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Mikhail Matiushin - Victory over the Sun - 1913 |
"Ciao Valerio, vuoi fare merenda con me?" Amici di scuola. Amici perché le case erano vicine e le nostre mamme si frequentavano. Così vicini in quel momento eppure poi così diversi nella vita, ma era così. "Si, va bene." Allora, si entrava in casa, in cucina, direttamente dal giardino.
Che fortuna, a Milano, vivere in una villetta con il giardino, il cane e due alberi, uno di albicocche buonissime e l'altro di duroni meravigliosi. Il cane, Fritz, un bellissimo pastore maremmano che sopportava le mie scorribande in giardino con la bicicletta.
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Teresa Jenellen - Heroínas de cuento |
"Mamma, possiamo fare merenda?" era una domanda eufemistica. "Certo che si, la preparo subito". Non esisteva il tè con i biscotti e neppure esistevano le merendine pronte. Quanto alle torte, mia mamma non aveva molto tempo dopo il lavoro e quindi erano occasione assai rara.
E allora? Ma era logico, pane, burro e marmellata. Il pane era la classica michetta (o rosetta, come si dice oggi più spesso) tagliata a metà con il fondo croccante (magari anche troppo) e la parte sopra con la mollica. Il burro era il burro che aveva una marca come quelle che si trovano ora. Forse Galbani? Non ricordo.
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Roger Bissière - Portrait of Madame Bissière |
La marmellata era la classica di albicocche. Altro che frutti di bosco, susine, arance amare o che, come si trova ora. Pochi gusti, direi albicocche e ciliegie. Poi, basta, si passava alla confettura di marroni, ma era una delizia da grandi occasioni perché più cara, e poi iniziava timidamente la Nutella ma ci si credeva poco. Molto più salutare la marmellata, dicevano!
E quindi il tutto veniva spalmato in una sorta di sequenza precisa. Affettare il pane, stendere il burro che era cosa difficile perché estratto dal frigorifero e quindi duro, duro che chiedeva forza e determinazione. Era compito da grandi perché si usava il coltello che a noi, piccoli, era proibito. E quindi, la marmellata che era assai liquida e zuccherosissima.
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Marie "Rie" Cramer |
Non come ora che abbiamo i pezzi di frutta dentro. Anzi, se non ci sono, guai! Allora, non se ne trovavano se non per caso. Tutto era finemente amalgamato in uno sciroppo denso che a volte faceva sentire male ai denti tanto era dolce. E poi, colava, colava che si doveva stare attenti. A rischio erano le magliette e la tovaglia (se si addentava fuori dal piattino la michetta).
E fuori dalla porta-finestra entrava il caldo del sole dell'estate agli inizi. La scuola terminava a metà giugno e dopo solo una settimana si era nella stagione più bella. Quella delle vacanze. Lunghe e piene di gioco e di corse e di amicizie e di natura e di profumi e di colore e di sole. Le città si svuotavano davvero e si poteva andare a zig-zag in bicicletta lungo vie che erano proibite altrimenti, per il traffico.
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Tilda Swinton |
La gente si azzardava a mettere due, tre sedie e un tavolino sui marciapiedi e improvvisava una tavola da pranzo. L'importante era mangiare all'aperto. Poi, le corse alla Scarioni, alla piscina, salendo a salti sui predellini del tram (il numero 1) per poi sedere, gli uni vicini agli altri, sui sedili di legno. Lucidi, lucidi di una vernice trasparente al di sotto della quale si faceva vedere il legno di cui erano fatti.
E i biglietti rosa di carta sottile e noi che pagavamo la tariffa ridotta perché ancora piccoli. Eppure si prendeva il tram e si passavano 20-30 minuti prima di arrivare alla Scarioni. Ciascuno con un cappellino e i pantaloncini corti, all'italiana. Calzettine corte anche loro e sandali aperti. E la borsa con il ricambio (il costume era già addosso), l'asciugamano e un pacchettino di carta con dentro la merenda: pane, burro e marmellata.
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Oskar Schlemmer - Zwölfergruppe mit Interieur -1930 |
Soundtrack:
Primus Jam with Buckethead - 1998
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