Thursday, January 9, 2014

Dell'esperienza ricordata e della giovinezza

Russeau (Emilio, libro III) dice

"Neppure è da considerare che l'interesse e l'emozione estetica che ci avvicina alla natura siano sentiti con egual forza dal fanciullo e valgano a destare, abilmente diretti, la sua curiosità teoretica ... il fanciullo vede gli oggetti ma non percepisce i rapporti che li connettono, non può intendere la dolce armonia del loro concerto."

Ecco, ho voluto èrendere spunto da questo per collegarmi anche a quanto detto precedentemente sul concetto che non è vero che le cose ultime sono sempre le migliori. La vita ci forma piano piano o anche a volte a salti bruschi, ma sempre fin dal primo giorno della nascita.

Già nell'infanzia ci circondano sensazioni, immagini, suoni che ci seguono nel tempo e così la sensibilità verso la vita, la curiosità verso il mondo, l'ingenuità che contraddistingue (chi più chi meno) il proprio carattere, la sensibilità, il coraggio di osare e la paura dell'ignoto nascono con noi.

Poi, si tesse la tela dell'esistenza, arricchendo le nostre basi di esperienze (vissuto + giudizio) e modulando la propria reazione agli stimoli, diventando, giorno dopo giorno, meno bambini. E non ho detto "più vecchi" ma "meno bambini" perché il bambino che è in noi non ci abbandona mai. Pronto a venire fuori non appena le emozioni trovano modo di scappare fuori dalla corazza dei filtri inibitori (comportamentali, percettivi, ideativi).
Ed è grazie a questo bambino innato e persistente che scopriamo sempre nuove cose. Non è grazie alla conoscenza ma alla curiosità. Come dire che non si impara a cercare i perché delle cose in mezzo ai libri ed alla cultura o all'erudizione. La tendenza alla curiosità c'è o non c'è. Ed è figlia - mi pare - dell'ingenuità con cui si guarda meravigliati intorno. La meraviglia è di fatto evocazione di interesse che spinge a cercare. E' risposta alla provocazione del mondo.

Mai sopire il bambino dentro di noi. Esaltarlo invece ma nel rispetto del mondo. Stimolarne l'ingenua curiosità e l'emozione sensibile. E lasciare che il cammino sia possibilmente autonomo. Così si capirà meglio il mondo. Il sottile, eppur gigantesco valore del particolare, della sfumatura. Lo struggente significato della sfumatura.

E da tutto questo non può non scaturire (fresca come l'acqua di una sorgente o la brezza che muove le foglie) la domanda esistenziale:

"Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo?"

Soundtrack: Atom Earth Mother - David Gilmour Live

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