Friday, August 30, 2013

Finanza creativa, strumenti finanziari "tossici" e il cittadino

Finanza creativa è un concetto quantomai astratto e dai molteplici significati. Comiato per definire intuizioni e strategie innovative anche estreme per bilanciare situazioni economiche non favorevoli, riconosce in questo un comune denominatore che è il rischio. Un rischio che si sgancia da quello canonico, definito "ponderato", perché tale può essere l'azzardo da non potere essere del tutto definito.

Per questo, dal suo significato inizialmente positivo, o quantomeno un po' superficialmente "entusiastico", in conseguenza delle situazioni disastrose provocate, oggi per "finanza creativa" si allude ad un modo di gestire la finanza pericoloso (o quantomeno spericolato) ed eticamente (se esiste etica in finanza ...) poco corretto. L'aggettivo "creativo" assume un significato sarcastico, quasi ad indicare un modo di agire spregiudicato al limite dell'immorale ed illegale. Forse è meglio dire che questo tipo di finanza non ha nulla di "creativo" (la creatività è sempre bella) ma è solo "speculativa"!

L'assunto odierno abbraccia la pratica di gestire intermediazioni relative a strumenti finanziari privi di valore di mercato. Il limite della truffa si delinea nel fatto che spesso il contrattore, cioè l'ivestitore, essendo privo delle conoscenze specifiche, non è completamente consapevole dei rischi dello strumento e/o del suo effettivo valore. Il gioco si realizza in quanto l'intermediario o l'emettitore stesso non comunica la reale tipologia dell'investimento.

L'occasione
Mi sono scontrato per la prima volta in modo diretto con questa realtà quando, un giorno, recatomi nella filiale della banca che gestiva i pochi titoli in possesso della mamma, frutto dei risparmi di una vita di dipendente pubblico, nell'ambito della bufera dei titoli emessi dalle banche americane, mi sono reso conto che una parte dei risparmi materni era stata investita in titoli tossici. Chiedendo conto della cosa, poiché ero certo che mai mia mamma (ultra-ottuagenaria) mai avrebbe scelto di investire con rischio i pochi risparmi, mi sono sentito dire che la direzione generale dell'istituto bancario aveva dato mandato prioritario ai propri dipendenti di vendere tali strumenti. A tutti. Indipendentemente dal profilo dell'ivestitore, dalla sua età e dall'entità del patrimonio.

Vergognoso! Una filiale che era nata con pochi clienti tra cui mia mamma, nel lontano 1966, e che annoverava una clientela mediamente ultrasettantenne, si comportava così? Gabbare la fiducia dei propri clienti! Una gloriosa "Cassa di Risparmio ..." Alla domanda se il singolo impiegato si fosse mai domandato che in tale modo tradiva la persona che aveva davanti, candidamente mi venne confessato che la cosa era inevitabile perchè, in caso contrario (se cioè l'impiegato si fosse rifiutato di "sbolognare" titoli tossici) la sua carriera si sarebbe bloccata, come minimo! Quindi, tutta questa bella gente aveva preferito assicurarsi la carrierina piuttosto che mantenere una propria dignità nel rispetto di un'etica professionale ed umana.. Ci risiamo. L'abbiamo detto già molte altre volte. Non ci sarebbero dittature, criminali di massa e altro se non ci fossero tanti piccoli uomini che accettano di eseguire ordini che, concettualmente, non sempre condividono. Pol Pot, Hitler, Mussolini, ecc ... non hanno fisicamente ucciso tutte quelle persone che sono state vittime delle loro dittature. Lo hanno fatto tanti piccoli omini, con tanto di famiglia, figli e casettine e desideri piccolo-borghesi. Loro hanno ucciso. E' vero, un impiegato di banca che ha spacciato titoli tossici ai piccoli risparmiatori non ha ucciso ma può avere gettato sul lastrico delle persone, o quantomeno avere loro creato dei problemi. Fossi in loro non dormirei bene.

Non si impara dal passato ... se non conviene
Dimenticando (volutamente è da dire) i disatri provocati, le grandi banche d'affari americane sono oggi tornate a fabbricare le obbligazioni definite CDO (collateralized debt obligation) che nel 2007 per prime si meritarono l'appellativo di «titoli tossici». I mutui subprime americani vanno già a ruba. Gli investitori che si indebitano per comprare azioni a Wall Street sono aggressivi come nel 2007. I fondi di private equity mondiali sono tornati a strapagare le aziende e a rimpinzarle di debito. I mercati finanziari – secondo i calcoli del Sole 24 Ore – valgono oggi circa 740mila miliardi di dollari: circa 20mila miliardi in più rispetto ai picchi del 2007. Dieci volte più del Pil mondiale. Insomma, la finanza speculativa, gigantesca, prorompente è tornata. Quel mostro che nel 2007 si mangiò l'economia reale ruggisce ancora. Il problema è che oggi, se scoppiasse una crisi sistemica, gli Stati non avrebbero più molte munizioni per combatterla: hanno troppo debito. (Sole-24 Ore)


JP Morgan e Morgan Stanley stanno tornando ad assemblare i Cdo sintetici, cioè quelle obbligazioni che inglobano debiti di varia natura (mutui, bond aziendali, titoli vari) e che nel 2007 diffusero i rischi americani in tutto il mondo.

Questo sta tornando perché offrono buoni rendimenti (ancorché il rischio sia elevato) e gli investitori sono tornati a chiederli. I mutui Subprime americani vanno nuovamente a ruba.

È l'effetto della grande liquidità pompata dalle banche centrali. La cura dei mali del 2007 ha ridotto i sintomi ma ha ingigantito i mali. (Sole-24 Ore)

I derivati
I derivati sono strumenti finanziari complessi enormemente diffusi nel mondo e per questo con un ruolo di assoluta centralità nell’intera economia globale. Il termine "derivato" è la sostantivizzazione dell'aggettivo che denota un qualcosa che in sè non ha un'identità e quindi un valore. Infatti, i derivati sono titoli che in sè non hanno un valore perché non corrispondono ad un qualcosa reale, che esiste. Il loro valore "deriva" da quello di altri prodotti finanziari che invece sono reali. Il derivato "deriva" il proprio valore da quello del titolo sottostante (underlying asset). In questa logica, il derivato può di fatto "mascherare" il reale valore/rischio del "sottostante" con l'obiettivo di trarre un vantaggio(trading), ma anche fornire una garanzia al suo rischio (hedging = copertura), come un'assicurazione su un bene futuro (ecco perchè si chiamano "future". La differenza,  è che nel primo caso il sottostante asset è rischioso mentre nel secondo caso è solido.

Per lo più i derivati hanno un significato di strumento di speculazione perché fanno riferimento ad una "previsione" che è una scommessa sull'andamento futuro di un particolare indice di prezzo che può essere, in linea genrale, qualsiasi cosa (quotazione di titoli, tassi di cambio, di interesse, prezzo di merc, petrolio, materie prime, ecc ...). La peculiarità del derivato è che l'investitore (che assume il ruolo dello scommettitore) non ha alcun rapporto con l'asset da cui il derivato "deriva" il proprio valore. Ad esempio, un derivato che trae il proprio valore dall'andamento del mercato petrolifero e che viene acquistato da soggetti che non hanno alcun rapporto con il petrolio, oppure che trae il proprio valore dall'assicurazione stipulata sul rischio di incendio di un bene sul quale gli investitori non hanno alcun potere di controllo o altro.

Prendiamo l'esempio di un soggetto che ottiene un finanziamento e che diventa pertanto debitore verso un altro soggetto. Il rischio di solvibilità del debito da parte del primo è materia del soggetto che eroga il finanziamento e di nessun altro. Se invece su questo asset viene creato un derivato, il rischio di solvibilità del debitore può essere spalmato su un numero "n" di soggetti estranei all'operazione originaria. La conseguenza è che se il debitore è insolvente, questa volta il rischio diventa di proporzioni finanziarie maggiori perché coinvolge molte più persone e i relativi investimenti a catena.

A seguito dello scoppio della bolla finanziaria (economia virtuale), avvenuto tra il 2007 ed il 2008, i soggetti protagonisti della finanza internazionale sono riusciti, tramite i derivati, a scaricare le conseguenze della crisi sui settori produttivi dell’economia reale (le imprese) e sugli enti pubblici (e, conseguentemente sui risparmiatori e sulla collettività).

Nel mondo finanziario esistono diverse tipologie di derivati: SwapOptionsFuturesForwards, ciascuno dei quali presenta proprie peculiarità e comprende a sua volta dei sottoinsiemi. I contratti Swap (Swap = scambio) sono derivati sottoscritti da due soggetti che si impegnano a rispettare uno scambio di flussi finanziari prestabiliti nella qualità e nella quantità, ad una data prefissata. L'elemento del gioco è la data dello scambio.
- Interest Rate Swap. Rappresenta uno dei derivati finanziari più diffusi. L'esempio classico è quello della rinegoziazione dei mutui nel passaggio da un tasso fisso a variabile e viceversa. Due soggetti scambiano tra loro gli interessi calcolati sui contratti che non vengono scambiati. Di fatto può sembrare una condizione protettiva (Hedging) ma la scadenza dello scambio può rappresentare invece un grosso svantaggio quando le oscillazioni dei tassi siano molto rilevanti (il gioco sta in una controparte consapevole e nell'altra inconsapevole).

- Currency Swap. E' come quello sopra ma in questo caso la base dello scambio ci sono contratti subordinati a valute differenti. In pratica, ci si copre dalle variazione dei tassi di scambio di valute differenti, spalmando quelli delle une sugli altri e viceversa.
- Differential Rate Swap. Come quello sopra con la differenza che lo scambi riguarda un tasso di interesse variabile su valuta nazionale con un analogo tasso su valuta diversa. Di fatto, spalma il rischio dell'interesse su due valute che tra loro si possono bilanciare.
- Commodities Swap. Come dice il nome, si tratta di è un derivato basato su scambi al prezzo di una merce o materia prima (ad esempio, il petrolio) e tassi di interesse dall'altra. Anche in questo caso, l'oscillazione dell'uno può coprire quella dell'altro oppure offrire opportunità di vantaggi.

- Credit Default Swap. Si tratta di uno Swap diventato famoso perchè utilizzato a copertura del rischio di fallimento di interi Paesi, ad esempio quelli europei.Si tratta di spalmare quanto più possibile il rischio di insolvenza per tamponare e minimizzare i rischi. Tutto sta nella consapevolezza o meno del contraente. La cessione di parte del rischio è scambiata con la cessione di una quota degli interessi derivati dal rischio stesso. Questo tipo di derivato, diffusissimo oggi, è responsabile della forbice dello spread tra Paesi forti e Paesi deboli.

Ci sono derivati costruiti su altri derivati che a loro volta sono uno mix di derivati che a loro volta sono basati su un qualche tipo di garanzia, come ad esempio un mutuo su una casa. Tra i derivati più complessi ci sono quelli alla base dei cosiddetti mutui subprime. Volendo concedere mutui per l'acquisto di case a soggetti finanziariamente "deboli", cioè con un grosso rischio di insolvenza per precedenti o per tipologia lavorativa/sociale, sono stati creati derivati a parziale copertura del rischio. Questi però sono stati collegati ad altri derivati in garanzia ai primi, in sequenza infinita, al punto che era poi difficilissimo capire dovre avrebbe portato l'insolvenza del debitore iniziale.Di fatto si costituivano derivati "salsiccia" basati su numerosi altri derivati.

Con la crisi della solvenza immobiliare (anche relata al rialzo dei tassi di interesse), da un lato il mercato delle case subì il crollo per la immissione sul mercato di case a basso costo conseguenti al sequestro di beni a soggetti impossibilitati ad onorare i propri debiti, e dall'altra i detentori di derivati "salsiccia" si trovarono di fronte all'impossibilità di capire se questi avevano un reale valore oppure fossero privi di valenza. Si parla di "bolla immobiliare" perché il mercato era sostenuto dai mutui subprime e non da mutui realmente solvibili.

Too big to fail
Molte banche, piene di titoli tossici su cui aleggiava la percezione di un valore pressoché nullo, sono state salvate con denaro pubblico (il pubblico si è così sobbarcato gli oneri della finanza privata che aveva speculato) e per salvare le banche gli Stati si sono ulteriormente indebitati.

Ne è conseguita una recessione economica. Peccato che i finanziamenti alle banche non siano stati seguiti dalla riapertura creditizia finalizzata a promuovere la ripresa economica. Anzi, il credito a basso tasso offerto dagli Stati ha rappresentato un'opportunità di guadagno per le banche che hanno applicato su quegli stessi fondi, interessimaggiori. Il netto era rappresentato quindi dalla differenza tra il tasso da pagare allo Stato da parte delle banche e quello applicato dalle stesse ai privati.

Too big to fail. Ma forse era il caso di finanziare il cittadino, l'imprenditore direttamente o, quantomeno di definire regole sull'impiego dei fondi prestati dallo stato alle banche.



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