Ersamo da Rotterdam dice che "Quanto più uno lascia a desiderare, tanto più è arrogante nell'autocompiacimento." La filautia che, dal punto di vista etimologico è l'amore di sé, è un aspetto legittimo dell'uomo e, come dice Platone, proprio a causa del suo essere intrinseca all'uomo, è causa di tutti i suoi passi falsi. Aristotele, d'altra parte, assimila la filautia alla parentela che è inscindibile dall'individuo e che accompagna il soggetto per tutta la sua vita.
Erasmo dice anche che "quanto più la natura è avara di pregi in una persona, tanto più la ricolma di autostima." Oggi, la filautia si può chiamare più che mai autostima ma, come tale richiede intelligenza e autocritica per non trasformarsi da elemento naturalmente costituente (e fisiologicamente necessaria per difendere il sé) a condizione/comportamento patologico. L'amor proprio è espressione del primo caso mentre l'egoismo e l'autoreferenzialità sono esempi di quest'ultimo aspetto.
... specchio, specchio delle mie brame ... (Biancaneve e i Sette Nani - Walt Disney) |
Possiamo traslare questo concetto di amor proprio e di egoismo nei corrispettivi termini di risultato e cioè in felicità e in piacere? Cosa distingue l'una dall'altro? Altruismo ed egoismo. Forse la questione è tutta qui. Questo è il comune denominatore.
Oggi, in una società esposta sempre più a valori "preistorici" di forza, potere, autorità, a cose da "clava", la filautia passa da "amor proprio" a imposizione di se stessi a tutti, incondizionatamente.
Eppure, quanto è positivo e bello e proficuo il confronto pluralistico. Quanto è importante ascoltare e riflettere per fare passi in avanti. E quanto è stucchevole, noioso e inutile il proporre una sola voce. Certo, per chi ha potere è il modo più facile di esercitarlo. Ma si tratta anche di condannarsi al castigo di essere, infelicemente, sempre nel sospetto e in una condizione di controllo. Con, in più, la snervante e frustrante sicurezza di non potere mai riuscire a controllare tutto e tutti.
Segno di orizzonti limitati, la filautia così espressa è un danno. Un danno da combattere, ciascuno in cuor suo e insieme nei confronti del "potere". Piccolo o grosso che sia. L'unica forza che ha il tiranno è quella che i suoi sudditi gli concedono, diceva Etienne de la Boétie nel 1548.
Ma cosa diavolo abbiamo imparato da allora? Nulla, forse. Nulla, evidentemente. Se non ci fossero stati tanti piccoli uomini che obbedivano gli ordini dei comandanti che ordinavano carneficine, violenze e distruzione di innocenti, non vi sarebbero stati gli orrori del nazismo, del regime di Pol-Pot, dei colonnelli argentini e di quelli greci e della guerra nei balcani, della ex Jugoslavie, ecc ... La responsabilità è in ciascuno di quei "piccoli" uomini che hanno rinnegato se stessi, il proprio credo umano per diventare strumenti acritici, colpevoli e responsabili di atrocità contro l'umanità.
E noi, nel nostro piccolo? Quanto ci lasciamo trasportare dalla volontà di altri. Anche se non la condividiamo. Tutti l'abbiamo fatto. Ma è tempo di sapere dire di no. E' tempo di non rinnegare se stessi.
"Quanto più l'uomo moltiplica dei rapporti che diventano tutto per lui, tanto più è divorato, diventa strumento degli altri. Se siamo strumento di altri, di chi è temporaneamente più forte, il tempo ci rende vaghi e sempre più fragili e sempre più investiti e invasi da una mentalità dominante. E avere la percezione di questa resistenza alla verità di noi stessi come uomini è la cosa pedagogicamente più importante perché ci spalanca alla vera verità." Questo è un passo di un libro sicuramente di fondamento religioso ma in cui troviamo una riflessione sull'importanza di essere noi stessi, liberi da imposizioni e contingenze, liberi da briglie di convenienza ed opportunità. Per non subire il tempo ma per esserne protagonisti, in una logica di rettitudine, coerenza, comunione e condivisione e, conseguentemente, di amore.
Soundtrack: Let's the sunshine
Oggi, in una società esposta sempre più a valori "preistorici" di forza, potere, autorità, a cose da "clava", la filautia passa da "amor proprio" a imposizione di se stessi a tutti, incondizionatamente.
Eppure, quanto è positivo e bello e proficuo il confronto pluralistico. Quanto è importante ascoltare e riflettere per fare passi in avanti. E quanto è stucchevole, noioso e inutile il proporre una sola voce. Certo, per chi ha potere è il modo più facile di esercitarlo. Ma si tratta anche di condannarsi al castigo di essere, infelicemente, sempre nel sospetto e in una condizione di controllo. Con, in più, la snervante e frustrante sicurezza di non potere mai riuscire a controllare tutto e tutti.
Pluralismo - Multietnicità - Condivisione |
Ma cosa diavolo abbiamo imparato da allora? Nulla, forse. Nulla, evidentemente. Se non ci fossero stati tanti piccoli uomini che obbedivano gli ordini dei comandanti che ordinavano carneficine, violenze e distruzione di innocenti, non vi sarebbero stati gli orrori del nazismo, del regime di Pol-Pot, dei colonnelli argentini e di quelli greci e della guerra nei balcani, della ex Jugoslavie, ecc ... La responsabilità è in ciascuno di quei "piccoli" uomini che hanno rinnegato se stessi, il proprio credo umano per diventare strumenti acritici, colpevoli e responsabili di atrocità contro l'umanità.
Mai, mai più cose simili ... |
"Quanto più l'uomo moltiplica dei rapporti che diventano tutto per lui, tanto più è divorato, diventa strumento degli altri. Se siamo strumento di altri, di chi è temporaneamente più forte, il tempo ci rende vaghi e sempre più fragili e sempre più investiti e invasi da una mentalità dominante. E avere la percezione di questa resistenza alla verità di noi stessi come uomini è la cosa pedagogicamente più importante perché ci spalanca alla vera verità." Questo è un passo di un libro sicuramente di fondamento religioso ma in cui troviamo una riflessione sull'importanza di essere noi stessi, liberi da imposizioni e contingenze, liberi da briglie di convenienza ed opportunità. Per non subire il tempo ma per esserne protagonisti, in una logica di rettitudine, coerenza, comunione e condivisione e, conseguentemente, di amore.
Soundtrack: Let's the sunshine
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