Wednesday, December 28, 2016

Irresistibile tentazione o naturale pulsione?

Paul Keysar - Moonrise Over the Marsh
Date che contano e date che non ci dicono nulla.
Ecco la relatività delle cose.
Quello che per me è indimenticabile, per te non lo è ... e, viceversa, quello che tu vivi come fondamentale per me può scorrere senza destare attenzione.
Albert Emile Kirchner - The Embrace
La vita è questo. Una relatività continua.
E non si sfugge da questo destino se non si ha il coraggio di ribaltare la nostra visione.
Ribaltarla da egocentria a policentrica.
Significa partire dagli altri e non da se stessi.
Mark English - Figures
Mi sembra di essere stato molto fortunato nell'essere educato da chi mi esternava la propria meraviglia verso gli insegnamenti che di continuo le cose del mondo le impartivano anche se di anni sulle spalle ne aveva accumulati tanti e tanti.
Kim English -  957
"Stupita meraviglia", "Umile accettazione".
E non mi stancherò mai di ripetermelo in ogni momento.
na sorta di mantra celestiale che evoca la gioia di vivere e di affrontare il mondo con amore e rispetto. Educato fortunato e forse intrinsecamente predisposto ... ma propendo più per il valore dell'educazione e dell'esempio.
Albert Lynch - Peruvian painter - A quiet read - 1851-1912
Per questo ti ringrazio e ricordo questa data con profondo amore e rispetto e gratitudine.

Soundtrack:  Un Gusto Superiore - O Sei Parte Del Problema O Sei Parte Della Soluzione

Tuesday, December 27, 2016

John Donne - No man is an Island

John William Godward  - Dolce Far Niente - 1861-1922
 No man is an Iland (Olde English Version)

No man is an Iland,
intire of itselfe;
 
every man is a peece of the Continent,
a part of the maine;
 
if a Clod bee washed away by the Sea,
Europe is the lesse,
as well as if a Promontorie were,
as well as if a Manor of thy friends
or of thine owne were;
any mans death diminishes me,
because I am involved in Mankinde; 
 
And therefore never send to know for whom
the bell tolls; It tolls for thee.

MEDITATION XVII - 1624
Devotions upon Emergent Occasions
John Donne 

Stefan Bakalowicz - Neighbours, Scene from Roman life - 1885
"Mmmmm, mmmm, mmmm, mmmm" stavi canticchiando tra te e te ma non riuscivo a capire quale motivetto fosse. Non sentivo bene e quindi mi stavo perdendo quei piccoli elementi che spesso servono ad avere la visione generale delle cose.

Ma chi ha mai detto che è dai grandi elementi che si può risalire alle cose intere? Chi è mai stato così stupido da pensare che solo dalla cose grosse deriva il mondo? Penso che l'abbia detto qualcuno che non si è mai stupito a guardare le formiche che, così piccole, fanno grandi cose.
Helen Allingham (née Helen Mary Elizabeth Paterson, 1848–1926) - Hanging the Washing
E non sto  parlando dei giganteschi formicai, bensì del livello di comunicazione e cooperazione che le formiche sanno insegnarci mentre noi, grandi, anzi grandissimi rispetto a lei, continuiamo ad essere convinti che l'individualismo sia un elemento di vantaggio e che comandare sia meglio di condividere.

Ecco, siamo così stupidi che, al confronto con le formiche, diventiamo miscroscopici. "Mmmmm, mmmm, mmmm, mmmm" adesso potevo canticchiare anch'io quello che intonavi tu. Avevo capito da alcune sfumatore di quale canzone si trattava e quindi potevo anche io farti l'accompagnamento.
Emile Samoilovich Villiers de l'Isle Adam - 1843-1889 - View of Constantinople

Sunday, December 25, 2016

Perché 40 anni dopo?

Ah Izian
Enrico si era presentato quella sera in modo non convenzionale. Un eskimo logoro di almeno 40 anni e la barba incolta. Noi, che lo vedevamo sempre tirato a lucido e persino leccato nei suoi blazer blu notte con pantaloni grigio fumo di Londra. E con scarpe inglesi, originali, forse della Grenson factory del Northamptonshire ... così una volta aveva detto. Ora indossava delle Clarks, le desert boot.

Enrico che appariva ora cespuglioso e incolto! Pulito, si ma decisamente old fashioned. Enrico nei suoi settant'anni o quasi che mostrava i segni della sua storia. Una storia di continui compromessi tra un cuore rivoluzionario ed una mente razionalmente opportunista. Tra un desiderio che affondava le radici nella storia delle conquiste della lotta di classe ed il perbenismo dell'establishment formale.
Ysa Perez
Enrico che chiedeva ora di avere cinque-dieci minuti per spiegarci alcune cose. Con un affanno che sembrava inconcepibile in questa atmosfera natalizia-consumistica-borghese. Nel nostro salotto caldo e confortevole, tra musiche di pregio e gatti tra l'assonnato e l'interessato. Enrico si era presentato così, a noi.  Noi, mollemente adagiati sul divano e con in corpo già qualche bicchiere di spumante.

Aveva un'ansia da disperazione. Un desiderio appassionato di comunicare qualcosa, con lo sguardo al quadrante dell'orologio su cui scorrevano le lancette. Ecco il nostro Enrico in pieno travaglio, si stava pensando. Cosa sarà successo? Perché così, sotto Natale? La risposta più logica era che fosse successo qualcosa sul lavoro. Una di quelle merge tra società in cui saltano teste di manager come lui.
Alessio Albi
"Permettetemi, cari amici, di leggere qualcosa che mi ha sconcertato e posto le basi per un cambiamento radicale. Un ritorno. L'occasione è un intervento di quarant'anni fa, anzi quarantuno. Nell'ambito di un dibattito sul 'Manifesto'. Ricordate? Il giornale esiste ancora oggi ma il fascino dei dibattiti è diverso da quello di allora. Il fascino dei confronti ... nella misura in cui, ricordate?

"Guardavo, come alla finestra, le persone che partecipavano ai dibattiti in prima persona. Io riuscivo solo a stare zitto e a non avere parole. Mi sentivo inadatto, immaturo, banale ed inespressivo. E stavo zitto, provando una certa ammirazione ed una invidia positiva per quelli che salivano sul palco e parlavano e strappavano consensi su consensi. Cosa dicevano di così bello? Era il tono che usavano?"
Jean-Michel Bihorel
Questo pensavo io in risposta alle sue parole. Ma non avevo avuto il tempo di dire nulla, perché Enrico aveva tirato fuori un paio di fogli ed aveva iniziato a leggere. "Dibattito del 1975 sul Manifesto. Intervento di un mio omonimo per nome, Enrico Bosio. Vi riporto solo alcune parti del suo intervento. 'il manifesto è nato insieme a lotte che non erano imbrigliabili in vecchi schemi politici; a lotte che dilagavano oltre i confini del sistema e che ponevano domande nuove; che in una fase di grande sviluppo del capitalismo - in cui era credibile il mito della società ricca ed opulenta dei consumi - hanno fatto toccare con mano la mostruosità di questo sistema, l'infelicità che generava nei rapporti tra gli uomini ... il manifesto aveva di se stesso un concetto diverso: povero ma onesto e libero.' "

La lettura correva via con amorevole, calda passione e noi avevamo ascoltato in silenzio e con scrupolosa ed anche rapita attenzione. Avevo abbassato il volume della musica per lasciare lo spazio alle parole che potessero scorrere ben udibili. "... 'quel che conta è che il giornale riusciva ad essere strumento di una linea e di una strategia che illuminavano i fatti con una nuova concezione della vita e dei rapporti tra gli uomini' ..."
Hula
"Certo, allora la vita era più facile, le lotte operaie e studentesche già mettevano in piedi frammenti di società nuova: l'assemblea che decideva tutto, il rifiuto della gerarchia e della delega, l'egualitarismo che era il connotato di ogni rivendicazione. Cari amici, si parlava di rifiuto del ricatto delle crisi usate come mossa per dare giustificata spiegazione al ribasso delle esigenze di vita e di rispetto."

Si era fermato ed aveva abbassato il capo mostrando l'incipiente calvizie che connotava di età la testa a dispetto dei capelli lunghi che apparentemente si liberavano. Si era fermato e sembrava averlo fatto per commozione e sfinimento. "Addio, articolo 18" ho esclamato e mi sono sentito gli occhi dei presenti, addosso. "Hai ragione", se ne era uscito Enrico con il capo ancora chino. E poi i nostri occhi si sono incontrati.
Sienna Kwami
Era il momento di bere qualcosa, fosse anche solo un dito di whisky o altro, purché dotato di vigore alcoolico. Era il momento di un lirismo politico tra fratelli di un'epoca che non esiste più se non nei cuori anziani che l'hanno vissuta con gusto e passione. Mi sono sentito una grande voglia di fare uscire lacrime dagli occhi per sfogare la disperata tristezza che avvertivo.

"Perchè quarant'anni dopo? Perché avere atteso tanto, incapaci di manifestare il proprio sentimento vitale? Quarant'anni per aprire la bocca? Io, alle storiche assemblee ascoltavo e basta. Ed ora, invece, mi alzerei subito per parlare. Ma le assemblee non esistono più se non come fantasmi di qualcosa che è sfilato via da decenni. Ora sono preso da un'incontenibile senso di dovere partecipare ed esprimere la mia idea, di perorare le cause 'perse', direbbe qualche bel razionalista, oggettivista borghese."
Gerard Mas
"Ora non sto più zitto, a costo di farmi dare del vecchio rincoglionito, passista e nostalgico. Si, certo, orgogliosamente nostalgico di un'epoca che è stata di desiderio e di alternativa. Forse solo ipotetica e mai reale. E' vero! Forse abbiamo distrutto un sogno con i nostri dibattiti e i nostri confronti. O forse abbiamo educato noi stessi ad un modo di esistere che è stato sopito negli anni ma che non è morto!"

"Addio articolo 18, uno stronzetto saputello e prepotente ti ha oggi cancellato. Ma noi, della guardia rivoluzionaria siamo pronti a rinascere. Figli di battaglie perse e di risultati magari inconcludenti ma certamente ... poveri, onesti e liberi. Ora più che mai, liberi di dire quello che si pensa. Per essere se stessi e per sperare di fare capire qualcosa a chi seguirà dopo di noi."
Ana Mercedes - Ben Giles
"Addio articolo 18, sei nei nostri cuori. Adesso sembra il momento adatto di riunirci e indossare di nuovo gli eskimo verdi con il finto pelo di agnello all'interno e di guardare con sfida di barricata l'establishment americano che un pazzo volgare di presidente e subdolo e ecero ha messo in piedi, ponendo direttamente al potere i rappresentanti del capitalismo privato."

"Addio articolo 18. Sei ora pronto a rinascere? E noi dobbiamo essere al fianco tuo, al fianco di un emblema di diritto che deve essere universalmente difeso. Il capitale è fine a se stesso. L'uomo è fine agli altri. Grazie Enrico. Hai fatto indossare di nuovo l'eskimo a me e forse anche a qualcun altro. Oggi, non è nato solo il nostro Santo Signore. Oggi, forse siamo rinati anche noi. Grazie."
Lydia Pang - Vins Baratta photographer
 Soundtrack: Ash Ra Tempel - 1974 Paris Downers

Thursday, December 22, 2016

Comme deux perles liquides au fond de ses yeux clairs

 
Questa è l'immagine che ho di Lei. Questa è l'emozione che mi è rimasta nella mente e nel cuore. Un giorno di inizio settembre. In Bretagna, sotto una pioggerellina finissima. Le nuvole nel cielo e il Calvaire de Tronoën en Saint Jean Trolimon alle sue spalle. A volte mi domando se un ricordo possa derivare da un'esperienza reale o anche da un'esperienza di fantasia ma fortemente voluta.
Il presente e il passato antico. La maestà di un sentimento sacro che trova espressione in un'opera di uomini antichi e i tuoi pensieri che trovano rinfresco nel vento di quella giornata di settembre in Bretagna. Tu ed io, il mondo del passato, della storia e della cultura. Il mondo che mi stavi insegnando.
Non ricordo parole e non ricordo contenuti ma solo sensazioni che erano e sono colme di amore per la cultura e per il rispetto dell'uomo per il Signore. Guardo nelle foto di vecchi libri le espressioni del personaggi del Calvaire e trovo l'uomo di sempre con le sue paure e le sue angosce. Con il dolore inespresso dalle parole e viceversa dimostrato dai gesti.
Diamante splendente nella notte dei ricordi che ormai risalgono a oltre quarant'anni fa. E' vero che costruiamo il tessuto della nostra esistenza come una tessitrice al suo telaio. Ogni filo è un ricordo e una sensazione. Perché non esistono ricordi senza sentimento. Anzi è la sensazione che conduce al ricordo. Ne siamo consci? Siamo consci di quante sensazioni perdiamo?
Ti vedo oppressa da contingenze quotidiane come vedevo Lei vivere nello stesso modo. Forse la gioia che da figlio riuscivo a darle - ma non ne ero conscente - stavano dando un senso diverso ma è certo che la gioia del rapporto tra lei è me è venuto fuori, si è manifestato anche a parole, solo più tardi. Di fronte e per mezzo di amorose confessioni di gioia nello stare insieme.
Da Lei, per avermi dato lo spirito di cogliere la bellezza della cultura e del rispetto per l'uomo e da me per il senso di gratitudine da figlio nei cofronti di una Madre colta e semplice e sensibile ed elegante. La gioia dei pensieri che si intrecciano in una melodia di affinità e di gusto per l'opera bella dell'uomo.
Ora guardo te. Lei nonc'è più e trovo per caso un libro dal titolo meraviglioso: Comme deux perles liquides au fond de ses yeux clairs. Libro forse scritto da qualcuno che ha il nome di un severo monaco trappista del cinque-seicento. Non so, non ho trovato ma l'ho acquistato. Mi è venuto in mente - non so - Jeanne d'Arc. Persona che adoro, bellissima e dona coraggiosa.
Lo riceverò e sarà un dono per il Santo Natale. Come quando Lei ed io ci si scambiava regali e si pranzava insieme. In due, come sempre. Ora guardo Te e vedo lo stesso colore degli occhi e sento il sentimento di gratitudine verso di te. Per quello che mi hai insegnato anche tu e per quello che mi dai. E il ricordo viaggia sulle sensazioni. Voglio condividere con te quello che ho condiviso con Lei.
Ora sei tu il mio presente. Ora sei tu il mio futuro ed è giusto che Lei abbia lasciato il passo per te. E' giusto che io viva nel suo ricordo e nel tuo presente. Non sovrapposizione. Non conflitto. Semplice traslazione di due fasi della vita. La prima e poi la definitiva. Il bozzolo si schiude e nasce la sencoda parte che è dominante ma non dimentica l'origine.
Soundtrack:  Candy Dulfer - Lily Was Here (Baloise Session 2015)

Friday, November 25, 2016

Repressi o ignorati .... l'illusione di libertà.

Praha
"Mi è difficile intervenire su questioni di ordine teoico-filosofico in un momento in cui in Unione Sovietica i contestatori sono allo sbaraglio: sono sotto fuoco e la conferenza di Belgrado è stata una mazzata per loro, tutte le forze di opposizione nazionali, religiose di ogni genere. Sono d'accordo con il compagno Karol che fino a quando i dissidenti non si saranno unificati attorno ad un movimento sociale con costituiranno una vera forza d'urto."

Chi parlava era Leonid Pliusc, un compagno ucraino, matematico che nel 1977 aveva 38 anni. Era stato rinchiuso per quattro anni in un manicomio criminale per avere espresso idee di opposizione. Nel 1976 era stato rilasciato su iniziativa di un comitato internazionale di matematici e si era quindi trasferito a Parigi. L'occasione, in quel lontano 1977 era un convegno su 'Potere ed Opposizione nelle società post-rivoluzionarie' promosso dal 'Manifesto'. Facoltà di Architettura, Università di Venezia. 11-13 novembre 1977.
Latvia
Oggi, le dissidenze possono parlare, deridere, insultare, fare ogni tipo di chiasso. Non vengono arrestate. Non vengono giudicate da un tribunale di Stato. E, tantomeno vengono imprigionate dopo una condanna a diversi anni. Manicomio criminale! Oggi è diverso, ma questo non significa che le dissidenze siano tollerate. Vengono semplicemente ignorate.

In prigione la dissidenza diventa più forte che mai e pronta a riemergere alla prima occasione. Una dissidenza che viene invece ignorata, semplicemente ignorata, muore sfaldandosi di fronte ad un auditorio vuoto. E allora? Cosa è meglio? Combattere da vivi oppure morire in libertà?
Budapest
Questo mi stavo domandando mentre sfogliavo un vecchio libro  edito da Alfani Editore. Uno dei "Quaderni del Manifesto". Gioco inutile di un vecchio di sinistra che legge vecchie cose, rileggendosi la vita trascorsa da spettatore di un dileguarsi nel nulla della libertà, attraverso l'avvicendarsi di governi che hanno sempre abusato di questo termine. Libertà, cosa sei? Cosa sei diventata? Slogan pubblicitario di un liberismo che non ha nulla da spartire con te.

Una volta conobbi una signora che di nome faceva "Certa". Ben strano mi ero detto ed avevo vinto ogni remora chiedendole da dove venisse quel suo strano nome. "Sa, mio padre era un vecchio socialista. Uno di quelli che venivano arrestati dai fascisti ogni volta che c'era in programma un qualcosa organizzato dal regime. Aveva avuto quattro femmine e forse le aveva proprio desiderate. Non maschi, bensì femmine."
Moskva
"E allora?" domandai sempre più incuriosito ... " Ricordo quegli occhi di un azzurro chiarissimo come solo certe persone anziane sanno avere. "Allora, lui aveva predisposto tutto. D'accordo con sua moglie, mia madre. E chiamò le sue figlie ... Folla, Unita, Libertà, Certa. Io ero l'ultima e mi venne dato il nome di 'Certa'. Il prete ovviamente si rifiutò di battezzarci così e abbiamo vissuto senza Chiesa. Anche i nostri matrimonio vennero poi celebrati in Comune. Con questi nomi, si figuri, in Chiesa!"

"E i suoi figli come li ha chiamati?" replicai. "Oh, nulla di simile. Nulla di così evidente ma il primo prese il nome di mio padre, Ottorino, il secondo quello di Carlo e il terzo ricevette un bel Palmiro. " era stata veloce a rispondere. "Forse loro non sapevano che Carlo era Marx e Palmiro era Togliatti. La figlia invece volli chiamarla Anna, non tanto per ricordare la madre della Madonna, quanto per un omaggio nei confronti di Anna Achmatova." Chiudeva gli occhi come a dondolare nel grembo un bambino. Ondeggiava in silenzio dopo avermi risposto.
Brno
"Anna Andreevna Achmatova è una poeta (non amava l'appellativo 'poetessa') che mi piace molto" Le confessai. 'Lascio la casa bianca e il muto giardino. Deserta e luminosa mi sarà la vita.' E sua figlia cosa dice di questa eredità così importante?" La guardavo dondolare e dondolarsi in un ricordo di oltre cinquant'anni fa.

"Oh, non dice nulla. Non ha mai detto nulla. Non ricordo neppure se mai mi ha chiesto il perché di quel nome. Probabilmente lo ignora anche adesso e il segreto è solo mio. E quando dico che è solo mio significa che neppure suo padre l'ha mai saputo. Rido dentro di me a questo segreto che finirà con la mia vita. Ah, già, dimenticavo ... ora lo sa anche lei. Forse ho sbagliato ma mi è venuto naturale parlarne!"
Cuba
"Non si preoccupi. La cosa finirà così." E così è stato. Adesso sono trascorsi almeno vent'anni da quel dialogo e la signora non esiste più. Non so più nulla. E non so neppure nulla dei suoi figli. Non li ho mai conosciuti. Il suo segreto è finito, così, nel suo silenzio, quando le sue labbra si sono dischiuse in un ultimo sospiro. Chissà se avrà pensato a suo padre e alle sue idee, anzi ai suoi ideali. Dissidente perseguitato. Oggi i dissidenti muoiono ignorati e questo è forse peggio del carcere.

Anche i nomi non seguono più gli ideali.

Soundtrack: Rudi Zygadlo - Missa Per Brevis

Wednesday, November 23, 2016

Solo gli stupidi giudicano

 
Nessuno, neppure Dio ci giudica mentre siamo. Nessuno che abbia un senso seppure minimo di intelligenza può sentirsi in diritto di giudicare. Possiamo tuttalpiù avere sensazioni, percezioni ed impressioni.

Mi stavi dicendo che cosa, secondo te, sono le impressioni. In una lastra fotografica sono momenti fissati e mai più riproducibili ma solo raccontabili con il gusto della memoria. In un pensiero sono attimi che evocano sensazioni ed emozioni. In una tela sono colpi di colore che vogliono ripetere la natura di un istante colto che ha colpìto. In musica si tratta di vibrazioni dell'anima e di pulsioni muscolari.
Darius Adrien - Camila Romero
Mi stavi parlando della tua esistenza che credevi si fosse sfilata senza ombre lasciate sulla tela dei tuoi pensieri. Credevi e dovevi ricrederti. Ti saresti ricreduta nel momento in cui, dal profondo del tuo intimo, si serebbero ripresentate alcune emozioni ingiustificate da quello che stavi vivendo nel reale.

Stavo ascoltando con gli occhi chiusi e respiravo lentamente ed a lungo e profondamente l'aria che mi giungeva, nel desiderio di avvertire il profumo, l'odore della tua pelle, meglio ancora se inumidita di saliva o di pioggia. Ecco, in parte ti ascoltavo e in parte tendevo a cercare di assaporarti nel desiderio che cresceva ascoltando la tua voce e il filo del tuo pensiero.
Stefan Trotman - Tatiana Varchola
Non era desiderio del corpo. Era un tendere a vivere un momento di caldo tepore umano con i sensi attivi in una esaltazione fluida e clada della temperatura della pelle. In una sorta di alcova immaginaria che avvolgeva tutto e tutti noi due. Con la musica delle tue parole e le vibrazioni dei tuoi pensieri.

A volte il desiderio di stringere e di sentire l'odore e il sapore della pelle diventa così forte da diventare una reale volontà di affondare sotto le coperte e di lasciarsi abbandonare nel sonno che è volontà di sognare e fissare il momento in un dipinto dai colori e dalle forme irreali.
Michael Giroux - Sidney & Giselle
Non giudicare mai perchè avresti solo la certezza di sbagliare, di perderti qualcosa, di non riuscire ad avere capito quello che di fronte ti si presenta. Cosa ne sai di quello che veramente passa nei pensieri di chi ti sta di fronte. Illusione di capire e certezza di ignorare.

Soundtrack: Katie Melua - The Walls Of The World

Monday, November 21, 2016

Keith Jarrett e l'abolizione del preconcetto

Giuseppe Gambogi - L'attesa
"Se vuoi esprimerti al meglio devi partire privo di preconcetti.  E' un concetto caro a Keith Jarrett e che ha saputo così bene esprimere nei suoi concerti dal vivo, improvvisati. E, d'altra parte, noi tutti sappiamo che il meglio deriva da quel pizzico di improvvisazione che rende i nostri gesti così spontanei e veri da dipingere l'esatta realtà."
Fred Lyon - NY Portfolio
"Nel discorso alla luna, il Papa Giovanni XXIII seguì la tutale improvvisazione e quella carezza che ogni persona avrebbe portato alla guancia dei propri bambini come carezza del papa non avrebbe potuto essere stata concepita prima, a tavolino. Per questo è risultata così spontanea da diventare unica e indimenticabile."
Martin Parr - Clare College may ball, Cambridge - 2005
"Sii spontanea, amica mia, e la tua bellezza risplenderà ancora di più ... non importa se potrà non essere capita da chiunque. L'importante sarà stato essere te stessa."

Soundtrack: Keith Jarrett solo concert - Tokyo, 1984
 


Saturday, November 19, 2016

Illusione di eternità

Lorenzo Viani - Clinica all'aperto - 1933-35
Stavo rientrando a Milano. L'auto e l'autostrada scorrevano tranquille.
Traffico normale, senza problemi, in una luce di rientro di metà pomeriggio.
Guidare mi da' noia e mi guardo intorno, attratto come sempre da quello che ci circonda.
Questa volta, il sorpasso di un'auto. Una semplice auto che mi lasciavo scorrere alla mia sinistra.

Un signore molto anziano, ben vestito, ordinato e attento.
Una signora della stessa età al suo fianco. Anch'essa ordinata e composta.
Entrambi in silenzio (non segni di dialogo), uno al fianco dell'latra.
Lui conduceva e lei stava al fianco guardando in avanti. Sguardi paralleli.
Masa Drnic
Nulla d'altro. Tutto assai semplice e comune ma l'occasione di un pensiero.
Quella compostezza. Quell'affidarsi di lei a lui e quel ruolo di compreso conducente di lui.
Scena banale eppure origine di una sensazione, quella dell'illusione.
L'illusione dell'eternità.

Se quei due personaggi fossero appartenuti, con sembianze differenti,
a soggetti con trenta, quarant'anni di meno, tutto sarebbe stato più semplice.
Più normale. Due persone giovani o nella prima età adulta con gli sguardi paralleli, in avanti.
Un'attesa di destino lanciato negli anni, in avanti. Attesa lecita.
In questo caso, invece, l'attesa non potrebbe mai essere lanciata così tanto in avanti.
L'età gioca un ruolo determinante. Solo vent'anni di futuro e si griderebbe all'eccezione.
Eppure, i loro gesti erano coerenti con la sensazione che
quell'istante sarebbe potuto durare in eterno.

Noi siamo così. inconsapevoli ... e per questo illusi di eterno.
Terry Florido
Ogni istante ci trova composti in gesti e modi che potrebbero essere vissuti
come facenti parte di un recitativo eterno.
Illusi di eternità e inconsapevoli di caducità.
Convinti di essere solidi e cechi della nostra fragilità

Per questo, non si dovrebbe sciupare un solo istante
e dovremmo gustare con gioia e avidità ogni momento.
bello o brutto è irrinunciabilmente unico e fugare
e non può essere trascurato.
Sabine Molenaar
Quanti istanti trascuriamo e poi perdiamo?
Quanto fa la somma di tutti questi istanti?
Ore, giorni, anni?
E' la nostra vita che si perde e scorre nell'illusione di eternità.
Yuan Liu
Soundtrack: Tripsichord Music Box - Fly Baby - 1971

Wednesday, November 16, 2016

Marco e Vincenza, lo spettro autistico e la neurotipia

Nicholas Ballesteros
 Oggi ho incontrato Marco e poi Vincenza. Strano incontrare due persone autistiche nello stesso giorno. Mi sono meravigliato del desiderio che ho provato e continuo a provare anche adesso di riuscire a comunicare con loro. Colpito da un sorriso aperto e dallo sguardo che passava oltre le cose per raggiungere una dimensione diversa dalla nostra.

Quando ci si trova di fronte a queste realtà mi sovviene sempre di pensare se siano loro oppure noi a stare dall'altra parte dello specchio. Se consideriamo cosa può essere la realta, questa sensazione è verissima. La realtà infatti è quella condizione che viviamo e che ci colpisce in base alla nostra percezione che, a sua volta, deriva dai nostri sensi guidati dalle nostre esperienze e da quanto costituisce la nostra personalità.
Giovanni Fattori - Scorcio di campagna
Quindi, diresti che la realtà non esiste in sè ma solo nel momento in cui realizziamo la sua presenza che i nostri sensi avvertono. Ma i sensi sono o possono essere decisamente fallaci e ingannevoli e sicuramente sono 'di parte' perché appartengono a noi. E questo significa che ognuno di noi ha una propria realtà e, di fatto, noi tutti, singolarmente, formuliamo giudizi soggettivi su quanto ci circonda, che non sempre sono in linea con la media.

Ne deriva che noi tutti siamo autistici ma, poiché sono la maggioranza a fare così, ecco che scaturisce il concetto di normalità. Quindi il nostro autismo è normalità (o normotipia) per una questione esclusivamente numerica. E loro sono autistici perché sono la minoranza. Non ci importa sapere dove risiede la verità, è sufficiente il numero. Una sorta di decisione democratica nei confronti della realtà. Cogitiamo insieme le stesse cose e quindi dominiamo il senso delle cose.
Virgilio Guidi - Figura - 1963
Questo porterebbe anche a pensare che, in sintesi, forse neppure Marco e Vincenza sono autistici, cioè malati. Sono solo varianti estreme della normotipia, così come per lo spettro dei colori, gli estremi non sono 'non colori' o 'colori sbagliati' ma solo colori estremi. Mi colpisce però il loro senso di felicità che deriva dal sorriso sulle labbra e dallo sguardo che sembra andare oltre le cose che stanno intorno.

Noi siamo condannati ad una determinazione di sguardo, osservazione e giudizio che non ci fa usare la fantasia e l'estrapolazione e l'estraniazione e che ci condanna ad essere la conseguenza (o la risposta) di quanto ci deriva dall'esterno. Per questo abbiamo perduto il senso intrinseco della gioia che è capace di trascendere il reale e di vivere per se stessa. Chi riesce a ricordarsene (perché siamo nati con questo dono ma lo perdiamo attraversando il mare del pensiero comune, dominante e del conformismo) viene spesso giudicato irresponsabile e privo del 'senso della realtà'.
Emma Bossi - Danzatrici
Marco e Vincenza ridono e guardano oltre mentre vengono visitati e sono sottoposti agli esami. Noi siamo spettatori del loro modo di vivere e scambiamo sguardi di intesa, concordando che siano inutili determinate procedure che viceversa servono per tutti gli altri. Come li considerassimo 'treni persi'. In sintesi, giudichiamo la realtà priva di valenza e cerchiamo di risparmiare forze sull'altare dell'inutilità del gesto. Tanto ...

Siamo quindi egoisti ma non ci sentiamo tali perché 'così fan tutti.' Marco e Vincenza invece sembrano totalmente egoisti perché non condividono legami con gli altri. Vivono per loro stessi. Ma anche questa è la fallace percezione che deriva dai nostri sensi. Marco vuole sentirsi attaccato alla mamma e ne cerca i capelli. Li afferra e li stringe e li tira a sè. I capelli sono il tramite per la testa della mamma. E' questa, in realtà, che vuole.
Enrico Prampolini
Ma, la testa non è forse, nell'archetipo di ciascuno, la sede del pensiero e del dialogo (perché il pensiero deve viaggiare)? E quindi Marco cerca il dialogo con la propria mamma. Un dialogo che segue un linguaggio diverso dal nostro. Da questo mi sono sentito attratto. Al pari di quanto mi attrae il linguaggio degli animali che non capisco ma cerco di comprendere e imparare.

Ecco, mi è nato il desiderio di imparare il linguaggio (e i meccanismi sottostanti) di Marco e Vincenza. Di riuscire a dialogare con loro. Di cercare la 'stele di Rosetta' per interpretare il loro alfabeto, i loro gesti che valgono parole e scambiare pensieri e parole o gesti e suoni. Oggi mi hanno insegnato che il diverso è il pungolo di cercare la strada per capire se siamo forse noi 'oltre lo specchio'.
Plinio Nomellini - Marina con scoglio
Soundtrack: Fairy Tale - Will I Be Saved