Thursday, November 5, 2015

Il cielo sopra di sè

Kai Samuels Davis - The Beginning
Lo squillo del telefono del 118. Arriva un'urgenza internistica. Ci disponiamo in attesa del suo arrivo mentre ci si chiede di cosa si tratti. L'incognita è sempre di fronte a noi. La comunicazione che pre-allerta può essere fallace.

Arrivi con i barellieri che camminano a passo svelto. La tua barella fa una curva e inizia a percorrere il corridoio di fronte a noi. Noi che guardiamo, pronti a tutto. Quattro, cinque, ciascuno pronto nel suo ruolo da svolgere. In silenzio e senza una parola ma solo con rapidi sguardi d'intesa.
Chris Gwaltney - Mannahatta - 2010
Dal gruppo che ti accompagna si stacca il medico e prende un foglio su cui ha scritto il resoconto della sua valutazione. Poche notizie sulla tua storia e un po' di più su quanto ha trovato quando è arrivato. Ictus è la parola che ricorre. Segni neurologici è il concetto che chiarisce il tutto.

Si tratta dell'epicrisi, dell'evento che sta di fronte a noi. Del perché non esiste traccia. Il tuo corpo è disteso, mezzo nudo, con la tua intimità aperta di fronte a così tanti occhi. Non una persona, bensì un povero corpo che si agita ma solo da un lato. L'altro è immobile. Non compie alcun gesto. E' l'ictus.
Shelby McQuilkin - The Blues
Vieni immobilizzato nella parte che si agita e tu ti contorci con una smorfia sul volto e gli occhi chiusi. Non una parola, qualche grugnito inarticolato e stringi i denti. Ed io, inutile perché serve un neurologo, guardo quello che sta accadendo intorno a te. Infermieri bravissimi, attivi che prendono accessi venosi, posizionano il catetere vescicale e tagliano i vestiti per mettere a nudo ciò che serve.

Il prelievo, l'elettrocardiogramma, l'emogasanalisi. Quello che serve per capire di più. Guardo il tracciato .. è una fibrillazione atriale. Non è nota e si capisce che ha fatto il suo devastante effetto. Un trombo, in testa, l'ictus. E allora ti guardo in altro modo. Nel frattempo, la TAC è già programmata. Devo aspettare il risultato prima di decidere cosa darti.
Francoise de Felice - Vernissage
Mi immagino allora che tu sia uscito dal tuo corpo e che lo stia guardando dall'alto, come trattenuto dal sofitto della stanza. Non sei morto, sei vivo ma sei nel cielo sopra di te. Ed io mi immagino di guardarti come tu ti guarderesti. E vedi il tuo povero corpo che si dimena, scomposto.

Vedi la tua bocca contratta in una smorfia e i tuoi occhi sono chiusi, strizzati. I capelli scomposti e i tuoi piedi in disordine. La mano capace di muoversi è imprigionata in un polsino che ti contiene e forse è questo che ti induce la smorfia. Rabbia o disperazione?
Kin Casebeer
Ma ti guardi dal cielo sopra di te e ti rendi conto che ricorderai quel giorno come il giorno più determinante dopo quello della nascita e prima di quello della tua morte. Oggi, la tua vita è cambiata. Non sarai più come prima. Non sai come sarà ma ne hai paura.

Ed io mi rendo conto che noi che facciamo questo lavoro è come se vedessimo tante volte quello che potrebbe essere di noi. Spettatori del destino che ci può accadere e di cui abbiamo così tanta paura da cercare di non pensare, rifugiandoci nel gesto anedonico dell'operatività esperta e professionale che mira al risultato migliore.
Lu Cong
E mi domando se non sia meglio ignorare del tutto la sembianza che può prendere il rischio che è insito nel destino di ciascuno.

Soundtrack: The Nightwatchman - Until the End

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