fa bene star seduto
allo scrittoio
Il kigo è mikka, il terzo giorno di gennaio che in Giappone viene dedicato (dopo la visita ai templi del primo e l'applicazione alle arti del secondo) alle cose più personali. Si tratta di un Haiku di Momoko Kuroda, poetessa giapponese contemporanea.
Il dedicarsi alle cose personali è un sogno che spesso matura dentro di ciascuno di noi, così spesso coinvolti dalle contingenze da dimenticare di dedicare un poco di spazio alla nostra vita. Per questo, l'idea di avere un giorno tutto per sé è splendida. E in questa giornata, cosa di meglio del sedersi allo scrittoio e leggere e scrivere?
In fondo, acquisire esperienza indiretta e riversare esperienza diretta sono gesti bellissimi. In questo senso, diventare ricchi (di esperienza) ed elargire ricchezza (di esperienza) sono due atti meravigliosi. Come il crescere un fiore e sentirne il profumo.
"I know what I like and I like what I know" recitava una canzone dei Genesis che mi è sempre piaciuto ascoltare e ripetere. Prendersi cura di se stessi per crescere. E' bello. Forse questo sentimento deriva dall'infanzia in quei momenti (peraltro assai frequenti) di solitudine in cui, per sentire calore intorno al corpo, mi abbracciavo, le braccia dentro la maglietta di lana, per sentirmi stringere forte. Un affetto ricercato e autoritrovato. Nel buio della stanza, nelle ore di notte, sotto le coperte. Ed addormentarsi così, in un caldo abbraccio.
Ancora adesso, il cuscino è un abbraccio ricercato. La gentilezza di una frase rivolta con dolceza è quanto di desiderato e atteso. Non sempre però l'attesa trova soddisfazione. troppa, troppa contingenza. Troppi, troppi pensieri materiali. Troppe, troppe le informazioni pratiche. A discapito dei tenui e delicati sentimenti.
Non siamo robot. Non siamo alieni. Non siamo androidi. Siamo spiriti imprigionati nella materia che hanno bisogno di spiritualità.
A questo punto, mi sovviene il pensiero che forse la dolcezza della poesia Haiku riportata in realtà possa anche essere letta in forma di una disperata considerazione che solo in quel giorno si rieca a dedicare il tempo alle proprie cose.
Un momento di autosoddisfazione. L'unica che si possa avere in una realtà dove nessuno può capire meglio di te ciò che realmente desideri. Sempre, ogni cosa, ogni gesto, ogni parola si trasforma (o lo è di partenza) in un duplice significato. Ora, quindi, la verità ha sempre due facce? Ogni cosa ha un doppio (ed antitetico) significato e valore?
Quindi il significato dipende da chi lo significa? Non esiste una verità assoluta? E la morte? Non è forse una verità assoluta? Se c'è la morte non può esserci la vita. Eppure, spiritualmente parlando, si riconosce nella morte non la fine ma una nascita e quindi una vita.
E quindi, nulla significa solo una cosa? Dio, forse? E' verosimile. Ma per tutti?
Soundtrack: Welcome to the pleasure dome - FGTH
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