Friday, November 25, 2016

Repressi o ignorati .... l'illusione di libertà.

Praha
"Mi è difficile intervenire su questioni di ordine teoico-filosofico in un momento in cui in Unione Sovietica i contestatori sono allo sbaraglio: sono sotto fuoco e la conferenza di Belgrado è stata una mazzata per loro, tutte le forze di opposizione nazionali, religiose di ogni genere. Sono d'accordo con il compagno Karol che fino a quando i dissidenti non si saranno unificati attorno ad un movimento sociale con costituiranno una vera forza d'urto."

Chi parlava era Leonid Pliusc, un compagno ucraino, matematico che nel 1977 aveva 38 anni. Era stato rinchiuso per quattro anni in un manicomio criminale per avere espresso idee di opposizione. Nel 1976 era stato rilasciato su iniziativa di un comitato internazionale di matematici e si era quindi trasferito a Parigi. L'occasione, in quel lontano 1977 era un convegno su 'Potere ed Opposizione nelle società post-rivoluzionarie' promosso dal 'Manifesto'. Facoltà di Architettura, Università di Venezia. 11-13 novembre 1977.
Latvia
Oggi, le dissidenze possono parlare, deridere, insultare, fare ogni tipo di chiasso. Non vengono arrestate. Non vengono giudicate da un tribunale di Stato. E, tantomeno vengono imprigionate dopo una condanna a diversi anni. Manicomio criminale! Oggi è diverso, ma questo non significa che le dissidenze siano tollerate. Vengono semplicemente ignorate.

In prigione la dissidenza diventa più forte che mai e pronta a riemergere alla prima occasione. Una dissidenza che viene invece ignorata, semplicemente ignorata, muore sfaldandosi di fronte ad un auditorio vuoto. E allora? Cosa è meglio? Combattere da vivi oppure morire in libertà?
Budapest
Questo mi stavo domandando mentre sfogliavo un vecchio libro  edito da Alfani Editore. Uno dei "Quaderni del Manifesto". Gioco inutile di un vecchio di sinistra che legge vecchie cose, rileggendosi la vita trascorsa da spettatore di un dileguarsi nel nulla della libertà, attraverso l'avvicendarsi di governi che hanno sempre abusato di questo termine. Libertà, cosa sei? Cosa sei diventata? Slogan pubblicitario di un liberismo che non ha nulla da spartire con te.

Una volta conobbi una signora che di nome faceva "Certa". Ben strano mi ero detto ed avevo vinto ogni remora chiedendole da dove venisse quel suo strano nome. "Sa, mio padre era un vecchio socialista. Uno di quelli che venivano arrestati dai fascisti ogni volta che c'era in programma un qualcosa organizzato dal regime. Aveva avuto quattro femmine e forse le aveva proprio desiderate. Non maschi, bensì femmine."
Moskva
"E allora?" domandai sempre più incuriosito ... " Ricordo quegli occhi di un azzurro chiarissimo come solo certe persone anziane sanno avere. "Allora, lui aveva predisposto tutto. D'accordo con sua moglie, mia madre. E chiamò le sue figlie ... Folla, Unita, Libertà, Certa. Io ero l'ultima e mi venne dato il nome di 'Certa'. Il prete ovviamente si rifiutò di battezzarci così e abbiamo vissuto senza Chiesa. Anche i nostri matrimonio vennero poi celebrati in Comune. Con questi nomi, si figuri, in Chiesa!"

"E i suoi figli come li ha chiamati?" replicai. "Oh, nulla di simile. Nulla di così evidente ma il primo prese il nome di mio padre, Ottorino, il secondo quello di Carlo e il terzo ricevette un bel Palmiro. " era stata veloce a rispondere. "Forse loro non sapevano che Carlo era Marx e Palmiro era Togliatti. La figlia invece volli chiamarla Anna, non tanto per ricordare la madre della Madonna, quanto per un omaggio nei confronti di Anna Achmatova." Chiudeva gli occhi come a dondolare nel grembo un bambino. Ondeggiava in silenzio dopo avermi risposto.
Brno
"Anna Andreevna Achmatova è una poeta (non amava l'appellativo 'poetessa') che mi piace molto" Le confessai. 'Lascio la casa bianca e il muto giardino. Deserta e luminosa mi sarà la vita.' E sua figlia cosa dice di questa eredità così importante?" La guardavo dondolare e dondolarsi in un ricordo di oltre cinquant'anni fa.

"Oh, non dice nulla. Non ha mai detto nulla. Non ricordo neppure se mai mi ha chiesto il perché di quel nome. Probabilmente lo ignora anche adesso e il segreto è solo mio. E quando dico che è solo mio significa che neppure suo padre l'ha mai saputo. Rido dentro di me a questo segreto che finirà con la mia vita. Ah, già, dimenticavo ... ora lo sa anche lei. Forse ho sbagliato ma mi è venuto naturale parlarne!"
Cuba
"Non si preoccupi. La cosa finirà così." E così è stato. Adesso sono trascorsi almeno vent'anni da quel dialogo e la signora non esiste più. Non so più nulla. E non so neppure nulla dei suoi figli. Non li ho mai conosciuti. Il suo segreto è finito, così, nel suo silenzio, quando le sue labbra si sono dischiuse in un ultimo sospiro. Chissà se avrà pensato a suo padre e alle sue idee, anzi ai suoi ideali. Dissidente perseguitato. Oggi i dissidenti muoiono ignorati e questo è forse peggio del carcere.

Anche i nomi non seguono più gli ideali.

Soundtrack: Rudi Zygadlo - Missa Per Brevis

Wednesday, November 23, 2016

Solo gli stupidi giudicano

 
Nessuno, neppure Dio ci giudica mentre siamo. Nessuno che abbia un senso seppure minimo di intelligenza può sentirsi in diritto di giudicare. Possiamo tuttalpiù avere sensazioni, percezioni ed impressioni.

Mi stavi dicendo che cosa, secondo te, sono le impressioni. In una lastra fotografica sono momenti fissati e mai più riproducibili ma solo raccontabili con il gusto della memoria. In un pensiero sono attimi che evocano sensazioni ed emozioni. In una tela sono colpi di colore che vogliono ripetere la natura di un istante colto che ha colpìto. In musica si tratta di vibrazioni dell'anima e di pulsioni muscolari.
Darius Adrien - Camila Romero
Mi stavi parlando della tua esistenza che credevi si fosse sfilata senza ombre lasciate sulla tela dei tuoi pensieri. Credevi e dovevi ricrederti. Ti saresti ricreduta nel momento in cui, dal profondo del tuo intimo, si serebbero ripresentate alcune emozioni ingiustificate da quello che stavi vivendo nel reale.

Stavo ascoltando con gli occhi chiusi e respiravo lentamente ed a lungo e profondamente l'aria che mi giungeva, nel desiderio di avvertire il profumo, l'odore della tua pelle, meglio ancora se inumidita di saliva o di pioggia. Ecco, in parte ti ascoltavo e in parte tendevo a cercare di assaporarti nel desiderio che cresceva ascoltando la tua voce e il filo del tuo pensiero.
Stefan Trotman - Tatiana Varchola
Non era desiderio del corpo. Era un tendere a vivere un momento di caldo tepore umano con i sensi attivi in una esaltazione fluida e clada della temperatura della pelle. In una sorta di alcova immaginaria che avvolgeva tutto e tutti noi due. Con la musica delle tue parole e le vibrazioni dei tuoi pensieri.

A volte il desiderio di stringere e di sentire l'odore e il sapore della pelle diventa così forte da diventare una reale volontà di affondare sotto le coperte e di lasciarsi abbandonare nel sonno che è volontà di sognare e fissare il momento in un dipinto dai colori e dalle forme irreali.
Michael Giroux - Sidney & Giselle
Non giudicare mai perchè avresti solo la certezza di sbagliare, di perderti qualcosa, di non riuscire ad avere capito quello che di fronte ti si presenta. Cosa ne sai di quello che veramente passa nei pensieri di chi ti sta di fronte. Illusione di capire e certezza di ignorare.

Soundtrack: Katie Melua - The Walls Of The World

Monday, November 21, 2016

Keith Jarrett e l'abolizione del preconcetto

Giuseppe Gambogi - L'attesa
"Se vuoi esprimerti al meglio devi partire privo di preconcetti.  E' un concetto caro a Keith Jarrett e che ha saputo così bene esprimere nei suoi concerti dal vivo, improvvisati. E, d'altra parte, noi tutti sappiamo che il meglio deriva da quel pizzico di improvvisazione che rende i nostri gesti così spontanei e veri da dipingere l'esatta realtà."
Fred Lyon - NY Portfolio
"Nel discorso alla luna, il Papa Giovanni XXIII seguì la tutale improvvisazione e quella carezza che ogni persona avrebbe portato alla guancia dei propri bambini come carezza del papa non avrebbe potuto essere stata concepita prima, a tavolino. Per questo è risultata così spontanea da diventare unica e indimenticabile."
Martin Parr - Clare College may ball, Cambridge - 2005
"Sii spontanea, amica mia, e la tua bellezza risplenderà ancora di più ... non importa se potrà non essere capita da chiunque. L'importante sarà stato essere te stessa."

Soundtrack: Keith Jarrett solo concert - Tokyo, 1984
 


Saturday, November 19, 2016

Illusione di eternità

Lorenzo Viani - Clinica all'aperto - 1933-35
Stavo rientrando a Milano. L'auto e l'autostrada scorrevano tranquille.
Traffico normale, senza problemi, in una luce di rientro di metà pomeriggio.
Guidare mi da' noia e mi guardo intorno, attratto come sempre da quello che ci circonda.
Questa volta, il sorpasso di un'auto. Una semplice auto che mi lasciavo scorrere alla mia sinistra.

Un signore molto anziano, ben vestito, ordinato e attento.
Una signora della stessa età al suo fianco. Anch'essa ordinata e composta.
Entrambi in silenzio (non segni di dialogo), uno al fianco dell'latra.
Lui conduceva e lei stava al fianco guardando in avanti. Sguardi paralleli.
Masa Drnic
Nulla d'altro. Tutto assai semplice e comune ma l'occasione di un pensiero.
Quella compostezza. Quell'affidarsi di lei a lui e quel ruolo di compreso conducente di lui.
Scena banale eppure origine di una sensazione, quella dell'illusione.
L'illusione dell'eternità.

Se quei due personaggi fossero appartenuti, con sembianze differenti,
a soggetti con trenta, quarant'anni di meno, tutto sarebbe stato più semplice.
Più normale. Due persone giovani o nella prima età adulta con gli sguardi paralleli, in avanti.
Un'attesa di destino lanciato negli anni, in avanti. Attesa lecita.
In questo caso, invece, l'attesa non potrebbe mai essere lanciata così tanto in avanti.
L'età gioca un ruolo determinante. Solo vent'anni di futuro e si griderebbe all'eccezione.
Eppure, i loro gesti erano coerenti con la sensazione che
quell'istante sarebbe potuto durare in eterno.

Noi siamo così. inconsapevoli ... e per questo illusi di eterno.
Terry Florido
Ogni istante ci trova composti in gesti e modi che potrebbero essere vissuti
come facenti parte di un recitativo eterno.
Illusi di eternità e inconsapevoli di caducità.
Convinti di essere solidi e cechi della nostra fragilità

Per questo, non si dovrebbe sciupare un solo istante
e dovremmo gustare con gioia e avidità ogni momento.
bello o brutto è irrinunciabilmente unico e fugare
e non può essere trascurato.
Sabine Molenaar
Quanti istanti trascuriamo e poi perdiamo?
Quanto fa la somma di tutti questi istanti?
Ore, giorni, anni?
E' la nostra vita che si perde e scorre nell'illusione di eternità.
Yuan Liu
Soundtrack: Tripsichord Music Box - Fly Baby - 1971

Wednesday, November 16, 2016

Marco e Vincenza, lo spettro autistico e la neurotipia

Nicholas Ballesteros
 Oggi ho incontrato Marco e poi Vincenza. Strano incontrare due persone autistiche nello stesso giorno. Mi sono meravigliato del desiderio che ho provato e continuo a provare anche adesso di riuscire a comunicare con loro. Colpito da un sorriso aperto e dallo sguardo che passava oltre le cose per raggiungere una dimensione diversa dalla nostra.

Quando ci si trova di fronte a queste realtà mi sovviene sempre di pensare se siano loro oppure noi a stare dall'altra parte dello specchio. Se consideriamo cosa può essere la realta, questa sensazione è verissima. La realtà infatti è quella condizione che viviamo e che ci colpisce in base alla nostra percezione che, a sua volta, deriva dai nostri sensi guidati dalle nostre esperienze e da quanto costituisce la nostra personalità.
Giovanni Fattori - Scorcio di campagna
Quindi, diresti che la realtà non esiste in sè ma solo nel momento in cui realizziamo la sua presenza che i nostri sensi avvertono. Ma i sensi sono o possono essere decisamente fallaci e ingannevoli e sicuramente sono 'di parte' perché appartengono a noi. E questo significa che ognuno di noi ha una propria realtà e, di fatto, noi tutti, singolarmente, formuliamo giudizi soggettivi su quanto ci circonda, che non sempre sono in linea con la media.

Ne deriva che noi tutti siamo autistici ma, poiché sono la maggioranza a fare così, ecco che scaturisce il concetto di normalità. Quindi il nostro autismo è normalità (o normotipia) per una questione esclusivamente numerica. E loro sono autistici perché sono la minoranza. Non ci importa sapere dove risiede la verità, è sufficiente il numero. Una sorta di decisione democratica nei confronti della realtà. Cogitiamo insieme le stesse cose e quindi dominiamo il senso delle cose.
Virgilio Guidi - Figura - 1963
Questo porterebbe anche a pensare che, in sintesi, forse neppure Marco e Vincenza sono autistici, cioè malati. Sono solo varianti estreme della normotipia, così come per lo spettro dei colori, gli estremi non sono 'non colori' o 'colori sbagliati' ma solo colori estremi. Mi colpisce però il loro senso di felicità che deriva dal sorriso sulle labbra e dallo sguardo che sembra andare oltre le cose che stanno intorno.

Noi siamo condannati ad una determinazione di sguardo, osservazione e giudizio che non ci fa usare la fantasia e l'estrapolazione e l'estraniazione e che ci condanna ad essere la conseguenza (o la risposta) di quanto ci deriva dall'esterno. Per questo abbiamo perduto il senso intrinseco della gioia che è capace di trascendere il reale e di vivere per se stessa. Chi riesce a ricordarsene (perché siamo nati con questo dono ma lo perdiamo attraversando il mare del pensiero comune, dominante e del conformismo) viene spesso giudicato irresponsabile e privo del 'senso della realtà'.
Emma Bossi - Danzatrici
Marco e Vincenza ridono e guardano oltre mentre vengono visitati e sono sottoposti agli esami. Noi siamo spettatori del loro modo di vivere e scambiamo sguardi di intesa, concordando che siano inutili determinate procedure che viceversa servono per tutti gli altri. Come li considerassimo 'treni persi'. In sintesi, giudichiamo la realtà priva di valenza e cerchiamo di risparmiare forze sull'altare dell'inutilità del gesto. Tanto ...

Siamo quindi egoisti ma non ci sentiamo tali perché 'così fan tutti.' Marco e Vincenza invece sembrano totalmente egoisti perché non condividono legami con gli altri. Vivono per loro stessi. Ma anche questa è la fallace percezione che deriva dai nostri sensi. Marco vuole sentirsi attaccato alla mamma e ne cerca i capelli. Li afferra e li stringe e li tira a sè. I capelli sono il tramite per la testa della mamma. E' questa, in realtà, che vuole.
Enrico Prampolini
Ma, la testa non è forse, nell'archetipo di ciascuno, la sede del pensiero e del dialogo (perché il pensiero deve viaggiare)? E quindi Marco cerca il dialogo con la propria mamma. Un dialogo che segue un linguaggio diverso dal nostro. Da questo mi sono sentito attratto. Al pari di quanto mi attrae il linguaggio degli animali che non capisco ma cerco di comprendere e imparare.

Ecco, mi è nato il desiderio di imparare il linguaggio (e i meccanismi sottostanti) di Marco e Vincenza. Di riuscire a dialogare con loro. Di cercare la 'stele di Rosetta' per interpretare il loro alfabeto, i loro gesti che valgono parole e scambiare pensieri e parole o gesti e suoni. Oggi mi hanno insegnato che il diverso è il pungolo di cercare la strada per capire se siamo forse noi 'oltre lo specchio'.
Plinio Nomellini - Marina con scoglio
Soundtrack: Fairy Tale - Will I Be Saved

Monday, November 14, 2016

Xenia

Natali Do
 "Xenia è una forma poetica antica - Santa Radegonda e la badessa Agnese del convento di Santa Croce di Poitiers ne scrivevano - che corrisponde a un dono o ad un epigramma che si vuole dedicare ad una persona amica in occasione di un suo lungo viaggio ... anche oltremondo" questo mi stavi dicendo mentre tenevi tra le dita un flauto d'argento che mi chiedevo se sapessi suonare.

Come leggendo nel mio pensiero, ti sei interrotta ed hai sollevato il tuo flauto orizzontale ed hai soffiato nel bocchino una melodia che mi sembrava fosse Debussy. Prelude a-l'apres-midi d'un faune. Sapevi suonare il flauto e l'avevo ignorato fino a quel momento. Le tue labbra si erano staccate dallo strumento e mi porgevi un sorriso felice ma con occhi seri.
Edmond Jean De Pury - Ritratto di Alba Brunelli - 1902
"Al Saint James di Parigi dovrò chiedere
una camera ‘singola’. (Non amano
i clienti spaiati). E così pure
nella falsa Bisanzio del tuo albergo
veneziano; per poi cercare subito
lo sgabuzzino delle telefoniste,
le tue amiche di sempre; e ripartire,
esaurita la carica meccanica,
il desiderio di riaverti, fosse,
pure in un solo gesto o un’abitudine."  

Mi hai recitato flebilmente questi versi e i tuoi occhi si sono abbassati sull'argento del flauto che brillava tra le tue mani appoggiate sulla gonna. "Montale" mi hai detto. "E' una Xenia che ha dedicato, come altre, alla sua 'mosca', sua moglie ormai preclusa alla sua vista dal volere crudele della vita." hai poi aggiunto e la tua voce si era fatta ancora più sussurrata.
David Lados
Il sole si era voltato indietro da sotto le nuvole, mentre tendeva al tramonto. Fa così quando segue una pioggia o quando preannuncia una notte umida di gocce insistenti. Mi sono voltato anch'io ed ho visto che la tua ombra scivolava dietro la porta. Ti eri allontanata ed ho sentito lo strappo di un foglio di carta. Forse avresti scritto. Forse avresti racchiuso nelle parole di matita i tuoi pensieri di quel momento.

Camera singola? Letti spaiati? Bisanzio veneziano o che altro? Desiderio di riavere quanto non è possibile e, per questo, desiderio anche di un solo gesto altrui che ricordi quello cercato. Desiderio di rivivere un'abitudine per sentire/illuderci che nulla è cambiato e che tutto è come sempre vorremmo che restasse in una dolce illusione di bugia.
Lo stesso faccio io. Scrivo i pensieri e le sensazioni. Perché la nostra vita è fatta di tessere di mosaico. Una per ogni giorno. Le abbiamo a disposizione ma non sempre le usiamo. E quando non lo facciamo, queste si accumulano e poi diventato così numerose da non potere ricordare il loro singolo significato e così le perdiamo. Ma così perdiamo anche una parte di noi stessi (noi siamo pensieri e sensazioni).

Mia cara amica, fissa i tuoi pensieri. Fissali per poterli leggere e rivivere. Così si comporrà il tuo mosaico della vita e sarà completo per ogni istante. Xenia è quindi anch'essa una tessera che compone il nostro mosaico mentre il sole del giorno tramonta e forse viene la pioggia.
Alexandra Banti
Soundtrack: Keith Jarrett solo concert - Tokyo, 1984