Saturday, April 12, 2014

Il pensiero concreto, il pensiero affettivo, il pensiero simbolico ... e noi?


Tre sono i tipi di pensiero: pensiero concreto; pensiero affettivo; pensiero simbolico. Quanto noi viviamo con l’uno e quanto con l’altro? E l’altro ancora? Cosa serve di pi? Esistono priorità” Esistono sequenze di sviluppo e di utilizzo. E quale si associa maggiormente al “pensiero comune”. Quale parte del cervello è impegnato e quanto lo è?

Il Pensiero concreto è legato alla percezione. Può essere sovrapponibile al flusso percettivo stesso e quindi, strettamente ancorato all’affetto o alla realtà esterna. Il pensiero concreto, tipico delle prime fasi della vita in cui domina il sé è contraddistinto da un arcaico principio solipsico di accentramento, onnipotenza, dominio e “falsa verità”. Infatti, il concetto di verità si sviluppa solo nel confronto con l’altro e quindi inizia con la vita affettiva reale. Se rimanesse tale, il pensiero concreto evolve nell’isolamento egocentrico che tende a cancellare qualsiasi forma di angoscia derivante dalle diverse verità del percepito. Inoltre, limita l’evoluzione creativa e quella che porta alla lettura del mondo mediante il confronto-comprensione.

Nel pensiero affettivo si rende evidente il concetto di relazione. Non solo gli oggetti acquistano valore e verità, ma anche il pensiero proprio perché tensioni e distensioni, coscienza, cose, sguardi e presenze, si intrecciano e diventano un linguaggio. La mente riconosce la sensazione di perdita e di riconquista, legati a situazioni contingenti ma anche immaginarie.



L’arricchimento semantico è connotato da valenze emotivo-affettive, attraverso le quali il soggetto vive, partecipa e si proietta nel mondo in generale delle persone, degli oggetti e delle cose. Il desiderio è complesso ed articolato verso persone e cose con introiezioni e proiezioni del sé nella realtà che porta, conseguentemente a gratificazioni ma anche a frustrazioni. Identificazione è l’elemento che porta a queste bivalenze di sentimento ma anche struttura fenomeni di piacere, partecipazione o isolamento, comunione o distacco. Il pensiero affettivo è quello che guida anche i comportamenti emulativi e quelli utilitaristici, cioè calcolati in modo lucido e razionale. Identificazione nei modelli crea i presupposti allo sviluppo dei modelli di vita che si seguono.



Il pensiero simbolico viene guidato dal significato metafisico delle cose che perdono la loro identità comune per acquisirne un’altra che segue logiche alternative e complesse. La cosa non ha significato in sé ma in quanto  rappresentazione di un qualcosa.  Il livello di metafora genera al soggetto sensazione di appartenenza ad un qualcosa di esclusivo e quindi di serenità, di piacere esclusivo, di potenza collettiva ed anche di esaltazione.



Il simbolismo è innegabilmente l’essenza dell’umanità. L’uomo sembra distinguersi da tutte le altre forme di vita, attuali o estinte, grazie alla capacità di pensiero simbolico ma questo non può essere corretto se si considerano le capacità di gioco degli animali, in cui la realtà si trasfigura nella immaginazione di ruoli realistici ma non reali nell’atto contingente del giocare. Tipicamente il linguaggio simbolico è la base del rituale in cui tutto è irrealmente reale, nel senso che non significa nel modo più assoluto ciò che visibilmente appare. In questo cosa, non si tratta di finzione ludica bensì di traslazione di significato e di valore.



Il pensiero simbolico o metaforico trova il fondamento nell’immaginazione e nella creatività: la capacità, unicamente umana, di creare un mondo nella propria mente, e di ricrearlo in quello reale che si trova all’esterno.



Ora guardiamo al nostro comportamento. Quanto siamo pensanti concreti, quanto affettivi e quanto simbolici? Seguiamo certamente rituali anche complessi e ci comportiamo con egoismo e rapacità e proviamo soddisfazione ed angoscia confrontandoci con il reale esterno e con i nostri miti.



Quindi siamo un misto continuo. Un caleidoscopio di sfaccettature che non definiscono però il nostro essere perché questo sembra in genere cambiare di occasione in frangente. Come dire che non siamo coerenti. Eppure questo non è corretto se consideriamo quanto difficilmente possiamo essere adeguatamente inquadrati, stante la caleidoscopica complessa mutabilità che si compone delle miriadi di sfaccettature di cui siamo composti.


Sarebbe sufficiente seguire la regola della “misura”, del non eccedere e di seguire invece il piacere di essere sempre giusti, trasparenti e positivi. Guardando al prossimo ed al mondo con gli stessi occhi con i quali guardiamo noi stessi. Considerando il simbolo presente in ogni nostro gesto. 
Foto da Boom Festival - Ozora Festival

Soundtrack: Highlight Tribe - Live in India

No comments:

Post a Comment