Subotnick works the controls for a synthesizer originally designed by Don Buchla in the 1960s
Eppure, Don Buchla aveva fondato la sua compagnia nel 1963. Ma, ancora prima, Morton Subotnick aveva fondato, nel 1962, il San Francisco Tape Music Center che aveva usato un VCO e che aveva anche sperimentato una sorta di Musique concrète. Tutti esperimenti che, insieme anche a Ramon Sender, avrebbero portato alla produzione del Buchla Box, pochi mesi prima della nascita del Moog.
Soundtrack: Morton Subotnick at CTM-Festival 2011

Quindi, diversa è la storia se la si guarda dal punto di vista della scoperta o dal punto di vista del cambiamento. Una scoperta ha valore in sè o solo se trova diffusione pratica? L'inventore è il padre dell'invenzione e chi la diffonde rendendola efficace cos'è? Matteucci e Bell cosa sono? Robert Gallo e Luc Montagnier?
Don Buchla - Ramon Sender
L'intelligenza sta nell'evitare diatribe. Bob Moog inventa il Moog e Don Buchla inventa il Buchla. Il periodo è lo stesso. Ma come è possibile, nel senso di quali premesse devono esserci state perché nello stesso periodo si arrivasse ad una stessa scoperta?
Soundtrack: Oskar Sala - Improvisation Mixtur-Trautonium

Si era nel 1876 quando un ingegnere, Elisha Gray, registrò un oscillatore elettromeccanico. E poi, nel 1897, Thaddeus Cahillmetteva a punto il suo gigantesco Teleharmonium (o Dynamophone), troppo grande per avere un qualche successo. Eppure, la musica aveva iniziato ad essere generata da altro rispetto a corde vibranti, fiato o percussioni.
Suzanne Ciani with the Buchla Modular Synthesizer
Pochi anni dopo, si era nel 1906, la svolta decisiva, cioè l'invenzione delle valvole amplificatrici da parte di Lee De Fores: si chiamavano allora Audion tube e avrebbero aperto alla nascita dei primi strumenti elettronici. Il Theremin di Leo Theremin, nel 1920, le Onde Martenot di Maurice Martenot nel 1928 e il Trautonio di Friedrich Trautwein, l'anno dopo.
Soundtrack: Arseny Avraamov - Symphony Of Factory Sirens (Public Event, Baku 1922)

Musica optoelettronica è il termine che potremmo usare per le successive evoluzioni della musica grafica, cioè per le invenzioni di Arseny Avraamov e di Yevgeny Murzin che avrebbero aperto la strada al sintetizzatore additivo in cui più onde sinusoidali di differente ampiezza e frequenza e con tempo di decadimento diverso, vengono sovrapposte in vario modo per creare suoni e note differenti.

Arseny Avraamov - La Bouscarle - Musica grafica
Loro avrebbero fatto questo attraverso un sistema ottico mentre solo in questi anni si sarebbero stati realizzati i sintetizzatori a sintesi additiva mediante i cricuiti digitali. Quindi, almeno con 40 anni di anticipo, in Russia, ci si era posti il problema e si era ipotizzata la soluzione. Ma solo nel 1958 sarebbe stato possibile realizzare la macchina in grado di farlo.
Soundtrack: Leon Theremin playing his own instrument

Ma, tornando agli anni '30 e '40, possiamo già allora trovare gli oscillatori audio, i filtri audio, e i controller di sviluppo. Warbo Forman Organ è infatti uno strumento polifonico (4 voci in contemporanea) che entra in produzione nel 1937 in Germania, grazie a Harald Bode mentre il Novachord del 1939 era lo strumento elettronico messo a punto da Hammond.
Oskar Sala - Mixtur-Trautonium Salle
In Giappone, nel 1949, Minao Shibata presentava i concetti di "a musical instrument with very high performance" in grado di "synthesize any kind of sound waves" e  che "...operated very easily," anticipando che "...the music scene will be changed drastically."
Soundtrack: Ondes Martenot et Theremin + CV Claude-Samuel Lévine - cslevine 2010

E, passata la II guerra mondiale, in Europa si creano diversi Studi di Musica Elettronica tra i quali quelli di maggiore importanza si trovano a Milano, Parigi, Colonia e Bonn. Proprio a Milano, Maderna e Berio, due compositori, promuovono la realizzazione dello Studio di fonologia musicale di Radio Milano, un punto di riferimento nella storia della musica elettronica.
Studio di fonologia musicale di Radio Milano
Ha sede presso la RAI e si tratta di locali colmi di oscillatori, filtri, registratori a nastro, consolle audio e microfoni. Un tutto che, come insieme, può essere visto al pari di un sintetizzatore analogico in piena regola. L'era della musica elettronica era quindi definitivamente avviata e lo stesso per quanto concerne lo sviluppo delle partiture. Si andava oltre il pentagramma con un nuovo linguaggio.
Soundtrack: "Notturno (Realizzazione del 1956)" di Bruno Maderna

Nel 1951-52 la RCA produce il primo sintetizzatore programmabile. Si chiama RCA Mark II Sound Synthesizer e solo nel 1957 viene installato nel Columbia-Princeton Electronic Music Center.
Krzysztof Penderecki - KOSMOGONIA
Su questo strumento, sempre di ragguardevoli dimensioni ma configurato per la prima volta come unità singola formata da più moduli, lavorano compositori e sperimentatori sonori del calibro di Vladimir Ussachevsky, Otto Luening, Milton Babbitt, Halim El-Dabh, Bülent Arel, Charles Wuorinen, and Mario Davidovsky.
Soundtrack: Milton Babbitt - "Occasional Variations"

Nel 1959–1960, sarà in effetti Harald Bode a sviluppare quello che può essere definito il primo sintetizzatore modulare in grado di produrre suoni in modo analogico e riproducibile. La tecnologia dei transistor consentiva finalmente questo, come descrisse i suoi risultati in uno scritto del 1961.
Harald Bode e il suo Vocoder
E fu proprio su quello scritto e sulle conferenze da lui tenute negli anni successivi, che  avrebbero poi lavorato Robert Mood e Don Buchla. Il loro strumento faceva uso ampiamente dei transistor. Era funzionale ed era maneggevolmente piccolo. Il resto è storia moderna.
Soundtrack: Harald Bode testing his Bode 7702 Vocoder

E allora, potremmo dire che l'inventore è colui che coglie la palla al balzo e mette a frutto il lavoro di altri e che arriva nel momento giusto dal punto di vista dei "tempi maturi".
Brotherhood Of Light- Light sweet liquid
Il movimento Hippy e la Psichedelia e la ricerca spasmodica e su larga scala e la conseguente diffusione di pubblico avrebbero rappresentato quel momento temporale "maturo" per creare le necessarie condizioni affinché un prodotto sperimentale diventasse prodotto di massa. Il gioco del sintetizzatore era fatto. Moog o Buchla.
Soundtrack: Bland Bladen - I Grévens Tid [Sweden 2003]

Monday, December 22, 2014

Un uomo senza testa

Un uomo senza testa che saluta nella notte ... un plaid a quadri rossi e una Fiat 600 che corre nella notte verso il mare. C'è del bello e dell'angosciante se dopo oltre 50 anni ho ancora questo ricordo.

Il ricordo dei genitori che sedevano davanti a me e che, nella notte, parlavano sommessamente (o almeno questo immagino, perché non ricordo). So solo che nel tempo questa atmosfera di intimità familiare, di esperienza vissuta insieme, mi accompagna con il desiderio di ripeterla o di trovare un sorrogato che possa anche solo lontanamente riprodurne le sensazioni.

Mi domando, ora come da tanto tempo, se esista un motivo inconscio nel vestire un ruolo di spettatore presente senza partecipare direttamente. Se questa posizione significhi qualcosa come desiderio di non essere coinvolto, di mantenere un certo stacco e disimpegno dalla realtà, di viverla senza sentirsi impegnati, oppure se possa riallacciarsia quell'esperienza.

Felice Casorati - Pubblicità della Fiat 600
Non so, sto navigando a vista ... nessuno mi ha dato mai una spiegazione logica, razionale. Eppure, amo restare ad ascoltare in disparte la realtà, senza prenderne parte (almeno una realtà non coinvolgente), come quando un tempo, alla radio trasmettervano il sonoro dei film e lo si ascoltava immaginandone le scene.

D'altra parte, sono invece un interventista,. Per carattere non so rimanere passivo di fronte alle provocazioni della realtà che chiama e per la quale posso essere di aiuto. Eppure, amo invece ascoltare senza essere partecipe.

Come quella notte, sdraiato, io piccolo, sotto il calore di un plaid rosso mentre i miei genitori parlavano ed io ascoltavo, addormentandomi e poi invece svegliandomi quando il lampo dei fari illuminava quel manifesto della pubblicità della benzina in cui un uomo, senza la testa ma con il cappello, salutava ...

Grant Haffner - Night time on old montauk highway
Chi siamo e di quante cose siamo composti?

Soundtrack:  Danish String Quartet: NPR Music Tiny Desk Concert

Sunday, December 21, 2014

There's nothing like you and I

The Perishers - Nothing like you and I
Ho guardato la luce tra il fitto degli alberi.
Ho guardato il sole tra l'ondeggiare dei rami.
Ho guardato le nuvole scorrere tra le foglie.
Ho scoperto un nido nascosto.

Soundtrack: Air - Alone In Kyoto

Saturday, December 20, 2014

Dannazione o infinita speranza ?

Giuseppe Ungaretti - 1969
"Chiuso fra cose mortali
(Anche il cielo stellato finirà)
Perché bramo Dio?"

Giuseppe Ungaretti, nel giugno del 1916, scriveva questa dolcissima e struggente poesia e la intitolava "Dannazione" perché fa riferimento a destino dell'uomo di sentire la propria finitezza e incompletezza in uno spasmodico desiderio di infinita perfezione che è l'unione con Dio. 

Il titolo "dannazione" è però bivalente perché non può essere chiuso in un unico significato che è quello più comune di condanna. In questo caso può essere anche sentito come elemento di liberazione e quindi inverso al primo.

Elemento di liberazione perché, come una volta ebbi l'opportunità di leggere in un libro di Emil Cioràn, l'uomo ha l'occasione di crescere, di evolvere solo nella cattiva sorte che avverte come tale.

Così, il sentire i propri limiti e il proprio destino di imperfezione e conclusione, abbiamo la possibilità di anelare alla compiutezza infinita. E, nella domanda esistenziale che ci si affianca ogni istante, cerchiamo e cerchiamo e cerchiamo ancora.


Carter Camp, center, in Wounded Knee, S.D., during a 71-day standoff in 1973. William Kunstler, the radical lawyer, is at left.
Lo scopo, il significato e l'appartenenza. Chi siamo, perché siamo, dove andiamo e da chi veniamo e a chi tendiamo ...

Come definire dannazione quella che invece è trampolino verso la salvezza. Una salvezza intesa non esclusivamente in senso religioso perché è solo riflettendo su chi siamo noi e cosa siamo e cosa rappresentiamo che deriva la percezione del destino a cui dobbiamo tendere ed al quale non dobbiamo abbandonarci.

Il nostro destino, infatti, non deve dipendere dal caso e dalle contingenze ma solo da noi. Dalla nostra capacità di cercare e trovare e non demordere mai. Mai accontentarci ma guardare sempre ai nostri errori per muoverci, per metterci in movimento.

E vale la pena chiudere con una frase di Cioràn: "La dolcezza di prima della nascita, la luce della pura anteriorità." Serve a considerare il concetto di luce prima dell'essere che potrà essere luce dopo l'essere. Questo perché amo stravolgere i suoi pensieri ... e credo sia un bene.

Emil Cioran e Mircea Eliade nella Place Furstenberg a Paris - 1986
Soundtrack: "Indian Reservation" - John D. Loudermilk