Delusione, tristezza, senso di solitudine che derivano dal confronto con altri. Non invidia, bensì sensazione di non giustizia, dicevamo. Una giustizia attribuita ad altri e non a noi. Una pietà nei confronti della nostra virtù che non viene riconosciuta e un senso di mancata giustizia per non essere i beneficiari di quella stessa che è stata attribuita ad altri.
Quanto siamo obiettivi nella nostra soggettività?
Quanto sappiamo essere forti nella nostra debolezza?
Quanto sappiamo resistere nella nostra fragilità?
Chi non ha ricevuto guarda chi ha ricevuto e si domanda perchè a lui no e all'altro si. Può essere la vita solo umiliazione? Per alcuni si.
Soundtrack:
Pensiamo agli immigrati che lasciano tutto (un tutto che non è nulla rispetto a quello che vorrebbero avere, immigrando) e partono da zero. Anzi da un livello che è meno di zero e, poi, vedono dare opportunità ad altri, venendone esclusi. Ed oggi, le opportunità si lesinano anche a chi vive in un paese dove è nato.
Si tratta di un sentimento, questo, che può essere assimilato all'esclusione. Avere un tesoro, un gioiello bellissimo, una dote unica ed essere ignorati. Non essere riusciti a fare riconoscere questo valore da alcuno. Perché? Altri sono stati riconosciuti. Perché?
E' giusto parlare di "sorte"? Di un qualcosa che non dipende da noi? Non è forse un mascherare, un non volere neppure ipotizzare la possibilità di un nostro difetto?
Se di sorte si tratta, si accettano quindi l'imponderabile e il bizzarro come giudici del nostro essere e delle nostre azioni.
Soundtrack:
Orazio Gentileschi - Suonatrice di liuto |
E il problema nasce perciò non dall'evento che ha generato il tutto ma dalla mancanza di obiettività.
L'essere obiettivi ci permette di distinguere ciò che vale da ciò che non vale in noi. E ci offre quindi l'occasione di prendere la forza di reagire migliorandoci, se siamo in difetto, e di agire con forza se abbiamo ragione.
Forse l'obiettività deriva anche dal distacco con cui guardiamo alle cose. Il non desiderare in eccesso qualcosa ci permette di misurare i nostri sentimenti e le nostre azioni, commisurandoli all'obiettivo finale. Allora, l'obiettività diventa equilibrio e quindi è questo il punto centrale.
E l'equilibrio può essere una dote, ma più spesso si tratta di una disciplina a cui ci si educa e a cui si deve educare. Un segreto per la felicità.
Caravaggio - Il suonatore di liuto |
Soundtrack: Lascia ch'io pianga (Handel)
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