Monday, June 16, 2014

Sergej Aleksandrovič Esenin

L'altro giorno, entrando in una libreria, con piacere ho notato che c'era una sezione di narrativa dedicata ai libri usati o nuovi ma rimanenze di magazzino. 50% di sconto. Interessante, guardiamo cosa c'è ci siamo detti ed abbiamo, con gusto di amanti dei libri, cominciato a scorrere i titoli sui dorsi delle copertine.

Di tanto in tanto, la mano tirava fuori un libro, una rapida lettura al commento e una mezza paginetta letta qui o là (come scegliamo un libro?). Quindi, la scelta o il riporre il volumetto tra gli altri. Tra quelli rimasti in mano, ecco una piccola perla "Romanzo senza bugie" di Anatolij B Mariengof. Un libro su di lui, su Esenin e Isadora Duncan. Protagonista una Mosca bohemienne degli anni venti ...

Il libro finisce così: "Esenin attacca con il vetturino una conversazione letteraria. Dimmi, amico mio, che poeti conosci? Puskin, rispose il vetturino. Ma è morto, amico mio! Di vivi, chi conosci? Nessuno Signore. Noi non conosciamo i vivi. Solo quelli di bronzo."

Kandinski - Muro rosso
La cagna

Al mattino nel granaio
Dove biondeggiano le stuoie in fila,
una cagna figliò sette,
sette cuccioli rossicci.
 
Sino a sera li carezzava
pettinandoli con la lingua
e la neve disciolta colava
sotto il suo caldo ventre.
 
Ma a sera, quando le galline
si rannicchiano sul focolare,
venne il padrone accigliato
e tutti e sette li mise in un sacco.
 
Essa correva sui mucchi di neve
durando fatica a seguirlo.
E così a lungo, a lungo tremolava
lo specchio dell’acqua non ghiacciata.
 
E quando tornò trascinandosi appena,
leccando il sudore dai fianchi,
la luna sulla capanna le parve
uno dei suoi cuccioli.
 
Guardava l’azzurro del cielo
con striduli guaiti,
ma la luna sottile scivolava
e si celò nei campi dietro il colle.
 
E sordamente, come quando in dono
le si butta la pietra per gioco,
la cagna rotolò i suoi occhi
come stelle d’oro nella neve.


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