Tuesday, August 6, 2013

Gregory Corso - Beat generation (I)



Gregory Corso – Beat Generation (I)
Poeta. Nato Nunzio per le origini italiane, scelse di chiamarsi Gregory. Abbandonato, chiuso in orfanotrofio, fuggito, rinchiuso in riformatrorio e poi in carcere. Così imparò a scrivere. Del carcere, della violenza, degli uomini e delle loro espressioni. Il più giovane del gruppo della Beat Generation.
Gregory Corso, Allen Ginsberg, William Burroughs and Maretta Greer (1967)
Gregory Corso, Allen Ginsberg, William Burroughs and Maretta Greer (1967)
Pubblicò per la prima volta nel 1955. Poi nel 1958, un’altra pubblicazione. Approda alla libreria-editore City Light con una composizione di poesie dal titolo  Gasoline & The Vestal Lady on Brattle. Tra queste, la sua poesie-icona “The Bomb” con i versi strutturati formalmente per disegnare il fungo atomico e “The Marriage.

 Should I get married? Should I be good?

When she introduces me to her parents

back straightened, hair finally combed, strangled by a tie,

should I sit knees together on their 3rd degree sofa

and not ask Where's the bathroom?


O how terrible it must be for a young man

seated before a family and the family thinking

We never saw him before! He wants our Mary Lou!

After tea and homemade cookies they ask What do you do for a living?

Should I tell them? Would they like me then?

Say All right get married, we're losing a daughter

but we're gaining a son.

And should I then ask Where's the bathroom?


No, I doubt I'd be that kind of father


No, can’t imagine myself married to that pleasant prison dream …

La lirica è decisamente colloquiale, al limite dell’ingenuo ma efficace per descrivere i pensieri in modo fresco ed immediato. Un linguaggio “bop” che “suonava interessante”. Un modo scarno ma diretto. Rustico, divertente con una sottile ironia ed autoironia che è come il guardare una scena in cui si è dentro e rilevarne i paradossi. Certamente, una lirica non banale pur nell’utilizzo di vocaboli semplici che sarebbero diventati prima icona di un modo di essere e poi gergo di espressione comune. Per questo vedere e vedersi, dicevamo, il suo essere beat considerava intrinsecamente di essere al tempo stesso anti-beat. In un gioco di affermazione e sostegno di un idea che fosse al tempo stesso contrario alla sua stessa celebrazione. 

GREGORY CORSO
Gregory Corso, Marin Headlands, 1978 © Larry Keenan

 Per questo, Gregory Corso è portavoce di un movimento senza pronunciare proclami o discorsi retorici. Senza autoreferenza ma anzi con critica intrinseca e ironia. Di fatto, in una logica di grande intelligenza o di grande equilibrio o di grande “indecisione”. Come nelle frasi iniziali di “Marriage”, Should I … 

Amato da Keruack e da Ginsberg e non compreso da Ferlinghetti. Frainteso da pacifisti e da sostenitori della bomba, il problema risiedeva nell’ironia del messaggio. Si può dire qualcosa, giocando sul paradosso e sul grottesco. Svelando la violenza in un gesto animato da pacifismo. La bomba è realtà, la morte è realtà e la conseguenza è un possibile inno al caos che segue. Questo è “The Bomb”. 

In un articolo di Nicola d’Ugo (Notizie in… Controluce, n. X/3, marzo 2001, pp. 20-21) si precisa che: Dopo aver assistito alla dimostrazione di un esperimento nucleare in Inghilterra e all’accanimento dei pacifisti contro la bomba, il poeta newyorchese se la prese con l’espressione violenta del pacifismo stesso, componendo una "lettera d’amore" alla bomba atomica, contro la stupidità umana che genera violenza: per Corso la bomba era un prodotto della storia, di una mentalità di fondo sbagliata che stava coinvolgendo tutti, militaristi e pacifisti allo stesso modo, che vedeva ora contrastarsi su un terreno della violenza, quale espressione socialmente indotta nell’individuo e condivisa da entrambe le fazioni.”
1937, Louisville (Kentucky) - Margaret Bourke-White: There's no way like the American Way

 Ironia e paradosso anche nel poema “The American Way” le cui prime strofe dicono:

I am a great American
I am almost nationalistic about it!
I love America like a madness!
But I am afraid to return to America
I’m even afraid to go into the American Express

Anarchico, iconoclasta, contrario più alle regole che fedele ad un’ideologia, Gregory Corso rinunciava all’insegnamento in università piuttosto che dichiararsi non comunista, come veniva richiesto in quegli anni in America condizionati dal senatore McCarthy. Sregolato, ha vissuto per tutta la vita senza accettare leggi e imposizioni. Nato svantaggiato, ha vissuto in modo privilegiato. Pagando però ogni cosa. Seguendo le radici e forse un certo gusto, questa volta retorico nonostante ripetute manifestazioni di irritazione nei confronti del suo essere un celebre “beat”, ha scelto di essere sepolto a Roma, nel Cimitero Acattolico, al fianco di famosi scrittori e poeti internazionali.

Il suo epitaffio ricorda il continuo circolo dell’esistenza che non può essere fermato.

                Spirit
                is Life
               It flows thru
               the death of me
               endlessly
              like a river
             unafraid
            of becoming
           the sea

Colonna sonora per Gregory Corso: BIRDY

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