Monday, August 19, 2013

Movimento femminista

Il motivo di questa riflessione è che ancora una volta, di fronte ai fatti sempre più frequenti di cronaca di violenza sulla donna, ci si trovi davanti a rapporti uomo-donna privi di equilibrio. Stavolta, forse, con l'uomo in un ruolo di inferiorità, di paradossale debolezza (di fronte all'atto criminale espresso) e di frustrazione, rispetto alla donna. Uno stato, una condiziona che, sia chiaro, non giustifica alcunché e tantomeno la violenza. 

Inizio quindi con il grande processo di emancipazione femminile per poi arrivare alla condizione sociale attuale dell'uomo, vista come realtà di frustrazione e di perdità di equilibrio rispetto all'educazione ricevuta e all'immaginario maschile dominante. Per giungere anche a parlare della situazione di ignoranza e di perdita di principi di educazione e rispetto. Fattori tutti, questi ultimi, che creano i presupposti per gli atti di violenza che da decenni continuiamo a vedere e che si moltiplicano sempre più. Per questi atti innammissibili, indegni, esecrabili. Da condannare. Ma soprattutto da prevenire con ogni mezzo. Perché è sempre di tutela della persona che si parla.

Soundtrack: Sebben che siamo donne

Il movimento femminista
Il movimento femminista apparve per la prima volta in Francia durante la Rivoluzione francese quando Olympe de Gouges presentò all'Assemblea Costituente di Parigi una Dichiarazione sui diritti della donna.

"Le donne saranno sempre divise le une dalle altre?
Non formeranno mai un corpo unico?"
(Olympe de Gouges, 1791)

Nonostante Robespierre avesse respinto la richiesta e avesse fatto ghigliottinare la de Gouges, il movimento femminista non si arrestò ma crebbe sempre più in Francia, Inghilterra e Germania.

Nel 1869 J. Stuart Mill pubblicò "The Subjection of Women", testo fondamentale (scritto congiuntamente con la moglie Harriette Taylor) della letteratura femminista, che già nelle prime righe esplicita il problema dei rapporti tra i sessi e fornisce l'indicazione per la sua soluzione, attraverso la completa parità:

"The principle that regulates the existing social relations between the two sexes—the legal subordination of one sex to the other—is wrong itself, and is now one of the chief obstacles to human improvement; and it ought to be replaced by a principle of perfect equality that doesn’t allow any power or privilege on one side or disability on the other."
Il movimento femminista ebbe grande sviluppo soprattutto in Inghilterra dove, nel 1903, Emmeline Pankhurst fondò lo Women's Social and Political Union che, attraverso manifestazioni clamorose e spesso violente delle cosiddette suffragette, riuscì a conquistare il diritto al voto per le donne (1918 limitato ad un profilo femminile definito e poi esteso a tutte le donne nel 1928).. 

IL PANE E LE ROSE
Mentre avanziamo marciando, marciando, innumerevoli donne morte
gridano nel nostro canto la loro antica richiesta di pane
I loro spiriti sfiniti dal lavoro conobbero ben poco l’arte,
l’amore la bellezza;
sì, è per il pane che lottiamo … ma anche per le rose.
Mentre avanziamo marciando, portiamo giorni migliori
la rivolta delle donne è la rivolta della razza.
Non più schiave e oziose, non più dieci che faticano ed uno che riposa,
ma la divisione delle grazie della vita: Pane e rose! Pane e rose!!
Mentre avanziamo marciando, marciano nello splendore del giorno
Un milione di cucine affumicate, un migliaio di grigi solai dove si lavora
sono colpiti dalla luce che un sole improvviso rivela
perché la gente ci sente cantare: Pane e rose!! Pane e rose!!
Mentre avanziamo marciando, marciando lottiamo anche per gli uomini
perché sono figli delle donne; grazie a noi nascono di nuovo.
Nella nuova vita ci sarà dolcezza dalla nascita fino alla fine;
le anime come i corpi possono morire di fame; dateci pane,
ma dateci anche le rose.
(canzone delle operaie tessili di Lawrence, Massachussets USA)

 SoundtracK: Bread and roses


Anna Kulisciof
In Italia la strada verso l'emancipazione femminile subì un arresto per l'unificazione del paese (1861) e proseguì fino al 1919 quando venne riconosciuta quella giuridica. Ma fu solo il 30 gennaio 1945, quando fu approvata la legge De Gasperi-Togliatti, che venne esteso il diritto di voto alle donne maggiorenni.

La prima occasione di votare coincise con le elezioni per l'Assemblea Costituente del 2 giugno 1946, seguita da quella per il Referendum tra Repubblca e Monarchia.

Gli anni settanta

La successiva fase di importante sviluppo del movimento di liberazione della donna si è realizzata negli anni Settanta quando si è radicalizzata, estesa e manifestata in grande la protesta contro una società gestita esclusivamente dai maschi. Obiettivo primario del movimento era la cosiddetta presa di coscienza dello stato di oppressione in cui versavano le donne da cui poi doveva generare la strategia di liberazione. La differenza di ruoli tra i sessi privilegiava quello maschile come espressione di un sistema educativo antico, retrogrado e penalizzante.

Inizialmente esterno alla politica tradizionale, il movimento sembrava concentrarsi sulle singole esperienze di vita che, riunite per comuni denominatori, potevano servire a sollecitare l'autoimmedesimazione nelle diverse realtà e la reale presa di coscienza, principio originario della fase successiva di rifiuto di ruoli, di rivolta e di lotta.
Venivano così promosse riunioni, gruppi di autocoscienza (donne di ogni età e ogni condizioni sociale uscivano dall'isolamento delle proprie case per riunirsi in "collettivi"), ma anche cortei (e non solo per l’8 marzo) ma anche picchettaggi di sale cinematografiche che proiettano film pornografici.

Si osservava la rivendicazione da parte della donna di potersi autodefinire attraverso il suo peculiare modo di essere, di esprimersi, di comunicare nel lavoro e nella vita sociale, partecipando a lotte comuni, senza mai rinnegare (ma, anzi, esaltando) la propria specificità di donna e l’alto valore della maternità. Contemporaneamente era netto il rifiuto di qualsiasi mistificazione culturale e sociale derivante da ruoli stereotipati (dolcezza, fragilità, dipendenza, ad esempio) e di qualsiasi concessione a mode effimere, contingenti e talora anche opportune, volute dal sistema. 

Soundtrack: Noi siamo stufe

La cultura femminista
Si creava una vera cultura femminista che, nel rifiuto ex ante del maschio, correva però anche il rischio di cadere nella autoreferenzialità, in una forma di integralismo, in limitazioni settariste e nell'isolamento. Infatti, al fianco delle aree più riformiste, se ne trovavano numerose altre decisamente radicali che credevano che la liberazione della donna potesse avvenire esclusivamente attraverso la negazione della società, dominata da valori maschili, e nel rovesciamento del sistema.

Uno degli aspetti innovativi del movimento consisteva nell'avere saputo coraggiosamente proporre tematiche di discussione su argomenti spesso considerati tabù all'epoca (anatomia e fisiologia femminile, mestruazioni, contraccezione, aborto, della gravidanza, maternità e parto)

Approfondimento: Video

 In tutti i casi, il rapporto uomo-donna, derivato dalla piena autocoscienza e autogestione, risultava così strutturato da consentire che entrambi potessero vivere in modo personale la propria completezza, originalità e differenza di persona umana.

Nel manifesto del movimento femminista del luglio del 1970, pubblicato sul giornale “Rivolta Femminile” venivano sintetizzati i principali punti del movimento, in equilibrio tra femminismo che chiede l'uguaglianza tra i sessi e femminismo che esalta il valore intrinseco e peculiare della donna dal punto di vista fisico, psichico e di ruolo fisiologico e sociale e culturale:


1.“La donna non va definita in rapporto all’uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra libertà. L’uomo non è il modello a cui adeguare il processo di scoperta di sé da parte della donna. La donna è altro rispetto all’uomo. L’uomo è altro rispetto alla donna.”
2."Verginità, castità, fedeltà, non sono virtù, ma vincoli per costruire e mantenere la famiglia.”
3. “Nel matrimonio la donna, privata del suo nome, perde la sua identità signifivando il passaggio di proprietà che è avvenuto tra il padre di lei e il marito.”
4.“Riconosciamo nel matrimonio l’istituzione che ha subordinato la donna al destino maschile. Siamo contro il matrimonio.”
5.“La trasmissione della vita, il rispetto della vita, il senso della vita sono esperienza intensa della donna e valori che lei rivendica.”
6.“La negazione della libertà d’aborto rientra nel veto globale che viene fatto all’autonomia della donna.”
7.“Accogliamo la libera sessualità in tutte le sue forme, perché abbiamo smesso di considerare la frigidità un’alternativa onorevole.”
8.“Comunichiamo solo con donne.”

Soundtrack: Tango

Clicca sulla immagine per ingrandireIl movimento si è poi evoluto verso aspetti più politicizzati ed operativamente finalizzati a promuoverela specificità del ruolo femminile nella società proiettata verso il futuro e rispetto per queste esigenze peculiari.

La presa di coscienza da parte delle donne impegnate nella politica ufficiale inizia l'opera di disgregazione del ruolo maschile nei partiti.
 

Nascono poi realtà organizzate in diverse città, dedicate alla sterilizzazione ed alle interruzioni di gravidanza (Emma Bonino e Adele Faccio), mentre si moltiplicano consultori autogestiti, fonti di informazione (radio libere, giornali, editoria, gruppi teatrali).
L'opinione pubblica e il mondo politico, grazie a tutto questo, non possono più ignorare le tematiche femministe e nascono così le battaglie referendarie per la depenalizzazione dell'aborto e per la legge di sulla violenza sessuale (introdotta solo nel 1996), da configurarsi come reato contro la persona e non contro la "moralità pubblica ed il buon costume".  Vengono creati nel luglio del 1975 i consultori di maternità che spiegano la contraccezione, la programmazione della maternità e la prevenzione dell'aborto.

Soundtrack: Siamo tante, siamo belle

Sempre del 1975 è la  riforma del diritto di famiglia in cui viene abolita la figura del capofamiglia (che rimane solo ai fini anagrafici) e la donna e l’uomo hanno pari diritti e doveri (L. 151/1975). La donna guadagna il diritto di intervenire in ogni scelta familiare, uscendo così dallo storico ruolo subalterno, assoggettato alla potestà maritale.

Nel 1977 il ministro del lavoro Tina Anselmi (la prima donna ministro in Italia) fa approvare la legge sulla  "Parità di trattamento tra uomo e donna in materia di lavoro", vietando così le discriminazioni in base al sesso sull'accesso al posto di lavoro, sugli avanzamenti di carriera e sul trattamento economico.

Importanti sono le riflessioni periodicamente pubblicate nei fascicoli di "Sottosopra".

Fondamentale è la presa di coscienza che i ruoli di uomo e di donna devono essere tutelati nella loro specificità e che quello che deve cambiare sono il rispetto dell'uno verso l'altra e viceversa in una logica di equilibrio e di equità espressiva individuale e sociale.

 Si riporta un passo significativo a favore della necessità di mantenere la propria identità femminile anche laddove le regole del gioco favoriscano lo snaturamento verso una virilizzazione:

" L'esistenza sociale si conquista in una gara sessuale di uomini. Quando viene meno la discriminazione la donna può entrare in questa gara, che però resta una gara di uomini. Lei si trova sola, anche se intorno ci sono altre donne, sola in mezzo a questo affermarsi di uomini che è un amarsi di uomini attraverso carriere, soldi, sapere, partiti, rivoluzione, ecc. 

L'emancipazione femminile equivale a far entrare la donna in questa gara sessuale dove la cosa che si afferma è la virilità. Nella logica dell'emancipazione bisogna per forza puntare sulla bravura individuale - le donne potendo al massimo arrivare alla solidarietà con le proprie simili in funzione difensiva. Insomma, l'emancipazione ci mette nel gioco sociale con parole e desideri non nostri. E ci induce a minimizzare l'inadeguatezza e lo scacco come qualcosa di vergognoso. Mentre lì c'è un'obiezione e una forza di cambiamento - che di solito non si esercitano efficacemente perché si logorano in sforzi di adattamento."

Soundtrack: Messaggio Internazionale

Femminismo e sinistra
Il movimento femminista degli egli anni ’60 e ’70 appare spesso legato alla filosofia marxista con rapporti altalenanti tra condivisione e contrasto di intenti, obiettivi e strategie. Il campo operativo sociale era decisamente lo stesso ma gli obiettivi e le specificità erano molto differenti. Questo ha portato ad una lotta interna tra "fratelli e sorelle" in cui l'accusa di individualismo, rispetto ai grandi obiettivi della lotta sociale e delle conquiste sul lavoro, rappresentava il punto di base. Infatti, il movimento femminista poteva trovare la propria espressione (almeno per l'aspetto più riformista) nell'ambito di una società capitalista mentre il marxismo attaccava proprio il capitale in sè.

Soundtrack: Cari compagni

Clicca sulla immagine per ingrandire
D'altra parte, la critica femminista al marxismo si basava sulla concezione del futuro esclusivamente basato sulla lotta di classe, misconoscendo così la centralità della differenza tra i sessi. In questo senso, il marxismo quindi scotomizzerebbe la differenza sessuale perché abbagliato dalla lotta di classe. Anzi, Marx accusa il capitale di avere portato le donne nelle fabbriche, togliendole al ruolo storico della famiglia. In termini pratici, le donne nei movimenti di sinistra vengono spesso relegate a ruoli "accessori", di supporto (come le staffette durante la guerra che invece ebbero ruoli fondamentali nella lotta partigiana). Anche in questo caso quindi, l'accusa è di riformismo pur se il senso dello stesso è l'inverso rispetto a prima.

Ma fermarsi al riformismo è limitante e quindi risulta corretta - in questo senso - l'analisi di Elda Guerra che, per riuscire a differenziare i molteplici aspetti del movimento femminista (dai più riformisti a quelli più radicali), parla di "femminismi", così come altrettanto corretta è la suddivisione del movimento in fasi cronologiche, operata da Anna Rossi-Doria (nascita dei primi gruppi (1968-1972) - formazione dei collettivi (1972-1974) - movimento di massa (1975-1976) - crisi (1977-1979). 

Tornando alle divergenze tra condotta marxista e movimento femminista, è evidente la suddivisione dicotomica tra lotta di classe e autocoscienza femminile e rivolta con l'oppressione della condizione della donna all'interno della società tout court, come scrive Carla Lonzi, prendendo spunto da quanto veniva teorizzato da Hegel nella "Fenomenologia dello spirito" sull'inferiorità femminile
:
"Sputiamo su Hegel" l'ho scritto perché ero rimasta molto turbata constatando che quasi la totalità delle femministe italiane dava più credito alla lotta di classe che alla loro stessa oppressione. Quando né rivoluzione, né filosofia, né arte, né religione godevano più della nostra incondizionata fiducia, abbiamo affrontato il punto centrale della nostra inferiorizzazione, quello sessuale.


Durante una campagna per l'abolizione del reato di aborto mi sono chiesta: è più da schiave soggiacere all'aborto clandestino o al fatto di rimanere incinte se non si è provato piacere, cioè solo per soddisfare l'uomo? Chi ci ha obbligato a soddisfarlo a nostre spese? Nessuno. Lí siamo vittime incoscienti, ma volontarie ("Sessualità femminile e aborto"). Perché la donna non ha la risoluzione nell'orgasmo assicurata come l'uomo? Qual'è il suo funzionamento fisio-sessuale? E quello psico-sessuale? Qual'è infine il suo sesso? Esistono donne clitoridee e donne vaginali: chi sono? Chi siamo? ("La donna clitoridea e la donna vaginale").

Prendendo coscienza dei condizionamenti culturali, di quelli che non sappiamo, non immaginiamo neppure di avere, potremmo scoprire qualcosa di essenziale, qualcosa che cambia tutto, il senso di noi, dei rapporti, della vita. Via via che si andava al fondo dell'oppressione il senso della liberazione diventava più interiore. Per questo la presa di coscienza è l'unica via, altrimenti si rischia di lottare per una liberazione che poi si rivela esteriore, apparente, per una strada illusoria ("Significato dell'autocoscienza nei gruppi femministi").


Link da leggere: 100 titoli                                                              Soundtrack:  Four Women

Le Pussy Riot


A tutte le donne

Fragile, opulenta donna, matrice del paradiso            
sei un granello di colpa
anche agli occhi di Dio
malgrado le tue sante guerre
per l'emancipazione.
Spaccarono la tua bellezza
e rimane uno scheletro d'amore
che però grida ancora vendetta
e soltanto tu riesci
ancora a piangere,
poi ti volgi e vedi ancora i tuoi figli,
poi ti volti e non sai ancora dire
e taci meravigliata
e allora diventi grande come la terra
e innalzi il tuo canto d'amore.

(Alda Merini)

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