Ritorno obbligato ad un dualismo esistenziale. Ciò che è qui e ciò che è oltre.
Giordano Bruno parla di Dio in duplice modo: come "Mens super omnia" (Mente al di sopra di tutto) e come "Mens insita in omnibus"
(Mente presente in ogni cosa).
Per il primo aspetto, Dio è trascendente,
fuori dal cosmo e dalle capacità razionali dell'uomo; è quindi soggetto e oggetto di fede
e di lui ci parla solo la Rivelazione.
Per il secondo aspetto, invece,
Dio è principio immanente del cosmo (origine senza origine) e pertanto risulta percepibile e accessibile alla ragione
umana e diviene oggetto/soggetto di argomento filosofico.
Ora, mi domando, quanto del nostro mondo è proiettato verso il trascendente e quanto realizzato nell'immanente? Non sono discorsi oziosi, nell'accezione che l'oziosità dipende dal non essere legato strettamente alla praticità. Oggi, si tende a considerare solo ciò che ha un visibile (nella comune, dominante visione miopica in atto) risvolto pratico.
Se così fosse, allora, il pensare senza produrre fisicamente qualcosa sarebbe un fatto negativo. E d'altra parte è quello che si vorrebbe facesse la gente. Così diventerebbe più facile condizionare, indurre, controllare, dominare. In tutti i sensi.
Trascendere il significato delle cose non significa però solo avviare il pensiero verso la teologia. Significa anche aprire la fantasia in senso metafisico. Percorrere il cammino del simbolismo, del significante. L'atto di fede è quello più alto e quello finale della visione trascendente, certo. E' la meta del sentiero.
Fissare l'attenzione sull'immanente, rispetto al trascendente, potrebbe essere solo riduttivo. Un fermarsi alla materia delle cose ma è viceversa altrettanto valido. L'importante è vedere l'elemento consecutivo dell'essere. La derivazione e la spiegazione dell'origine e del significato materialistico. Si tratta pur sempre di un riflettere. E l'atto della riflessione è pur sempre ciò che dona il senso di un'esistenza.
Cogito ergo sum.
Ognuno si ponga la domanda: Quanto rifletto io ogni giorno in senso non esclusivamente decisionistico-pratico? Mi pongo una qualche domanda esistenziale?
Per me, è l'ossigeno del quotidiano. E fonte di gioia e di stimolo.
Soundtrack: I could've had religion - Rory Gallagher (live)
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