Se
n’è andato a soli quarantadue anni. Pochi ma intensi, gran parte dei quali
spesi a combattere ogni conformismo sociale a suon di vignette. Nel
settembre 1960, è tra i fondatori di Hara-Kiri, la rivista satirica
diretta da Georges Bernies, alias professore Choron, con François Cavanna
caporedattore. Accanto a lui si formerà una squadra formidabile: Gébe, Cabu,
Wolinski e Fred.
Hara-Kiri,
il giornale «stupido e cattivo», si autodefinisce. E la magistratura ne
interdirà più volte le pubblicazioni.
Nel novembre del 1970, toccherà direttamente al ministro dell’interno bloccarne la distribuzione: la morte del generale Charles de Gaulle, per usare un eufemismo, era stata “salutata” senza il necessario rispetto.
Nel novembre del 1970, toccherà direttamente al ministro dell’interno bloccarne la distribuzione: la morte del generale Charles de Gaulle, per usare un eufemismo, era stata “salutata” senza il necessario rispetto.
Il
divieto sarà aggirato cambiando una volta di più nome alle pubblicazioni delle
Editions du Square: nasce così Charlie Hebdo, il settimanale corsaro di
tradizione libertaria che non fa sconti né alla destra né alla sinistra.
Libertario per vocazione è stato definito il disegnatore più
irriverente di Francia, perché in vita non s’è mai preoccupato di compiacere
alcuno. Al contrario: con la sua matita si divertiva a spogliare chicchessia
dagli abiti di circostanza, senza sudditanze. Che si trattasse di “nemici”
forti e ben riconoscibili, come la Chiesa, o più sottili e ben nascosti tra le
pieghe della quotidianità – la solitudine, l’incomunicabilità, l’ipocrisia della
società contemporanea – non faceva differenza.
La politica, con i suoi rituali, immobile nel suo linguaggio
enfatico quanto stereotipato, non veniva certo risparmiata. E non c’è stata
moda che Reiser non si sia affrettato a demolire, smantellandone i luoghi
comuni e gli artifici retorico-ideologici: dal nascente femminismo al suo
opposto esatto e contrario, il maschilismo.
(tratto da R.A. Appetiti - Secolo d'Italia, 2011)
Come in tutte le cose, la dissacrazione viene considerata blasfema solo quando si ha paura che sgretoli le proprie idee.
Se il pensiero è forte, la dissacrazione fa solo sorridere del paradosso che contiene.
Ed a volte aiuta a sintetizzare i concetti portanti e ad esaltarli (vedi l'ultima vignetta: Dio è la soluzione per uscire da una condizione chiusa ...).
Soundtrack: Calvin Russell - To You My Love
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