Wednesday, November 16, 2016

Marco e Vincenza, lo spettro autistico e la neurotipia

Nicholas Ballesteros
 Oggi ho incontrato Marco e poi Vincenza. Strano incontrare due persone autistiche nello stesso giorno. Mi sono meravigliato del desiderio che ho provato e continuo a provare anche adesso di riuscire a comunicare con loro. Colpito da un sorriso aperto e dallo sguardo che passava oltre le cose per raggiungere una dimensione diversa dalla nostra.

Quando ci si trova di fronte a queste realtà mi sovviene sempre di pensare se siano loro oppure noi a stare dall'altra parte dello specchio. Se consideriamo cosa può essere la realta, questa sensazione è verissima. La realtà infatti è quella condizione che viviamo e che ci colpisce in base alla nostra percezione che, a sua volta, deriva dai nostri sensi guidati dalle nostre esperienze e da quanto costituisce la nostra personalità.
Giovanni Fattori - Scorcio di campagna
Quindi, diresti che la realtà non esiste in sè ma solo nel momento in cui realizziamo la sua presenza che i nostri sensi avvertono. Ma i sensi sono o possono essere decisamente fallaci e ingannevoli e sicuramente sono 'di parte' perché appartengono a noi. E questo significa che ognuno di noi ha una propria realtà e, di fatto, noi tutti, singolarmente, formuliamo giudizi soggettivi su quanto ci circonda, che non sempre sono in linea con la media.

Ne deriva che noi tutti siamo autistici ma, poiché sono la maggioranza a fare così, ecco che scaturisce il concetto di normalità. Quindi il nostro autismo è normalità (o normotipia) per una questione esclusivamente numerica. E loro sono autistici perché sono la minoranza. Non ci importa sapere dove risiede la verità, è sufficiente il numero. Una sorta di decisione democratica nei confronti della realtà. Cogitiamo insieme le stesse cose e quindi dominiamo il senso delle cose.
Virgilio Guidi - Figura - 1963
Questo porterebbe anche a pensare che, in sintesi, forse neppure Marco e Vincenza sono autistici, cioè malati. Sono solo varianti estreme della normotipia, così come per lo spettro dei colori, gli estremi non sono 'non colori' o 'colori sbagliati' ma solo colori estremi. Mi colpisce però il loro senso di felicità che deriva dal sorriso sulle labbra e dallo sguardo che sembra andare oltre le cose che stanno intorno.

Noi siamo condannati ad una determinazione di sguardo, osservazione e giudizio che non ci fa usare la fantasia e l'estrapolazione e l'estraniazione e che ci condanna ad essere la conseguenza (o la risposta) di quanto ci deriva dall'esterno. Per questo abbiamo perduto il senso intrinseco della gioia che è capace di trascendere il reale e di vivere per se stessa. Chi riesce a ricordarsene (perché siamo nati con questo dono ma lo perdiamo attraversando il mare del pensiero comune, dominante e del conformismo) viene spesso giudicato irresponsabile e privo del 'senso della realtà'.
Emma Bossi - Danzatrici
Marco e Vincenza ridono e guardano oltre mentre vengono visitati e sono sottoposti agli esami. Noi siamo spettatori del loro modo di vivere e scambiamo sguardi di intesa, concordando che siano inutili determinate procedure che viceversa servono per tutti gli altri. Come li considerassimo 'treni persi'. In sintesi, giudichiamo la realtà priva di valenza e cerchiamo di risparmiare forze sull'altare dell'inutilità del gesto. Tanto ...

Siamo quindi egoisti ma non ci sentiamo tali perché 'così fan tutti.' Marco e Vincenza invece sembrano totalmente egoisti perché non condividono legami con gli altri. Vivono per loro stessi. Ma anche questa è la fallace percezione che deriva dai nostri sensi. Marco vuole sentirsi attaccato alla mamma e ne cerca i capelli. Li afferra e li stringe e li tira a sè. I capelli sono il tramite per la testa della mamma. E' questa, in realtà, che vuole.
Enrico Prampolini
Ma, la testa non è forse, nell'archetipo di ciascuno, la sede del pensiero e del dialogo (perché il pensiero deve viaggiare)? E quindi Marco cerca il dialogo con la propria mamma. Un dialogo che segue un linguaggio diverso dal nostro. Da questo mi sono sentito attratto. Al pari di quanto mi attrae il linguaggio degli animali che non capisco ma cerco di comprendere e imparare.

Ecco, mi è nato il desiderio di imparare il linguaggio (e i meccanismi sottostanti) di Marco e Vincenza. Di riuscire a dialogare con loro. Di cercare la 'stele di Rosetta' per interpretare il loro alfabeto, i loro gesti che valgono parole e scambiare pensieri e parole o gesti e suoni. Oggi mi hanno insegnato che il diverso è il pungolo di cercare la strada per capire se siamo forse noi 'oltre lo specchio'.
Plinio Nomellini - Marina con scoglio
Soundtrack: Fairy Tale - Will I Be Saved

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