Thursday, February 6, 2014

La vita vituale e la noia del presente

Oggi ci si trova di fronte a persone che vivono più nel virtuale della rete che non nel reale della vita. la rete illude. fa credere di sapere di più, di conoscere prima e meglio. Un delirio di onniscienza (che in realtà maschera la superficialità della maggior parte delle informazioni che vi si trovano).

Eppure, oggi, sempre più persone si stacca dal presente (fatto di sudore, di odori, di stanchezza e di umana fisicità) per galleggiare eterei nel mondo del virtuale. Così veloce, così immediato, così poliedrico (sempre un'analisi superficiale) e illimitato.

Questo tutto, subito, prima, a portata di mano fa perdere il senso dell'attesa. Anzi, del valore dell'attesa. Quel valore che si traduce nella gioia del raggiungere non subito. Del conquistare solo dopo. Del vedere concretizzarsi il desiderio poco a poco.
Ed ecco che nel non sapere più attendere, nel vedere la fatica prima della conquista, nel dovere cercare la risposta (che non è immediatamente visualizzabile cone in rete), nel dovere aspettare il turno per rispondere. Ecco, dicevo, nasce la grande noia.

Una noia esistenziale perché l'esistenza reale non è più il luogo dove si vive. Una noia per il concreto che accentua il desiderio di rifugiarsi nel virtuale. Dove tutto è più facile. Solo più facile. Non più completo, non migliore. Solo più immediato e pronto.
Hommage à Myléne Demongeot
E poi, esiste anche l'assenza di confronto, l'assenza di dialogo con gli sguardi negli sguardi (una volta si diceva della fatica di sostenere uno sguardo). Ora è sufficiente chiudere la webcam, interrompere la connessione. Senza giustificazioni. Senza nulla. D'altra parte il nulla non può che richiamare altrettanto nulla.

Ed anche questo genera noia.
Come recuperarli?

Soundtrack: Frank-Jazz - Amy Whinehouse

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