Wednesday, August 28, 2013

R2P - Responsability To Protect & Bisogno di Pace


R2P è un'iniziativa US che sancisce un certo numero di set, basati sul fatto che, di fronte a crimini definiti "Atrocità di Massa" (genocidio, crimini di guerra, crimini contro l'umanità, pulizia etnica), non può essere riconosciuta alcuna sovranità. Viene quindi ridisegnato il termine stesso di sovranità non più come un diritto (il diritto di un Paese, di un governo di decidere qualsiasi cosa sul proprio territorio), bensì come una "responsabilità".
Nel 2005, la R2P definisce quindi i tre cardini sui quali poggia questa "responsabilità" di Stato, Governo o Paese:
  • Ogni Stato ha la responsabilità di proteggere la propria popolazione nei confronti di genocidio, crimini di guerra, crimini contro l'umanità, pulizia etnica;
  • La comunità internazionale ha l'obbligo/responsabilità di sostenere gli Stati per assicurare il loro adempimento del primcipio 1)
  • Esiste un preciso impegno da parte della comunità internazionale di intervenire, qualora uno Stato non assicuri il punto 1), con misure coercitive (ad esempio, sanzioni economiche, embargo commerciale, blocco dei mercati di armi, ecc ...) sullo stesso e, solo come ultima risorsa, attraverso l'uso delle armi (guerra)

I paragrafi 138 e 139 del documento del Summit Internazionale del "005 che riguardano la R2P recitano:

138. Each individual State has the responsibility to protect its populations from genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity. This responsibility entails the prevention of such crimes, including their incitement, through appropriate and necessary means. We accept that responsibility and will act in accordance with it. The international community should, as appropriate, encourage and help States to exercise this responsibility and support the United Nations in establishing an early warning capability.

139. The international community, through the United Nations, also has the responsibility to use appropriate diplomatic, humanitarian and other peaceful means, in accordance with Chapters VI and VIII of the Charter, to help protect populations from genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity. In this context, we are prepared to take collective action, in a timely and decisive manner, through the Security Council, in accordance with the Charter, including Chapter VII, on a case-by-case basis and in cooperation with relevant regional organizations as appropriate, should peaceful means be inadequate and national authorities manifestly fail to protect their populations from genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity. We stress the need for the General Assembly to continue consideration of the responsibility to protect populations from genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity and its implications, bearing in mind the principles of the Charter and international law. We also intend to commit ourselves, as necessary and appropriate, to helping States build capacity to protect their populations from genocide, war crimes, ethnic cleansing and crimes against humanity and to assisting those which are under stress before crises and conflicts break out.

E' importante considerare che, al fine di evitare l'interpretazione facile di un sospetto di ingerenza USA nelle politivhe degli altri Stati, la R2P è subordinata alla normativa ONU di assicurare "in primis" la Pace. La Pace è però una condizione, secondo la normativa ONU, che deve essere garantita e questo apre il capitolo dei mezzi con cui questo obiettivo deve essere perseguito.
 Il Consiglio degli Stati membri deve infatti (ha il compito) di determinare l'esistenza di qualsiasi pericolo nei confronti della Pace per procedere di conseguenza con azioni "militari e non" atte a ristabilire la Pace e la Sicurezza internazionali. Ma, poiché il tutto deve sottostare al principio che nessuno stato può arrogarsi il diritto di intervenire autonomamente contro un altro stato, è stato creato un Comitato Militare ONU, dipendente quindi dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, che ha (avrebbe) il compito di coordinare l'azione delle forze.

A questo punto, di fronte alla crisi attuale ed ai terribili venti di guerra che si prospettano nei contronti del regime siriano di Assad, la prima considerazione è che, dopo due anni e mezzo di continue evidenze di crimini contro la popolazione (si ipotizzano 100.000 vittime), come mai nulla sembri essere stato fatto di concreto per evitare di arrivare a tutto questo? Perché non sono state attivate prima tutte le misure "non-militari" per evitare il massacro della popolazione innocente? Cosa hanno fatto l'ONU e tutti i Paesi cosiddetti "liberali"?

Molto corretto mi pare l'editoriale di François Sergent su Libération di oggi che titola "TARDIVO" e che riporto
Tardif
Les centaines de Syriens gazés à la Ghouta auront-ils eu finalement raison de la pusillanimité de l’Occident ? Hollande comme Cameron et Obama paraissent cette fois-ci décidés à «punir» (sic) Bachar al-Assad. Après deux ans et demi de guerre et de répression, après 100 000 morts. L’usage des armes chimiques contre des populations civiles est certes une infamie et une obscénité, pour reprendre l’emphase soudain outrée du président français ou du secrétaire d’Etat américain, mais cela fait des mois qu’Al-Assad tue et torture son peuple, massacre et brise son pays. L’indignation occidentale paraît bien tardive et sélective. Quels sont les objectifs des frappes ciblées promises par les stratèges en chambre français et américains ? En quoi vont-elles convaincre le «boucher de Damas» d’arrêter le massacre ? Alors que l’on dit dans le même temps ne pas vouloir son départ.
La communauté des nations n’a su ni voulu soutenir et armer l’opposition lorsqu’elle était encore laïque, nationale et démocratique. Il n’y avait pas de jihadistes en Syrie il y a deux ans. La Syrie est devenue le cimetière des promesses non tenues et de la rhétorique vide de l’Occident. Où sont les zones tampons, les lignes rouges ? Où en est la reconnaissance de l’opposition ou l’engagement de livrer des armes ? Cette absence de volonté politique a laissé le champ libre aux islamistes et aux parrains russes, iraniens ou saoudiens. Ce n’est pas une opération mal ficelée aux bases légales douteuses qui sauvera les Syriens.

Certo. Tardivo muoversi ora e con quella che sembra essere l'unica mossa. Quella militare. Ma lo è davvero? Giusto l'atteggiamento di Emma Bonino di rimettere qualsiasi mossa alla decisione dell'ONU, in contrasto con la posizione francese e inglese e ... come sembra inevitabile anche americana. Certo altrettanto che sembra veramente essere stata una mossa azzardata quella di assegnare il Premio Nobel per la Pace ad Obama nel 2009. Prematura perché non supportata da alcuna precedente mossa pacifista dello stesso come presidente USA. Prematura perché Obama non aveva allora dovuto ancora affrontare alcuna situazione politicamente simile a quella odierna. Forse che il solo colore della pelle, in un paese come quello americano in cui solo 50 anni prima esisteva la differenza tra bianchi e neri nella società, poteva giustificare una sorta di "assegno in bianco"?

Certo che "mais cela fait des mois qu’Al-Assad tue et torture son peuple, massacre et brise son pays. L’indignation occidentale paraît bien tardive et sélective."

Faccio alcune riflessioni. GUERRA-LAMPO Ora, l'intervento militare presenta aspetti contraddittori in quanto rappresenterebbe non la soluzione migliore, bensì - forse - la meno peggio in una situazione dove non esiste scelta positiva. Ammesso che si realizzi effettivamente la cosiddetta "guerra lampo-selettiva", non può escludere che vi possano essere altre vittime innocenti? E poi, si può esportare la democrazia? Quale governo verrebbe insediato? Si manterrebbe lo stesso? Chi deve decidere e cosa? Francia-GB-USA stabiliscono chi e come deve governare? La sovranità di un popolo deve essere sempre garantita e questa soluzione è corretta in tale senso? E quale la reazione degli altri Paesi Arabi? E quale l'atteggiamento delle diverse fazioni religiose interne?

Ma è poi così sicura una guerra-lampo? O non si innescherebbe invece un Saddam-bis, un afghanistam-bis? Cioè una situazione tendente al cronico in cui si getta un paese nel caos di una guerra interna senza vinti e senza vincitori ma solo con un altalenare di fasi di qiuescenza e di recrudescenza? In questi casi, chi ne fa le spese? Quale l'atteggiamento del governo attuale di fronte alla sconfitta della strategia "guerra-lampo"? Sarebbe la dimostrazione di una vittoria e con quali effetti se non quelli di validare il potere in atto? E, ancora, si può esportare/imporre una democrazia. E quale democrazia? Basata su quali principi? Ancora, si può esportare la "morale"?

E se invece dovesse prevalere l'opzione NON-MILITARE, come può essere interpretato l'atteggiamento internazionale da parte dell'attuale governo siriano? Una manifestazione di debolezza (al pari di quelle già ampiamente dimostrate)? Un non essere in grado di difendere la Pace e garantire la democrazia e la salvaguardia di un popolo? Un fallimento della filosofia R2P? Oppure, potrebbe viceversa essere considerata una dimostrazione di altissima responsabilità. La responsabilità di dire "mai guerra!". Non sono sostanzialmente d'accordo con quanto afferma Bernard Henry Levy sulla totale necessità di intervento perché, anche se è corretto pensare di "fermare un massacro", l'opzione violenta di una guerra non rappresenta mai la soluzione migliore.

In un modo globalizzato dove ciascuno dipende da tutti, esistono centinaia di modi per dissuadere un governo dal compiere simili nefandezze. L'importante è però essere realmente disposti ad andare contro interessi interni e/o personali. Non può la convenienza economica sostenere l'opportunità di un intervento militare perché di fatto non modifica equilibri finanziari. Dissuasione economica significa mettere in gioco opportunità monetarie, convenienze, capitali, posti di lavoro, ecc ... Certamente si. Ma non si può sempre giocare a operare in termini balndamente diplomatici mettendo in gioco realtà economicamente di basso valore e viceversa salvaguardare i grossi interessi. Questo è quello che mi sembra succeda. E proprio quando la cosa diventa grossa grossa (o economicamente talmente instabile da non potere essere più sostenibile; si veda la reazione dei marcati finanziari ...), ecco balenare la soluzione militare che, guarda caso rappresenta sempre una solida e valida opportunità economica (armamenti, ecc ...).

Mi viene in mente il concetto del Machiavelli "il fine giustifica i mezzi". Nel Principe, ci si limitava a costatare scientificamente le due sfere diverse in cui agiscono politica e morale. Ci si rendeva conto con chiarezza dell'autonomia di una rispetto all'altra, mentre non veniva individuato alcun punto di congiunzione. Oggi, siamo ancora in questa logica che diremo di opportunità-convenienza e di etica morale, tra loro contrapposte e senza punti di contatto o avvicinamento. Il bianco e il nero. Eppure il mondo è un flou continuo che l'uomo dovrebbe imparare a conoscere e comprendere ed acquisite.

E Obama? Cosa farà Barack Hussein Obama, il 44° presidente USA? Potrà tirarsi indietro dopo che Francia e Gran Bretagna hanno preso una netta decisione interventista? Può permettersi di fare vedere a tutto il mondo che l'influenza americana nel Medio Oriente è andata scemando nel tempo, di fronte ai due Paesi interventisti? L'opinione americana non è molto d'accordo su un intervento ... ma i grossi capitali? E gli strateghi della supremazia americana nel mondo? Lui, il premio Nobel della Pace può dichiarare Guerra? Quando una Guerra è necessaria? E' mai necessaria?

Quanto di diritto di avviare una guerra si arroga Hollande? C’est un François Hollande chef de guerre qui est apparu hier à l’Elysée pour sa traditionnelle allocution à l’occasion de la conférence annuelle des ambassadeurs. «La France est prête à punir ceux qui ont pris la décision infâme de gazer des innocents», a dit le chef de l’Etat en annonçant son intention d’intervenir militairement contre le régime syrien. Questo viene pubblicato su Libération. Ma cosa era successo qualche tempo fa in Mali?

"Alors qu’au Mali la France avait eu le soutien des Nations unies, là, le mot «ONU» n’a pratiquement pas été prononcé par Hollande. Et tout indique que l’institution internationale, paralysée par le veto russe, ne sera pas associée à cette démarche. La France, a d’ailleurs expliqué François Hollande, défend le principe du respect du droit international mais celui-ci «doit évoluer avec son temps». «Il ne peut être un prétexte pour laisser se perpétrer des massacres de masse.» Dans le droit fil de la réflexion sur l’ingérence humanitaire, le Président a invoqué «la responsabilité de protéger les populations civiles» qui incombe à la France."

Penso che margine di manovra ce ne sia ancora. Bisogna solo avere il coraggio di dire di aspettare ancora prima di mettere in campo i militari. Bisogna avere il coraggio di fermare una macchina (quella militare, Quella della guerra) che si è prontamente messa in moto. Bisogna avere il coraggio di ammettere di avere perso tempo in questi lungi mesi e mesi di inettitudine e di tatticismo diplomatico e di definire ed attuare una ferma e reale strategia dissuasoria alternativa alla guerra. Costi quel che costi. Economicamente parlando, si intende. Ma efficace.



Sountrack d'obbligo: Give Peace a Chance - Imagine

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