Eppure, oggi, sempre più persone si stacca dal presente (fatto di sudore, di odori, di stanchezza e di umana fisicità) per galleggiare eterei nel mondo del virtuale. Così veloce, così immediato, così poliedrico (sempre un'analisi superficiale) e illimitato.
Questo tutto, subito, prima, a portata di mano fa perdere il senso dell'attesa. Anzi, del valore dell'attesa. Quel valore che si traduce nella gioia del raggiungere non subito. Del conquistare solo dopo. Del vedere concretizzarsi il desiderio poco a poco.
Ed ecco che nel non sapere più attendere, nel vedere la fatica prima della conquista, nel dovere cercare la risposta (che non è immediatamente visualizzabile cone in rete), nel dovere aspettare il turno per rispondere. Ecco, dicevo, nasce la grande noia.
Una noia esistenziale perché l'esistenza reale non è più il luogo dove si vive. Una noia per il concreto che accentua il desiderio di rifugiarsi nel virtuale. Dove tutto è più facile. Solo più facile. Non più completo, non migliore. Solo più immediato e pronto.
Hommage à Myléne Demongeot |
Ed anche questo genera noia.
Come recuperarli?
Soundtrack: Frank-Jazz - Amy Whinehouse
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