Friday, July 3, 2015

La soggettività dei sensi

Leszek Andrzej Kostuj aka FrodoK - Dream-Messengers
Stavo leggendo un libro di una certa Grace Pasley, scrittrice americana di racconti che mi piace molto ma che non si trova più nelle librerie. Parla del quotidiano con uno stile assai affine al mio modo di spezzare i momenti della vita in singole emozioni e sensazioni.

Ho sentito la chiave nella serratura della porta e dopo pochi istanti sei entrata in casa. E nella mia solitudine compiaciuta. "Ciao!" hai detto. "Ciao" ho risposto e poi ho atteso che arrivassi alla mia stanza. Eccoti qui, con la borsa al braccio e un pacco di riviste nell'altra mano. Avevi uno splendido tubino pied-de-poule che indossavi magnificamente.

Franz-Marc -The-Dream -Thyssen-Bornemisza-Museum
Avrei voluto indossassi anche un paio di guanti di pell, rosso vivo, e una collana di perle ma venivi dal lavoro ed eri rigorosamente seria. Ti mancava un cappello ampio, sul nero ma sarebbe stato perfetto per un aperitivo e non era questa l'ora. "Sai cosa ho visto?" mi hai gridato dalla tua camera.

Non era propriamente una domanda, bensì un inizio di discorso. Infatti, "Stavo aspettando al semaforo di voltare e davanti a me c'era un'altra automobile. Poi è scattato il verde ed è partita ma ha dovuto fermarsi per lasciare attraversare alcune persone. Tutto tranquillo, normale e infatti nessun pedone ha neppure alzato lo sguardo verso il guidatore della macchina che li faceva passare. Nessuno, tranne l'ultimo. Era un tipo strano, giovane, vestito in modo molto modesto ed aveva lo sguardo preoccupato."

Irakli Gugiani - "Beyond Memory II"- 2008
"Scusa, ma in che senso preoccupato" ho chiesto, incuriosito. Ti sei avvicinata e mi sono ancora una volta meravigliato della tua altezza ... anzi della mia non altezza rispetto a te. Poi ti sei sfilata le scarpe e hai continuato ad essere decisamente più alta ... sei corsa via verso la tua stanza lanciandomi un "Aspetta. Un attimo e torno. Intanto, tira fuori la bottiglia di vino dal frigo e ... me ne versi un po?

Detto fatto, ho esaudito la richiesta ed ho aspettato che ti riaffacciassi in sala tenendo il calice di vino in mano. "Ti dicevo che aveva l'aria preoccupata ... ma sai ... quell'espressione che non sta nell'essere accigliato o ancora di più, arrabbiato per qualcosa di ben definito. Il suo, anzi la sua espressione era di ... 'preoccupazione esistenziale'. Sai, come quelle che di solito si vedono negli pazienti psichiatrici. Preoccupato in generale, senza un motivo apparente, evidente."

Bill Lewis - The Dream in the Orchard
"Hai ragione, è come se ..." ho aggiunto "... si trovassero in una realtà fatta di insidie e di inadeguatezza preoccupanti e con la percezione amplificata di problemi che in realtà possono anche essere del tutto inesistenti agli occhi degli altri. Ma, ricordo anche, che possono manifestare un eccesso di emotività per sfumature minime, come se accentuassero i significati delle cose."

Ti eri distesa sul divano con le gambe sui comodi braccioli e stavi sorseggiando il calice di vino. Un rosato freschissimo che faceva bene il proprio lavoro, rinfrescare e dare gusto al palato. "Esatto" mi hai risposto e poi hai aggiunto, "Lui era preoccupato di per sè e la cosa si era accentuata con il verosimile timore che l'automobile gli impedisse di attraversare o potesse addirittura venirgli addosso. Stringeva il telefonino con il gomito alzato e una posa sgraziata, come se non controllasse bene il braccio."

Jacek Yerka - Dream world painting
Aspettavo il finale che non arrivava e che volevo stimolarti per riprendere a breve la lettura. "E quindi? Cosa è successo dopo?" Ti sei girata verso di me, visto che ero alle tue spalle, seduto sulla panca del pianoforte, e mi hai guardato sbattendo in modo rapidissimo le palpebre. "Nulla. Non è successo nulla di più e, d'altra parte, non doveva succedere altro. Quell'espressione era già sufficiente."

Sono rimasto a bocca asciutta. Come, niente? Mi sono alzato dalla panca e mi sono messo davanti a te chiedendoti "Scusa, ma allora perché sei rimasta così colpita?" Hai fatto una smorfia e ti sei alzata anche tu, ma per rimettere la panca sotto il tuo pianoforte. "Mi meraviglio. Non capisci che era un'occasione per riflettere sulla fallacità dei nostri sensi? Ciò che per te ha un valore, per me può non averne o addirittura averne uno opposto. Quello che senti tu può non fare avvertire alcunché ad un'altra persona. I sensi ci ingannano perché la realtà percepita può non essere quella reale. Capisci?"

Sharon Rashbam - "Judith 2"
Caterina correva dietro a Martino un po' per gioco e un po' anche perché lui doveva averla infastidita. Io tenevo per il gatto maschio e tu invece per la tua gatta. Chi aveva ragione? Il gatto o la gatta? Questione di punti di vista e la realtà sfumava via nella percezione individuale.

Soundtrack:  Penguin Cafe Orchestra - The sound of someone you love who's going away and it doesn't matter

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