Wednesday, August 28, 2013

Haydn - Le Sette Parole di Cristo

Nel proseguire lungo il cammino della dignità dell'uomo e della difesa della propria identità nei confronti di una contingenza che mina sempre di più questi valori, mi trovo a riflettere su una composizione musicale che è imperniata su grandi riflessioni spirituali offerte da un uomo unico, da una guida anche per chi segue la filosofia positivista. D'altra parte, chiunque presenta un "senso religioso", indipendentemente dal credo e dal fatto che creda o meno.

Commissionata nel 1785 a Franz Joseph Haydn dal vescovo di Cadice, l'opera doveva essere un componimento orchestrare da suonare nel corso della Settimana Santa ma il risultato fu una serie di sette sonate con una introduzione e per finale, un terremoto.

L'anno successivo, in occasione della rappresentazione, Haydn stesso commenterà l'evento con queste parole: "Durante la quaresima era prassi tradizionale eseguire nella cattedrale di Cadice un oratorio. I muri, le finestre e le colonne della chiesa erano coperte di drappi neri e un unico, grande, lampadario centraleera l'unica fonte di luce in grado di illuminare il buio. A mezzogiorno tutte le porte venivano chiuse e iniziava la musica. Dopo un preludio adatto all'occasione, il vescovo saliva all'ambone e pronunciava e commentava una delle sette parole pronunciate da Cristo sulla croce. Concluso il sermone, il Vescovo raggiungeva l'altare e si prostrava davanti al crocifisso. La musica riprendeva, alternandosi ai sermoni, come pausa musicale tra i commenti delle sette parole di Cristo. La mia composizione si struttura in questo modo."


Il grande successo convinse Haydn a predisporre in seguito una nuova stesura in forma di grande oratorio per coro ed orchestram seguita da un'altra per solo pianoforte e una versione per quartetto d'archi.     
Soundtrack: Haydn
Introduzione: Maestoso e Adagio

Sonata I: Largo
Una volta raggiunto il cosiddetto Cranio, Gesù e i due ladroni furono crocifissi. Gesù diceva: "PADRE, PERDONALI, PERCHE’ NON SANNO QUELLO CHE FANNO" .

Sonata II: Grave e Cantabile
Uno dei due ladroni, irrideva Gesù dicendogli: "Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!" L'altro invece lo rimproverava, rispondendogli "Neppure tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, Lui invece non ha commesso alcun male". Detto questo, rivolgendosi a Gesù lo pregò: "Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno". E Gesù gli rispose: "IN VERITA’ TI DICO, OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO"

Sonata III: Grave
Presso la croce di Gesù erano presenti sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e il discepolo prediletto, disse: "DONNA, ECCO IL TUO FIGLIO!" e poi, rivolgendosi al discepolo disse: "ECCO LA TUA MADRE!"
Sonata IV: Largo
Verso le tre, in un'atmosfera buia e tenebrosa, Gesù gridò: "DIO MIO, DIO MIO, PERCHE’ MI HAI ABBANDONATO?" .

Sonata V: Adagio
Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era così giunta a compimento, disse: "HO SETE".

Sonata VI: Lento
A Gesù venne offerta una spugna imbevuta di aceto e dopo averlo così ricevuto ricevuto Lui disse: "TUTTO E’ COMPIUTO!".

Sonata VII: Largo
A mezzogiorno il sole si eclissò e tutto si fece buio. Alle tre,  Gesù, gridò a gran voce: "PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO" .

Finale: Presto a tutta forza - Il terremoto

PRIMA PAROLA
"PADRE, PERDONA LORO, PERCHÉ NON SANNO QUELLO CHE FANNO" (Lc 23,34)

La prima parola che Gesù pronuncia è un'invocazione di per­dono che egli rivolge al Padre per i suoi aguzzini. Sono uomini che hanno perso la loro dignità di uomo e si fanno schiavi del potere temporale, del più forte che in quel momento regna. Non sanno ciò che fanno e quetsa condizione di perdita di identità e di capacità di discernere è di per sé il loro castigo.

SECONDA PAROLA
"IN VERITA IO TI DICO: OGGI SARAI CON ME NEL PARADISO" (Lc 23,43)

Nel momento della sofferenza, compare la promessa per un altro che ha saputo riconoscere il proprio peccato e dichiara la propia volontà di cambiare. E' sufficiente questo per aprire l'amore di Dio e le braccia dell'accoglienza. L'amore divino è realmente per tutti e non solo per gli amici e i fedeli. Anzi, basta ricordare la parabola del "figliol prodigo", quella di "Zaccheo", e quella dei "lavoratori dell'undicesima ora".

TERZA PAROLA
"DONNA, ECCO TUO FIGLIO! ECCO TUA MADRE!" (Gv 19,26-27)

Punto di particolare intensità che si può interpretare in modo almeno duplice: il primo è quello dell'apertura di Cristo nel momento della sofferenza estrema. Infatti, il Suo comportamento differisce grandemente da quello plausibile dell'uomo comune che, in quel frangente potrebbe provare rabbia, rancore, chiusura all'esterno. Cristo invece si apre alle persone circostanti e individua tra loro la propia Madre e il discepolo prediletto. Chi è costui? Non ha un nome proprio perchè rappresenta tutti i discepoli, cioè i fedeli, l'umanità che è prediletta perchè unita in Lui. E in quel momento di atroce sofferenza, Cristo unisce la propia Madre al popolo dei fedeli e quindi crea la casa che accoglie questi sotto la protezione della Madre. Fonda cioè la Chiesa.

QUARTA PAROLA
"DIO MIO, DIO MIO, PERCHÉ MI HAI ABBANDONATO?" (Mc 15,34)

Cristo è si il figlio di Dio ma è uomo e come tale soffre. Non può non avvertire un sentimento di smarrimento nell'estremo momento. E' l'uomo che crede e che vacilla sotto il peso della tragedia contingente. E' la prova estrema della fede. E' l'urlo umano del figlio di Dio che avvalora ancora di più il sacrifico che il Padre fa per provare il Suo amore per l'uomo. PierPaolo Pasolini ha saputo dipingere questo momento in modo crudo, realistico e affascinante con l'essenza di inno d'amore di Dio per l'uomo.


QUINTA PAROLA
"HO SETE" (Gv 19,28)

Appena prima di spirare, Cristo pronuncia queste parole. Non sono la domanda di qualcosa di fisico, di materiale. Sono la richiesta di una sete che trascende il significato corporeo per assumere quello di sete di Dio. E' un'invocazione dell'anima verso Dio. La richiesta di compimento che seguirà.

SESTA PAROLA
"TUTTO È COMPIUTO" (Gv 19,30)

Questa frase non vuole indicare la fine in sé, bensì l'opera che viene portata a termine. Il compito che viene concluso e quindi il raggiungimento dell'obiettivo, il trionfo. Non è sofferenza ma sollievo e sensazione di completezza per qualcosa che si porta a conclusione e per la quale si sono affrontate fatiche e disagi e sofferenze.

SETTIMA PAROLA
"PADRE, NELLE TUE MANI CONSEGNO IL MIO SPIRITO" (Lc 23,46)
Gesù ha pronunciatoparole di fiducioso abbandono in Dio. Un atto di fiducia e di abbandono da parte del Figlio dell'uomo nelle braccia del Padre. Il dolore anche più profondo diventa offerta di amore e abbandono alla volontà della Fede.
"Non abbiate paura"
"Non abbiate Paura" - Karol Woytila



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