Tra questi ce n'era uno che aveva lo sguardo schivo. Era alto e vestito con una certa tendenza alla moda. Una moda che allora si orientava con una simpatia per i partiti della destra. Loden, cappello kangol, scarpe a punta e, per le ragazze, l'immancabile borsa di Bonera. Noi invece, jeans, basco, montgomery oppure eskimo.
Ma con lui non esisteva alcun attrito. Anzi gli ero simpatico. Parlava di musica. Discorsi superficiali. Sguardo sottile e sorriso con labbra altrettanto sottile e la sigaretta sempre presente. Non andava bene a scuola. Non studiava. Aveva evidentemente altri interessi.
Nulla di più. Un pomeriggio, mentre attraversavo la strada, ero vicino a casa, ved un'automobile svoltare e lui che sporge il braccio ed il viso dal finestrino del posto dietro il guidatore. Mi saluta. Lo solauto. Sorridente lui, con la sigaretta tra le labbra.
Questo è il ricordo di lui. L'immagine che mi è rimasta nella memoria. Era iniziato il secondo anno e lui, verosimilmente bocciato, non si era più ripresentato. Stop. Fine dei ricordi. Salvo il fatto che poi avremmo letto che, insieme ad un altro, lui aveva ucciso una sua coetanea per la quale avevano poi chiesto un riscatto.
Unknown - by Charles Gates Sheldon |
Ecco, ricordo quel saluto fatto da un auto in curva. Ecco, ricordo un fatto di cronaca atroce. Ho conosciuto un assassino. Ma era come tutti noi. Cosa si nasconde in noi? Cosa fa venire fuori la belva?
Metropolis |
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