Monday, May 11, 2015

Il valore della rivoluzione

Oriana Fallaci
L'altra sera hai voluto vestirti in modo rivoluzionario. Ti sei presentata in verde militare con pantaloni militari con le tasche sulle gambe e la camicia con due mostrine residue e un basco con la stella davanti. I capelli riuniti con la coda che rendevano gentile l'aspetto, ancorché di fronte al sole indossassi occhiali scuri che non mi facevano vedere i tuoi occhi azzurro-verdi.

"Quando è il tempo della rivoluzione e quando è il tempo dell'organizzazione?" mi hai domandato a bruciapelo. Ti ho guardata, sorridendo, e poi ho socchiuso gli occhi per fare sfumare la tua immagine nella luce del sole. Un profumo ambrato e speziato inondava l'aria intorno a te. Mi aspettavo di vederti indosso una qualche immagine del Che ma non la vedevo.

Coles Phillips . Woman reading book in window nook - 1913
"Il tempo della rivoluzione è sempre e quello dell'organizzazione lo è altrettanto, dipende poi da cosa si intende l'una e l'altra ..." ho risposto in modo provocatorio perché volevo farti uscire all'aperto. "Sai, ho avuto tra le mani un vecchio libro di Paolo Spriano. 1971, edizione Einaudi, 'L'Ordine nuovo e i consigli di fabbrica' e ho letto con nostalgico affetto delle lotte operaie e delle speranze di migliorare il mondo degli anni di Gramsci e della sua rivista." hai continuato, estraendo dalla tua borsa che contrastava con il resto dell'immagine perché era una borsa goffrata, arancione, di Miu-Miu, il libretto citato.

"Certo, sopratutto ora che un giovane imbecille presuntuoso si vanta di avere demolito il grande articolo 18 e se ne vanta!" ho risposto. "Sai, sta a noi mantenere la linea dura intellettualmente perché le coscienze non si assopiscano del tutto. Ieri sono stato a Sesto San Giovanni, in via Luciano Lama e ho avvertito che ero nella Stalingrado d'Italia ed ho visto una targa che riconosceva alla città l'onore al merito della resistenza antifascista e antinazista. Una resistenza operaia e non certo padronale. In questo momento in cui la pace in Europa compie 70 anni." Avrei voluto essere vestito anch'io in modo militare ed essere con te seduto al tavolo di una veranda di una casa in America del Sud, con la foresta davanti.

Capannone bramme della Falk
"Diavolo, è tutto finito!" hai esclamato mentre, avendo aperto il libricino, ne leggevi una pagina a caso. Poi hai iniziato la lettura "il primo carattere leninista di Gramsci dell'Ordine Nuovo gli deriva dalla capacità di togliere dalle nebbie il concetto stesso di rivoluzione proletaria, di dargli un contenuto di concretezza e di lavoro, di riportarlo al compito di nuove creazioni rivoluzionarie."

Hai alzato gli occhiali ed ho visto un'espressione corrucciata sul tuo viso mentre una ciocca di capelli biondi scendeva a coprire parte degli occhi. Ti mordevi leggermente un labbro e il sole, dietro di te, costruiva un'aureola di bellezza e di calore in questa tarda primavera. "allora hai ragione tu. Organizzazione e rivoluzione coesistono."

James Dean
Sorridendo desideravo avere un sigaro tra le dita e un bicchiere di rhum davanti a me. In questo modo avrei voluto risponderti ed invece c'era solo il sole di un inizio di Maggio, a Milano. "Si, la rivoluzione pone le premesse dell'organizzazione che a sua volta crea i presupposti per una nuova rivoluzione. Non è possibile scindere un momento dall'altro perché altrimenti avanzeresti a scatti. Nel mentre ti organizzi e metti a frutto i risultati della rivoluzione devi pensare a come migliorare ulteriormente e dove correggere e come risolvere gli errori che fanno parte della staticità organizzativa."

Improvviso il tuo profumo di coriandolo, ambra e pepe mi coglieva stimolando il desiderio di baciarti. Mi sono avvicinato ma i tuoi occhi erano immersi nel libro alla ricerca di nuove risposte. Non ho cercato la bocca ma la tua nuca, attratto dal profumo che era più intenso appena dietro il lobo.

Albrecht Dürer
"In fondo, la natura è maesta in questo perché non è mai statica. E' un continuo di trasformazione e la trasformazione è risoluzione che modifica l'organizzazione. E' l'uomo invece (come se non facesse parte della natura) a desiderare la staticità e l'ordine costituito. Perché teme di perdere ciò che ha conquistato. In questo sta la paura della rivoluzione e la lotta dei conservatori. Ma è follia perché nulla nel mondo si conserva. Tutto cambia, è solo questione di tempo." ho quasi sussurrato, con un tono molto poco politico.

Hai estratto dal libricino la fotocopia sbiadita di una colonna di chissà quale giornale del 3-4 novembre 1920 e mi hai letto una frase: "Le attuali difficoltà (riferite alle condizioni dell'industria italiana) potranno essere superate se le masse comprenderanno come, accanto al nuovo diritto, permanga il dovere di lavorare ed essere disciplinati." Hai fatto una smorfia e hai sbuffato "E' la solita storia, il padrone indica e pretende subdolamente che, per superare le difficoltà, siano i lavoratori ad autodisciplinarsi. Non fa menzione del fatto che il padrone dovrebbe investire del suo, riducendo i profitti, al pari del lavoratore che riduce i propri diritti nei momenti di crisi."

Marilyn - Henri Cartier-Bresson
"Hai ragione, mia cara, sono trascorsi quasi 100 anni da quelle parole e siamo punto a capo. Anzi, mi sembra che siamo arretrati alla generazione 1000 euro al mese. All'epoca, si parlava di 'coscienza teoretica' ma ora mi pare che questo concetto non sia più un obiettivo concreto ma che invece si sia sciolto in un nulla assoluto che non si pone neppure una domanda o un dubbio." Ho replicato con un sorriso mentre mi allontanavo dalla tua nuca. Ogni mio gesto era inutile di fronte alla tua concentrazione 'rivoluzionaria'.

"Siamo in un ambito di realismo ingenuo per il quale 'il reale' viene inteso come assolutamente indipendente dal soggetto, come preesistente ad esso, se non che, poi, la percezione (che è un’attività soggettiva) può permettere di cogliere questa realtà, senza però eo ipso negarne l’indipendenza, senza cioè trasformarla inevitabilmente nell’atto del coglierla." La frase era ad effetto. Apposta sussurrata mentre cercavo un bicchiere per versare del rhum perché lo avevo visto in mezzo ai libri, dimenticato chissà quando.

Long Liyou (龙力游)
Anticipando il mio proseguire, avevi preso parola e, in linea logica hai continuato, "Invece, il realismo critico riconosce che ciò che vale come “reale” altro non è se non l’esperienza di un soggetto, cosicché è presente nel reale un vincolo intrinseco e innegabile che impone che lo si consideri sempre relativo ad un punto di vista e mai assolutamente indipendente dal soggetto. Questa è la presa di coscienza del sè rispetto al resto. E' il punto di partenza per una vita responsabile, partecipativa e non passiva."

La tua bella mente mi affascinava sempre perché faceva da spunto ed anche da motivo di approfondimento, sottolineando quel senso di unione profonda tra noi due. Volevo continuare e quindi risposi "Di fatto, hai ragione perché tra soggetto e oggetto esiste una continuità correlativa. L’oggetto è ob-iectum, cioè gettato di fronte al soggetto, in modo tale che, se viene meno il soggetto, anche l’oggetto scompare, ma anche, il soggetto stesso è sub-iectum, cioè gettato sotto l’oggetto e quindi  in relazione intrinseca con quest’ultimo."

Jean-Paul Sartre & Simone de Beauvoir Hanging with Che Guevara in Cuba (1960)
Volevo approfindre il concetto. Presi fiato e conclusi «Direttamente collegato con il concetto di realtà si pone quindi il concetto di “relazione”, giacché l’oggetto di conoscenza non può prescindere dal riferimento che lo vincola al soggetto conoscente. La relazione rappresenta un nodo speculativo fondamentale. Il tema della relazione rinvia inevitabilmente al tema della complessità." Un sorso di rhum, e per finire, "... la vita è veramente relazionalità intrinseca, interazione, scambio, interdipendenza, comunicazione, e i modelli che cercano di descriverla non possono che essere modelli complessi, il cui elemento semplice è proprio la relazione."

Ti eri alzata dal divanetto di midollino e stavi eretta di fronte a me con un piglio da guardia rossa con il tuo libretto in mano. Piegata leggermente su un fianco volevi proseguire in modo risolutivo e, anticipando che il passo era di Gramsci, mi hai detto "... ma le nostre forze erano troppo esigue per un lavoro così poderoso. Occorre anche confessare che qualche volta ci mancò il coraggio delle supreme risoluzioni. Attaccati da ogni parte come arrivisti, non sapemmo adeguare la meschinità delle accuse: eravamo troppo giovani e conservavamo ancora troppa ingenuità politica e troppa fierezza formale."

Czene Bela . Reading - 1970
Ti eri accesa una sigaretta e il fumo si mischiava al tuo profumo mentre riflettevo su queste ultime parole. "Ecco, siamo alla confessione che l'autostima vacilla di fronte alla grandezza delle presunte difficoltà e questo è un altro modo tipico che il conservatorismo insinua per minare la forza rivoluzionaria. Credi in te stessa e vai avanti! Rispondi alla meschinità delle parole, delle accuse e delle banalità conservatrici! Mantieni la purezza di ideale e non perdere l'ingenuità (questa è un pregio perché permette di vedere attraverso le cose e oltre il banale), tenendola come elemento di analisi alternativa. Il sogno non deve essere umiliato! Sulla fierezza formale, che è figlia della giovinezza assolutista, secondo me, considero che debba essere stemperata con la razionalità della visione e la determinazione della volontà idealista per renderla finalizzata al risultato desiderato."

Janet Hill
"Sai che il 20 giugno c'è il concerto di Manu Chao? Ci andiamo?" la tua domanda era brusca e significava "OK, basta. Ci siamo detti abbastanza per confrontarci e riflettere in seguito. Alla prossima puntata ..."

"OK, prossima stazione 'Esperanza'" ti ho risposto con una frase di Manu Chao che significava che ero d'accordo. Il 20 giugno, a Monza, Manu Chao, mia dolce, bellissima rivoluzionaria.
Will Barnet - Woman Reading
Soundtrack: Manu Chao en el Zócalo de la Ciudad de México, 2006

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