Sunday, September 1, 2013

"Vagliate ogni cosa e trattenete il valore ..."

Questa è una frase tratta dalla prima lettera di San Paolo ai Tessalonicesi. Un documento scritto intorno all'anno 50 dopo Cristo. Oggi, voglio prendere spunto da questo perché credo che ogni riflessione che sia in sè giusta, debba/possa trovare una pari interpretazione indifferentemente dal punto di vista di partenza.
Valentin de Boulogne o Nicolas Tournier, San Paolo che scrive le sue lettere
Mi spiego. E' logico che per un cristiano, credente, osservante, questa frase abbia un significato forte nel senso di esortazione a guardare tutto ciò che circonda l'uomo vedendone/apprezzandone il reale significato e cioè la dipendenza, l'origine e lo scopo che sono nel e nel Divino e dei confronti dello stesso. Segni, nel termine della radice stessa che si trova nel concetto di "insegnamento", per vedere/riconoscere/interpretare.

Ma per chi non è dello stesso credo o che non ha un credo trascendente, come ad esempio l'uomo positivista, un uomo come Bertrand Russell che scrive negli anni trenta "Perché non sono cristiano", che concepisce il tutto del reale filtrato dalla propria intrinseca logica umana, questa stessa affermazione assume un significato finale totalmente diverso. Ma non per questo sbagliato.

Non si arriva più al legame con il Divino. C'è invece l'esortazione ad essere attenti al mondo per essere pronti a coglierne anche le sfumature e ad accoglierle criticamente per avvertirne il significato e la valenza. Quindi, di fatto, un'esortazione a non accettare passivamente il mondo e le sue espressioni e un pungolo ad essere sempre disponibili a filtrare il tutto (ogni percezione oggettiva e soggettiva), attraverso la propria esperienza, razionalità e cultura.

In fondo, potremmo dire che entrambi i punti di vista hanno in comune molti aspetti. Muta invece sia la premessa che il risultato. Anzi è la premess, il presupposto, che guida l'esito della riflessione.Come dire che la logica del ragionamento è corretta, la formula è la stessa, solo che per il primo personaggio (il cristiano, il credente) il punto di partenza e di arrivo è Dio e per l'altro che parte dall'uomo, il risultato è l'uomo.

Dovremmo, a tale riguardo, considerare una interessante (e forse leggere) prova ontologica, secondo i principoi della logica matematica, dell'esistenza di Dio, formulata da Kurt Godel. (link)

Prendiamo, ora, un'altra frase sempre dalle lettere di San Paolo ma questa volta ai Romani (12, 2); "e non vogliate conformarvi al mondo presente ...". Per il Cristiano la frase prosegue secondo la logica Divina "... affinché possiate distinguere qual'è la volontà di Dio." Vicevbersa, per il non Cristiano, la frase può finire l' al primo pezzo, dopo 7 parole, perché è già carica di significato.

Volesse il Cielo che l'uomo lì'avesse sempre seguita! Non saremmo ora di fronte al consumismo, allo pseudo-liberalismo, al culto della personalià forte, a quello delle personalità deviate e devianti, all'idolatria/immedesimazione nel furbo-prepotente-che-ha-successo, alla massificazione del tutto. Ed alla becera ignoranza che ha oltretutto perso le proprie radici-principio (cfr. Pasolini).

La domanda, a questo punto, è: "è giusto non volere conformarsi al mondo presente?"Non suona un po' retorica, anti-evolutiva, decadente, insomma, nostalgica? Ed anche granguignolesca? Anche qui ci si trova di fronte all'ambiguità di significato/interpretazione, ma, ma anche in antitesi alla preziosa onnivalenza di un frase.

In fondo, può significare sia chiusura (intesa come nostalgico rifiuto) che, all'opposto, apertura verso un nuovo modo di concepire ed agire (la nascita di una rivolta/rivoluzione). Anche in questo caso, il significato è dato dal punto di vista.

Se questa frase viene pronunciata da un nostalgico, un monarchico, un fascista ma anche da un tradizionalista (all'estremo, un amish per assurdo), suonerà antiliberale; viceversa, se pronunciata da un liberale, un anarchico, un progressista, suonerà libertaria. Sia chiaro, nessun giudizio positivo/negativo - in questa fase - sulla tipologia dei personaggi che pronunciano la frase.

Per concludere, altrimenti si può giocare all'infinito, ogni cosa, come dicevano i latini, è una "vox media". Possiede significati comuni ma anche opposti. E forse, proprio per questo, non vale la pena combattere caparbiamente ciascuno per perorare strenuamente la propria causa e farla prevalere su quella altrui. Forse si tratta di una riflessione pigra perché si deve sempre compbattere per qualcosa, per degli ideali.

Ma, forse, non è più importante vivere, rispettando ciascuno le opinioni altri e trovare sempre vie di dialogo, confronto e condivisione?

Soundtrack: O fai parte del problema ...

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