Friday, October 10, 2014

Gertrude, sensibile come un fiore di minosa

Dopo anni ed anni dalla fine del liceo e ringraziando le opportunità bellissime che il progetto Manunzio del sito www.liberliber.it offre, ho ripreso in mano i Promessi Sposi. Quanto superficiale fu l'approccio del ginnasio prima e del liceo dopo. Scioccamente abbarbicati ad una visione dell'opera come "obbligatoria, senza capirne il perché", ci sono passato sopra senza attraversarla. Senza capirla. Senza gustarla. Impedendo a me stesso di potere imparare molto.

E' infatti sostanzialmente difficile imbattersi in un libro così potente in tutti i sensi. Stile, eleganza, ironia, psicologia, colore, paesaggio, storia e religiosità e poi ancora critica sociale e dei comportamenti umani, sottile humor nei confronti delle debolezze umane e grande passione e dolcezza e cultura e amore.

Soundtrack: Giuni Russo - Il Carmelo di Echt
Si potrebbe cominciare mille volte un discorso sul singolo personaggio che è poi, di volta in volta, protagonista del proprio spazio. In un modo o nell'altro. Dimostrando che si può essere protagonisti senza essere sotto i riflettori della scena. Pur rimanendo nell'ombra e giocandosi il ruolo in una sfumatura, in un particolare. Coerenza ma anche contraddizione. Non importa, ognuno di noi sa essere fondamentalmente solo una vox media con significati logici ed illogici, coerenti e incoerenti, buoni e cattivi, semplici e complessi, immanenti e trascendenti.

Gertrude fa parte dei personaggi complessi che stanno sul contorno della scena ma che entrano prepotentemente in primo piano con un semplice gesto che ha del grandioso, anche se lo stesso non è necessariamente il risultato di una coerenza di vita e di pensiero. Anzi. Ortodossicamente definibile come "personalità psicopatica schizoide" in cui la mente è naturalmente tendente all'arricchimento del conflitto, anziché alla sua soluzione. Dove il conflitto si crea comunque, indipendentemente dalle realtà e contingenze perché lui stesso è questione più dialettica che statica, meno dipendente dall'oggetto che da un io che appare fragile e "male strutturato".

Soundtrack: Juri Camisasca - Il Carmelo di Echt
Gertrude spazia da un esterno tagliente e freddo e gelido e quasi anaffettivo, a condizioni di sensibilità pari al fiore della minosa con un vivace interesse alle fantasie più sfrenate ed al fantasticare, delicatissimo, in senso ascentico. Figura magica di bambina rinchiusa ed educata ad un rigore colpevolizzante delle pulsioni più intime che non lascia spazio all'equilibrio del giudizio maturo, Gertrude appare naturalmente portata al sensibile ed al lirico che si rivela obbligatoriamente dissociato nel concemtrare l'attenzione su ideali che, per questo, diventano "astrusi" e utopici.

Si tratta del magico essere alternante di "moti psichici" che cambiano verso, valore e funzione in modo rapido e che si interrompono di colpo sul filo di interferenze doveristiche educazionali e di naturali propensioni all'autocastrazione ed umiliazione, peraltro soffertissime e disperanti, che non possono e non devono trovare la via di alcuna espressione all'esterno. Ma proprio per questo, se si urtano le oasi, fragilissime, di una tranquillità che appare quasi autistica, ecco che la reazione assume le dimensioni della somma di precedenti stati di eccitazione emotiva che va ben oltre la semplice reazione impulsiva per assumere toni violenti, bizzarri, infantili di rifiuto e respinta totali e assoluti.

Soundtrack: Franco Battiato - Il Carmelo di Echt
Calcolatrice e controllata al pari di irascibile e brutalmente violenta, Gertrude affascina per questo profondo pozzo nascosto che è la personalità che nasconde e nasconde sotto una maschera di freddezza, di calcolo, di ipocrita formalità, la propria natura di gioco infantile e irrsponsabilmente fantastico e violento.

Getrude è, non sa essere, semplicemente è serena e sfrenata, eccitabile e adirata, triste e disperata, totalmente chiusa e rinchiusa nel proprio io che ora è passionalmente scellerato ed ora è sensibilmente delicato e che sa esplodere tanto in un riso sgangherato per la figura e il luogo (al limite dell'irriverente e blasfemo alzare sfrontato lo sguardo in un atto di superbia e di autodeterminazione) quanto in una dolcissima tenerezza priva di alcuno interesse se non quello di dare felicità o sollievo ad altri (che peraltro non hanno necessariamente per lei valore alcuno), ma sempre con il controllo di dare la sensazione di un atto quasi distratto. Nel sottolineare la distanza tra lei e chi la osserva, nel nascondere, come sempre, i propri sentimenti (o almeno nel tentativo di farlo).

Soundtrack: Agni Parthene - Valaam Brethren Choir

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