Wednesday, April 29, 2015

Sur la Place Rouge de nos deux coeur

Isabelle Huppert
Sibérie dans le train
Sibérie le matin
Sibérie je m’ennuie
Sibérie dans ma vie
Sibérie tous les jours
Sibérie dans la cour
Jean Shrimpton photographed by Bert Stern, 1960

J’ai tant rêvé du fleuve amour
J’ai tant rêvé du fleuve amour
J’ai tant pêché à boire ton eau
Sur la place rouge de nos deux cœurs
J’ai tant rêvé du fleuve amour
Sur la place rouge de nos deux cœurs
Sibérie dans le train
Sibérie le matin
Sibérie je m’ennuie
Sibérie dans ma vie
Sibérie tous les jours
Sibérie dans la cour
Jane Birkin

J’ai tant rêvé du fleuve amour
J’ai tant rêvé du fleuve amour
Sur la place rouge de nos deux cœurs
Sur la place rouge de nos deux cœurs
J’ai tant rêvé du fleuve amour
J’ai tant rêvé du fleuve amour
J’ai tant rêvé du fleuve amour
J’ai tant pêché à boire ton eau
J’ai tant ramé dans mon puit sec
J’ai tant cherché à m’y baigner
J’ai tant rêvé du fleuve amour
Natalie Portman
Je suis fou de toi…
Je suis fou de toi…
Je suis fou de toi…
Je suis fou de toi…
J’ai tant rêvé du fleuve amour
J’ai tant pêché à boire ton eau
J’ai tant ramé dans mon puit sec
J’ai tant cherché à m’y baigner
Je suis fou de toi…
Je suis fou de toi…
Je suis fou de toi…
Je suis fou de toi…
J’ai tant rêvé du fleuve amour
Je suis fous de toi…
J’ai tant cherché à m’y baigner
Je suis fou de toi…
Liv Tyler

J’ai tant rêvé du fleuve amour
 

Monday, April 27, 2015

Calciare i barattoli

Scendevi lungo la strada che portava alla darsena e nella notte e nel buio, intravedevi a malapena la strada. Solo e nel silenzio delle ultime ore di buio. Un barattolo nel mezzo del tuo cammino. E l'irresistibile impulso di calciarlo.

Ozioso, involontario e spontaneo. Un calcio che fa rotolare la latta sui ciottoli della vecchia Milano. Un rumore a metà squillante e a metà cupo. Sul fianco, di punta, ribaltato e di diritto. Sui sassi del selciato che era umido di nebbia anche se quasi d'estate.

Calcio dopo calcio in un ripetere di occasioni. Ora di fianco, ora di punta, ora senza aspettare che si fermi e ora di tacco e destrezza. Volteggia e poi precipita in avanti nel seguire il colpo che gli assestavi. Compagno di ore solitarie della fine della notte.

Rumorosamente rotoli e ti giravolti sui ciottoli della via. Illuso di essere allo stadio, al centro dell'attenzione nello sferrare il colpo decisivo per la vittoria e con le voci dei commentatori che ti seguono e che cerchi di imitare dentro di te o sottovoce.

Nel buio delle strade, passo dopo passo il rumore segue i tuoi passi. Potrai disturbare chi dorme ma si tratta di un rumore di passaggio perché stai tornando a casa. Solo, forse senza desiderio altro se non quello di raggiungere il letto e spegnere quella esperienza di notte.

Non so se sei felice o sei triste. Non lo fai capire. Né sorriso né lacrime. Non "magone" e  neppure gioia. Forse il calcio che dai al barattolo è quello che dai altrettanto alla tua vita. Calcio dopo calcio in avanti, con la traiettoria indotta dalla spinta e dalle asperità che incontri.
Hugo Steiner - Prag (Lithographien zu Gustav Meyrinks Golem)

Ora diritto, ora a destra, ora a sinistra, ora con un salto, uno scarto. Ora scivolando senza rotolare e poi, ecco, fermo contro un ostacolo. Ad aspettare un altro calcio per procedere. Senza volontà ma solo sotto la spinta di un altro. Che ti calcia via e non ti fa decidere.

E poi, abbandonato sul ciglio, come un barattolo. Aperto e vuoto di ogni contenuto. Violentemente squarciato per essere aperto e svuotato e poi buttato via. Usato e gettato. Poi, la seconda vita, quella dei calci in una notte buia, verso la strada di casa.

Sei un barattolo o sei il calcio o la gamba che lo sferra o gli occhi che guardano o le orecchie che sentono senza agire? Chi sei? Magari nulla di tutto questo e il barattolo è anch'esso il nulla e non esiste alcuna delle cose pensate. Forse hai solo sonno e voglia di tornare a casa.

Soundtrack: Manu Chao - Radio Bemba Sound System

Saturday, April 25, 2015

Hit me with your drum stick

Lauryn Hill
Si tratta di una canzone di Ian Dury, uno dei grandi geni della musica pop/rock.
Il significato attribuito è però diverso da quello degli oggetti, in una logica di sottointesi sessuali.
Invece voglio usare la frase in termini essenzialmente musicali.
Perché del concerto di Sting ricordo in particolare il suo batterista.
Steve Copeland, il batterista dei Police.

Soundtrack: Stewart Copeland al Modern Drummer Festival 2006
Jazmine Sullivan
Inventore di una tecnica percussiva,
di un modo di suonare la batteria, originale, unico.
Rock e Reggae, con controtempi inattesi
e rullate velocissime in glissando.
Magica fusione di sonorità ritmiche multietniche.

Soundtrack: GINGER BAKER'S AIRFORCE - SOLO DRUM
India Arie
Questa è stata la bellissima sorpresa.
Partivo dalla sensazione di una batteria perfetta.
Elegante, precisa, efficace ed esclusiva.
Poi mi sono concentrato sul batterista ed aveva gli occhiali.
Capelli chiari, viso allungato e occhiali.

Soundtrack: BILLY COBHAM - STRATUS
Emeli Sandé
Steve Copeland! Era lui!
Ho chiesto al mio vicino se anche lui avesse la stessa sensazione,
il mitico batterista dei Police. Affermativo. Era proprio lui!
Non sono certo il tipo da "fans sfegatato" ma adoro i batteristi bravi.
E Steve Copeland, con Ginger Baker e Billy Cobham e Abe Laboriel Jr. lo sono.

Soundtrack: Performance Spotlight: Abe Laboriel Jr.

Thursday, April 23, 2015

Individualismo e tamburo di latta

“Non ci sono più eroi da romanzo,
perché gli individualisti non esistono più,
perché l’individualismo va scomparendo,
perché l’uomo è solo, ogni uomo egualmente solo, 
enza diritto a una solitudine individuale,
e fa parte di una massa senza nome e senza eroi.”
Gunther Grass - Il tamburo di Latta (1959)

D'altra parte se l'eroe vive di vita propria, in solitudine, perché individualmente preso da logiche e visioni al di sopra della massa, allora si potrebbe dire che oggi esistono ancora eroi da romanzo. Solo che si camuffano di tali e tante debolezze da esserne sopraffatti e quindi scomparire.


January Jones photographed by Vincent Peters for Vogue Italia, August 2014

Perché è l'integrità che guida la luce dell'eroe da romanzo. Un'integrità fatta di nobiltà d'animo, di abnegazione, generosità e spirito di sacrificio immenso. Oggettivamente cose queste che sembrano non esistere più se non in certi personaggi della sfera spirituale che fanno della propria vita un simbolo.

Se mi sforzo, mi viene in mente solo Madre Teresa di Calcutta. Tutti gli altri sembrano essere macchiati di debolezze varie ed essere macchiati in una qual misura da compromessi vari. Non parlo di opportunismo ma semplicemente di deviazioni dalla linea pura a causa di opportune o obbligatorie necessità.
Hiroko Matsumoto - William Kleinphotographer - 1963
Invece è vero il concetto della "massa senza nomi e senza eroi" a cui la solitudine dell'uomo sembra condurre ed è quello che spaventa perché questa sembra essere una scelta, il risultato della mancanza di quel coraggio necessario per essere degni delle proprie idee. Si, perché ognuno di noi ha delle idee ma purtroppo solo una minima parte ha il coraggio di esprimerle e realizzarle.

E, in questo caso, il coraggio fa vivere meglio. Fa stare meglio con se stessi. Garantisce le basi per il proprio equilibrio. Consente di essere pienamente coerenti con il proprio credo. Fa sentire la propria dignità. Permette di portare a compimento quello in cui crediamo. Indipendentemente dal risultato.
Han Hye Jin Embraces the Colors of Peru in Vogue Korea’s July Issue by Alexander Neumann
Soundtrack: Jazmine Sullivan - Bust Your Windows

Tuesday, April 21, 2015

Ciao Giancarlo. Grazie!

Sapevo dov'era.
Ci sono passato vicino.
Quindi, ho girato la moto per andare a leggerla.
Ricordavo la storia.
Sentivo l'esigenza, mi chiamavi.
Tra poco sono 70 anni.
I Fascisti scappavano da Milano.
Un giovane, tu, combattevi per portare la libertà a tutti.
Ti hanno preso, i Fascisti
Ti hanno torturato. Inutilmente.
Poi hanno messo davanti ad un muro.
Sul fianco di una Chiesa.
E ti hanno sparato.
Sei morto per la gioia di gridare "Libertà per l'Italia".
Ti chiamavi Giancarlo Brugnolotti.
Avevi vent'anni e poco più.
Venivi da Cremona o Lumezzane.
Sei stato ucciso oggi, il 21 Aprile 1945.
Una lapide in via Cadamosto,
quasi in Piazza Santa Francesca Romana
ti ricorda e strazia dicendo che sei stato ucciso.
La nostra libertà la dobbiamo anche al tuo sacrificio.
Per questo ti dico "Grazie"
Per questo ti giuro che farò di tutto
per essere degno della libertà che mi hai dato.

Soundtrack: Manu Chao - Bella Ciao!

Friday, April 17, 2015

Mauritius e Milano ... cosa c'entra?

Theresa Pollak (1899-2002) - Maxine
Era di fronte a me. Una signora delle Mauritius. Era necessario che le chiedessi come sono le sue isole. "Un disatro! Cemento e alberghi e boutique e negozi. Una volta erano bellissime, con villaggi di pescatori e spiagge infinite e piene di colori e di silenzio. Oggi è peggio di Rimini!" Strano, Rimini a me è sempre parsa bella, forse perché la ricordo da piccolo e ... sono passati tanti anni. Ricordo invece alcune immagini di una città dell'Algarve, in Portogallo, con grattacieli su grattacieli e altri ancora in costruzione. Un disastro.

Paashuis, Arnoud (Arnoldus Theodorus Benedictus) - Vrouw met sigaret (ook Nana) -1970
"E' colpa di noi occidentali che, da maledetti, stravolgiamo tutto all'insegna del consumismo e del turismo di massa! Magari la popolazione mauriciana non si è neppure arricchita ed è rimasta a basso reddito nonostante questa invasione occidentale?!" ho banalmente replicato ma la Signora mi ha sorriso e in modo serio mi ha risposto "No, per fortuna il reddito è aumentato di molto e la maggior parte dei lavori umili, come muratori, operai ora è svolto da gente dello SriLanka o delle Filippine. Da noi bisogna studiare almeno fino a 18 anni e la maggior parte dei giovani prosegue lo studio perché vuole progredire e questo è bello ... ma le mie Mauricius non ci sono più!"

Elmer Novotny - The artist and his wife (Virginia) - 1938
"Anche la mia Milano non esiste più. Neppure la sua faccia ha resistito. Le case di una volta, quelle belle ed eleganti sono rimaste mentre quelle più modeste sono state abbattute e sostituite da palazzi moderni che stravolgono l'orizzonte (l'ho già detto in un altro post). Quell'aspetto così bello e sano di città operaia, industriosa, operosa, povera ma onesta e con solidi principi sociali e morali sta scomparendo. Quelle situazioni che sviluppavano senso comune e condivisione e solidarietà sono ormai veline evanescenti."

Hendrik (Hendrik Josephus Maria) - Jongensportret Wiegersma - 1963
"Non si vive più in comune. Anzi, buongiorno, buonasera ... e stop" ho pensato ad alta voce. E Lei, Signora davanti a me, annuivi. "Sono a Milano dal 1976. Facevo la custode ed ho lavorato in tante case. Di ringhiera, di lusso, piccole ma anche enormi, con tante scale. Lo parlo poco ma capisco bene il milanese (mi erano sfuggite alcune brevi espressioni in dialetto), non mi sfugge una parola. Ed è vero. la Milano di cui lei parla non esiste più. La gente è cambiata come sono cambiate le vie e le case e i negozi!"

George Spencer Watson - Woman in a camisole - 1932
Milano come le Mauritius. Cambiata e stravolta. Almeno là il tenore di vita è cambiato ... ma qua, da noi? Certo si è modificato ma i poveri sono sempre più poveri e ce ne sono di più di prima. I disadattati sono un numero infinoto. Gli alienati? E la scolarità, ancorché obbligatoria fino ai 16 anni, non si è tradotta in migliore cultura e sensibilità e desiderio di imparare e crescere. Anzi!

Robert Delaunay - Le Poète Philippe Soupault - 1922,
"Là dove c'era l'erba ora c'è una città. E quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà. Mio caro amico, disse, qui sono nato e in questa strada ora lascio il mio cuore. Ma come fai a non capire è una fortuna per voi che restate. A piedi nudi a giocare nei prati mentre là in centro io respiro cemento." Sono le parole di una famosa canzone che mi hanno accompagnato per tutto il pomeriggio mentre ho volutamente fatto un giro per Milano, rientrando a casa.

Felix Nussbaum - Self-Portrait with Mask - 1928
Soundtrack: Manu Chao - Me llaman calle 

Wednesday, April 15, 2015

Pane, burro e marmellata

Mikhail Matiushin - Victory over the Sun - 1913
"Ciao Valerio, vuoi fare merenda con me?" Amici di scuola. Amici perché le case erano vicine e le nostre mamme si frequentavano. Così vicini in quel momento eppure poi così diversi nella vita, ma era così. "Si, va bene." Allora, si entrava in casa, in cucina, direttamente dal giardino.

Che fortuna, a Milano, vivere in una villetta con il giardino, il cane e due alberi, uno di albicocche buonissime e l'altro di duroni meravigliosi. Il cane, Fritz, un bellissimo pastore maremmano che sopportava le mie scorribande in giardino con la bicicletta.
Teresa Jenellen - Heroínas de cuento
"Mamma, possiamo fare merenda?" era una domanda eufemistica. "Certo che si, la preparo subito". Non esisteva il tè con i biscotti e neppure esistevano le merendine pronte. Quanto alle torte, mia mamma non aveva molto tempo dopo il lavoro e quindi erano occasione assai rara.

E allora? Ma era logico, pane, burro e marmellata. Il pane era la classica michetta (o rosetta, come si dice oggi più spesso) tagliata a metà con il fondo croccante (magari anche troppo) e la parte sopra con la mollica. Il burro era il burro che aveva una marca come quelle che si trovano ora. Forse Galbani? Non ricordo.
Roger Bissière - Portrait of Madame Bissière
La marmellata era la classica di albicocche. Altro che frutti di bosco, susine, arance amare o che, come si trova ora. Pochi gusti, direi albicocche e ciliegie. Poi, basta, si passava alla confettura di marroni, ma era una delizia da grandi occasioni perché più cara, e poi iniziava timidamente la Nutella ma ci si credeva poco. Molto più salutare la marmellata, dicevano!

E quindi il tutto veniva spalmato in una sorta di sequenza precisa. Affettare il pane, stendere il burro che era cosa difficile perché estratto dal frigorifero e quindi duro, duro che chiedeva forza e determinazione. Era compito da grandi perché si usava il coltello che a noi, piccoli, era proibito. E quindi, la marmellata che era assai liquida e zuccherosissima.
Marie "Rie" Cramer
Non come ora che abbiamo i pezzi di frutta dentro. Anzi, se non ci sono, guai! Allora, non se ne trovavano se non per caso. Tutto era finemente amalgamato in uno sciroppo denso che a volte faceva sentire male ai denti tanto era dolce. E poi, colava, colava che si doveva stare attenti. A rischio erano le magliette e la tovaglia (se si addentava fuori dal piattino la michetta).

E fuori dalla porta-finestra entrava il caldo del sole dell'estate agli inizi. La scuola terminava a metà giugno e dopo solo una settimana si era nella stagione più bella. Quella delle vacanze. Lunghe e piene di gioco e di corse e di amicizie e di natura e di profumi e di colore e di sole. Le città si svuotavano davvero e si poteva andare a zig-zag in bicicletta lungo vie che erano proibite altrimenti, per il traffico.
Tilda Swinton
La gente si azzardava a mettere due, tre sedie e un tavolino sui marciapiedi e improvvisava una tavola da pranzo. L'importante era mangiare all'aperto. Poi, le corse alla Scarioni, alla piscina, salendo a salti sui predellini del tram (il numero 1) per poi sedere, gli uni vicini agli altri, sui sedili di legno. Lucidi, lucidi di una vernice trasparente al di sotto della quale si faceva vedere il legno di cui erano fatti.

E i biglietti rosa di carta sottile e noi che pagavamo la tariffa ridotta perché ancora piccoli. Eppure si prendeva il tram e si passavano 20-30 minuti prima di arrivare alla Scarioni. Ciascuno con un cappellino e i pantaloncini corti, all'italiana. Calzettine corte anche loro e sandali aperti. E la borsa con il ricambio (il costume era già addosso), l'asciugamano e un pacchettino di carta con dentro la merenda: pane, burro e marmellata.
Oskar Schlemmer - Zwölfergruppe mit Interieur -1930
Soundtrack: Primus Jam with Buckethead - 1998

Monday, April 13, 2015

La dignità e il castello interiore

Tilda Swinton photographer Fabio Lovino
Una sera mi hai domandato in modo provocatorio "perché uno di noi non ruba?" Mi sono alquanto stupito perché si era a cena e si stava parlando di spettacoli e musica. Le tue parole erano giunte improvvise e inattese. Ti ho guardato negli occhi e poi ho abbassato i miei, rispondendo con una domanda "a cosa fai riferimento?"

"A nulla, solo che mi domandavo se sia più forte il timore della punizione o il sentire la propria dignità di uomo offesa a trattenerci dal compiere qualcosa di illegale, ad esempio il rubare ... e cercavo un aiuto." Era interessante il tuo quesito perché mi faceva andare indietro negli anni quando eravamo stati un vacanza in Giappone e ci eravamo stupidi per la sensazione di totale sicurezza senza avere mai visto in giro la Polizia.
Edgar Maxence - Jeune Femme (1871-1954)
Ti ricordai questo mentre versavo del vino nel tuo bicchiere e aggiunsi che in Giappone "ci avevano spiegato come il rubare venisse considerato un vero e proprio disonore per essere arrivati a tale punto di miseria da dovere portare via qualcosa ad un altro."

Il pensiero era un po' contorto perché mi sarebbe sembrato meglio associare il concetto della propria dignità a quello del rispetto verso gli altri per spiegare il tutto ma poi, anni dopo, avrei incontrato il concetto del castello interiore di Santa Teresa d'Avila.
Edward Cucuel
Noi siamo come un castello composto di molte stanze, ciascuna con precise funzioni. In queste stanze ospitiamo noi stessi e nella più interna, il dialogo tra la nostra anima e il Signore. Quindi, con un contenuto così importante e nella considerazione che noi siamo statri creati ad immagine e somiglianza del Signore, ecco che diventa impossibile macchiare noi stessi degli insulti che derivano dal peccato.

Ti vedevo scettica e giustificavo il fatto con la tua perplessità di fondo nei confronti della religione e delle sue manifestazioni terrene ma ho preferito, come sempre, ascoltare la tua bella mente. Mi dicevi che "l'uomo non può prescindere dalla propria essenza all'interno di una società e come tale dall'obbligo di adottare comportamenti di rispetto verso sè e verso gli altri e che proprio da questo sentire la responsabilità per l'altro poteva derivare il senso del proprio ruolo e del proprio impegno nella società."
Mya Farrow
"Ma allora, chi delinque contro il prossimo ed anche contro la materia comune, che è un essere meno immediato ma che deriva dalla comunità ed ha quindi mille e mille facce, è giustamente una persona che non rispetta sè e quindi gli altri?" mi veniva spontanea la domanda. "Se non ti rispetti come puoi rispettare gli altri?" erano esattamente i concetti del Giappone e del Castello interiore.

Quindi avevano ragione loro. Il tutto parte da te e si estende agli altri. Mi hai risposto "Vedi, la dignità deriva dal fatto che metti in ogni tuo gesto tutto te stesso, anche quando gli altri non ti possono vedere. Anche nascosto, non puoi sfuggire a te stesso!" La tua ultima frase era determinante.
Pink chiffon hat by Pierre Cardin 1962
"Si, hai decisamente ragione. Solo se il tuo primo giudice sei tu stesso potrai correggere ogni minimo tuo gesto per donargli quel livello di dignità che deriva dalla stima che tu hai verso di te!" Era il bellissomo concetto che mi avevi fatto venire in mente. "Grazie, come sempre sai fare uscire i pensieri migliori. Grazie" non potevo dire più altro.

E, in effetti, se diamo il marchio di noi stessi ad ogni minima espressione di noi, ecco che assicuriamo al nostro vivere quello stile che riteniamo distintivo nostro e che ci piace mostrare. "Scusa, ma allora chi si comporta male è perché in primis non si stima?" sembrava questa la considerazione successiva e dovevo avere colpito nel segno perché avevi interrotto di bere dal tuo bicchiere.
Groupies
Il concetto scivolava verso un qualcosa di molto più attuale, quello dei suicidi. Se non hai nulla da perdere sei aperto a qualsiasi cosa. "Se non ti stimi degno di valore non puoi agire per dimostrarlo. Se pensi di non valere nulla anche ogni tuo gesto sarà un qualcosa a cui non attribuirai alcun valore, salvo, all'estremo, essere indottrinati ed illusi di riscatto." Ma, non solo, se hai una tale poca stima di te stesso allora non ti importerà un giudizio negativo da altri ... tanto ...

"Quindi, non rubiamo perché riteniamo che l'atto del rubare sia indegno per una persona con il nostro valore e la nostra dignità. E questo vale anche se nessuno si accorge del nostro atto criminoso perché, anche nel buio più profondo noi ci vediamo e ci giudichiamo perfettamente!"

Twiggy photographed by Carmen Schiavone for Elle
La tua risata, a questo punto, mi riportava con i pensieri al mondo reale "allora mio caro amico, convieni che l'anarchia è la migliore delle società perchè fonda la propria essenza nella dignità di ciascuno di noi e nel valore che ci attribuiamo. E conseguentemente nel rispetto verso l'altro. Viva l'anarchia, dunque!"

Anche questa era provocazione pura. "Sai bene cosa penso degli anarchici e di quanto ami Carlo Cafiero", risposi subito, "il fatto è che se ci si stima troppo si corre il rischio di irrigidirsi e di diventare intransigenti! ... E l'intransigenza è nemica del rispetto altrui. Quindi, la soluzione è, come sempre, l'umiltà!"
Catherine Deneuve
E in questo, Santa Teresa d'Avila aveva meravigliosamente ragione ... ma tu non avevi voglia di sentirne parlare e mi interruppi. Il sole era all'orizzonte e l'aria che soffiava dal mare faceva pensare solo a oziose riflessioni e quindi, stop.

Monk at a monastery in Bhutan by Feije Riemersma འབྲུག་ཡུལ་
Soundtrack:  Buckethead - Population Override

Saturday, April 11, 2015

Sintonia

E' innegabile la forza del ricordo che ti trascina indietro
in un mare di dolcissima gioia e di calde lacrime che ti bagnano.
Mi dicevi parole meravigliose che mi accompagnavano nel sonno.
O forse erano parole semplici a cui davo il significato più bello che potessi immaginare.

Il mio desiderio era di essere così vicino a te da eliminare ogni possibile separazione.
E il piacere maggiore era il continuo flusso di idee, di visioni, di cultura e sensibilità.
Non trascorreva giorno senza che io potessi attingere alla tua bella mente,
alla tua meravigliosa sensibilità e al tuo spirito di protezione che mi correva intorno.

E come una spugna assorbivo ed assorbivo con gioia e desiderio.
Per conoscere e mantenere la curiosità sempre sveglia.
Aperto ad ogni possibile fantasiosa ispirazione che illuminasse il mondo.
Un mondo gioioso e sensibile, doloroso e magico e pieno di gioia ed entusiasmo.

E libri e parole e colori e tele e musica.
E sfiorare coperte e plaid, cullandomi nei sogni di una vita differente, senza solitudine
dove la completezza di una famiglia si unisse ad una tua duplicità in grado di sdoppiarsi,
per cancellare ogni possibile presenza che fosse in grado di invadere il mondo con banalità e consuetudine.

Simbiosi, sintonia, assonanza, unicità.
Un dono preziosissimo che è sensibilità al punto di soffrire
ma al tempo stesso forza e amore e curiosità incrollabili.
E tanta, tanta, stupenda cultura ed entusiasmo e ingenuità e amore.

E questa canzone fa parte della colonna sonora che ti accompagnava.

Soundtrack: The Beatles - Girl

Thursday, April 9, 2015

Bugie e silenzio

 CHABAS Maurice (1862-1947)
Hai detto il falso!
No, non ho detto alcuna bugia.
Si, ma non hai neppure detto la verità!
Non dire e lasciare credere, è lo stesso che mentire!

Oggi si preferisce non rispondere.
Si preferisce lasciare cadere nel nulla.
Pensando che, se non si risponde, è automatica la negazione.
O altro, ma non certo l'assenso o la condivisione.
Alois BILEK (1887-1960) - Cortège de femmes
Odio questo modo di fare.
Se qualcuno apetta una tua risposta è degno di riceverla.
E il tuo impegno è di darla.
Per rispetto.

Siamo in una civiltà del "troppo comodo",
dell'ipocrisia e del finto perbenismo.
Molto di più amerei l'insulto diretto, al silenzio di convenienza.
Molto di più amerei il coraggio di una risposta.
Edward Cucuel - Herbstzauber
Un amico ne aspettava una ... e aspettava, aspettava.
Poi si è sentito preso in giro ed ha insultato.
L'altro lo ha cancellato dalla lista dei cosiddetti "papabili".
Ed io gli ho detto che se l'altro non rispondeva era solo uno dei tanti che fanno così.

Quanti ci degnano di attenzione se non interessiamo?
Se non siamo convenienti per il loro obiettivi?
Se non "valiamo la pena"?
Quanti condizionano il proprio pensiero e le proprie azioni all'oppurtunismo?
Josef Multrus (1898-1957) - Irises (detail)
Cerchiamo di avere il coraggio di essere diversi!
E' un coraggio che crea dissenso.
Che si può pagare, anche caro.
Disallineati ma dignitosi.

Forse (anzi, certamente) vale la pena.
Gianni Strino
Soundtrack: Paul Simon - Under African Skies (Live from The African Concert, 1987)