Monday, January 6, 2014

Concreta utopia - Adriano Olivetti

Questo 2014 inizia ben agguerrito. Improntato ad uno spirito di totale volontà di seguire i principi esistenziali di rispetto, sensibilità, integrità, onestà e carità.
Il titolo è dedicato ad una figura che appare illuminata in un periodo, il nostro dopoguerra, dove chi ha potuto approfittarsene lo ha fatto a discapito dei lavoratori onesti e più deboli. Questo testo è dedicato ad un "imprenditore rosso", ad una persona che ha seguito l'idea di un idealismo concreto: Adriano Olivetti.

Abbiamo bisogno di figure da prendere come esempio. In qualsiasi momento. A qualsiasi età. In ogni situazione. Di fronte a qualsiasi evento. In ogni giornata. Ad ogni fase della vita. sempre.
Adriano Olivetti è una di queste.
Adriano Olivetti nasce a Torino nel 1901 da padre di origine ebraica e madre valdese. Il padre aveva fondato nel 1908 ad Ivrea, la 'Ing. C. Olivetti & C', prima fabbrica italiana di macchine per scrivere.

Adriano, fa esperienza negli Usa e poi inizia la propria esperienza professionale, come operaio, nella fabbrica paterna. Ricorda così quel periodo: 'Una tortura per lo spirito, stavo imprigionato per delle ore che non finivano mai, nel nero e nel buio di una vecchia officina'.

E dal suo apprendistato trarrà la convinzione che 'occorre capire il nero di un lunedì nella vita di un operaio. Altrimenti non si può fare il mestiere di manager, non si può dirigere se non si sa che cosa fanno gli altri.' 

Il padre Camillo è un socialista e durante il fascismo nasconde Filippo Turati ricercato dalla polizia e, insieme a Parri, a Pertini e ad Adriano, lo aiuta ad espatriare. Adriano viene considerato un "sovversivo".

 Nel 1938 Adriano è presidente della Olivetti e propone un vasto programma di progetti e di innovazioni: l'organizzazione decentrata del personale, la direzione per funzioni, la razionalizzazione dei tempi e metodi di montaggio, lo sviluppo della rete commerciale in Italia e all'estero. Le novità da lui introdotte sono caratterizzate da un'attenta e sensibile gestione dei dipendenti, sempre considerati dal punto di vista umano prima che come risorse produttive.  
Dopo la fine della guerra, di ritorno dall'esilio svizzero, Adriano guida la fabbrica sperimentando un modello di organizzazione del lavoro basato sui principi di solidarietà sociale. L'esperienza Olivetti diventa così un caso unico nel panorama imprenditoriale dell'epoca.

Adriano Olivetti ama la storia, la filosofia, la letteratura, è attento alle avanguardie artistiche ed ha una passione particolare per l'urbanistica. Per Olivetti l'organizzazione del territorio e le caratteristiche architettoniche degli edifici hanno una grande importanza anche sotto il profilo sociale ed economico. 
Nel 1953 Adriano Olivetti impianta a Pozzuoli una nuova fabbrica per la realizzazione di macchine calcolatrici. Un imprenditore che offre posti, assistenza, istruzione per i figli, oltre a salari maggiori della media, rappresenta una novità assoluta nel Mezzogiorno d'Italia e uno stimolo molto forte per i lavoratori, i cui risultati produttivi, infatti, si rivelano ottimi, superiori persino a quelli raggiunti negli stabilimenti di Ivrea. La Olivetti diventa così il luogo del dialogo possibile tra nord e sud Italia.

Anche davanti alla prima crisi di sovrapproduzione (1957) Adriano Olivetti: non chiude le fabbriche come tutti si sarebbero aspettati ma, al contrario, fa crescere la struttura commerciale, puntando in modo particolare sulla formazione dei venditori, figure professionali fino ad allora dequalificate, di cui Adriano Olivetti coglie invece l'importanza strategica. 

Il 27 febbraio 1960 una trombosi cerebrale stronca sul treno Milano-Losanna Adriano Olivetti. Il resto è poi una brutta storia di pescecani e finanzieri all'arrembaggio del capitale. 

Soundtrack: No pasaran - Boikot

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