Monday, February 24, 2014

L'immagine, la città, la vita e i ricordi

"L'immagine che abbiamo della città è sempre un po' anacronistica."
Jorge Luis Borges - Il manoscritto di Brodie - 1970

Nasco a Milano. Vivo a Milano. Conosco la mia città per averla vissuta e sentita. Almeno lungo tutto il periodo di studio, l'ho fatto. L'ho girata in lungo e in largo. Mattina, pomeriggio, sera e notte. Poi, dall'inizio del lavoro le visite si sono rarefatte e il percorso quotidiano "casa-lavoro" la esclude in gran parte. Da qualche anno, poi, anche nel fine settimana mi allontano da lei. Quindi, non la vivo più

Ma anche non la vedo più. I miei orizzonti milanesi erano fatti di case basse e qualche casa alta e rarissimi grattacieli. L'orizzonte era scandito in modo sicuro e confortante per lo più dai campanili. Dominanti, protettivi sui tetti delle case. Ora, giro e devo tenere il viso rivolto in alto per vedere il cielo. L'orizzonte si è alzato e le case di una volta sono diventate piccolissime, bassissime e quelle alte sono diventate altrettanto piccoline. Dominano le costruzioni tutte vetro, alte, altissime. E noi, sotto, a guardare.

Ieri, girando a Milano per andare al cinema, ho rivisto quartieri che non vedevo da anni. Qui c'era una cartoleria, qui, un fornaio. E qui una drogheria, là una salumeria. La scuola aveva l'ingresso qui. Ora è chiusa, sembra abbandonata. Ricordo che dove adesso stanno ora costruendo c'era un prato incolto con l'artemisia che cresceva alta e noi vi giocavamo in mezzzo. Ecco, un continuo "ricordo che ..." 
Quando frequentavo le elementari Celentano cantava "Il ragazzo della via Gluck" e diceva che "e non lasciano l'erba, e così, se andiamo avanti così, come finirà ...". Ora sono passati quasi 50 anni e la città ha continuato ad evolversi. Case, cemento, ponti, sottopassaggi, strade. Buchi ad oltranza in previsione di nuovi palazzi. E grattacieli uno dopo l'altro. Non mi ci trovo più. Mi mancano i punti di riferimento.
Soundtrack: Il ragazzo della via Gluck

Dove vivevamo una Comune musicale, in una casa occupata, ora ci sono appartamenti molto costosi. Nel porticato c'era il collettivo femminista e alla porta successiva si tenevano corsi di chitarra e dopo ancora, di basso e batteria. Al primo piano, che si affacciava nel piccolo cortile interno, si tenevano le riunioni di programmazione e i corsi di mimo. Più a destra invece c'erano le attrezzature per l'impianto voce che si usava nelle feste popolari a cui partecipavamo.
Ora, non esiste più nulla. Solo ricordi. Ma sono cose da anziani. Bisogna progredire ma, se non viene spontaneamente, è faticoso. Così rimane il dubbio di cosa fare, di come comportarsi. Mi viene in aiuto una sensazione che provai in Giappone. Nella caotica e al contempo ordinata Tokio. In un contesto di palazzi su palazzi e rumore, frastuono e automobili, un giorno varcai la soglia di un tempio. E venni catapultato indietro di mille anni. Pace, silenzio, quiete e raccoglimento. I muri del tempio avevano creato un valico millenario dove lo spirito trovava i presupposti per raccogliersi ed essere nuovamente se stesso.

Ecco, comportarsi mantenendo la propria identità e preparandosi a vedere il positivo in ciò che ci circonda. Acquisire la serenità dentro di noi (noi siamo un tempio che cammina e respira) e leggere l'esterno attraverso di lei. Così il ricordo si trasforma da fonte di disorientamento a dolcezza malinconica ed anche a gioia.
Soundtrack: Verdi prati - Haendel - Kasarova
Soundrack: Beatles in Italy

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