Sunday, June 29, 2014

Ex ante - Ex post

Nasce prima il Cristo e poi l'esigenza di Lui o viceversa?
Nel senso che Cristo nasce dall'esigenza dell'uomo di rispondere alle domande esistenziali oppure Cristo è stata una reale realtà che poi è stata raccontata in modo da rispondere alle domande esistenziali?

Nel senso, ripeto, Cristo è frutto dell'esigenza dell'uomo oppure è stato un reale uomo-Dio?
Strano che il porsi questa domanda venga ad uno spirito profondamente cristiano.
E' che troppo di tutto il Vangelo si inserisce in una logica perfetta di senso spirituale e di vita.

Forse, questo pensiero deriva dal fatto che i Vangeli sono stati scritti decenni e decenni dopo la morte di Cristo e che - di conseguenza - sono frutto di rimaneggiamenti continui e ben pensati della storia vera della Sua vita.

Forse, nella ricerca della spontanità si deriva la sensazione che tutto il racconto del Vangelo sia troppo perfetto. Che tutto sia privo di possibili interpretazioni erronee. Che tutto sia esemplare e privo di "tentennamenti" umani, salvo l'invocazione sulla croce.

D'altra parte, se di Fede si deve trattare, ecco che la Fede deve venire in aiuto per fare accettare in modo attivo e non passivo, questo credere nel Vangelo come racconto di vita realmente accaduta. Ecco, questo è forse il primo passo, il punto di partenza per una Fede. Accettare attivamente.

Se considero che, in modo analogo, si trova lo stesso in tutte le forme di Credo religioso, indipendentemente da cultura, latitudine e longitudine, ecco che la Fede diventa il fondamento nel credere in un qualcosa che potrebbe essere oggetto di confutazioni secondo la logica razionale dell'uomo.

E, d'altra parte, analogamente anche l'atteggiamento positivista dell'uomo emerge proprio dall'assenza di una Fede che faccia accettare ciò che non ci si riesce a spiegare del tutto. Ma il dubbio, ritengo faccia bene anche a chi ha Fede perché consente di mantenere quel dialogo, quel ponte di contatto tra chi crede e chi non crede.

L'ottimista deve confrontarsi con il pessimista per vedere consolidati i propri pensieri dopo essere stati messi a prova. Non esiste la verità per tutti perché l'uomo è un essere dotato di proprio raziocinio e quindi esiste una verità per ciascuno. Salvo poi, di fatto, esistere, per chi crede, una verità sopra tutte.

Sono pensieri questi che oziano in calde giornate di estate in cui una nuvola scura scura ha il dono di scatenare una pioggia intensa quanto rinfrescante e di breve durata. Sono pensieri che giocano per il fatto di essere tali, tra di loro. In una regia di personaggi che si scherniscono e si controribattono. Nel piacere della dialettica e del sapere ribaltare gli orizzonti.

Pensieri oziosi? Mai inutili perché il pensare non è mai tale. Vado al mare.

Soundtrack: Ayo - Who

Thursday, June 26, 2014

La dernière minute

Carla Bruni

Quand j'aurai tout compris, tout vécu d'ici-bas,
Quand je serai si vieille, que je ne voudrai plus de moi,
Quand la peau de ma vie sera creusée de routes,
Et de traces et de peines, et de rires et de doutes,
Alors je demanderai juste encore une minute...
 

Quand il n'y aura plus rien qui chavire et qui blesse,
Et quand même les chagrins auront l'air d'une caresse,
Quand je verrai ma mort juste au pied de mon lit,
Que je la verrai sourire de ma si petite vie,
Je lui dirai "écoute ! Laisse-moi juste une minute..."
Juste encore minute, juste encore minute,
Pour me faire une beauté ou pour une cigarette,
Juste encore minute, juste encore minute,
Pour un dernier frisson, ou pour un dernier geste,
Juste encore minute, juste encore minute,
Pour ranger les souvenirs avant le grand hiver,
Juste encore une minute... sans motif et sans but.
 

Puisque ma vie n'est rien, alors je la veux toute.
Tout entière, tout à fait et dans toutes ses déroutes,
Puisque ma vie n'est rien, alors j'en redemande,
Je veux qu'on m'en rajoute,
Soixante petites secondes pour ma dernière minute.
 

Tic tac tic tac tic tac tic tac 

Linda Evangelista with Kristen McMenamy

Soundtrack Carla Bruni - La dernière minute

 

Wednesday, June 25, 2014

DS cabriolet ou la convertible

Jane Birkin - Citroen DS 19 Convertible
Oh, la jolie!
Cabriolet in realtà ha tre significati:
  • Carrozza a due ruote con tettuccio a soffietto
  • Automobile decappottabile
  • Cappello femminile allacciato con nastri sotto il mento di moda tra Sette e Ottocento
 Oggi non esistono più le carrozze a due ruote e non si portano più i cappelli con il nastro allacciato sotto il mento. Ma non si usano nemmeno più tanto e macchine cabriolet. Trionfano le monovolume, le SUV, i fuoristrada e raramente esce fuori quanche spider.

Le vere "convertible" stanno segnando il passo. Sono di fascia medio-alta e poi ci sono quelle sfiziose tra le city car. Certamente, la loro diffusione risente poi della latitudine e longitudine. Il desiderio di libertà al vento è sostanzialmente lo stesso. Ma cosa dire del sapore elegante e fuori dagli schemi di una volta. Qualche vettura di adesso sembra mantenere quelle linee e dare quelle sensazioni. Potenza. Senso dell'eccesso nell'essere spensierati e felici. Non prepotenti.
Libertà, fuori da schemi. Oggi che gli schemi predominano sulla fantasia.

Brigitte Bardot - Renault Floride
Soundtrack: Carla Bruni - L'excessive

Je n'ai pas d'excuse,
C'est inexplicable,
Même inexorable,
C'est pas pour l'extase, c'est que l'existence,
Sans un peu d'extrême, est inacceptable,
Je suis excessive,
J'aime quand ça désaxe,
Quand tout accélère,
Moi je reste relaxe
Je suis excessive,
Quand tout explose,
Quand la vie s'exhibe,
C'est une transe exquise
Y'en a que ça excède, d'autres que ça vexe,
Y'en a qui exigent que je revienne dans l'axe,
Y'en a qui s'exclament que c'est un complexe,
Y'en a qui s'excitent avec tous ces "X" dans le texte
Je suis excessive,
J'aime quand ça désaxe,
Quand tout accélère,
Moi je reste relaxe
Je suis excessive,
Quand tout explose,
Quand la vie s'exhibe,
C'est une transe exquise, (ouais).
Je suis excessive,
J'aime quand ça désaxe,
Quand tout exagère,
Moi je reste relaxe
Je suis excessive,
Excessivement gaie, excessivement triste,
C'est là que j'existe.
Mmmm, pas d'excuse ! Pas d'excuse !
Brigitte Bardot - renault Floride

Vivo spesso sul lago e vedo con una certa frequenza le vecchie cabrio e le vecchie spider percorrere le strade intorno a casa. Coppie biancocrinite, ben coperte per evitare malanni ma anche spavaldamente scoperte che passano a velocità di crociera, sfidando il freddo e anche le intemperie.

Anelito di gioiosa vita che non sente lo scorrere cronologico del tempo. Che non si arrende o che forse vuole riprendere contatto diretto con desideri lasciati sopire decenni e decenni ma mai estinti. In fondo, è necessario vivere di sogni. Anche se questi possono passare per infantilismo e superficialità

Se non seguiamo i sogni e le illusioni, cosa dovremmo fare? Essere sempre "sul pezzo" e sfinirci in un continuo osservare schemi operativi. Connessi H 24, ovunque. E invece, quando si guida una cabriolet ci pensa il rumore del vento ad isolarti nel tuo sogno. Di bambino mai sopito e per questo generoso di dispensare gioia di vivere.

Catherine Deneuve - Morgan
Soundtrack: Jane Birkin - Je t'aime moi non plus - 1969

Tuesday, June 24, 2014

Eudemonologia o le ragioni e gli oggetti del benessere

Klimt - Amanti
Un uomo non si sente affatto privato dei beni ai quali non si è mai sognato di aspirare, ma è pienamente contento anche senza di essi, mentre un altro che possegga cento volte più del primo si sente infelice quando gli manca una sola cosa da lui voluta.

La fonte del nostro scontento risiede nei nostri tentativi, continuamente rinnovantisi, per aumentare il termine costituito dalle pretese, mentre l'altro fattore, che impedisce ciò, rimane immutato.
Arthur Schopenhauer


Aggiungo, non è tutto questo forse l'essere schiavi delle cose e delle persone? L'essere schiavi del desiderio di possedere cose ed esseri umani?



Klimt - Donna sulla poltrona
Decidiamo, allora, dove vogliamo andare e per quale via ma non senza un esperto che già conosca la strada che cominciamo a percorrere, perché certo non è come negli altri viaggi dove, se si è individuato il percorso e si chiedono informazioni agli abitanti, non si può sbagliare. In questo caso, invece, proprio le strade più battute e frequentate ci traggono in inganno. 

Soprattutto bisogna fare attenzione a non seguire, come pecore, il gregge di chi ci precede, perché non si va dove si deve andare, si va dove vanno tutti. Del resto non c'è cosa che per noi comporti mali peggiori del conformarsi all'opinione pubblica, considerando miglio re quello che è accolto da più largo consenso
Lucio Anneo Seneca


Soundtrack: Lou Reed - Sweet Jane

Monday, June 23, 2014

Quizás quizás quizás


Ho smesso di fumare da tanti anni e non rimpiango mai di averlo fatto.
Ma c'è un film che mi affascina sempre anche perché è avvolto dalle volute del fumo delle sigarette: In the mood of love.
Con quelle scene assaporo il gusto del fumare.
Il piacere sottile del gusto di una sigaretta e del suo profumo.
Che avvolge, che è in sè atmosfera e fascino.
Torbido esempio della voluttà dell'immaginazione dei sensi.
Eleganza di una voluta che scompare in un attimo ma che persiste nella tua mente.
Quizás quizás quizás 
Siempre que te pregunto
que cuando como y donde
tu siempre me respondes
quizás quizás quizás
y así pasan los días
y yo desesperando
y tu tu contestando
quizás quizás quizás

estas perdiendo el tiempo
pensando pensando
por lo que mas tu quieras
asta cuando asta cuando
y así pasan los días
y yo desesperando
y tu tu contestando
quizás quizás quizás

y así pasan los días
y yo desesperando
y tu tu contestando
quizás quizás quizás

Siempre que te pregunto
que cuando como y donde
tu siempre me respondes
quizás quizás quizás

estas perdiendo el tiempo
pensando pensando
por lo que mas tu quieras
asta cuando asta cuando
estas perdiendo el tiempo
pensando pensando
por lo que mas tu quieras
asta cuando asta cuando
y así pasan los días
y yo desesperando
y tu tu contestando
quizás quizás quizás
quizás quizás quizás
quizás
quizás
quizás

Sunday, June 22, 2014

Hey you, don't watch that. Watch this!

Gli spunti si trovano ovunque. Una frase di una canzone degli anni ottanta può essere l'avvio di una riflessione oltre venti anni dopo. E' sempre così. Il senso della frase (che prende spunto e nasce nel contesto) può essere diverso. Anche in modo totale. Eppure, basta suscitare la riflessione che un compito lo assolve. Quello di pensare. E pensare significa prendere una pausa dalla logica di essere sempre costantemente operativi, sempre connessi, sempre raggiungibili, per procedere sulla logica delle risposte che seguono una riflessione. Non quella delle risposte riflesse che oggi è così tanto frequente.

"Proprio perché abbiamo un corpo,
facciamo esperienza di un limite
che ci apre alla verità del desiderio:
desiderare un a/Altro,
un confine al di là del corpo stesso,
come a dirgli: non sei solo tu
e il tuo destino più profondo
è di essere altro che te."
Santa Teresa d'Avila, 1567

La frase dei Madness che viene gridata all'inizio della canzone "One step beyond" dice "Hey you, don't watch that. Watch this!" e si allinea al concetto di guardare in una direzione diversa per fare un passo in avanti. E' certo che nulla intendessero dire che fosse ispirato a Santa Teresa del Jesus ma è altrettanto certo che le parole che si possono usare neu due casi sono le stesse.

Così, sono passato da un ritonello ska ad una visione del trascendente che contrasta con quella dell'immanente di cui rappresenta il superamento e l'evoluzione. Di cui costituisce l'ampliamento degli orizzonti verso una realtà che, sempre secondo Santa Teresa d'Avila, è paragonabile ad un cibo così squisito che, una volta abituatici, si preferebbe cessare di vivere piuttosto che rinunciarvi.

Soundtrack: One step beyond - Madness

Saturday, June 21, 2014

Senza lavoro? Doppiamente fantasmi.


MADRID | By Tania Suárez | Spain is the second country with the highest job destruction in the European Union. Youth unemployment, however, remains a key problem, as it has hit an all-time high of 24.4 percent. People in their 20s are desperately looking for jobs yet unable to find any. Can we talk about a lost generation? Probably, but they are still fighting to be discovered.

L.D. ha 28 anni e può essere definita come una "disoccupata da lungo tempo" perché non ha un lavoro da un anno e. nonostante sia iscritta nelle liste di collocamento, non è mai stata chiamata per alcun colloquio. Non è così perché ha rifiutato qualche lavoro. Non le è mai stato proposto alcunché. L.D. è convinta che il 90% delle proposte di lavoro siano indirizzate ad amici/parenti degli impiegati degli uffici di collocamento e che il restante 10% delle offerte siano grandemente penalizzanti. Inoltre, dice che "è triste dovere ammettere chele donne di circa 30 anni abbiano meno probabilità di essere assunte degli altri a causa del "rischio" di gravidanza."

A.M. ha 24 anni ed ha un master in sociologia. Ha sostenuto un colloquio per un lavoro in un supermarket. Nulla a che vedere con quello per cui ha studiato ma si è trattato di una rara opportunità dopo una serie nutrita di impieghi temporanei, senza alcuno sbocco, con orari prolungati e stipendi miseri. I suoi genitori la pregano di tornare a casa nelle isole Canarie per aiutare suo padre nel suo lavoro che ha a che fare con la frutta. E' un segno dei tempi ... ma è verosimile che anche suo padre non avrà di che pagare l'impegno lavorativo di A.M. "E' una situazione fuori controllo ...che non aiuta a superare la sensazione soggettiva di essere responsabile di scelte sbagliate che tagliano fuori da opportunità."

In un articolo sul New York Times si parla di una "lost generation" a proposito dei giovani spagnoli. In una realtà dove quasi 6 milioni di persone sono senza lavoro e di questi, il 57% hanno tra i 16 e i 29 anni.
D.V. ha 27 anni non lavorava da più di un anno quando gli è stato proposto un lavoro a Monaco. E' partito subito. Indicavano, nell'offerta, che cercavano "persone ansiose di lavorare". D.V. è un giornalista e l'impiego in un hotel non può essere considerato il massimo. Ma è quanto gli hanno proposto ed è sempre meglio che rimanere a casa senza lavorare. In tutti i casi, "si tratta di un'esperienza molto positiva, in generale, e l'opportunità ideale per nuove evoluzioni. Inoltre, considerando la situazione di crisi, ritengo si tratti di una fase ciclica che poi aprirà a nuove opportunità di lavoro. Intanto, l'essere obbligati ad espatriare, quantomeno, consente di migliorare le proprie conoscenze linguistiche."

L.M. è diplomata in gestioni amministrative ma non ha mai trovato lavoro. Ha quindi deciso di aprire un negozio di biancheria intima insieme con la madre. "Nonsiamo partite con l'obiettivo di espandere l'attività in futuro. Questo lavoro serve a rendere più semplice il bilancio familiare." Avviare un'attività richiede soldi e pazienza ma forunatamente in Spagna "non è molto complicato. All'inizio è tutto più complicato (locali, fornitori, gestione, pubblicità, ecc ...) ma poi le cose possono procedere meglio."

J.A. ha iniziato con un banco di vendita di limonata e con un e-shop per la vendita online di maglietta (T-shirt). Ha iniziato da adolescente. Poi si è dedicato alla progettazione di videogame con alcuni amici ed ha lavorato per multinazionali americane del settore. Infine, ha avviato una partnership con un'industria di smart-phone (sistema android).

Si tratta di storie di volontà e di rassegnazione. Di desiderio attivo e di desiderio statico. Ma si tratta di realtà che non emergono in ambito istituzionale in modo sistematico. Si parla di diritti dei lavoratori e di contratti dei lavoratori. Si parla di pensioni dei lavoratori e di cassa malattia dei lavoratori. 
Ma non si parla di chi non ha lavoro se non come di una massa informe, con connotazioni anagrafiche (sesso ed età) i cui diritti a lavorare sono assai poco sanciti. Nulla di preciso. Molto di abbozzato. Facile oggetto di cui riempirsi la bocca in discorsi vaghi e qualunquisti. Informi, anonimi, privi di sigla sindacale, senza alcunché di cui discutere.

E noi, in Italia, come siamo? Fantasmi allo stesso modo. Forse ancora di più perché abbiamo una struttura familiare che favorisce la persistenza nell'alveo e riduce la "fame" di lavorare. Doppiamente fantasmi.

Non si uccidono così anche i cavalli - Sydney Pollack - 1966
Soundrtack: Egokid - Non si uccidono così anche i cavalli 

Friday, June 20, 2014

Effetto distruente ... effetto costruente

Nikolaij Milioti
Non si costruisce nulla senza distruggere qualcosa.
E' la dura legge dell'alternanza.
Ogni cosa ne sostituisce un'altra.
Il considerare questo giusto e sbagliato fa parte dei punti di vista.
Noi siamo punti di vista ma
morire al sé per nascere all'altrui
è una grossa opportunità di crescita.

Distruggere le proprie idee
per costruirne di nuove
con le fondamenta delle prime
ma con l'evoluzione delle seconde.

Evolvere sempre non è uno svantaggio.
Una fatica, certamente lo è ma
i risultati che si ottengono sono grandiosi:
nuovi orizzonti per una mente insaziabile di conoscere.

E il conoscere non è conoscere se stessi
bensì tutto quello che ci circonda,
con la bellezza di un sorriso negli occhi
e l'intenso, ingenuo desiderio di proiettarsi al di fuori di noi stessi.

In modo umile e gioioso,
facendo voto di povertà,
facendo voto di castità,
per essere liberi dal desiderare di possedere cose e persone.

La sola umiltà deve essere la regola.
L'umiltà di rispettare
e non mi stancherò mai di pensarlo
e di dirlo, e di farlo.

Che gioia!

Soundtrack: Immigrant Song - Led Zeppelin (live)

Monday, June 16, 2014

Sergej Aleksandrovič Esenin

L'altro giorno, entrando in una libreria, con piacere ho notato che c'era una sezione di narrativa dedicata ai libri usati o nuovi ma rimanenze di magazzino. 50% di sconto. Interessante, guardiamo cosa c'è ci siamo detti ed abbiamo, con gusto di amanti dei libri, cominciato a scorrere i titoli sui dorsi delle copertine.

Di tanto in tanto, la mano tirava fuori un libro, una rapida lettura al commento e una mezza paginetta letta qui o là (come scegliamo un libro?). Quindi, la scelta o il riporre il volumetto tra gli altri. Tra quelli rimasti in mano, ecco una piccola perla "Romanzo senza bugie" di Anatolij B Mariengof. Un libro su di lui, su Esenin e Isadora Duncan. Protagonista una Mosca bohemienne degli anni venti ...

Il libro finisce così: "Esenin attacca con il vetturino una conversazione letteraria. Dimmi, amico mio, che poeti conosci? Puskin, rispose il vetturino. Ma è morto, amico mio! Di vivi, chi conosci? Nessuno Signore. Noi non conosciamo i vivi. Solo quelli di bronzo."

Kandinski - Muro rosso
La cagna

Al mattino nel granaio
Dove biondeggiano le stuoie in fila,
una cagna figliò sette,
sette cuccioli rossicci.
 
Sino a sera li carezzava
pettinandoli con la lingua
e la neve disciolta colava
sotto il suo caldo ventre.
 
Ma a sera, quando le galline
si rannicchiano sul focolare,
venne il padrone accigliato
e tutti e sette li mise in un sacco.
 
Essa correva sui mucchi di neve
durando fatica a seguirlo.
E così a lungo, a lungo tremolava
lo specchio dell’acqua non ghiacciata.
 
E quando tornò trascinandosi appena,
leccando il sudore dai fianchi,
la luna sulla capanna le parve
uno dei suoi cuccioli.
 
Guardava l’azzurro del cielo
con striduli guaiti,
ma la luna sottile scivolava
e si celò nei campi dietro il colle.
 
E sordamente, come quando in dono
le si butta la pietra per gioco,
la cagna rotolò i suoi occhi
come stelle d’oro nella neve.


Sunday, June 15, 2014

Fantasmi sociali


Non ho una parola da aggiungere.
L'articolo è di Luciano Gallino ed è pubblicato su Repubblica.it del 10.10.2012.

Una sola considerazione ... da allora, cosa è cambiato?

Ricordiamoci che nel febbraio 2011 si era svolto il famoso "referendum Fiat" voluto dall'A.D. e dal Presidente Fiat. In cambio, 20 milioni di investimenti, poi, ottenuto il "si" (54,05% vs 45,95%), nulla di quanto promesso è stato fatto, salvo che la Fiat ha cominciato ad andarsene dall'Italia ...

Landini - FIOM
Il senso del libro di Airaudo, La solitudine dei lavoratori (Einaudi) è racchiuso nella frase con cui termina: «Dobbiamo riportare nella politica... la rappresentanza, e con questa la cittadinanza del lavoro, per uscire da quella solitudine che, per troppo tempo, in questo paese, ha trasformato in fantasmi le donne e gli uomini che lavorano».

Responsabile del settore auto della Fiom, l' autore parla soprattutto di Fiat, ma quel che scrive vale per l' intera società italiana. Dove sembra che i massimi riconoscimenti in campo economico e sociale vadano di preferenza alle imprese e ai dirigenti i quali hanno stabilito che la democrazia, e perfino la Costituzione, si arrestano ai cancelli delle fabbriche e in genere dei luoghi di lavoro. Per primi i governi si sono sbracciati nell' elargire tali riconoscimenti soprattutto alla Fiat, ma tutto ciò che hanno concesso a questa nel campo delle relazioni industriali e delle riforme del mercato del lavoro si è rapidamente diffuso a gran parte dell' industria italiana.

Per contro le donne e gli uomini che lavorano sono stati trasformati in fantasmi, privati di ogni rappresentanza in politica perché nella quasi totalità i media e i politici non hanno la minima idea di un rapporto essenziale per la vita dentro le fabbriche.

È il rapporto tra il lavoro alla catena e democrazia. Per illustrarlo l' autore richiama due casi assai efficaci. C' è un operaio a Mirafiori (ne parlò mesi fa il Corriere della Sera) che da tredici anni avvita bulloni per montare le cinture di sicurezza sul lato destro delle vetture. Sono nove in tutto (sei di essi hanno un nome un po' diverso, ma non fa differenza). Usando un attrezzo ad aria compressa che pesa parecchi chili, l' operaio, chiamato Sergio nel libro, impiega per montarli circa 180 secondi, tre minuti. Poi ricomincia la stessa operazione. In un anno monta più di 70.000 bulloni.

Operazioni del tutto simili le fanno altre migliaia di Sergio e di Anna negli stabilimenti Fiat. Che cosa c' entra qui la democrazia lo spiega, in un' altra citazione, una delegata anch' essa di Mirafiori. L'accordo imposto dall' azienda la vincola a far rispettare i tempi di lavoro. Un traguardo che per molti Sergio e Anna può essere, sovente, difficile da raggiungere. Per diversi motivi: «Perché la linea di montaggio va troppo velocemente, o le pause sono insufficienti, o fa troppo caldo o troppo freddo o, ancora, i componenti da montare sono difettosi o mal posizionati». Ma la delegata non può farci niente.

L' accordo non consente che possa dichiarare sciopero, che ci siano mezzi per difendere i lavoratori o per farsi ascoltare dai capi, che la delegata trovi il modo di rappresentarli. La delegata, a norma di quel contratto legalmente stipulato, non conta niente. È un fantasma. E con lei non contano niente Sergio e Anna, in tutti gli stabilimenti Fiat, come in molte altre fabbriche. Devono soltanto ubbidire.

La democrazia è stata fermata dai sorveglianti ai cancelli. Il libro dedica giustamente spazio a un articolo della Costituzione, il 4, che di solito è poco presente nella discussione sulle relazioni industriali e le politiche del lavoro. In realtà è un articolo fondamentale, perché vari articoli della Carta, dal 35 in avanti, parlano di diritti del lavoro, riferendosi palesemente a chi un lavoro ce l' ha, mentre questo afferma che «la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro». A rigore, potrebbe essere inteso nel senso che lo stato si adopera per dare un lavoro a tutti. Un pronunciamento della Corte costituzionale di vari anni fa ne ha temperato la portata a tale fine, ma è fuor di dubbio, nota l' autore, che nel sancire il principio del diritto al lavoro sta il nucleo del diritto alla stabilità del posto.

La legislazione del lavoro degli ultimi quindici anni, sino alla recente riforma, ha totalmente disatteso il principio dell' art. 4. Un tema che percorre tutto il libro è ovviamente il disimpegno di Fiat dall' Italia.

Nel 1989 la produzione era giunta a superare nel paese i 2 milioni di vetture. Quest' anno si prevede che non supererà di molto le 450.000. C' è la crisi, dice l' amministratore delegato Sergio Marchionne. Però la crisi ha fatto scendere le vendite del 25 per cento in Europa, non dell' 80 per cento. Al fine di giustificare il disimpegno la società ha imputato ai lavoratori e al suo sindacato più diffuso, la Fiom, ogni sorta di inadempienze, dagli eccessi di assenteismo agli intralci recati alla produzione dai sindacalisti e dagli operai, alla vetustà dei contratti di lavoro. A questi si è pensato bene di ovviare con l' accordo di Pomigliano del 2010, esteso poi agli altri stabilimenti del gruppo.

Il succo di esso è che Sergio (l' operaio, non l' amministratore delegato) dovrebbe avvitare un maggior numero di bulloni al giorno, facendo meno pause durante l' orario, e lavorare se necessario anche 200 ore in più all' anno. Che vuol dire oltre un mese di lavoro in aggiunta agli altri e tanta fatica in più, ogni giorno. A fronte di tanti diritti in meno.

Politici e commentatori di destra e di centro-sinistra hanno plaudito, in nome della modernizzazione delle relazioni industriali e della competitività.
Provasse mai, qualcuno di loro, ad avvitare mille bulloni al giorno.

Soundtrack: Fausto Amodei - Al referendum rispondiamo no

Saturday, June 14, 2014

Sii obiettivo, dichiarando di essere relativo.

Sainte Thérèse de Lisieux nei panni di Giovanna d'Arco
"Il massimo di obiettività
corrisponde al massimo di consapevolezza
di come sia relativo
ciò che raccontiamo."
Carlo Maria Martini - Il lembo del mantello, 1991

Quandi diciamo "sii obiettivo"
non intendiamo forse esortare ad ammettere
i limiti del singolo pensare
di fronte alla realtà delle cose?

Eppure troppo spesso, anzi, forse sempre,
si inneggia all'obbiettività dell'informazione
quando invece si tratta di un urlare
pensieri limitati dal sè e dalla pochezza delle informazioni.

Viviamo in un mondo poco obbiettivo.
Assai poco incline ad ammettere i propri limiti.
In una lotta continua del propendere verso una verità individuale
priva di senso critico e mossa spesso da superficiale emotività.

Si torna al concetto dell'opinione.
Dove opinione non è sinonimo di verità.
Dove opinione è figlia dell'incompetenza.
Dove opinione è pari al rigurgito incontrollato.

Poco educata,
poco rispettosa,
poco riflessiva,
molto prepotente.

 Che confusione e pietà non potere, per nostra colpa,
intendere noi stessi e conoscere chi siamo!
Santa teresa di Avila - Castello Interiore, 1577

Soundtrack: While my guitar gently sweep - Orthodox Jewish Musicians

Friday, June 13, 2014

Chiarezza, chi sei?

Chiarezza, sei forse distinzione?
Fai parte del criterio di verità di cartesiana memoria?
Sei principio di verità in quanto "chiara e distinta"?
Chiara perché presente e manifesta,
distinta perché non ti confondi con altro.

Sei forse chiara perché sei distinta?
Un principio indissolubile solo in apparenza
perché privo di valenza del contrario.
Infatti ciò che è distinto può non essere chiaro.

Oppure sei chiara in quanto dai coscienza dell'oggetto
senza confonderlo con un altro?
Quindi fai parte dell'appercezione
per cui la percezione ha intriseca la sensazione
di percepire, di vivere il momento e l'atto della percezione.

Quindi, sei parte del trascendentale
in quanto fai parte dell'"Io penso ...",
in virtù del quale ogni rappresentazione
viene ordinata secondo rapporti universali
e necessari nel riferimento a quell'unico centro
che è la coscienza dell'Io.
L'Io è quindi chiaro e distinto,
ma non sempre è principio di verità.

Lo è se si accompagna all'umiltà
di sapere e ammettere di potere sbagliare,
di vivere il dubbio intrinseco di ogni cosa,
secondo il quale la verità è una sola
ma le percezioni possono essere infinite,
non sempre veritiere ... eppure chiare e distinte tra loro.

Soundtrack: No doubt - Hella Good

Thursday, June 12, 2014

Que reste-t-il de nos amours - Que reste-t-il de ces beaux jours

Que reste-t-il de notre amour

Ce soir le vent qui frappe ? ma porte
Me parle des amours mortes
Devant le feu qui s’ ?teint
Ce soir c’est une chanson d’ automne
Dans la maison qui frissonne
Et je pense aux jours lointains

{Refrain:}
Que reste-t-il de nos amours
Que reste-t-il de ces beaux jours
Une photo, vieille photo
De ma jeunesse
Que reste-t-il des billets doux
Des mois d’ avril, des rendez-vous
Un souvenir qui me poursuit
Sans cesse
Bonheur fan?, cheveux au vent
Baisers vol?s, r?ves mouvants
Que reste-t-il de tout cela
Dites-le-moi
Un petit village, un vieux clocher
Un paysage si bien cach?
Et dans un nuage le cher visage
De mon pass?

Les mots, les mots tendres qu’on murmure
Les caresses les plus pures
Les serments au fond des bois
Les fleurs qu’on retrouve dans un livre
Dont le parfum vous enivre
Se sont envol?s pourquoi?


Soundtrack:  Chet Baker . Que reste t-il de nos amours

Wednesday, June 11, 2014

22 Ottobre 1972 - Giovanna Marini

Evidentemente ci siamo dimenticati le nostre lotte, la nostra capacità di lottare per un ideale, per un sogno di unità e di vita sociale migliore.
Evidentemente ci siamo addormentati, ci hanno addormentati.
Ma non dobbiamo dimenticare. Dobbiamo svegliarci.
Si tratta del nostro mondo, della nostra vita e del nostro futuro.
De futuro dei nostri figli e di tutto ciò che è nato da poco.
Ma anche noi abbiamo il diritto di vedere realizzati i sogni,
di desiderare un cambiamento e di lottare per realizzarlo.
E' la nostra dignità di esseri umani che ce lo chiede.
 
Treni per Reggio Calabria

Andavano col treno giù nel Meridione
per fare una grande manifestazione
il ventidue d'ottobre del 'Settantadue
in curva il treno che pareva un balcone
quei balconi con la coperta per la processione
il treno era coperto di bandiere rosse
slogans, cartelli e scritte a mano
da Roma-Ostiense mille e duecento operai
vecchi e giovani e donne
con i bastoni e le bandiere arrotolate
portati tutti a mano sulle spalle
il treno parte e pare un incrociatore
tutti cantano Bandiera Rossa
dopo venti minuti che siamo in cammino
si ferma e non vuole più partire
si parla di una bomba sulla ferrovia
il treno torna alla stazione
tutti corrono coi megafoni in mano
richiamano «andiamo via Cassino
compagni da qui a Reggio è tutto un campo minato
chi vuole si rimetta in cammino»
dopo un'ora quel treno che pareva un balcone
ha ripreso la sua processione
anche a Cassino la linea è saltata
siamo tutti attaccati al finestrino
Roma Ostiense Cisterna Roma Termini Cassino
adesso siamo a Roma Tiburtino
il treno di Bologna è saltato a Piverno
è una notte è una notte d'inferno
i feriti tutti sono ripartiti
caricati sopra un altro treno
funzionari responsabili sindacalisti
sdraiati sulle reti dei bagagli
per scrutare meglio la massicciata
si sono tutti addormentati
dormono dormono profondamente
sopra le bombe non sentono più niente
l'importante adesso e' di essere partiti.
ma i giovani hanno gli occhi spalancati
vanno in giro tutti eccitati
mentre i vecchi sono stremati
dormono dormono profondamente
sopra le bombe non sentono più niente
famiglie intere a tre generazioni
son venute tutte insieme da Torino
vanno dai parenti fanno una dimostrazione
dal treno non è sceso nessuno
la vecchia e la figlia alle rifiniture
il marito alla verniciatura
la figlia della figlia alle tappezzerie
stanno in viaggio ormai da più di venti ore
aspettano seduti sereni e contenti
sopra le bombe non gliene importa niente
aspettano che è tutta una vita
che stanno ad aspettare
per un certificato mattinate intere
anni e anni per due soldi di pensione
erano venti treni più forti del tritolo
guardare quelle facce bastava solo
con la notte le stelle e con la luna
i binari stanno luccicanti
mai guardati con tanta attenzione
e camminato sulle traversine
mai individuata una regione
dai sassi della massicciata
dalle chine di erba sulla vallata
dai buchi che fanno entrare il mare
piano piano a passo d'uomo
pareva che il treno si facesse portare
tirato per le briglie come un cavallo
tirato dal suo padrone
a Napoli la galleria illuminata
bassa e sfasciata con la fermata
il treno che pare un balcone
qualcuno vuol salire attenzione
non fate salire nessuno
può essere una provocazione
si sporgono coi megafoni in mano
e un piede sullo scalino
e gridano gridano quello che hanno in mente
sono comizi la gente sente
ora passa la notte e con la luce
la ferrovia è tutta popolata
contadini e pastori che l'hanno sorvegliata
col gregge sparpagliato
la Calabria ci passa sotto i piedi ci passa
dal tetto di una casa una signora grassa
fa le corna e alza una mano
e un gruppo di bambini
ci guardano passare
e fanno il saluto romano
Ormai siamo a Reggio e la stazione
è tutta nera di gente
domani chiuso tutto in segno di lutto
ha detto Ciccio Franco "a sbarre"
e alla mattina c'era la paura
e il corteo non riusciva a partire
ma gli operai di Reggio sono andati in testa
e il corteo si è mosso improvvisamente
è partito a punta come un grosso serpente
con la testa corazzata
i cartelli schierati lateralmente
l'avevano tutto fasciato
volavano sassi e provocazioni
ma nessuno s'è neppure voltato
gli operai dell'Emilia-Romagna
guardavano con occhi stupiti
i metalmeccanici di Torino e Milano
puntavano in avanti tenendosi per mano
le voci rompevano il silenzio
nelle pause si sentiva il mare
e il silenzio di quelli fermi
che stavano a guardare
e ogni tanto dalle vie laterali
si vedevano i sassi volare
e alla sera Reggio era trasformata
pareva una giornata di mercato
quanti abbracci e quanta commozione
"il Nord è arrivato nel Meridione"
e alla sera Reggio era trasformata
pareva una giornata di mercato
quanti abbracci e quanta commozione
gli operai hanno dato una dimostrazione.


Giovanna Marini

Soundtrack: Treni per Reggio Emilia - Giovanna Marini
 

Cantico dei Cantici

Malinconia - Hayez
Bruna sono ma bella,
o figlie di Gerusalemme,
come le tende di Kedar,
come le cortine di Salomone.

Non state a guardare se sono bruna,
perchè il sole mi ha abbronzato.
I figli di mia madre si sono sdegnati con me:
mi hanno messo a guardia delle vigne;
la mia vigna, la mia, non l'ho custodita.


Dimmi, o amore dell'anima mia,
dove vai a pascolare il gregge,
dove lo fai riposare al meriggio,
perché io non sia come vagabonda
dietro i greggi dei tuoi compagni?


Se non lo sai, o bellissima tra le donne,
segui le orme del gregge
e mena a pascolare le tue caprette
presso le dimore dei pastori.


Cantico dei Cantici I, 5-5b, 7-8b

Edward Munch - The sun - 1916
Soundtrack: In a manner of speaking - Nouvelle Vague

Sunday, June 8, 2014

Confusione è la parola della nostra epoca ...

Les Vacances de Monsieur Hulot - Jacques Tati - 1960
Questo film appartiene alla mia infanzia. Ti accompagnai un pomeriggio in un cinema d'essai perché proiettavano questo film che ti era piaciuto tanti anni fa. Io bimbo, tu mamma. Ridevi e ridevi e ridevi fino ad avere le lacrime agli occhi. E ridevo anch'io. Poi mi è rimasto nel cuore tanto tempo. Ed ora, lo conservo con me, sempre, ovunque perché è delicato, sensibile, raffinato, educato ed elegante. Fa sorridere sull'uomo e fa rimpiangere un mondo soave che forse non esiste più.

Forse un mondo che possiamo solo ricreare e vivere dentro noi stessi, inseguendo un profumo che improvvisamente entra nella stanza in cui ci troviamo ed evoca il ricordo di una sensazione di molti e molti anni prima.  Un mondo che, però, dobbiamo fare uscire da dentro di noi per cercare di farne permeare la quotidianità che ci circonda. In fondo, se non cominciamo da noi stessi a diffondere delicatezza, sensibilità e gentilezza e sorrisi, come possiamo pretendere che altri lo facciano?

Ah, dolci domeniche di giugno, al termine della scuola. Liberi di oziare al caldo, facendo scorrere via i pensieri. Verso idee delicate e tenere e dolci. Come quella della scena del cane in mezzo alla strada che vede giungere l'autmobile. Si sveglia, si alza, e scondinzolando si avvicina al guidatore che lo accarezza sul capo. Poi il cane si scosta di lato e l'auto riparte via. Infine, il cane torna a sdraiarsi in mezzo alla strada ...

Diceva Jacques Tati:
Confusione è la parola della nostra epoca.
Si va troppo in fretta.
Ci dicono tutto quello che dobbiamo fare.
Organizzano le nostre vacanze.
La gente è triste.
Nessuno fischietta più per strada (...) sarà sciocco, ma mi piacciono le persone che fischiettano per strada ed io stesso lo faccio.
Credo che il giorno in cui non potrò più fischiettare per strada sarà una cosa gravissima.

Soundtrack: Les Vacances de Monsieur Hulot

Saturday, June 7, 2014

L'opinione

Settembre nero a Monaco - La violenza contro uomini e contro un simbolo
Nell'estate del 1972 alcuni terroristi sequestrarono undici atleti israeliani e li uccisero. Erano le Olimpiadi del 1972. Avevo 17 anni e credevo nell'uomo (credo ancora ... sia chiaro!). Credevo nel simbolo delle Olimpiadi. Mi sembrava una dissacrazione nei confronti di un simbolo e non solo un folle uccidere altri uomini, colpevoli di appartenere ad un popolo e basta.

Uno stupido come mio padre disse che ero un illuso perché le ragioni dell'atto erano ben oltre e il gesto in sè aveva significati superiori a quelli di un assassinio e di una violenza su un simbolo. Ero io che non capivo. Era lui che aveva un'opinione illuminata. Giustificava un delitto alla luce di un ideale di ... libertà. Ho sempre pensato fossero idee stolte e prive di intelligenza e di rispetto per la vita.

Non idee, solo opinioni. Toglievo alla sua espressione di pensiero, il valore di una razionale conoscenza delle cose. Lo tolgo ancora quando rivedo quella fotografia. Il terrorista assassino, al balcone. Che poi vi sia stato errore interventista da parte delle teste di cuoio ... non so. Al tempo ed ora considero che quelle parole del padre mi ferirono, ancorché le giudicassi solo un'opinione.

Umberto D - Vittorio De Sica
Oggi c'è che veste il ruolo di opinionista. Ma per questo non deve essere esperto in quello di cui esprime l'opinione. E poiché di opinione si tratta, ecco che non può essere sostenuta da ragioni ma solo da altrettante opinioni. Da cui il termine opinabile ...

Di fatto, l'opinione dovrebbe contenere insito il concetto di ipotetico errore in quanto espressione assertiva di una sensazione basata dalle percezioni sensoriali, prima che queste possano passare il vaglio dell'anima razionale.

Vergogna dell'uomo ... Armi chimiche sul popolo curdo - e l'opinione pubblica ... ?
Quindi, l'opinione che consiste nel ritenere vera una determinata asserzione dovrebbe ammettere di per sè che ci si possa sbagliare nel rtenerla tale. Invece, gli opinionisti asseriscono in modo assoluto ed incontrovertibile, irremovibile, incodnizionato. Senza concedere nulla al dubbio.

E invece, opinione non è sinonimo di scienza, anzi dovrebbe esserne il contratio. Per essere in linea con Platone. Infatti, l'opinione (che può pur essere vera) differisce dalla scienza perché è ignara delle ragioni della sua verità.

Ma chi degli opinionisti è di questo avviso. Per loro l'opinione è la scienza e la verità assoluta. E chi li ascolta cosa fa? Pensa o si fa trascinare dall'opinione? Riflette o accetta sulla base di una simpatia? Analizza o fa sua acriticamente l'opinione, sull'onda di una qualunquismo di pensiero comune?

Benedetta televisione, che cosa ci hai fatto ....
Soundtrack: Augustus Pablo - King Tubby Meets Rockers Uptown

Mercy

Dalla Saga di Beowulf:

That mercy I to others show. 

That mercy show to me. 
 
Soundtrack:  Mike Oldfield - Tubular bells II (Live in Edinburgh castle) 1992