Cléo de 5 à 7 - Agnés Varda - 1962 |
Si parla di inconscio ma l’inconscio è uno solo? Ognuno di noi ne uno e basta? E’ un qualcosa di unitario? Queste domande sorgono spontanee perché le azioni che derivano da quanto chiamiamo “inconscio” sono molteplici e di natura differente.
E, ciò che avviene inconsciamente è
condizionato dall’inconscio (o dagli inconsci) o si realizza senza una ragione
precisabile? Quindi, potremmo dire che all’inconscio appartiene tutto ciò che non è definibile dalla
razionalità vigile, bensì da una razionalità onirica.
Soundtrack: Musical Box - Genesis
Soundtrack: Musical Box - Genesis
Questo perché “agire inconsciamente”
non è lo stesso di “agire istintivamente” in quanto nella prima azione esiste
un che di razionale, derivato, condizionato, filtrato, mentre nella seconda
esiste solo una logica diretta, non filtrata, automatica.
Jacques Lacan aveva elencato ben
otto tipi di inconscio, connotati dal comune denominatore della mancanza di
consapevolezza: “Le significant agit séparément de sa signification à l’insu du sujet.”
In questo senso, ciascuno di noi
percepisce la forza dell’inconsio nell’ambito del cosiddetto “pensiero visivo”,
cioè di quando percepiamo una sensazione
che non è razionalmente indotta dall’oggetto che stiamo osservando. In pratica,
è il vedere qualcosa avvertendo una sensazione che non è direttamente
correlabile (per forma, ambiente, significato) all’oggetto stesso.
Soundtrack: Psycho Killer - Talking Heads
Soundtrack: Psycho Killer - Talking Heads
Potremmo fare riferimento alle
macchie di Rorsach o agli studi di Margaret Numburg. Le macchie o i disegni
esplicitano la potenzialità dell’inconscio. E, all’inverso, possiamo
considerare il Tachismo come espressione di un inconscio artistico percettivo,
o meglio di una volontà di fare guidare il gesto pittorico dall’inconscio.
Mark Tobey |
Il gesto, d’altra parte, è infatti più libero, enormemente più libero della parola.
Si segue il concetto zen di KO-TSU,
di “spontaneità dell’azione” che si lega alla conoscenza irrazionale (prajna)
che è figlia della velocità, intesa come immediatezza di esecuzione, e figlia
della contemporaneità tra pensiero ed azione.
Un inconscio che si concretizza, non un gesto istintivo, quindi.
Giuseppe Capogrossi |
Analogamente, come altra espressione di questo affiorare dell’inconscio nel gesto, si possono annoverare gli alfabeti asemantici (Tobey) ma anche i segni non discorsivi, benché assimilabili a significanti di se stessi e per se stessi (Capogrossi).
Soundtrack: Stairway to Heaven - Led Zeppelin
Il segno per questo deve essere
talmente nuovo e non allacciarsi o ricordare alcunché. (Dorfles) E in questo
modo diviene espressione totale del sé artistico o dell’inconscio artistico.
(Alcoplay)
Georges Mathieu |
L’espressione del gesto che si traduce in segno senza interposizioni di strumenti trova realtà nel dripping di Jackson Pollock ma anche, se vogliamo, nel body painting di Yves Klein.
A questo punto, però, ci si può domandare se il risultato possa essere la figurazione stessa dell'inconscio o piuttosto il prodotto non sia solo un'espressione materialmente limitata dello stesso.
Infatti, il risultato del gesto inconscio non è il gesto stesso ma il suo valore simbolico, cioè ancora una volta il significante sganciato dal significato e interpretabile dall'osservatore mediante il pensiero visivo.
Arbitrario, soggettivo e sganciato dal significato originario perché scaturente dal soggetto-autore.
Soundtrack: When the music is over - The Doors
Yves Klein |
Infatti, il risultato del gesto inconscio non è il gesto stesso ma il suo valore simbolico, cioè ancora una volta il significante sganciato dal significato e interpretabile dall'osservatore mediante il pensiero visivo.
Arbitrario, soggettivo e sganciato dal significato originario perché scaturente dal soggetto-autore.
Soundtrack: When the music is over - The Doors
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