Saturday, December 28, 2013

Energia elettrica e ritmo della vita


Presupposto
Una volta il ritmo della vita era scandito dall'evoluzione circadiana della luce e dalla sequenza delle stagioni. Ci si alzava presto, con il sorgere del sole, si lavorava fino a quando il sole era in alto nel cielo e ci si fermava quando iniziava il tramonto. Poi, la sera si andava a dormire poco dopo il buio della notte, illuminando la cena con la luce delle candele.

Durante la primavera e l'estate il lavoro era intenso e in autunno ancora, poi d'inverno ci si preparava al lavoro delle stagioni successive e ci riparava dal freddo e si modificava l'alimentazione e il ritmo della vita. Il buio veniva prima e con lui, l'andare a letto.

La natura scandiva il tempo dell'uomo. E l'uomo la accettava. Così era sempre stato e sarebbe stato sempre così. E nel tempo non dedicato, l'uomo rifletteva. Osservava. Formulava ipotesi. Capiva i fenomeni della natura. Guardava le stelle, gli alberi, le nuvole, gli animali. cercava di capire i perché delle cose. E con le forze che ciascuno aveva, esprimeva queste considerazioni. Gli scrittori scrivevano. I poeti poetavano. I matematici formulavano. I filosofi filosofavano. I bambini giocavano. I vecchi recitavano i proverbi. I devoti invocavano. I selvaggi ballavano e suonavano. Tutti creavano.
Oggi
Dall'invenzione della corrente elettrica e della luce elettrica, la vita è stata rivoluzionata. Le giornate hanno cambiato la propria fisionomia lavorativa. Ci si alza sempre presto ma ci si ferma solo quando si ha finito, con la luce elettrica accesa. Anche tutta la notte.

L'inverno con le sue giornate brevi è stato sconfitto e così anche l'uomo. Il buio non rappresenta più un limite perché può essere acceso di luce e si può continuare a lavorare. Non ci sono più tempi morti. Si arriva direttamente alla stanchezza. Allo sfinimento. E non si crea più tanto. "E lavurà per puder mangià e mangià per lavurà ..."
Riflessione
Non è che non voglia lavorare. E' solo che vorrei che l'uomo avesse più tempo per pensare, riflettere, analizzare quanto gli accade, estrarne un giudizio e riporre il tutto nella propria esperienza. Guardare d'inverno un albero spoglio e delineare con il pensiero il suo profilo. Tondo, regolare, elegante. Osservare i nidi degli uccelli svelati dalla mancanza del fogliame riparatore. Considerare il perché i nidi vengono costruiti in determinati punti e non a caso. Riflettere sulla geometria degli alberi, così correlata alla funzione dei rami e delle foglie.
Conclusione
Vorrei che l'uomo avesse più tempo per fermarsi a formulare pensieri, idee, osservazioni, ipotesi, analisi. Vorrei che la luce elettrica rispettasse i suoi ritmi naturali. Vorrei che l'energia elettrica che fa funzionare le macchine, i robot, i computer, le fabbriche, gli uffici rispettassero l'essenza umana, naturale, dell'uomo.
Vorrei che non dilagasse il concetto di "intensivo" nella coltivazione, nella produzione, in ogni attività.
Abbiamo tempi naturali che vanno rispettati. Come quelli di un vino che deve invecchiare impreziosendosi. Come quelli di un olio che deve maturare. Come quelli di un pane che deve lievitare bene per essere buono. Come quelli di un albero che deve fare i frutti e di un frutto che deve maturare alla luce del sole.
Vorrei che venisse rispettata la natura. Delle cose, degli animali, dell'uomo.
Un po' spetta agli altri e un po' spetta a noi. Farsi rispettare e rispettare.
Altrimenti, passa il tempo e non si vive.

Soundtrack: L'Inverno - Vivaldi

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